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Van Dyck Ann, Ottoni Sandro - 25 maggio 1988
ZAGABRIA (8) IL CONGRESSO DEL PR

CI PIACE IL TORBIDO

CON UN PARTITO CONTRO IL PARTITO

TELEKS 25 maggio 1988

SOMMARIO: Il giornale Teleks di Lubiana intervista Ann Van Dyck e Sandro Ottoni sull'azione del partito trasnazionale in Iugoslavia, sulla sua struttura e i suoi obiettivi.

(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)

Non c'è dubbio che il nostro partito è unico. Per la sua capacità di penetrare nei problemi del nostro tempo, di accettare ogni persona, di accettare la società a pieno; non è possibile neanche pensare alla possibilità si costituire un altro partito. Questo partito, però, si può costituire solo con un forte apporto militante, di iscrizioni, e non con operazioni di vertice.

E' proprio questo che fa il Partito Radicale, un partito che tra i suoi iscritti vuole avere gente di diversi interessi e punti di vista, un partito che con la sua attività prova di non essere un partito classico.

Abbiamo parlato con Ann van Dyck, attivista del PR e Antwerpen e con Sandro Ottoni, segretario federale dello stesso partito in Italia. Ognuno di loro appartiene al suo partito che però, è uno stesso. Ann van Dyck si occupa di organizzazione del partito nonnazionale al Nord del Belgio. Si è iscritta al PR nel novembre dell'anno scorso perché gli interessi dei verdi per i quali votava prima le parevano troppo limitati (non si occupano dei diritti dell'uomo).

Sandro Ottoni, oltre che all'incarico di segretario, per il momento si occupa della Jugoslavia e della proposta offerta a noi e alla CEE. E' iscritto al PR dal 1984 quando era in carcere per obiezione di coscienza. Per ottenere il diritto al servizio civile ha dovuto passare sei mesi in carcere. Dopo alcuni anni di attività a Firenze ha avuto un incarico responsabile nella segreteria.

T: Quali sono le differenze e le somiglianze dei due partiti a cui appartenete?

O: Il PR in Italia esiste già da più di trent'anni. Anche per il suo nome il partito è stato sempre non-nazionale: si chiama PR e non PRI. Già all'inizio avevano iscritti in vari paesi del mondo. Il PR è satato il primo partito italiano con un segretario straniero, Jean Fabre, francese e obiettore di coscienza. Negli ultimi anni abbiamo deciso che il nostro partito dovesse diventare veramente non-nazionale, transnazionale, poiché tutte le lotte politiche d'importanza sono di dimensioni internazionali, cioè mondiali. Prendiamo, per esempio, l'ecologia: Cernobyl è la prova dell'irrilevanza delle frontiere quando si tratta dei problemi tecnologici e di energia nel nostro tempo, e anche la lotta contro la fame è un problema mondiale. E' ovvio che un paese da solo non può risolvere i problemi di cui si devono occupare tutte le nazioni. In breve, nessuno dei grandi problemi del nostro tempo - economici, energetici, politici, di pace e guerra - può essere risolto a livello nazionale. Il livello nazionale, al contra

rio, crea nuovi problemi e li complica. Così abbiamo deciso all'ultimo Congresso a Bologna che il nostro partito diventerà il primo partito non-nazionale al mondo; un altro partito con queste caratteristiche non esiste, esistono solo internazionali di partiti, che non sono altro che partiti nazionali che una volta l'anno si radunano per presentare dichiarazioni comuni. Le loro organizzazioni non superano i confini degli stati.

A: Nel Belgio il PR esiste già da anni, ma il centro era sempre in Italia, dove viveva la maggioranza degli attivisti. C'erano solo pochi iscritti a Bruxelles. Ora che il partito è transnazionale, non siamo più sottoposti in nessun vincolo e possiamo decidere di tutto da soli senza chiedere il permesso. Ognuno ha la sua responsabilità, non bisogna mai chiedere il permesso del grande leader. Facciamo quello che ci pare opportuno e giusto. E' difficile solo quando un'iniziativa richiede la collaborazione di molta gente o molti soldi.

