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Thurow Lester C. - 15 giugno 1988
Droga: profitti destinati a rimanere enormi
di Lester C. Thurow

SOMMARIO: Il premio nobel per l'economia Lester C. Thurow sostiene che coloro che conducono la guerra contro la droga non capiscono la teoria economica: "se lo scopo che l'America vuole raggiungere è quello di privare i criminali degli enormi profitti derivanti loro dal traffico della droga, la teoria economica e insieme la storia insegnano che l'unica via consiste nella legalizzazione".

(Notizie Radicali n· 122 del 15 giugno 1988 dal Sole 24 Ore del 10 giugno 1988)

La tentata deposizione del capo del governo militare panamense, il virtuale rapimento di un cittadino honduregno, i reiterati tentativi di dar fuoco ai raccolti in Bolivia e la proposta che il Congresso approvi una risoluzione che accusi i funzionari messicani di corruzione: sono le più recenti azioni svolte dagli Stati Uniti nella guerra contro la droga. Azioni del medesimo genere sono già state avviate in Colombia, Pakistan, Perù, Thailandia e Turchia.

Ma i tentativi americani di impedire le forniture di droga agendo sui paesi esteri sono falliti, e gli Usa farebbero meglio a cercare di ridurre la domanda di droga in patria. La via attualmente seguita gli ha portati a pretendere da altre nazioni che, se fossero rivolte a loro, non si sognerebbero di tollerare: basti pensare alla reazione che avrebbero gli americani se un governo straniero rapisse un loro cittadino, o se il parlamento di questo paese approvasse una risoluzione in cui gli Stati Uniti fossero accusati di complicità nel traffico di droga.

L'America, inoltre, rifiuta di mobilitare le proprie forze armate e di polizia per impedire il passaggio della droga attraverso le frontiere americane, perché ciò potrebbe costituire una tentazione troppo grave per i funzionari statunitensi.

Tuttavia, occasioni di corruzione inaccettabili negli Stati Uniti vengono tollerate se si verificano altrove. Coloro che conducono la guerra contro la droga non capiscono la teoria economica, la storia e neppure la cultura dei popoli stranieri.

La loro ignoranza in materia di economia è colossale. I trafficanti di droga si trovano di fronte a quella che è nel gergo degli economisti nota come una »curva di domanda anelastica . In parole povere, ciò significa che se le forniture subiscono una riduzione del 10 per cento i prezzi aumentano di una percentuale superiore, garantendo al venditore profitti più alti di quelli su cui poteva contare prima della riduzione.

Se lo scopo che l'America vuole raggiungere è quello di privare i criminali degli enormi profitti derivanti loro dal traffico della droga, la teoria economica e insieme la storia insegnano che l'unica via consiste nella legalizzazione. Quando, per esempio, al termine del proibizionismo, fu resa legale la vendita di alcoolici, i criminali abbandonarono l'industria clandestina di questo prodotto, poiché non esisteva più la possibilità di lucrare gli ingenti profitti che il tentativo governativo di impedire la vendita di tali prodotti aveva di fatto reso possibile in passato.

E' difficile per gli americani giungere a desiderare la legalizzazione dell'uso della droga. Mettendola fuori legge, la società avrebbe stabilito che esso non è conveniente né per l'individuo né per la nazione. Ma quando non si legalizzano prodotti per i quali esiste una forte richiesta, i profitti sono destinati a rimanere enormi e i trafficanti continuano imperterriti nel loro commercio. Si potrà arrestare qualche spacciatore, ma altri prenderanno subito il suo posto.

Dal punto di vista di un paese straniero come il Pakistan, dove ho lavorato in passato come economista dello sviluppo, la strategia americana antidroga risulta semplicemente arrogante. In molte località, famiglie contadine indigene coltivano marijuana, coca od oppio da centinaia di anni e ora, improvvisamente, si ordina loro di non farlo più.

Gli americani non accetterebbero mai una richiesta del genere. Si può supporre che un governo straniero chieda loro di abolire la coltivazione del tabacco (forse di dar fuoco ai raccolti dei coltivatori) per il miglioramento della salute pubblica? Non deve dunque sorprendere che contadini stranieri, all'oscuro del problema americano della droga, aumentino la loro produzione. Gli Stati Uniti non sono in grado di persuadere i propri cittadini a smettere l'uso della droga, e tuttavia ordinano a governi stranieri di impedire che i loro contadini continuino a coltivarla. Ma questi non possono farlo, i loro contadini si ribellano e sono costretti a ricorrere alla forza militare. I governi stranieri finiscono per perdere il controllo dei loro paesi o devono cominciare a fucilare alcuni dei propri cittadini.

Quando, su richiesta dell'America, i governi stranieri prendono provvedimenti contro i trafficanti di droga, questi si vedono costretti a corrompere i funzionari locali per riuscire a portare la loro merce fuori dal paese. E senza gli enormi profitti lucrati negli Stati Uniti, le tangenti non potrebbero essere pagate.

Chi dobbiamo biasimare: i messicani che prendono le tangenti o gli americani che comprando la droga ne rendono possibile il pagamento? Quel che occorre è una soluzione sul lato della domanda negli Stati Uniti, e non sul lato dell'offerta nel resto del mondo.

Le industrie scompaiono solamente quando scompare la richiesta dei loro prodotti. Ci si deve sforzare di agire sull'utente, e non sul fornitore. Ciò comprende programmi educativi per impedire la diffusione della droga, l'arresto e l'incarcerazione di tutti coloro che ne fanno uso e cambiamenti nell'ambiente sociale dei poveri che comprano eroina e dei ricchi che comprano cocaina. Solo sul versante della domanda è possibile, anche se difficile, trovare una soluzione.

Una soluzione che sarà probabilmente costosa. Arrestare gli spacciatori, educare i tossicomani e cambiare le condizioni che possono condurre a un comportamento patologico costa denaro. Ma un'efficace azione volta a impedire l'entrata della droga negli Stati Uniti implicherebbe l'uso di forti contingenti di guardie. Spesso si invocano misure di repressione all'estero come un'alternativa a buon mercato ad una strategia costosa e foriera di divisioni politiche in patria, ma questo è solo un miraggio.

La guerra alla droga non può essere vinta nelle vie di Karachi o di Città del Messico. La potremo vincere solo nelle vie di New York o di Los Angeles. Se gli americani non intendono pagare il prezzo che una guerra contro la droga negli Stati Uniti comporta, sappiano che non c'è un altro luogo dove essa può essere vinta.

 
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