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Stanzani Sergio, Vigevano paolo - 17 giugno 1988
Bloccata ogni iniziativa del Partito radicale
di Sergio Stanzani e Paolo Vigevano

SOMMARIO: l'annuncio, da parte del segretario e del tesoriere del Partito radicale, del congelamento di ogni iniziativa a causa della crisi finanziaria del partito.

(Notizie Radicali n· 124 del 17 giugno 1988)

L'avevamo definita una »ragionevole follia .

Rischia invece di rivelarsi un sogno impossibile.

Allo stato dei fatti il progetto di trasformare il Partito radicale nel primo partito transnazionale della storia politica europea rischia infatti di non riuscire a prendere forma, e di infrangersi di fronte alla mancanza dei mezzi, agli ostacoli e alle difficoltà.

E poiché è impossibile tornare indietro da un progetto che avevamo ritenuto irrinunciabile, essenziale per l'avvenire del Partito radicale, il suo fallimento rischia di essere il punto terminale della vicenda politica radicale.

L'occasione è data ancora una volta dalla situazione finanziaria in cui il Partito si trova. Ma per un partito come il nostro le cifre, i deficit, i conti sono solo la spia di altra difficoltà.

Il congresso ci aveva dato due obiettivi: raggiungere tremila iscritti non italiani entro il prossimo congresso, e trovare quattro miliardi di autofinanziamento (il che significava almeno confermare i diecimila iscritti italiani del 1987).

Erano le condizioni minime per poter parlare davvero di un partito transnazionale: cioè di un partito composto di alcune migliaia di cittadini di diversi paesi che si danno obiettivi comuni di lotta politica, nella consapevolezza che i grandi problemi della nostra epoca non sono più governabili in un contesto nazionale.

Siamo a circa cinquecento iscritti non italiani, quindi rimaniamo molto lontani dalla cifra minima dei tremila che il congresso ci aveva fissato. Ma ce ne allontana ancora di più la crisi finanziaria che ci obbliga ad azzerare, a bloccare tutti i programmi di spesa, tutte le iniziative politiche che avevamo previsto. Ce ne allontana ancor di più il livello fin qui raggiunto dagli iscritti italiani.

Abbiamo deciso, prima ancora di sottoporre la situazione al Consiglio federale, di esporre queste cifre -le cifre di quello che rischia di essere il nostro insuccesso- ai compagni e agli amici del Partito radicale, a coloro che si sono già iscritti e a coloro che ancora non hanno ritenuto do doverlo fare, e a coloro che -pur ritenendo di non doversi iscrivere- ne sono stati simpatizzanti o sostenitori, o sono coinvolti in alcune delle iniziative politiche del Partito radicale.

Con questo giornale esponiamo le cose che ci eravamo proposti di fare e che non avremo i mezzi per fare.

Non potremo occuparci di diritti umani e di democrazia in Urss e nei paesi dell'Est, di pena di morte in Usa, di Stati Uniti d'Europa, di azione politica comune per combattere l'ozono e l'effetto serra, la desertificazione o la deforestazione che insidiano l'avvenire del pianeta: non potremo occuparci di Israele e della questione palestinese: non potremo occuparci della crisi della Jugoslavia alle nostre frontiere, lavorando come avevamo cominciato a fare per indicare per la sua soluzione la strada maestra della adesione alla Comunità europea (e alla democrazia politica).

Non potremo assicurare il lavoro necessario per consentire la nascita della grande lega internazionale contro il proibizionismo in materia di droga. Non potremo fornirci degli strumenti minimi di comunicazione e di traduzione, per attraversare quelle barriere linguistiche senza le quali non è possibile neppure intravedere e superare le barriere nazionali, ed essere davvero, oltre le frontiere, partito transnazionale.

E' dunque impossibile, attraverso questo, fondare e costituire il partito transnazionale dei diritti e della nonviolenza, degli Stati Uniti d'Europa, del diritto alla vita e della vita del diritto?

Ci rivolgiamo a voi, a tutti voi, cari compagni e cari lettori, per tentare di salvare questa possibilità.

Se le migliaia di compagne e compagni italiani che non si sono iscritti, lo facessero...

Se coloro che non si sono mai iscritti, per la prima volta si iscrivessero...

Se in Jugoslavia e in Spagna, in Polonia e in Portogallo, in Belgio e in Francia, ma anche in Gran Bretagna e in Germania, in Olanda, alcune centinaia di amici di quei paesi accettassero di essere con noi fondatori e membri di questo partito...

Se coloro che ritengono che i progetti che avevamo previsto e programmato, non debbano essere lasciati cadere si organizzassero per assicurarne il finanziamento e la realizzazione...

Ecco i tanti se che ci spingono a fare questo giornale, a rivolgervi questo appello, a chiedere il vostro impegno e il vostro aiuto.

carcere, perchè, per quanto ci riguarda, non una delle cose che avevamo scritto e pensato è mutata. Oggi più che mai riteniamo necessaria questa »ragionevole follia , che sembra divenire impossibile. Oggi più che mai riteniamo che sia necessario costruire non alternative nazionali, ma alternative transnazionali, se vogliamo che la politica torni ad essere governo dei grandi problemi della nostra epoca e non mera gestione del potere, e solo consumo dell'esistente.

Forse siamo ancora in tempo per impedire che tutto questo sia compromesso. Non siamo in grado di fare i programmi che avevamo imcostato. Ma possiamo impostara un'unica campagna percere, perchè tutti insieme si riesca ad impedire il fallimento e la liquidazione dell'intero progetto. E forse si creeranno allora le condizioni per riprendere anche quei programmi.

 
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