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Psikas Spiro - 15 giugno 1988
Ho detto signornò in Grecia
intervista a Spiro Psikas a cura di Andreas Billau

SOMMARIO: Le iniziative per il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza in Grecia.

(Notizie Radicali n· 122 del 15 giugno 1988)

Spiro Psikas si è dichiarato indisponibile a prestare il servizio militare prima ancora di essere chiamato alle armi, e si trova in Italia per chiedere solidarietà con la causa degli obiettori di coscienza greci.

Chiediamo a Spiro di illustrarci la situazione dei 420 obiettori del suo paese, e in particolare quella di due di essi: Michalis Maragakis e Tanassis Macris, che sappiamo essere entrambi in sciopero della fame per il riconoscimento della loro scelta.

Il comitato di cui faccio parte si è costituito un anno e mezzo fa, quando Michalis si è dichiarato obiettore di coscienza, si è rifiutato di indossare la divisa e ha chiesto di effettuare un servizio civile alternativo: Maragakis è stato in Grecia il primo obiettore per motivi non religiosi. Dal 1977 era in vigore una legge che si occupava dell'obiezione di coscienza per motivi religiosi, prevedendo un servizio »alternativo non civile, ma da prestare in caserma ed in uniforme per la durata di 48 mesi -quando la durata del servizio militare è da 21 a 24 mesi. Peraltro quella legge non era stata accettata nemmeno dagli obiettori per motivi religiosi, che continuavano a finire in carcere con condanne da 4 a 6 anni di reclusione militare. Comunque, in conseguenza di questa legge, il governo cominciò a dire che un problema dell'obiezione di coscienza in Grecia non esisteva.

E' vero che persino Amnesty International si è interessata alla situazione degli obiettori greci, religiosi e non?

Si, e ha adottato Michalis Maragakis, che è in carcere dal marzo 1987. A lui si è aggiunto Tanassis Macris, secondo obiettore in Grecia per motivi non religiosi: è stato di recente condannato a 5 anni di carcere militare.

Amnesty, nel suo interessarsi a Michalis, si è richiamata alle Risoluzioni approvate in sede europea...

Si, e la Grecia è l'unico paese della Comunità che non adotti la risoluzione Macciocchi.

In febbraio si è avuto il processo -e la condanna- contro Maragakis; per testimoniare in favore di Michalis è intervenuto tra gli altri il generale Ambrogio Viviani, del Partito radicale. Come valutare questa presenza, e più in generale le pressioni esercitate dall'esterno sulla Grecia?

Maragakis è stato condannato, ma sotto la pressione internazionale e in particolare europea, il governo greco ha in parte ceduto e ha proposto una nuova legge -poi approvata- che legittima l'obiezione di coscienza per motivi etici, politici e filosofici. Ma anche questa legge è una truffa, perché uniforma il trattamento dei politici a quello riservato agli obiettori religiosi: 48 mesi di servizio, sempre in caserma e sempre in divisa.

Il comitato greco per l'obiezione ha denunciato il governo per la violazione dei più elementari diritti umani, e subito si sono presentate 15 persone che hanno rifiutato di indossare la divisa.

dal 22 febbraio al 1· maggio, per 69 giorni, Michalis Maragakis ha portato avanti uno sciopero della fame, e sotto questa pressione il governo ha promesso di fare qualcosa senza però mantenere niente.

Dal 30 maggio, in seguito alla condanna a 5 anni di Tanassis Macris, Maragakis ha ripreso il suo sciopero della fame, e come comitato abbiamo deciso che ogni obiettore che entri in carcere intraprenda la medesima forma di lotta.

Quali sono gli obiettivi di questi scioperi della fame?

Il primo è ottenere la liberazione di tutti gli obiettori di coscienza detenuti nelle carceri militari; eppoi, noi chiediamo il dialogo con il governo greco, anche se per il momento sembra impossibile. Noi cerchiamo di far approvare dal Parlamento una legge conforme allo spirito di una Grecia europea degli anni 80, progressista e aperta. Si verificherà proprio una situazione ridicola quando, tra pochi mesi, la Grecia assumerà la presidenza della Comunità, e più di cento eurodeputati chiederanno conto, di tanto in tanto, con varie mozioni, della situazione dei diritti degli obiettori in Grecia.

Inoltre, il governo di Atene chiede al Parlamento europeo di pronunciarsi sull'occupazione turca di Cipro, che continua in spregio a qualsiasi concezione del diritto; ci si chiede con quale faccia possa formulare una tale richiesta quando nel suo paese vengono violati i diritti fondamentali della persona, tra cui quello all'obiezione di coscienza.

Abbiamo parlato della Grecia e della sua situazione specifica; ma non soltanto in Grecia si lotta per l'obiezione di coscienza. Anche in altre aree del continente -all'est, per esempio in Polonia- si lotta per lo stesso diritto; che pensate di questa lotta? Siete in contatto con i movimenti degli obiettori di questi paesi?

Il nostro comitato non è soltanto in contatto con le analoghe organizzazioni dell'Europa occidentale, ma anche con alcuni comitati dell'est, dove esistono: in particolare con quelli della Polonia e della Jugoslavia. Alla fine di agosto parteciperemo in Jugoslavia -in Slovenia- a un meeting internazionale degli obiettori di coscienza.

Sappiamo che il nostro movimento non può essere soltanto nazionale, perché non è possibile risolvere solo a questo livello il nostro problema. Esso è sovranazionale, transnazionale; e certo non riguarda soltanto i paesi balcanici o europei.

Grazie Spiros, auguri.

 
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