di Gaetano BenedettoSOMMARIO: La campagna di informazione e di prevenzione relativa all'Aids in Italia è contrassegnata da ritardi, incertezze, ingerenze del mondo politico e religioso che ne pregiudicano gravemente l'efficacia. Le iniziative radicali in Parlamento e nel paese.
(Notizie Radicali n· 87 del 28 aprile 1988)
Il nostro paese, a differenza di tutti gli altri industrializzati (ma non solo), non ha ancora varato una campagna di prevenzione contro l'Aids. Di chi è la colpa?
Qualche tempo fa la Rai decideva di non trasmettere gli spot prodotti dalla Tbwa per conto di »Pubblicità Progresso poiché in modo eccessivamente esplicito l'Aids veniva associato alla droga, all'omosessualità ed ai profilattici; le reti di Berlusconi decidevano di programmare solo alcuni degli spot prodotti e solo in orario di seconda serata.
Dobbiamo rilevare che una parte consistente del nostro mondo politico, e in particolare quella parte che occupa posti chiave nella pubblica amministrazione e nelle aziende di Stato, viene oggi fortemente pressata dal mondo cattolico. Stiamo assistendo ad una precisa campagna contro la promozione di alcuni mezzi assolutamente indispensabili per qualunque seria iniziativa contro l'Aids quali i profilattici, la prevenzione delle nascite per le donne sieropositive, la diffusione delle siringhe monouso, una campagna informativa nelle scuole.
Non solo giornali come L'Osservatore romano o Il Sabato, ma anche come Avvenire o Il Popolo, pubblicano anacronistici articoli che, prescindendo da ogni riscontro reale, forniscono indicazioni volutamente tendenziose. E' legittimo decidere individualmente di non usare i profilattici per motivi religiosi o morali, ma è grave chiedere che questo comportamento sia collettivo dicendo che tanto l'uso dei profilattici risulterebbe scarsamente affidabile. Ricordiamo a tale proposito che il rapporto Masters and Johnson, pur fornendo sull'Aids certamente la valutazione più pessimistica e negativa, afferma che i profilattici sono sicuri nell'85% dei casi (ed è questa la valutazione più bassa tra quelle registrate dagli esperti di tutto il mondo).
Secondo questi cattolici, tutto sembra potersi ridurre ad un ritorno alla castità perché, come dice eloquentemente L'Osservatore romano, »il permissivismo nel campo sessuale corrode la fibra morale del popolo... e combattere una malattia mortale anche con le armi della virtù costituirà un incentivo in più, ma ciò che spetta eminentemente al cristiano è cercare di correggere .
Il nostro ministro della Sanità, Carlo Donat Cattin, è il massimo artefice dell'applicazione pratica di questa tendenza culturale e preferisce non fare nulla piuttosto che venire meno a questi principi.
Circa nove mesi fa il ministero della Sanità aveva indotto un concorso riservato alle agenzie pubblicitarie per scegliere, sulla base di alcune indicazioni date, quale campagna di prevenzione andava promossa attraverso i mass-media. Il ministero non ritenne opportuno commissionare messaggi diretti, bensì messaggi volti a favorire comportamenti sessuali più casti nonché una non meglio specificata profilassi. Otto tra le maggiori agenzie operanti in Italia hanno depositato ipotesi di campagne con i relativi preventivi, ma ad oggi nulla ancora è stato deciso.
In compenso, il ministero della Sanità si appresta a spedire a tutte le famiglie italiane una lettera informativa sull'Aids; la lettera, pronta dal mese di settembre dello scorso anno, è composta da un testo di undici cartelle che verrà integralmente spedito a tutti, prescindendo dall'individuazione di un qualsiasi target. Le famiglie vengono così ad essere, ancora una volta, il tramite dei cosiddetti problemi delicati; ma quanti leggeranno una lettera così prolissa? Quanti la capiranno, quanti la faranno leggere ai figli e quanti con loro la discuteranno?
Non esiste alcun programma di coordinamento tra il ministero della Sanità e quello della Pubblica Istruzione per fornire ai giovani un'informazione mirata sull'Aids volta a prevenire alcuni comportamenti a rischio. Eppure quella dei giovani è la fascia maggiormente colpita: dei 1619 casi di Aids registrati in Italia dal 1· marzo '88, ben 890 riguardano giovani tra i 20 e i 29 anni. Se si considera che il 64,8% dei malati di Aids sono tossicodipendenti e che, secondo l'Ispes, il 69,5% di tutti i tossicodipendenti del nostro paese è racchiuso nella fascia d'età che va dai 13 ai 20 anni, l'intervento diretto nelle scuole superiori appare come urgentissimo ed obbligatorio. Ma l'Aids è una malattia di origine sessuale e, come è noto, nelle scuole non si fa alcuna informazione sessuale. Eppure tutte le statistiche ci dicono che i giovani oramai iniziano ad avere rapporti sessuali completi sin dai 15 anni e che le famiglie riescono scarsamente a fornire un'adeguata informazione sessuale. Ma queste sono questioni ch
e non interessano il nostro ministero della Sanità. Non interessa neppure il fatto che -secondo un'indagine condotta dalla Inda in 10 paesi europei e negli Usa- in Italia l'opinione pubblica sia molto sconcertata soprattutto a causa della mancanza di un autorevole informazione da parte dello Stato.
