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Pannella Marco, Badurina Ingrid - 28 aprile 1988
Più di cento volte sul banco degli accusati
intervista a Marco Pannella a cura di Ingrid Badurina

SOMMARIO: Nella lunga intervista apparsa sul giornale di Lubiana "Star", Marco Pannella affronta i maggiori temi dell'iniziativa radicale, con particolare riguardo alle prospettive di costruzione del partito radicale trasnazionale.

(Notizie Radicali n· 87 del 28 aprile 1988)

Marco Pannella, leader del Partito radicale italiano e membro del Parlamento europeo, è una personalità unica nell'ambiente politico europeo: per le sue idee ha fatto scioperi della fame, commesso »eccessi , è stato arrestato e ha condotto (e vinto) le battaglie per il divorzio e la legalizzazione dell'aborto...

Ha proposto anche il dissolvimento del suo partito.

Recentemente è stato ospite delle stazioni radio per i giovani a Belgrado e a Zagabria.

Marco Pannella è il solo uomo politico italiano e tra i rari al mondo che non si batte per il potere, ma per le sue idee. E' conosciuto per le sue estreme prese di posizione, i suoi scioperi della fame, le sue pubbliche manifestazioni e per i suoi arresti; il leader del Partito radicale italiano e deputato al Parlamento europeo è inoltre uomo di forti principi morali e dotato di una acuto senso della giustizia.

Da svariati anni si dedica totalmente all'attività politica, ma nel suo caso questo impegno è basato esclusivamente sul desiderio di propagare le sue convinzioni e non di soddisfare i suoi interessi personali. Tutti quelli che lo conoscono bene dicono che Pannella si comporta oggi quasi religiosamente; le idee radicali sono la sua »fede , e come un sacerdote egli opera per la sua diffusione.

Nato nel 1930 a Teramo (da padre ingegnere e madre svizzera), Pannella ha passato la sua gioventù a Roma, ove conseguì la maturità a sedici anni iscrivendosi poi alla facoltà di giurisprudenza. E' da allora che comincia la sua carriera politica come presidente della società laica degli studenti. Nel 1955 partecipa alla formazione del Partito radicale e sette anni dopo è eletto per la prima volta alla carica di segretario del partito. Terminati i suoi studi di diritto, Pannella esercita la professione di avvocato per qualche tempo, ma rapidamente decide di espatriare alla ricerca di nuove esperienze. Ha lavorato come operaio in un calzaturificio in Belgio, ma anche come giornalista free-lance a Parigi, fino al suo ritorno in Italia nel 1963. Con un pugno di persone Pannella ha iniziato, condotto ed infine vinto alcune battaglie politiche tra le più importanti nella società italiana del dopoguerra, dal divorzio fino alla legalizzazione dell'aborto. I radicali sono stati i primi ad occuparsi del problema degli

obiettori di coscienza, per il riconoscimento delle cosiddette minoranze, cioè gli omosessuali e le lesbiche. Precursori di tutti i movimenti »verdi , i radicali hanno iniziato ad interessarsi all'ecologia in tempi in cui la gente ignorava cosa questo volesse dire. Sono oppositori delle armi nucleari, ma anche di tutti gli arsenali militari convenzionali. Propugnatori della nonviolenza si sono particolarmente impegnati nella lotta contro la fame nel mondo che uccide le popolazioni dei paesi non sviluppati.

Affinchè la loro voce isolata passi attraverso la giungla degli altri partiti, Marco Pannella si è servito dall'inizio di un'arma totalmente insolita per la scena politica italiana: lo sciopero della fame. La prima volta non ha mangiato per undici giorni. Era nel 1968, dopo l'intervento delle truppe sovietiche in Cecoslovacchia. Molti dubitavano dell'autenticità di questo sciopero di Pannella; credevano che mangiasse spaghetti di nascosto e si divertivano alle sue spalle. Anche se non arrivavano a burlarsi di lui, lo consideravano comunque un essere esibizionista. E' vero che il leader dei radicali ama essere al centro dell'attualità, ma è un fatto indiscutibile che egli ha messo la sua vita più volte in pericolo con i suoi scioperi della fame. Con 1,90 metri di altezza e oltre 90 chilogrammi di peso, Pannella possiede una resistenza fisica notevole. Fuma tre pacchetti di Celtiques al giorno, dorme appena qualche ora restando sempre lucido, sempre pronto a rispondere a qualsiasi domanda. E' una personalità »