O: L'unico vincolo è la relazione iscritto-segretario-congresso, e non tra iscritto e segretario della sezione o federazione; non esistono infatti sezioni nei vari paesi. Un gruppo di persone in un paese non si unisce per nazionalità, ma solo su temi. Teniamo il nostro congresso una volta all'anno. Al congresso non ci sono delegati, ogni iscritto può partecipare. L'anno scorso degli 11.000 iscritti c'erano 2.000 congressisti. Il congresso stabilisce l'orientamento politico per quell'anno, sceglie il segretario che ne è responsabile. Un iscritto non è obbligato ad attuare la politica stabilita dal congresso. L'unico dovere di ogni iscritto è - secondo lo statuto - di costituire le associazioni che sono organismi indipendenti dal partito. Le associazioni sono assolutamente autonome nella scelta dei contenuti politici.

T: Quali sono i vostri obiettivi di quest'anno?

O: Gli obiettivi concreti per quest'anno politico sono prima di tutto di aver almeno 3.000 nuovi iscritti fuori dall'Italia, di porre i fondamenti degli Stati Uniti d'Europa, di avere almeno quattro miliardi di lire di autofinanziamento, di costituire le prime strutture del partito transnazionale. Per ora abbiamo iscritti in Spagna, Portogallo, Turchia, Polonia, Belgio, Grecia, Jugoslavia e Unione Sovietica. Si tratta di alcune decine di persone, poiché siamo sono all'inizio.

Le attività concrete che svolgono in altri paesi d'Europa sono le conferenze stampa, trasmissioni radio e televisive. In Francia e in Spagna il nostro partito è conosciuto già da lungo tempo. Abbiamo quindi due metodi di comunicare: i mass media e i contatti personali tra amici e conoscenti.

T: Che cosa è il progetto SUE?

O: Alla Jugoslavia e agli altri paesi d'Europa offriamo il progetto SUE per poter in questo modo gettare le fondamenta della nuova unità politica dell'Europa. Si tratta di una federazione europea con un parlamento e un solo governo che sarebbe eletto dal popolo in modo democratico. Avrebbe anche una valuta comune. La valuta, il parlamento e il governo sono i tre elementi fondamenti degli SUE.

In vari paesi stiamo raccogliendo le firme per poter indire un referendum per gli SUE. Dai questionari risulta che la maggior parte della popolazione è favorevole all'unificazione. Per questo vogliamo che i governi indicano il referendum.

La nostra seconda iniziativa è di costituire un'assemblea composta da tutti i parlamentari europei (circa 6.000), per lanciare il progetto di Stati Uniti d'europa. Quest'assemblea eleggerebbe il presidente della Comunità Europea. La nostra intenzione è di diventare una specie di movimento di pressione sul campo della cultura e della politica.

T: Che cosa pensa la gente della vostra organizzazione, e quali sono i vostri rapporti con altri partiti e viceversa?

A: Nel mio paese le attività del partito sono censurate dai mass-media e quindi la gente non le capisce. Noi, per esempio, vogliamo essere un partito al quale si possono iscrivere anche membri di altri partiti (se per esempio uno è socialista si può iscrivere anche al PR).

Così occorrono molte attività informative perché la gente venga a sapere chi siamo e che cosa vogliamo. Quello che non ci piace degli altri partiti è soprattutto che hanno molte idee che però non realizzano mai. Parlano molto, ma non ci sono dei risultati.

O: La gente non ci conosce perché non siamo presenti nei media troppo politicizzati. E' vero, che questo cambia da paese a paese, ma le nostro esperienze in Italia sono molto negative. L'ostacolo fondamentale è la dipendenze dei media da vari partiti e forze economiche. In pubblico l'immagine del nostro partito è molto scandalistica. Già nel passato abbiamo fatto "scandalo" per far riflettere la gente sui veri scandali del nostro tempo. Per questo abbiamo, per esempio, messo sulla lista Toni Negri che era accusato di essere il capo della BR. Abbiamo ottenuto un processo imparziale così per lui che per gli altri membri di organizzazioni terroristiche. In pubblico la nostra immagine è quella di provocatori, anche se noi non ci vediamo come tali: siamo la gente che propone iniziative e azioni concrete.

