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Negri Giovanni, Besker Inoslav - 17 maggio 1988
ZAGABRIA (6) IL CONGRESSO DEL PR

I radicali non temono le differenze d'opinioni

VJESNIK 17 maggio 1988 -

SOMMARIO: Giovanni Negri viene intervistato dal quotidiano croato Vjesnik sulla decisione del Pr di tenere il congresso a Zagabria e sulla sua campagna per gli Stati Uniti d'Europa. E' urgente per la Jugoslavia aderire alla Comunità europea se vuole superare la grave situazione economica, sociale e politica che sta attraversando e che rischia di mettere in pericolo la democrazie e le autonomie conquistate nell'attuale sistema federativo. Il pericolo di soluzioni autoritarie.

(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)

Il rappresentante radicale nel Parlamento europeo rivela l'intenzione dei radicali di organizzare il loro prossimo congresso a Zagreb; il Partito Radicale, che già da lungo tempo ha buoni rapporti con il governo jugoslavo, nel Parlamento Europeo ha dato dato l'iniziativa per l'ingresso della Jugoslavia nella Comunità europea; l'unificazione d'Europa è una necessità tanto per l'Europa quanto per la Jugoslavia.

La sala ``MM'' del Centro studentesco dell'Università di Zagreb alcuni giorni fa è stata la scena di un avvenimento politico senza precedenti negli ultimi tempi: per la prima volta dopo gli anni famosi ('70, '71) a Zagreb si è svolta la riunione di un partito che non è il Partito, cioè la Lega dei Comunisti.

L'embargo non proclamato è stato rotto dal Partito Radicale che da poco si considera transnazionale anche se la maggioranza dei suoi iscritti e attivisti ancora vive in Italia dove il partito era stato costituito, dove ha i suoi deputati nel Parlamento e da dove vengono i suoi rappresentanti nel Parlamento Europeo.

Alla riunione politica di Zagreb il segretario generale del PR, Sandro Ottoni e il suo predecessore, deputato radicale nel Parlamento Europeo, Giovanni Negri hanno annunciato anche la loro intenzione di organizzare il prossimo congresso del PR per la prima volta fuori d'Italia, a Zagreb.

Su questa proposta abbiamo parlato con Giovanni Negri.

N: Dall'ultimo congresso del PR abbiamo cominciato a costituire il nostro partito non più come partito nazionale, ma come partito transnazionale. La sua transnazionalità si fonda su due proposte programmatiche: la fondazione degli Stati Uniti d'Europa (SUE e la difesa dei diritti dell'uomo.

V: Perché gli SUE?

N: Crediamo che oltre alle due superpotenze ci dovrebbe esistere anche l'Europa politicamente unita. Gli SUE dovrebbero incorporare (includere?) anche la Jugoslavia poiché il vostro paese rappresenta un test politico per l'Europa unita.

Dobbiamo far presto visto che la Comunità Europea ha scelto il 1992 come l'anno dell'unificazione economica d'Europa. Si tratta, naturalmente, solo dei dodici paesi della Comunità Europea. Ci sono, però, due pericoli: che l'unificazione d'Europa si limiti solo a questi dodici paesi e che nel 1992 in Europa non saranno costituite istituzioni politiche in grado di sorvegliare il processo dell'unificazione economica.

V: Pensa che nel processo dell'unificazione economica ci siano dei nuovi impulsi?

N: Poco fa, per esempio, l'industriale italiano De Benedetti, proprietario dell'``Olivetti'' e di molte altre ditte, ha, per così dire, comprato un terzo dell'industria belga concentrata nella holding ``Societé Génerale de Belgique''. Un tale potere economico non può essere controllato da governi locali: De Benedetti non può essere controllato da Roma, ma al contrario - sono i finanzieri come De Benedetti o Agnelli a controllare Roma. Un potere transnazionale economico in Europa quindi già esiste e funziona, adesso ci vuole anche un potere politico transnazionale che controlli il già esistente potere economico transnazionale.

V: Come immagina la formazione degli SUE?

N: Il primo passo sarebbe la trasformazione del Parlamento Europeo in un vero organo politico, cioè in organo legislativo degli SUE. Ma prima ancora bisognerebbe costituire un potere costituente universale europeo. Proponiamo che il 14 luglio 1989, al 200º anniversario della rivoluzione francese si riuniscano gli Stati Generali d'Europa come allora fecero gli Stati Generali di Francia (Etats Generaux de France). Questa volta, naturalmente, non si tratterrebbe di stati feudali. Gli Stati Generali d'Europa sarebbero costituiti da tutti i deputati nel Parlamento Europeo e dai rappresentanti dei parlamenti di tutti i paesi membri della Comunità Europea. Questo organo potrebbe avere il potere costituente e prendere decisioni concernenti l'unificazione d'Europa.

So che tutto questo può sembrare utopistico, ma non dobbiamo dimenticare che nella prassi politica fin ora si sono realizzate molte cose che all'inizio sembravano utopistiche, e che, invece molte iniziative realistiche non sono state mai attuate.

V: Secondo lei tutta l'Europa dell'Atlantico agli Urali dovrebbe essere organizzata sul modello della Comunità Europea, la quale in gran parte coincide con l'appartenenza alla NATO?

N: Bisogna allargare gli attuali confini del concetto della Comunità Europea. Il maggior errore sarebbe ignorare nei prossimi anni i paesi dall'altra parte della barriera, soprattutto la Jugoslavia. Per la Comunità Europea sarebbe positivo se avesse membri anche fuori della NATO e prima di tutto nonallineati. Questo indubbiamente contribuirebbe al rafforzamento dell'identità europea, oltre che a un maggiore pluralismo nella Comunità, anche se nemmeno oggi la relazione verso la NATO non è uguale in tutti i paesi. La Francia già da tempo non fa più parte delle strutture militari della NATO.