Si continua così a parlare di categorie a rischio piuttosto che di comportamenti a rischio; si preferisce investire per i posti letti piuttosto che per le strutture di day hospital; si promuove la castità piuttosto che la prevenzione; si schedano i sieropositivi; si snobbano le conferenze internazionali... Il risultato prevedibile è quello di avere un aumento incontrollabile della diffusione dell'infezione da Hiv, con i sieropositivi che scantoneranno dalle strutture sanitarie per non essere identificati.
La mancanza di un'adeguata informazione sta facendo sì che un sieropositivo e un malato di Aids siano la stessa cosa e pertanto siano trattati nello stesso modo. Eloquente la decisione di alcune aziende di sottoporre a test obbligatori i nuovi assunti; eloquente anche la richiesta rivolta allo Stato di incentivare l'assunzione dei sieropositivi con sovvenzioni pubbliche.
Si sta proprio passando la misura. E in questo quadro sconfortante appaiono come un barlume di saggezza gli atti del Cardinale Martini -che giovedì santo ha lavato i piedi ad alcuni malati di Aids e sieropositivi- e del generale Agostino Di Donna -che nelle caserme ha messo gratuitamente a disposizione i profilattici per tutti i giovani di leva e i militari in caserma-.
Certo, la conferma di Donat Cattin a ministro della Sanità non è un buon auspicio per quanti, come noi, ritengono che la lotta all'Aids costituisca un'urgenza irrinunciabile.
Numerose sono state le iniziative dei deputati e senatori radicali sia per sollecitare un concreto intervento pubblico nella lotta all'Aids sia per portare alcuni correttivi ai programmi del ministero della Sanità.
Limitandoci agli interventi di questa legislatura (quindi dal luglio '87) ed escludendo quelli relativi a casi particolari, ricordiamo;
- il 16.12.'87 un'interrogazione (primo firmatario Vesce) per garantire un'adeguata assistenza ai detenuti sieropositivi;
- il 22.2.'88 un'interpellanza (primo firmatario Rutelli) sui provvedimenti da adottare per l'attuazione del programma europeo contro l'Aids;
- il 25.2.'88 su iniziativa di Rutelli e De Lorenzo (Pli), 31 deputati appartenenti a sette gruppi firmano una mozione per impegnare il governo ad elaborare entro 30 giorni un piano globale di prevenzione di informazione sull'Aids; in particolare si chiede al governo di attuare quegli interventi attivi indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità e dalla Conferenza di Londra;
- il 26.2.'88 un'interpellanza (primo firmatario Modugno) per promuovere anche in Italia la produzione e la distribuzione delle siringhe monouso;
- 3.3.'88 un'interpellanza (primo firmatario Spadaccia) sui motivi dell'esclusione del professor Aiuti dalla commissione ministeriale per la lotta all'Aids; analoga interpellanza è stata presentata alla Camera (primo firmatario Rutelli) sottoscritta dai deputati di otto gruppi (Federalista europeo, Pli, Pci, Psi, Pri, Verdi, Dp, Sinistra indipendente);
- 17.3.'88 un'interrogazione (primo firmatario Rutelli) per favorire alcuni stanziamenti a favore del centro di immunologia del Policlinico Umberto I di Roma;
- 6.4.'88 una mozione (primo firmatario Modugno) pere impegnare il governo ad una campagna di prevenzione nelle scuole;
- 6.4.'88 un'interpellanza (primo firmatario Modugno) sui motivi del mancato avvio di una campagna di prevenzione.
Ricordiamo poi che Domenico Modugno ha personalmente scritto al ministro della Sanità per sollecitare una campagna per favorire l'uso dei profilattici (ottobre '87) e per protestare contro l'atteggiamento assunto dal ministero della Sanità nei confronti del vertice mondiale sulla diffusione dell'Aids tenutosi a Londra nel febbraio '88. Modugno nel dicembre '87 ha inoltre scritto a tutti i sindaci dei capoluoghi di provincia e a tutti i presidenti delle Regioni chiedendo la distribuzione gratuita delle siringhe per i tossicodipendenti.
Segnaliamo infine che su questa materia sono stati presentati numerosi emendamenti sia alla Legge finanziaria '88 che alla Legge di conversione del d.l. 27. Gli emendamenti, tutti respinti, intendevano ancorare gli stanziamenti (oltre 140 miliardi) a precisi e concreti programmi soprattutto indirizzati ai giovani e ai tossicodipendenti; negli emendamenti veniva inoltre previsto un potenziamento delle strutture di day hospital, e un aumento di 25 miliardi dei fondi destinati alla ricerca sulle infezioni da Hiv.