di Maria Teresa Di LasciaSOMMARIO: E' la cronaca di una manifestazione organizzata dai radicali italiani in Jugoslavia, durante una partita di calcio, per chiedere l'ingresso della Jugoslavia nella CEE e per l'iscrizione al Partito radicale dei cittadini di questo paese.
(Notizie Radicali n· 87 del 28 aprile 988)
Siamo partiti da Roma in tre alle 6 del mattino con la macchina di Giachetti che guidava veloce e sicuro come una pubblicità della Michelin.
Ad Arezzo abbiamo caricato il quarto dell'equipaggio, Leonardo Moriani, che ha fatto un pallido tentativo di continuare con la sua macchina, ma subito ha ceduto alle nostre rimostranze (è famoso per la sua tabella di marcia che non supera i 60 all'ora).
Alle due eravamo a Trieste a prendere i volantini stampati da Ghersina che hanno superato il confine con un compagno di Trieste e il tesserino che i cittadini di frontiera usano per andare e venire dalla Jugoslavia.
Gli striscioni con le scritte »Jugoslavia nella Cee/Partito radicale e »Iscriviti all'Europa, iscriviti al Partito radicale , erano invece nella nostra macchina. Alla domanda »Cosa andate a fare a Spalato? abbiamo risposto come un sol uomo -nonostante io e Caterina Caravaggi fossimo donne- che il »tifo ci chiamava. Non siamo stati perquisiti nè ulteriormente indagati e siamo entrati felicemente in territorio jugoslavo. Siamo arrivati in albergo a Spalato alle 4 di mattina e ci siamo informati dal portiere sulla sorte dell'altro equipaggio partito la mattina da Firenze e passato per l'Austria a causa della presenza contemporanea di Dentamaro e Tamburi. Voi capite che uno si sopporta ma che due sono troppi... Scherzi a parte, l'uno e l'altro non potevano passare se non dall'Austria perché Dentamaro non può uscire dall'Italia con il passaporto in quanto obiettore, Tamburi non poteva presentare il proprio documento in quanto espulso dalla Jugoslavia due anni fa per un'altra manifestazione radicale. I quattro
, c'erano anche Massimo Lensi e Mario Cocozza, erano già a letto a dormire come angeli.
L'indomani di buon'ora abbiamo fatto un sopralluogo allo stadio per capire dove era meglio mettersi per far inquadrare gli striscioni durante le riprese del calcio d'angolo. Nel frattempo, Giachetti andava a prendere all'aereoporto Carlo Romeo che doveva filmare tutto, tutto, tutto...
Pochi minuti prima della partita ci diciamo le ultime cose: gli striscioni saranno aperti al primo calcio d'angolo, Giachetti dalla tribuna stampa seguirà i fatti e noi stessi nel caso che dovessero portarci via subito; se così non fosse i volantini sono nascosti fuori, sotto un albero, e chi arriva prima li distribuisce all'uscita della partita. OK; buona fortuna e buon divertimento a tutti.
All'ingresso dello stadio siamo Massimo Lensi, io e Gaetano Dentamaro, veniamo accuratamente perquisiti. Lo striscione fa bella mostra di sè a terra ma nessuno lo apre. E' talmente innocente! Ci allontaniamo indisturbati portandocelo sotto il braccio e andiamo ai nostri posti numerati. Tranquillamente lo apriamo avendo cura che non si legga, lo leghiamo agli spalti con le fettucce apposte con la spillatrice e aspettiamo.
Appena l'azione si svolge sotto la nostra porta, lo apriamo e guardiamo se anche gli altri hanno fatto lo stesso. Si, lo avevano fatto prima di noi e meglio di noi! Non facciamo in tempo ad aprire una discussione sulla nostra poca efficienza che già arriva la milizia alle nostre spalle. Come ci hanno visti, ci chiediamo. Lo sapremo solo il giorno dopo quando Ottoni, che da Roma segue le nostre vicende, apprenderà dal giornalista jugoslavo Mecilosek Robert che gli striscioni sono stati ripresi dalla tv nazionale slava. Evviva! Ma torniamo alla cronaca. La milizia è in difficoltà per ragioni diplomatiche giacchè la partita è in eurovisione e la circostanza del fermo troppo pubblica. Dopo avere trafficato a lungo via radio con la centrale, ci ordina di tornare a sedere fino alla fine della partita. All'uscita dovremo andare al cellulare.
Ci teniamo pronti per tentare il volantinaggio all'uscita. Alcuni slavi, dagli spalti vicini, ci chiamano e ci dicono parole amichevoli: »Bravi, fate bene .
A pochi minuti dalla fine della partita la milizia ci preleva. Dentamaro si infila nella folla e sfugge alla sorveglianza. Io e Lensi a fare lo specchio per le allodole. Gli altri quattro tutti a volantinare (sempre più bravi di noi!).
Infine sul cellulare siamo in quattro con Caterina, presa mentre volantinava, e Dentamaro.
Le reazioni della gente assolutamente meravigliose; abbiamo distribuito quasi tutti i volantini con l'aiuto dei tifosi.
In questura ci interrogano fino alle undici e mezzo di sera.
Prima Dentamaro, poi me. E' un interrogatorio niente affatto poliziesco ma, piuttosto, politico. A farlo è un giovane ispettore visibilmente a disagio che vuol sapere cosa pensiamo della violenza, se disapproviamo la democrazia jugoslava, se intendiamo aiutare il suo paese, se ne temiamo la concorrenza economica. Gli rispondo che siamo nonviolenti e che tutto quello che facciamo è pubblico, gli ricordo che i giornali jugoslavi hanno già scritto su manifestazioni di Marco Pannella fatte nel dicembre scorso; gli dico che non siamo in Jugoslavia per giudicare la loro democrazia ma per proporre l'ingresso del loro paese nella Cee. No, non temiamo la concorrenza economica.
Il giovane ispettore mi chiede anche se giudichiamo male la milizia per averci fermato e ritirati i documenti. Gli rispondo che era il loro dovere. Allora mi dice che possiamo tornare a dormire in albergo e che la mattina dopo subiremo un processo amministrativo. Alle nove siamo di nuovo in questura e veniamo condotti davanti al giudice. Il processo è molto burocratico. Veniamo condannati al pagamento di una multa e, con provvedimento di polizia, espulsi per due anni. Nel frattempo Giachetti continua a tenere i collegamenti con Radio Radicale perché non sappiamo se la rinnovata espulsione di Tamburi comporterà delle aggravanti. La sera prima il console italiano a Spalato, tempestivamente avvisato insieme al ministro degli Esteri, era venuto a »contarci e ad assicurarsi che ci avessero presi e rilasciati tutti.
La presenza di Tamburi non aggiunge pene accessorie e veniamo espulsi tutti senza problemi! Il viaggio di ritorno è divertente e felice.
Siamo un po' delusi perché non sappiamo se la manifestazione ha avuto un qualche esito. Due giorni dopo la nostra partenza il più grande giornale croato, »Wjesnick , prenderà posizione a nostro favore scrivendo che molte personalità jugoslave hanno già preso posizione a favore dell'ingresso della Jugoslavia nella Cee senza per questo essere nè espulse nè multate. Sarà un piacere conoscere queste personalità e lavorare insieme in un futuro, speriamo, vicinissimo.