medianica fuori dal comune. Oltre al suo fisico imponente, è un oratore notevole, cosa che fa di lui un gradevole interlocutore, anche quando sta facendo propaganda per il suo partito.

La forza carismatica di Marco Pannella si sottolinea forse meglio all'interno del suo partito. Ognuna delle sue idee è accettata con entusiasmo, anche quando resta incomprensibile a molte persone, come quella recente sullo scioglimento del partito, idea difesa da Pannella nel caso in cui il progetto della sua trasformazione in partito transnazionale non debba realizzarsi. Una delle ragioni, tuttavia, per cui gli altri accettano tutte le sue prese di posizione, viene anche dal fatto che è difficile opporsi ad un uomo che ha consacrato tutta la sua esistenza al Partito radicale sacrificando completamente la sua vita privata.

Marco Pannella vive in una vecchia casa, non possiede automobile e non sa guidare perché non ha mai avuto il tempo di imparare. Non va al cinema, non partecipa ad incontri mondani. Solo suo vizio, sigarette a parte, sono degli abiti eleganti e talvolta dell'ottima cucina. Deputato del Parlamento italiano ed europeo, attualmente guadagna bene, ma trattiene per i propri bisogni solo una ventina di milioni l'anno e devolve tutto il resto al suo partito. Non si è mai sposato, non ha bambini. Da un certo numero di anni vive con una giovane romana che è medico, ma nessuno conosce la vera natura della loro relazione. Dopotutto non è facile vivere con un uomo che è in costante movimento tra Roma, Bruxelles e Strasburgo, che partecipa a tutte le manifestazioni, prende parte alle marce, alle riunioni, alle trasmissioni televisive e radiofoniche 24 ore su 24.

A causa della sua appassionata attività politica, Pannella si è trovato più di cento volte sul banco degli accusati dei tribunali italiani, ma fu condannato una sola volta, ad un'ammenda. Due volte è stato arrestato dalla polizia: la prima a Sofia nel 1968 durante una manifestazione contro il militarismo, la seconda a Roma nel 1975. A quell'epoca i radicali lottavano per la liberalizzazione delle droghe leggere. Sfidando la legge italiana Pannella ha fumato una sigaretta di marijuana in pubblico. Fu arrestato e posto in carcerazione preventiva, ove passò un'intera settimana. Questi non sono tuttavia i soli choc provocati da Pannella nella scena politica italiana. Sotto la rosa radicale, simbolo del partito, ha riuniti alcune delle personalità più controverse di questi ultimi anni. E così, per esempio, che Toni Negri venne eletto al Parlamento italiano. Era docente a Padova e considerato uno degli ideologi principali del terrorismo in Italia. L'immunità parlamentare permise a Negri di uscire di prigione. Ma

prima che il tribunale lo condannasse finalmente a 30 anni di prigione, il professore ha abbandonato i radicali e l'Italia, rifugiandosi in Francia.

Il caso più recente è quello di Enzo Tortora, il celebre presentatore della televisione, che ha passato parecchi mesi in carcere sotto l'imputazione di essere camorrista ed implicato in un traffico di droga. I radicali hanno da sempre creduto alla sua innocenza, malgrado l'opinione pubblica italiana fosse divisa. In seguito a procedure giuridiche che si sono trascinate a lungo, Tortora fu finalmente liberato ed eletto sia presidente del Partito radicale che deputato al Parlamento europeo.