Gli altri partiti ci trovano molto utili per la nostra abilità di proporre e trovare nuove idee, di prevedere quello che succederà. Siamo un partito pragmatico, non ideologico, con valori, principi e fini molto concreti. Gli altri sono partiti ideologici con programmi che offrono soluzioni di ogni problema, e perciò in prassi di solito falliscono. Pensiamo che la ``partitocrazia'' ha diviso la società in fette, come una grande torta, e ogni partito ha una fetta di potere. Noi, al contrario, pensiamo, che i partiti sono associazioni dei cittadini e non degli interessi; e queste lottano per i valori e non per il potere.

T: Come vi finanziate, visto che molte organizzazioni falliscono proprio per le difficoltà finanziarie?

O: Ci finanziamo da soli; la quota d'iscrizione al nostro partito è circa dieci volte superiore che negli altri partiti. Il prezzo della nostra tessera è l'1% del reddito nazionale per abitante, cioè in Italia 150.000 lire.

Poi ci sono i soldi che lo Stato dà a ogni partito che partecipa alle elezioni (alcuni miliardi di lire). Ma siamo contrari al finanziamento pubblico dei partiti che devono essere libere associazioni e non enti di Stato. Contro questo abbiamo fatto un referendum che non ha avuto successo; perciò abbiamo deciso di destinare questi soldi ad alcuni soggetti fuori del PR: abbiamo finanziato istituti che si occupano di ricerche della pace e guerra (istituti strategici). La terza fonte di finanziamento sono gli appelli pubblici per aiuto.

La costituzione del partito transnazionale rappresenterà un nuovo problema, poicé le spese aumenteranno di circa dieci volte. Così i soldi che provengono dallo Stato li destineremo alla costituzione del partito transnazionale.

Ancora una fonte di finanziamento sono i salari dei nostri deputati che danno circa il 60% del salario al partito (in questo momento abbiamo tredici deputati nel Parlamento Italiano e tre nel Parlamento Europeo. Questi ci rimarranno fino alle prossime elezioni, quando il PR non cercherà più di entrare nel Parlamento). Ci è venuta anche l'idea di chiedere i soldi da varie ditte, visto che la fondazione degli SUE è anche nel loro interesse.

Oltre a questo abbiamo già da 20 anni i tavoli dove offriamo giornali e altro materiale, petizioni, referendum...

T: Quale è la struttura sociale e quale l'età dei vostri iscritti?

O: La struttura della direzione del partito è più vecchia, il nucleo storico che si è formato negli anni cinquanta. L'età degli altri iscritti va dai molto giovani ai sessanta o settantenni. Quest'anno il segretario è un sessantenne mentre l'anno scorso lo è stato un ventisettenne. Non si tratta tanto del problema di generazione, ma di apertura mentale di ogni individuo. Nel nostro partito abbiamo studenti, disoccupati, pensionati, impiegati, intellettuali, insegnanti... abbiamo iscritti di tutti gli strati sociali, perché non siamo un partito ideologico o di classe sociale. Ogni anno cambiamo la problematica di cui ci occupiamo e con questo cambia anche la struttura degli iscritti.

T: Come funziona il gruppo in Jugoslavia?

O: Quando parliamo degli SUE pensiamo ai dodici paesi membri della CEE. Ma in verità non ci interessa il concetto geografico d'Europa, ma la sua realtà politica: la democrazia, i diritti dell'uomo, i valori.

In Polonia, Jugoslavia e altri paesi con regime comunista e con una forte tendenza democratica vediamo i futuri membri degli SUE. Perciò il nostro vero progetto è la Jugoslavia come membro della Comunità Europea. Questo per la Jugoslavia significherebbe oltre ai vantaggi economici anche una maggiore democratizzazione. Vogliamo che la democratizzazione e la liberalizzazione che sta nascendo in Slovenia si diffonda per tutta la Jugoslavia. Una Jugoslavia democratica potrà diventare membro della Comunità Europea. C'impegnamo concretamente per la diffusione delle nostre idee, per presentare il PR, per avere nuovi iscritti in Jugoslavia, che ci aiutino a realizzare questo progetto. Facciamo interviste ai giornali o alle la radio, organizziamo riunioni e dibattiti pubblici... In questi mesi terremo riunioni a Ljubljana, Zagreb, Capodistria, Beograd, ecc. Per il momento in Jugoslavia abbiamo 31 iscritti, ma crediamo di diffondere quanto più possibile materiale informativo e speriamo che le nostre iniziative destera

nno l'attenzione.