Abbiamo sentito stasera che la Jugoslavia ha solo una alternativa: lo sviluppo economico e la dipendenza dall'Occidente, e l'indipendenza e il sottosviluppo economico. La Jugoslavia già una volta nel passato ha saputo dare una lezione al mondo trovando nuove soluzioni quando a tutti pareva che c'erano solo due.

Siamo venuti nel vostro paese proprio per dare inizio a una petizione all'Assemblea della Jugoslavia per l'ingresso della Jugoslavia nella Comunità Europea.

Per questo vorremmo organizzare il prossimo congresso del PR nel gennaio del 1989 in Jugoslavia, se possibile a Zagreb. I temi del congresso sarebbero: l'unificazione d'Europa, la difesa dei diritti dell'uomo e l'adesione della Jugoslavia alla Comunità Europea.

V: Crede di trovare sostegno in Jugoslavia, e di chi?

N: Devo ammettere di non conoscere bene la complessità del problema siccome è la prima volta che vengo in Jugoslavia. Tuttavia credo che l'unificazione sia necessaria così come per l'Europa che per la Jugoslavia. Qualcuno potrebbe pensare, riguardo ai conosciuti principi del PR, che il nostro invito sia stato indirizzato in primo luogo ai dissidenti. Ma questo non è vero. La nostra proposta è indirizzata principalmente al governo di Belgrado e poi anche a tutti i cittadini della Jugoslavia.

Le nostre posizioni (punti di vista?) sono note agli esponenti della Lega dei Comunisti della Jugoslavia. Tra l'altro il PR già da tempo ha buoni rapporti con il Governo jugoslavo. Al Congresso saranno invitati anche rappresentanti della LCJ. I radicali non temono le differenze d'opinioni.

V: Che cosa avete fatto finora per attuare questa vostra proposta?

N: Nel parlamento europeo abbiamo preso l'iniziativa per l'ingresso della Jugoslavia nella Comunità Europea. Abbiamo raccolto a favore di questa proposta le firme dei deputati europei di tutti i paesi (ad eccezione di Danimarca) e di tutti i partiti della destra e della sinistra.

Nello stesso tempo stiamo organizzando una petizione all'Assemblea della Jugoslavia nella quale si esige che questo organo valuti pubblicamente le possibilità e gli ostacoli della candidatura all'ingresso della Jugoslavia nella Comunità Europea come membro a pieni diritti.

V: Come motivate questa richiesta?

N: Pensiamo, e l'abbiamo anche scritto nella petizione, che per la Jugoslavia è necessario aderire alla Comunità Europea per la grave situazione economica, sociale e politica, che mette in pericolo la democrazia e l'autonomia conseguite e potrebbe provocare una crisi dell'attuale sistema federativo, il che potrebbe avere come conseguenza soluzioni autoritarie, che non possono essere nell'interesse del popolo. Il secondo motivo sono i grandi vantaggi economici e sociali che ai paesi membri porterà la formazione del mercato unico dei dodici paesi della Comunità europea prevista per il 1992 e il significato che la formazione di questo mercato avrà per la nascita di una federazione europea, cioè degli SUE. L'aderire della Jugoslavia sarebbe necessario anche per gli intensivi rapporti economici, culturali e politici che la Jugoslavia ha con la CE e anche per il fatto che nella Comunità già esistono forze politiche e culturali che si adoperano perché la Jugoslavia entri nella CE.

Per questo proposito un gruppo di parlametari europei ha presentato una proposta di risuluzione al Parlamento Europeo.

E' quindi importante raccogliere molte firme per la nostra petizione in Jugoslavia per poter costringere il governo a pronunciarsi il più presto possibile. Per la stessa ragione è importante per noi di avere nuovi iscritti in Jugoslavia.

V: Ci sono già iscritti in Jugoslavia?

N: Il PR transnazionale ha già 47 iscritti in Jugoslavia, e può darsi che quando questo sarà pubblicato ne avremo anche di più.

V: E in altri paesi fuori della CE, all'Est politico d'Europa?

N: Abbiamo iscritti quasi in tutti i paesi anche dell'Est. Nell'Unione Sovietica abbiamo 12 iscritti. Ciò significa che nell'URSS siamo il secondo partito. Tra gli iscritti c'è anche il membro dell'Accademia della URSS, Aleksander Lerner. Non abbiamo però iscritti in Albania, Bulgaria e Romania, ad eccezione dei dissidenti emigrati da questi paesi. Abbiamo, invece, molti iscritti in Polonia dove abbiamo buoni rapporti con due organizzazioni: ``Solidarnosc'' e ``Volnosc i Pokoj''. Poco fa siamo stati in Polonia dove ci siamo incontrati con Michnik, Kuron, Walesa ed altri dissidenti.

V: Avete avuto dei problemi politici in questi paesi?

N: Ci sono stati degli equivoci e incomprensioni. Ma non voglio neanche pensare che le nostre iniziative politiche potrebbero incontrare ostacoli politici in Jugoslavia. E' importante sapere che l'iscriversi al PR non significa iscriversi a un vero partito politico, siccome noi non lo siamo. Siamo una specie di lobby, di club internazionale. Al PR può iscriversi un iscritto di qualsiasi altro partito politico o organizzazione, perché i radicali vogliono agire prima di tutto sul piano morale.

Non credo che sia possibile realizzare gli obiettivi costituendo in ogni paese europeo un suo partito radicale, un minipartito con 1 o 3% di elettori. Il PR transnazionale vuole unire tutte le migliori forze politiche in tutta Europa che insieme costringano i grandi partiti e i governi a decidersi per l'unificazione d'Europa.

Inoslav Besker

 
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