Tuttavia, la deputata più celebre portata dal Partito radicale alla ribalta della stampa mondiale è senz'alcun dubbio Cicciolina. Cioè la star del porno, Ilona Staller. Eletta nelle ultime elezioni deputata al Parlamento italiano, quest'attrice di origine ungherese era fino allora conosciuta esclusivamente per i suoi seni nudi che mostrava volentieri in pubblico, per gli spettacoli pornografici nei quali si esibisce. Dacché si occupa di politica ella consacra minor tempo all'arte »drammatica . Durante la recente visita di Marco Pannella a Zagabria abbiamo parlato con lui di tutto ciò, così come del programma futuro dei radicali, il cui scopo principale è attualmente quello di veder il loro partito abbattere tutte le frontiere per diventare un partito transnazionale, e di diffondere l'idea della fondazione degli Stati Uniti d'Europa.

Lei ha recentemente visitato Belgrado, Zagabria e Lubiana, come membro della delegazione del Parlamento europeo. Ma in seguito a numerosi incontri con i giornalisti e il pubblico lei ha agito come leader del Partito radicale italiano che cerca nuovi aderenti. Che cosa si aspetta esattamente dal suo soggiorno in Jugoslavia?

Sono venuto, prima di tutto, come membro del Parlamento europeo. Dal 1979 faccio parte della delegazione parlamentare che si occupa della Jugoslavia e ciò di mia iniziativa, perché ho sempre provato un grande interesse per il vostro paese. Vi sono già venuto più volte: nel 1982, nel 1985 e adesso. Ciò fa parte degli scambi tradizionali con i delegati jugoslavi. Una volta l'anno visitano il Parlamento europeo, e una volta l'anno noi gli restituiamo la visita. Si tratta di riunioni di lavoro al più alto livello. Sono dunque venuto in Jugoslavia nel quadro dei miei obblighi in seno al Parlamento europeo, ma al tempo stesso come rappresentante del Partito radicale che si interessa da lungo tempo alla Jugoslavia. Le nostre posizioni federaliste europee sono ben conosciute così come la nostra adesione ai principi gandhiani della nonviolenza.

Attraverso un'azione condotta secondo i principi di Gandhi, noi vogliamo liberare dalle frontiere l'Europa e la Jugoslavia che, grazie alla sua posizione di paese non allineato, presenta per noi un interesse tutto particolare. In verità, in molti mi hanno posto la domanda se questa volta si sarebbe ripetuto ciò che era accaduto durante la nostra precedente visita nel vostro paese: mentre ero ricevuto dagli alti dirigenti jugoslavi, la polizia jugoslava arrestava in svariate città dei militanti del Partito radicale per aver distribuito dei volantini di propaganda. Comunque non so, vedremo. Adesso noi siamo qui e niente è accaduto.

Terza cosa, che è la più importante, noi ci troviamo nella fase finale e decisiva della vita del partito. A parte le decisioni ufficiali, personalmente credo che se noi non perveniamo, nel corso delle poche prossime settimane, a creare un partito veramente transnazionale, interamente »deitalianizzato , scopo che noi perseguiamo già da vent'anni, allora i radicali non avranno raggiunto il loro principale obiettivo e non avrà più senso operare per l'esistenza del partito. Potrà darsi che qualcuno di noi dirà che occorreranno ancora dodici mesi prima che il partito sia definitivamente disciolto o di vedere il suo carattere veramente transnazionale finalmente conquistato. Sarebbe il primo partito transnazionale di questo secolo, fondato fuori dai blocchi, dunque sui valori del non-allineamento.

Come pensate di creare questo Partito radicale transnazionale?

