dai detenuti di RebibbiaSOMMARIO: Un gruppo di detenuti del carcere di Rebibbia risponde all'appello di Enzo Tortora contro la legge sulla responsabilità civile dei magistrati approvata dal Parlamento italiano ringraziandolo per il suo impegno per l'affermazione del diritto e della giustizia.
(Notizie Radicali n· 87 del 28 aprile 1988)
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Caro Enzo,
Ricorderai, un anno fa, sei venuto qui a Rebibbia, come tante volte altrove, in giro nelle carceri, sei voluto andare, che eri libero, per parlare a quelli come noi. Eri contento allora perché dei giudici senza pregiudizi e senza timori avevano da poco restituito il maltolto da altri giudici, e si preparava allora un referendum che finalmente donasse ai magistrati responsabilità civile ed eguale libertà, com'è dato a tutti i cittadini
nell'esercizio delle loro facoltà e nel caso dei propri errori.
Oggi, invece, siamo in un momento difficile, per tutti noi e per te sopratutto, per la tua malattia ma, riteniamo, ancor di
più per l'amarezza profonda nel veder stravolto e di nuovo tolto dal Parlamento, e malamente, quanto dalla Giustizia in nome del popolo e dalla Democrazia direttamente era stato appena offerto a te e, grazie a te, a tutti i cittadini.
Abbiamo ascoltato il tuo appello, il richiamo all'impegno e a non mollare, magari per stanchezza o rassegnazione, di fronte
al tradimento della volontà popolare che la legge dei partiti ha consumato.
Caro Enzo, qui in gioco è rimasta soltanto la nostra responsabilità, e la nostra libertà, penale e civile, che è responsabilità spesso neanche "personale", almeno nel senso in cui vorrebbe la Costituzione. Mentre la responsabilità civile dei nostri giudici, quindi la loro personale ed effettiva indipendenza, è stata assegnata al potere e all'onere dello Stato, e perciò rimessa alla facoltà dei potenti. Qui, caro Enzo, di veramente liberi, perché responsabili, sono rimasti solo i detenuti.
Ti ringraziamo per esserti rivolto anche a noi ma soprattutto, e ancora, per quello che hai voluto fare per tutti i detenuti. Non lo dimentichiamo.
Con molta umiltà, davvero un signore, hai accettato di accostare il tuo nome a quello di tanti uomini e donne del popolo delle carceri, lo hai prestato come simbolo di una battaglia di tutti, in cui anche, soprattutto gli ultimi potessero riconoscersi e sperare nel diritto e nell'eguaglianza, almeno di fronte alla legge.
Con generosità, hai voluto offrire al pubblico la tua vicenda e la tua vita, perché le vicende dei senza nome e dei senza
parole e le vite private, private di verità e di giustizia, degli innocenti e dei colpevoli, fossero degne di nota e di riscatto.
Con coraggio, hai rispettato le regole e la parola data, hai voluto onorare una sentenza pure ingiusta, quando le tue prerogative istituzionali ti avrebbero permesso di evitare a ragione quel che di solito gli uomini di potere pretendono di evitare a torto; così hai scelto di tornare in carcere, perché l'esempio venisse da una cella, perché tutti, pur "fuorilegge", potessero mostrare e vedere altro che i privilegi e l'arroganza del potere.
Il tuo nome, la tua vita, la tua parola, assieme al nome, alla vita, alla parola del partito che ti ha eletto, hanno rappresentato degnamente una battaglia per la Giustizia Giusta, per cui oggi ancora è necessario alimentare speranza e conquistare certezza. E lo diciamo non tanto per un formale riconoscimento, non solo per riconoscenza dovuta, quanto e anche per consapevolezza che, a voler fare le cose per bene, a voler affermare
Diritto e Verità, diritti e leggi civili, bisognerebbe "essere
radicali", non essendo più sufficiente il solo "esistere dei radicali".
