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Pannella Marco - 15 giugno 1988
Lista civica, laica e verde: i risultati delle elezioni a Catania

SOMMARIO: Viene qui riportato l'intervento di Marco Pannella alla conferenza stampa indetta a Catania all'indomani dei risultati delle elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale. Il risultato richiesto agli elettori per garantire un governo alternativo della città o una seria opposizione, non è stato raggiunto, anche se il risultato elettorale, l'8% dei voti, va ben al di là di quanto pronosticato da mass-media e osservatori. In ottemperanza a quanto sostenuto durante la campagna elettorale, Pannella dunque si dimetterà dal consiglio comunale, ma, per corrispondere all'enorme consenso confluito sulla sua persona, parteciperà alla seduta inaugurale del consiglio e, in futuro, cercherà di essere in questa città almeno una volta al mese per dare sostegno agli amici della lista "Per Catania civica, laica e verde".

(Notizie Radicali n· 122 del 15 giugno 1988)

»Noi riteniamo che la votazione con cui l'8% dei catanesi ha confortato la nostra proposta è una votazione -tenuto conto della brevissima campagna elettorale e dell'assoluta novità della nostra lista- in qualche misura sorprendente; certo commovente e incoraggiante. Questo intendiamo sottolineare, in una città in cui la sottovalutazione dei nostri possibili risultati, che tutti ci darete atto era stata fatta in generale da tutti gli esperti, corrispondeva ad una sottovalutazione della capacità di movimento, di opinione, quindi di dignità dei cittadini ed elettori catanesi.

Perché non ci si dava più del 3%, perché si riteneva -era questa la motivazione che si dava- che a Catania tutto è a tal punto controllato, tutto è a tal punto sottomesso o dimesso, che prevedere più del 3% era realmente sbagliato .

Così esordiva Marco Pannella nella conferenza stampa convocata a Catania il 31 maggio scorso, a pochi giorni dalle elezioni comunali che nella città siciliana lo avevano visto protagonista con la lista »per Catania civica, laica e verde da lui promossa. E continuava Pannella: »Per il momento la Lista ribadisce e concorda su una considerazione: unanimi sono coloro che denunciano un degrado che è andato oltre non solo il vivibile, ma quel che ovunque altrove si manifesta; e tutto quel che è troppo politico e che non corrisponde all'urgenza e alla necessità di superare questa situazione, alla necessità di rovesciare il processo di degrado della città, non è più sopportabile. Noi ribadiamo una constatazione: qui, questo sistema di potere ha al suo cuore la Democrazia cristiana, questa Dc; e questa Dc non riesce a schiodarsi -malgrado il dispiego di potere, di prepotere, nazionale, regionale e locale- da un terzo dell'elettorato.

Sicché noi veniamo a inserirci -essendoci posti come coloro che democraticamente, non faziosamente, con estrema durezza hanno detto »o la Dc o noi, questa è la scelta reale che si deve fare , in un Consiglio comunale sul quale noi ci limitiamo ad esprimere una considerazione. E' indubbio che in questo Consiglio comunale esistono due terzi dei consiglieri non democratici cristiani, espressi da gente che non ha voluto votare democratico cristiano, che non vuole votare la Democrazia cristiana, che evidentemente non vuole la Democrazia cristiana al potere, e che ha dato a noi -all'interno di questi due terzi- una sorprendente affermazione. Noi ci limitiamo a questa constatazione; ad oggi non proponiamo nulla. Anche perché in tutta la campagna elettorale, con il realismo della gente seria, a conoscenza delle leggi dei regolamenti delle istituzioni, abbiamo ossessivamente preavvisato la città che solo essendo almeno la seconda forza si può garantire nuovo governo della città o nuova opposizione. Questo abbiamo luc

idamente sottolineato: con cinque -foss'anche con dieci- consiglieri, una forza non può, senza illudersi, provocare per il solo fatto elettorale immediata nuova possibilità di governo o di opposizione in attesa di un'alternativa .