Prima di tutto con una grande campagna di informazione dell'opinione pubblica. A questo riguardo, alcuni miei compagni hanno ragione quando mi accusano di essere troppo draconiano con la mia presa di posizione sullo scioglimento del partito. Loro dicono, per esempio, che soltanto un centinaio di persone, in Jugoslavia, sono al corrente della nostra posizione. Troppo poco numerosi sono coloro che sanno che potranno salvare il Partito radicale iscrivendosi e che in caso contrario morirà. Come posiamo mettere la chiave sotto lo zerbino prima di informare la gente? A questo riguardo si pone la questione dell'Est e dell'Ovest. Noi siamo privati di una vera informazione attraverso l'utilizzazione della disinformazione e ad Est dalla censura e dall'assenza di informazione utilizzate a fini politici. In questa situazione, chi si trova tra i due, come qui in Jugoslavia, non ha avuto risposta positiva né negativa. La risposta sarà ottenuta solo dopo che la questione sarà stata posta. Nel frattempo il Partito radicale

-che difende gli stessi interessi a Vladivostok, Belgrado, Montrèal o Buenos Aires- deve operare il più vigorosamente possibile per gli Stati Uniti d'Europa e da subito, nel senso di una federazione politica e non di una comunità economica.

Com'è possibile, nel quadro dell'attuale divisione in blocchi, pensare all'unificazione di Stati con sistemi politici completamente differenti?

Se noi non fossimo così alienati e soverchiati dalla politica, la domanda dovrebbe essere: come possiamo avanzare senza gli Stati Uniti d'Europa? Pensate soltanto alle spese enormi che ogni paese deve sostenere per il mantenimento di un apparato militare enorme e tutta una serie di esempi simili. Fino a quando permetteremo che la politica ci divida? D'altronde, per coloro che pensano che ciò sia impossibile, vorrei semplicemente dire che la Comunità europea è nata come una comunità economica di sei paesi, e che adesso è una comunità politica di dodici paesi. Attualmente trecento milioni di persone eleggono il Parlamento europeo. Noi speriamo che nel 1989 sia ugualmente eletto un Presidente dell'Europa. Noi europei dobbiamo finalmente comprendere che non possiamo progredire se non siamo uniti; altrimenti periremo. I nazionalismi costituiscono la più grande tragedia del secolo scorso e della prima di questo. Noi non dobbiamo permettere che continuino a sussistere, perché ciò ci porterà inevitabilmente a dei co

nflitti e ad uccidere vicendevolmente. E la morte è sempre negativa, anche quando si tratta della morte degli eroi. Alla patria non dobbiamo dei sacrifici, ma la nostra propria felicità.

Le vostre speranze di vedere la deitalianizzazione del partito e la sua trasformazione in transnazionale non è in qualche modo una posizione di opportunismo? Il Partito radicale che svolgeva un ruolo importante nella società italiana alla fine degli anni '60 e all'inizio del '70 ha man mano perso la sua influenza, e al presente se ne parla soprattutto per l'elezione di Cicciolina al Parlamento. Come spiega la caduta dei radicali?

Mi oppongo a tali criteri. Temo che confondiate le nozioni. Non è esatto ciò che è stato detto, cioè che il Partito radicale era un partito importante o influente.

Non mi riferivo al numero dei suoi aderenti o alla sua forza politica, ma alle idee difese e che furono molto importanti nell'evoluzione della società italiana, dal divorzio fino alla legalizzazione dell'aborto, dalle campagne ecologiche fino all'opposizione alle armi nucleari.

Ho capito ciò che vuol dire, ma le spiegherò adesso ciò che ne penso. Potrei provarle che nel 1968, '69, '70 e '71 si parlava del Partito radicale nella stessa maniera in cui lei ne parla ora. Questo cominciò già nel 1962 al momento della costituzione del Psiup (partito socialista italiano di unita proletaria). A quell'epoca tutti dicevano che era la fine dei radicali. Più tardi, nel '68, la gente diceva di nuovo che il Partito radicale era finito, a causa dell'esistenza del Manifesto, del Psiup e soprattutto a causa del nuovo Movimento studentesco, un potente movimento di studenti che riuniva la sinistra extraparlamentare. Quando noi abbiamo cominciato a parlare di aborto e di divorzio, ad eccezione di un oscuro periodico porno di Milano di terza categoria, nessuno nella stampa voleva accordarci spazio, anche come rappresentanti della Lega per il divorzio. Prendete l'anno '70, quando il divorzio fu adottato; perché anche se il referendum popolare ha avuto luogo nel 1971, la battaglia per il divorzio fu vint

a nel 1970 in Parlamento. Ciò ha costituito un vero incidente parlamentare, perché tutti coloro che allora votarono in favore del divorzio credevano che la maggioranza non sarebbe stata raggiunta. I partiti laici dicevano che il divorzio avrebbe provocato la crisi del governo di centro-sinistra, dividendo i cattolici dai laici. I parlamentari che erano in favore dell'aborto erano completamente isolati. Ma la battaglia fu vinta.