I radicali e gli Stati Uniti d'Europa (1)

Quali fattori rendono necessaria la realizzazione del progetto SUE?

- le tasse doganali, i marcati troppo chiusi, le differenze degli standard e delle norme, investimenti e ricerche raddoppiati; tutto ciò costa all'Europa da circa duecento a trecentomila miliardi di dinari (quando lo leggerete la cifra sarà già più vicina ai trecento)

- una politica difensiva efficace non è realizzabile finché ci sono dodici bilanci preventivi, dodici apparati di industria militare, dodici politiche estere

- E' impossibile risolvere il problema di disoccupazione con dodici bilanci preventivi per le ricerche e per l'industria che si raddoppiano e impediscono all'Europa di competere sul mercato mondiale con il Giappone e gli SUA.

- è impossibile stabilire la politica di energia e di ecologia per un solo paese perché i fenomeni energetici e ecologici non si regolano secondo le frontiere

- con la fondazione degli SUE si aprirebbero quasi due milioni di nuovi posti di lavoro

- il capitale controlla Roma, Parigi e Bruxelles, ma il Parlamento Europeo è troppo debole per poter influenzarlo in qualsiasi modo. I profitti già oggi decidono la sorte dei nostri figli e nipoti: vogliamo che il futuro sia deciso da istituzioni democratiche.

Quali fattori la contrariano?

- le grandi società multinazionali che da una parte desiderano la liberalizzazione del mercato europeo e dall'altra hanno paura delle forti istituzioni politiche negli SUE che sarebbero veramente in grado di controllare l'economia e di intervenire se necessario

- i centri di potere politico che temono di perdere gli strumenti di controllo, che per ora tengono in mano i partito nazionali

- una parte dell'opinione pubblica jugoslava che anche per la Jugoslavia crede che ``divisi siamo più forti''

- i doganieri e i contrabbandieri che resterebbero senza lavoro.

I radicali e le droghe (3)

Attualmente esistono 4 tipi di droghe ricreative sul mercato della maggior parte delle metropoli del pianeta. Due tra queste (alcool e tabacco) sono legali, e le altre due (marijuana e cocaina) illegali. In Gran Bretagna l'alcol uccide circa 10.000 persone l'anno e le sigarette 100.000 persone l'anno. Tabacco e marijuana alla lunga ti fanno venire il cancro; alcool e marijuana ti fanno investire i pedoni quando sei al volante della tua macchina.

Una politica pubblica ragionevole sarebbe quella di regolamentare tutte e tre - alcool tabacco e marijuana - allo stesso modo, con licenze, tasse e controllo di qualità. Ma lo strumento più efficace potrebbe essere la tassazione: alta abbastanza da scoraggiare l'abuso e variata abbastanza per allontanare la gente dalle droghe più pericolose. Le tasse dovrebbero essere basse abbastanza per sbattere fuori dal mercato i trafficanti illeciti.

La peggiore politica concepibile è quella attuale, che fa del commercio delle droghe nocive una pratica illegale, così che solo dei pericolosi criminali ne possono controllare il traffico.

Per gli attuali consumatori di droghe, la migliore soluzione sarebbe di farli uscire dall'illegalità, permettendogli di registrarsi e di acquistare quantità strettamente limitate.

I radicali e l'ecologia

Circa 15 o 20 km sopra di noi c'è uno strato d'ozono. Questo assorbe la maggior parte dei raggi ultravioletti che altrimenti penetrerebbero fino alla superficie del nostro pianeta e lo riscalderebbero, provocando così un accrescimento delle malattie cancerose della pelle. Questa ``protezione'' - l'ozono - ha un nemico che si chiama ``clorofluorocarburi'': questi distruggono le molecole d'ozono. I clorofluorocarburi prodotti dall'uomo (spray, frigoriferi...) stanno assottigliando la fascia, tanto che già nel 1985 sopra l'Antartide si è notato un buco nell'ozono.

L'aumento delle radiazioni ultraviolette dell'1% significa l'aumento del numero di tumori della pelle del 5%. Finora solo 20% dei clorofluorocarburi ha reagito con ozono. Il grande colpo del boomerang ci aspetta ancora. Perciò il PR cerca di presentare una proposta di legge secondo la quale almeno i più pericolosi clorofluorocarburi dovrebbero essere sostituiti dai gas innocui.

 
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