Pannella nella medesima conferenza stampa catanese del 31 maggio, ha poi aggiunto: »C'è oggi una notizia, che inutilmente cercavo ieri di far venire fuori dalla televisione presso la quale mi trovavo, anche se era una notizia che si aveva dalle dieci di ieri sera. Ieri sera alle dieci sembrava che in 130 sezioni io mi trovassi a 70 voti preferenziali dal presidente della Regione Rino Nicolosi. E anzi, dalla televisione chiedevo perché non ci dessero i dati relativi ai voti preferenziali; la spiegazione era nei fatti. E' ormai ufficiale che Nicolosi ha avuto 12.896 voti di preferenza, e io 12.346 (tra l'altro, ci incaricheremo di una verifica molto seria di questi voti preferenziali: non avendo avuto scrutatori perché il commissario della Dc ci aveva esclusi persino da queste norme, non sappiamo nemmeno a chi il pacchetto di preferenze della nostra lista sia stato affidato).

Devo constatare una cosa, che mi pare importante e innegabile: io sono stato eletto cittadino catanese - non dico consigliere comunale. Quando il voto è di questo genere, consentitemi di dire che d'ora in poi la questione dello »straniero , del »paracadutato , la questione del »barbaro non esiste, per quel che mi riguarda. Sappiamo che la fraternità e le affinità elettive sono a volte più solide di quelle naturali; di conseguenza prendo atto, e commosso do atto alla città e a dodicimila cittadini di aver voluto eleggermi a loro concittadino, in condizioni nelle quali il presidente della Regione -di Acireale, di un partito che ha avuto il 30% dei voti- ha ottenuto grosso modo lo stesso numero di preferenze, e in una situazione nella quale non conosco ancora quanti voti abbia ottenuto Andò, né quanti gli altri capilista, e avendo io avuto sicuramente non pochi voti in più anche del candidato sindaco della Dc.

Questo naturalmente non cambia per nulla i ragionamenti che abbiamo fatto e gli impegni che abbiamo preso. Ossessivamente nei comizi, a Radio radicale, durante i fili diretti notturni dinnanzi alle centinaia di domande che mi venivano rivolte, l'annuncio e la valutazione che noi facevamo era questa: il primo che arriva fa il sindaco; e noi soltanto arrivando almeno secondi avremmo avuto la possibilità di governare la riconversione rapida, totale della realtà catanese.

Ho poi a più riprese soggiunto: se non siamo prima o seconda forza non resto. E ho anche posto una clausola: se però dovesse accadere che questa lista laica, civica, verde, popolare, dovesse riscuotere almeno quello che la sola lista radicale riscosse alle europee -cioè l'11%- in quel caso, per corrispondere a questo fatto -di per sé non determinante in termini di efficacia di governo della situazione politica della città- resterei per l'avviamento del consiglio comunale.

Non sono abituato a mancare di parola. Mancherei di parola rispetto a tutti gli elettori, e mancherei di parola proprio rispetto a quelli che hanno votato nella speranza che si arrivasse secondi, nella speranza di determinare anche la mia presenza.

Sarei estremamente scorretto, mancherei alla parola data se io restassi in consiglio comunale.

Ma devo pur dire che per noi nonviolenti, per noi democratici il problema non è quello di rispettare gli impegni in modo fiscale, ma in modo sostanziale; e allora -per corrispondere, per ringraziare con emozione i 12.000 e più cittadini di Catania che mi hanno eletto concittadino- emblematicamente per la seduta inaugurale sarò fiero di occupare il mio banco con gli altri amici della lista.

Però non intendo a questo punto rinunciare all'elezione a cittadino di Catania. E quindi ad essere una volta al mese a Catania con gli amici della lista. Voglio rivolgere un appello alle televisioni di Catania perché ci consentano una volta al mese il colloquio con la città. Una volta al mese sarei qui, per parlare ed ascoltare, secondo il metodo che abbiamo inaugurato in questa circostanza.

E' infine evidente che sono a totale disposizione come parlamentare europeo -e, finché lo sarò, come parlamentare italiano- del sindaco di Catania, del presidente della Provincia, dei consiglieri regionali, come se fossi eletto al Parlamento europeo dalla Sicilia e da Catania. Questa è la risposta che do a coloro che hanno capito e che hanno forse commesso l'»errore di consentirmi di dire che io sono secondo, come catanese, in termini democratici, forse ad una sola altra persona; per il resto rivendico che la democrazia mi elegge in qualche misura a secondo cittadino di Catania, e intendo comportarmi di conseguenza .

 
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