In quei tempi noi conducevamo anche altre battaglie, in favore delle minoranze sessuali, degli obiettori di coscienza, e anche a favore dell'aborto. Erano gli anni tra il 1966 e il 1970. Se considera che il maggio parigino non ha avuto luogo che nel 1968, comprenderà che eravamo precursori di tutti i grandi cambiamenti. Fu soltanto dopo l'adozione del divorzio da parte del Parlamento italiano nel 1970 che la stampa estera scopri la nostra esistenza. Il »Times di Londra e »Le Monde di Parigi, come se fossero d'accordo, uscirono con lo stesso titolo: »L'Italia entra in Europa , spiegando ai propri lettori come il piccolo David, il Partito radicale antimilitarista, libertario, anticlericale che a quell'epoca contava 600 iscritti, ha vinto il Golia, tramite la Lega per il divorzio che riuniva circa duemila persone.

Quanti iscritti ha ora il Partito radicale?

Ci arriveremo fra un istante. Vorrei ancora una volta sottolineare che chi dice che noi eravamo una volta importanti e influenti e che oggi abbiamo perduto il nostro prestigio sono gli stessi che all'epoca ci trattavano da emarginati, da inutili: è l'argomento più frequente di coloro che coscientemente o inconscientamente portano in sé una volontà antiradicale. Vediamo il seguito di ciò che è accaduto tra il 1975 e il 1987. E' il decennio importante per il Partito radicale. Perché? Perché noi eravamo il partito »verde in Europa, il primo ad occuparsi in ecologia. I »verdi tedeschi non sapevano nemmeno di esistere quando noi non soltanto difendevamo queste tesi, ma avevamo raccolto in Italia, dopo l'incidente di Three Miles Island 700.000 firme. Si trattava di firme autenticate e non di anonimi come quelle raccolte in fretta, per esempio durante le riunioni di pacifisti. Dato che non abbiamo locali del partito, tutto si è svolto nella strada, senza far caso alle condizioni atmosferiche. Una cosa simile non

si è mai prodotta da nessuna parte. Attualmente è una cosa corrente con dieci anni di ritardo. Raccogliere, a quei tempi, 700.000 firme contro la caccia e l'energia nucleare rappresentava una scommessa unica. Ma mi piacerebbe menzionare anche l'esempio più recente. Ultimamente in Italia ha avuto luogo un doppio referendum sui poteri dei magistrati e sull'energia nucleare. Noi abbiamo posto questi problemi nel 1978, dieci anni fa! Questa volta abbiamo anche vinto, ma nessun organo di stampa ha ammesso mai che noi eravamo i soli ad avere difeso dal primo giorno queste tesi. Era divertente osservare l'agitazione degli altri partiti che non sapevano, fino all'ultimo momento, che posizione prendere. Ed è solo quando hanno compreso che l'opinione pubblica avrebbe votato »sì ai due referendum, che si sono precipitati.

Qual è stata l'evoluzione del Partito radicale in questi anni?