Caro Enzo, ti ammiriamo per la forza d'animo e di vita con cui in questi giorni di dolore e tradimenti stai lottando per sconfiggere il male e difendere quanto di giusto e civile è stato conquistato.
Per questo ti vogliamo presente, umile generoso e coraggioso come sempre, accanto a chi attende un processo, magari da sei anni, che quando arriverà già per questo sarà ingiusto, accanto a chi, condannato all'ergastolo o a lunghe e inattuali pene detentive, non può coltivare la speranza di un ritorno, accanto a chi, per il solo passaggio in carcere, ha perso con il diritto di voto quello di cittadinanza a tutti gli effetti, accanto a chi, non cittadino dello stato che lo detiene eppure detenuto secondo le leggi dello stato, è condannato come cittadino e trattato come straniero.
Caro Enzo, siamo convinti che farai in modo di esserci. Non
mollare. Senza di te, la nostra attesa di giustizia, di verità, e di esempio, rischia di rivelarsi vana. Ti abbracciamo,
I detenuti della
Casa di Reclusione di Rebibbia
Roma, 19 aprile 1988
Cesare Alota Franco Cancelli Michele Giarratana
Salvatore Zito Giuseppe Coco Antonio Bonacquisti
Gaetano Giustolisi Roberto Recupero Pietro Bivona
Antonio Bivona Giorgio Soddu Ian Campbell
Salvatore Parrilla Pietro Ciani Guglielmo Capizzi
Mauro Cattani Paolo Pulini Luigi Mancini
Claudio Bordonaro Paolo Tasciotti Valter Salis
Ramiz Adzovic Milan Stojakovic Vincenzo Centrone
Natale Losengo Roman Obradovic Antonio Peregrina
Francesco Laganà Enrique Villarreal Vincenzo Bischetti
Santo Pellicano Sergio D'Elia Ciro Longo
Luca Frassineti Rocco Martino Vincenzo De Stefano
Massimo Battini Nando Cesaroni Alberto Franceschini
Maurice Bignami Marco Di Vittorio Attilio Cozzani
Massimo Gidoni Willy Piroch Francesco Carbone
Pasqualino Gioffrè Jorge Cardenas Dario Valencia
(segue elenco)
Alfonso Mejia Manuel Garzon Paolo Pan
Daniel Pierozzi Umberto Conti Nazzareno Manco
Sergio Baron Luigi Zattera Gianfranco Pizzini
Rahim Sayed Poobalan Sinadurai Jamil Ahmed
Alfonso Burotti Sergio Onofri Giovanni Lippo
Gaetano Spera Tommaso Ferri Claudio Giordani
Giovanni Malucelli Saverio Cilione Raffaele Alessio
Lotfi Audani Vincenzo Gallace Agazio Gallace
Giuseppe Marcianò Michele Pirrone Giovanni Siviglia
Antonio Procida Vincenzo Sgarra Emanuele Di Segni
Antonio Spinelli Carlos Hugo Fornillo Antonio Milioni
Giovanni Felici Gerardo Iovine Domenico Curto
Bruno Verini Fabio Trombetti Giovanni Di Santo
Andrea Accogli Nicolò Lombardo Domenico Palamara
Gianfranco Agus Emilio Parisotto Giuseppe Pantò
Marco Pacifici Mauro Celiani Giuseppe Tomasso
Saverio Furina Domenico Papalia Riccardo Onori
Mario Comune Giancarlo Giustizieri Daniele Iorelli
Domenico Forte Manfredo Feoli Giorgio Bonuzzi
Salvatore Napoli Daniele Rizzi Silvio Bacigalupi
Vincenzo Femia Antonio Femia Gerardo Galluccio
Domenico Pipicelli Carmelo Alvaro Antonino Amante
Guillermo Villalon Marco Flamini Carlo De Angelis
Livio Lai Andrea Litta Modignani Antonio Contena
Giulio Liberti Sabino Manganiello Massimo Battisaldo
Maurizio Palermo Pier Paolo Angius Giuseppe Pampalone
Rino Cristofoli