Principalmente nella lotta contro le accuse che erano fatte, in ogni momento, nei nostri confronti. Ci hanno accusato di non essere dei pacifisti antinucleari come gli altri. Ma noi eravamo il solo partito a dire »no alla Nato negli anni '60. Anche i comunisti hanno sostenuto la Nato: era la famosa tesi di Berlinguer: sotto l'ombrello della Nato il socialismo si svilupperà più facilmente, sotto l'ombrello atomico. Ma noi non siamo mai stati quelli di »The day after , non abbiamo mai ceduto alla paura e al terrore delle armi nucleari, perché siamo sempre stati coscienti che 40 milioni di uomini, di donne, di bambini muoiono di fame ogni anno, che ci sono guerre che durano da anni e che ciò rappresenta il reale problema del pianeta. E' per questa ragione che per noi essere pacifisti significa sostenere una legge e non dichiararsi contro la morte. In effetti il problema non è di opporsi alle armi nucleari; questo è ovvio. Bisogna dire »no alle armi nucleari, ma oggi si muore principalmente di armi tradiziona

li.

Siamo stati accusati dai comunisti italiani di non essere dei veri pacifisti, proprio nel momento in cui loro stessi avevano votato l'aumento del bilancio militare, inviando contemporaneamente dei militanti a Comiso perché non comprendessero ciò che accadeva a Roma.

Lei ha menzionato in questi giorni la presenza dei radicali in Unione Sovietica. Come è visto il Partito radicale in quel paese?

Siamo il secondo partito dell'Unione Sovietica! Evidentemente perché non ve ne sono altri. Abbiamo un nostro segretario a Mosca e 5 altri membri. Alcuni compagni sono tornati recentemente dalla Polonia dove c'è stata qualche adesione. In generale abbiamo sempre più successo. Iscritti al Partito radicale sono il ministro della Giustizia del governo del Burkina Faso, il ministro della Sanità dello stato brasiliano di Sao Paulo, degli eminenti dirigenti brasiliani e numerosi altri. Il rappresentante sovietico che è venuto al nostro ultimo congresso ha violentemente attaccato la mia tesi sullo scioglimento del partito. Non avete il diritto di farlo, perché in Unione Sovietica un numero crescente di persone conosce il Partito radicale e la stampa illegale ne parla molto più di quanto se ne possa immaginare all'estero. In Italia, i grandi partiti come i comunisti e i socialisti hanno adottato le nostre posizioni sull'energie nucleare. Non lo riconoscono ufficialmente, ma le tesi erano le nostre.

I radicali, e lei stesso, siete associati ad azioni politiche insolite. Avete fatto scioperi della fame, siete stati arrestati a più riprese, siete stai in prigione, siete stati sul banco degli imputati un centinaio di volte. Questi metodi politici, che una volta colpivano l'opinione pubblica, sono ancora oggi efficaci?

Mentre facevamo lo sciopero della fame la gente ci chiedeva per esempio, insinuando, se mangiassimo spaghetti di nascosto. Lo si può leggere sui giornali. Ecco quel che mi è successo dopo il mio ultimo sciopero della fame nel 1983. Dopo 60 giorni è stata convocata una conferenza stampa con dei medici che hanno pubblicato un bollettino ufficiale in cui si diceva che dei processi irreversibili erano in corso nel mio organismo e che rischiavo dunque di poter morire in qualsiasi momento. La televisione italiana ha fatto sapere che stavo per chiudere gli occhi, ma nell'angolo di sinistra dello schermo appariva la mia immagine di quando ero particolarmente grasso e col doppio mento (mi avevano fotografato dopo 5 giorni di sciopero della fame e della sete, ero particolarmente gonfio: questa debolezza dell'organismo è ben conosciuta da chi sa cosa vuol dire non mangiare per molto tempo). Questo era il messaggio diffuso dalla televisione italiana e la gente si faceva beffe di noi.

Burlando i radicali che facevano lo sciopero della fame si distruggeva un'arma politica altamente civile. Bisogna tuttavia dire che alcuni individui (preti, soldati, detenuti, ecc.) hanno condotto lo sciopero della fame arrivando a che si accordasse loro ciò che volevano. Cosa era successo? Lo sciopero della fame si è diffuso massicciamente come arma efficace per raggiungere i suoi obiettivi. Andava tutto bene finche si trattava di una dichiarazione individuale, ma quando erano digiuni come i nostri, che portano in sé matrici gandhiane, civilizzatrice e radicali, allora bisognava neutralizzarli. Hanno paura di questo tipo di sciopero, perché rappresenta l'arma più efficace.

L'anno scorso eravate al limite dello scioglimento del partito, ma l'opinione pubblica progressista italiana ha reagito vigorosamente e il numero degli iscritti è arrivato a dodicimila, tra i quali nomi assai celebri.

La nostra decisione ha toccato molte persone, da premi Nobel come Rita Levi Montalcini a cantanti come Domenico Modugno. La lista di questi dodicimila nomi è un vero manifesto, la prova esplosiva di una società differente. Per quanto ci riguarda, noi non vogliamo diventare dei guardiani del partito. E' indiscutibilmente prezioso ma vogliamo nuovamente sottoporlo ad un test. No, la questione si è posta a noi, duemila, che eravamo convinti bisognasse sciogliere il partito, nei confronti di quei dodicimila cui il partito appartiene oggi tanto quanto a noi. Loro dicono che non bisogna neanche sognare lo scioglimento del partito, ma noi siamo d'accordo unicamente per quest'anno.

Se nel corso dell'anno 1988 riusciamo ad effettuare un grande passo in avanti, deitalianizzare il partito ed arrivare ad un partito che possa agire simultaneamente a Mosca, Belgrado, Washington, Roma e nelle varie capitali dell'Europa, allora vale la pena di continuare.

E' tempo che le chieda qualcosa sul fenomeno Cicciolina. Se c'è una persona grazie alla quale i radicali sono diventati popolari in Italia, e nel mondo, è Cicciolina, la prima star del porno mai eletta in un Parlamento.

Cicciolina è un deputato radicale eletta personalmente da Eugenio Scalfari (direttore del quotidiano "La Repubblica"" perché non è passato giorno senza che egli non abbia pubblicato qualcosa su di lei in prima pagina. In realtà ella è stata eletta dai nemici del Partito radicale. Ciò ci è costato da 200 a 300 mila voti, mentre pensiamo che lei ne abbia raccolti al massimo diecimila.

Se siete contrariati dal fatto che Cicciolina stia togliendo voce agli altri radicali, perché l'avete nominata come candidata alle elezioni?

Per pura tolleranza. Noi non possiamo dirle »non ti vogliamo perché sei una puttana . Ma come tutti gli altri membri del partito è lei stessa che ha posto la sua candidatura; non è stata una nostra scelta.

Come spiegate allora il fatto che sia stata eletta?

A Roma, il numero di quelli che votano radicale è diminuito. Numerosi nostri seri candidati sono stati sconfitti. Lei ha ricevuto ventimila voti ed io quarantamila. Se prendete in considerazione la copertura pubblicitaria che la sua candidatura ha ricevuto all'inizio, tutta la promozione di cui è stata oggetto nella stampa avversa, ciò non rappresenta gran cosa. Nelle province del Lazio ci sono tre milioni di elettori. Ciò vuol dire che la sua percentuale è minima.

Nonostante questo hanno votato per lei e non certo per altri candidati radicali.

Perché non sapevano nemmeno che gli altri candidati esistessero. Pensate che ci fosse molta gente a Roma che sapesse che il mio nome figurava nelle liste dei candidati? Cicciolina ha beneficiato di una promozione equivalente a circa 100 miliardi di lire. Evidentemente non è lei che ha organizzato tutto ciò, ma gli altri che hanno scritto molto su di lei. In un sistema che si chiama a »partiti multipli , si trovano delle malversazioni democratiche incredibili. Ma per noi, i radicali, il problema Cicciolina non esiste. Noi siamo il primo ed unico partito che ha posto i problemi sessuali come problemi politici. Siamo riusciti, per esempio, a far passare delle leggi sui transessuali. Tuttavia siamo di fronte al fatto che una donna che mostri un seno per la strada, e neanche tutti e due, provoca un'euforia generale e appare in prima pagina su tutti i giornali. E' una prova che la sessuofobia e la sessuomania sono delle componenti profonde della nostra società. Dunque, Cicciolina in se stessa non è un problema; il

problema è nel fatto che la si è fatta diventare un avvenimento sensazionale.

Non è dunque vero che il caso Cicciolina ha provocato un atteggiamento generalmente negativo verso la politica italiana e soprattutto messo in dubbio la serietà del Partito radicale che ha perduto gran parte della sua credibilità?

Può essere che abbia perduto parte della sua credibilità, ma non so presso chi. La credibilità morale, culturale, storica e quella della civilizzazione è stata perduta dal sistema di informazione, cosa che sarà evidente solo fra una ventina d'anni. Per me i mezzi di informazione sono il solo vero Aids della società contemporanea, il peggio che esiste in Italia e in occidente. Ed è stato straordinariamente annunciato dal film »Citizen Kane di Orson Welles. E' per questa ragione che è possibile che Cicciolina con il suo seno nudo divenga un avvenimento mondiale, perché il sistema di informazione è diretto da »voyeurs il cui problema è se potranno o meno masturbarsi. L'Occidente ha creato il sistema di informazione che più manca di cultura. Le dò un esempio: se voi mostrate la foto di un bambino africano affamato durante una conferenza stampa e insieme annunciate che è stata appena adottata la legge per consacrare cinquemila miliardi di lire alla lotta contro la fame nel mondo, per salvare almeno da uno a due

milioni di vite umane, sarà un avvenimento. Se mostrate questa foto di Mathausen a Parigi, Lisbona o a Roma, non sarà pubblicata da alcun giornale.

I vostri collaboratori più vicini sono molto giovani; nelle sue riflessioni menziona spesso le giovani generazioni. Ciò vuol dire che il Partito radicale difende gli ideali della gioventù, cosa che potrebbe essere funesta perché tutti i giovani, purtroppo, diventano vecchi e dimenticano ciò in cui una volta credevano?

No, assolutamente. Quando parlo di giovani generazioni, penso prima di tutto a coloro che non hanno potere, perché quelli che tengono le redini del potere sono generalmente delle persone più anziane. Il Partito radicale è orientato verso tutti quelli che hanno degli ideali e sono pronti a battersi per essi.

Occorre essere maggiorenni per iscriversi al Partito radicale?

No. Quando ci si è posti questa domanda la prima volta, abbiamo compreso che in realtà non c'è un limite di età perché un essere umano possa vivere secondo le sue opinioni. Per questo ci sono tra i radicali bambini di 11, 12 anni e vegliardi di 92.

Cosa occorre fare per ottenere la tessera di iscritto al Partito radicale?

Niente di particolare. Bisogna semplicemente chiederlo. Non ci è venuta nemmeno l'idea di accordare o no la tessera di iscritto a qualcuno secondo i suoi meriti. La tessera di iscritto al partito si prende esattamente come il biglietto di un tram, non per l'eternità ma per un pezzo di strada, provando ad andare verso un mondo migliore e più giusto. I radicali pagano una quota pari all'1% del prodotto nazionale lordo medio pari in Italia a circa 400 lire al giorno. A causa della difficoltà tecnica ad incassare le quote, gli iscritti dei paesi dell'est sono esenti dal pagamento della quota.

Dopo la sua trentina d'anni di attività con i radicali, è soddisfatto dei suoi risultati?

La nozione di soddisfazione mi è piuttosto estranea. Non ho tempo per la soddisfazione. Non faccio il bilancio della mia vita. La sola cosa che posso dire è che durante la mia esistenza ho vissuto molte cose che speravo si realizzassero un giorno e che tutti mi assicuravano non potessero mai realizzarsi. Per molte cose mi si diceva che erano folli, che dovevo abbandonarle, che si trattava di ideali di gioventù. Siamo tutti allevati in questo modo, dopo la nostra età più giovane apprendiamo ad abbandonare tutte le nostre illusioni. Ma è invece questa la realtà vera. Tutto il resto sono illusioni tristi e utopia triste. In questo senso non ho alcun diritto di essere stanco e di voler cambiare il mio modo di pensare e le mie convinzioni.

 
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