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Bandinelli Angiolo - 19 luglio 1988
La sovranità assoluta. Un mito
di Angiolo Bandinelli

SOMMARIO. "Il concetto di sovranità assoluta, come è stato fin qui elaborato, appare oggi un residuo inapplicabile"..."Non vi è Stato che possa autoregolarsi nel confronto con gli altri...mentre una realtà infranazionale lo condizione in mille modi". Nel contesto europeo, il concetto di "sovranità nazionale" è addirittura risibile (e pericoloso). Nella realtà vissuta, l'unica prassi davvero vigente,anche se in forme purtroppo inadeguate, è quella della sovranità limitata. E' però inadeguata perché il superamento dello Stato sovrano si è verificato in forme "precarie, oppure violente", da parte o degli organismi sovranazionali (ONU, CEE) oppure dell'iniziativa delle Superpotenze.

(TRASNAZIONALE: PERCHE', COME, CON CHI?, Convegno a cura del Partito radicale, Roma, 19-20 luglio 1988 - Ripubblicato in "IL RADICALE IMPUNITO - Diritti civili, Nonviolenza, Europa", Stampa Alternativa, 1990)

Il concetto della sovranità assoluta, come è stato fin qui elaborato, appare oggi un residuo inapplicabile, inaccettabile. Non vi è Stato oggi che possa autoregolarsi nel confronto con gli altri Stati mentre una realtà infranazionale ben diversa lo condiziona in mille modi, con mille parametri e norme scritte o fattuali sempre più costrittive e vincenti. Il concetto di sovranità è addirittura risibile nel contesto europeo. In quest'ambito, è vero, vi sono politiche che si ammantano del vanto della sovranità nazionale; ma si tratta di grossolane mistificazioni. Tranne qualche caso che è meglio non evocare le politiche nazionali sono, al più, politiche commerciali, finanziarie, sociali, non mai realizzandosi in una vera e propria politica "estera" degna di tal nome. Ed è bene sia così: se per dannata ipotesi negli Stati europei il principio di sovranità si risollevasse alla sua storica integralità, ai suoi parametri classici, noi correrremmo, tutti, seri rischi. In un recente intervento lo storico Braudel most

rava qualche nostalgia per la grandeur francese e respingeva l'idea stessa della decadenza delle nazioni europee. Ma la grande scoperta culturale di Braudel è proprio la tesi dei tempi lunghi della storia, che sono i tempi di un accadere che non si confronta con gli avvenimenti nel loro istantaneo oscillare tra le spinte e controspinte delle variabili di potenza delle Nazioni.

A ben guardare, molta della storia contemporanea, della cronaca di questo dopoguerra certamente, si spiega solo come sforzo puntiglioso, drammatico, per limitare o liquidare il concetto di sovranità degli Stati. Io credo che, sotto i colpi degli eventi degli ultimi cinquanta anni, qualsiasi trattato di diritto pubblico, costituzionale, dell'800 sarebbe oggi inapplicabile, e illeggibile è divenuta la cultura filosofica dello Stato nazionale, da Fichte a Gentile. La riduzione della sovranità ha dato spazio a realtà nuove, l'ONU, la CEE, ecc., che ancora non osano intaccare formalmente quel principio ma lo hanno eroso e corroso fino ai limiti del possibile. E quando l'ONU o la CEE non bastano, non ce la fanno, sono in crisi, ecco intervenire l'atto, l'arbitrio politico, che ci avverte che la sovranità è oggi attributo di due o tre potenze di scala mondiale o regionale, come si dice: gli USA, l'URSS, ecc. La dottrina della sovranità limitata, inaccettabile per la logica con cui si è affermata e per i modi con cu

i quotidianamente viene ribadita in questo o quel contesto, è la sola coerente con la realtà delle situazioni quali si sono venute configurando, soprattutto in questo dopoguerra.

Ciò che non va, è che il superamento dello Stato sovrano si è verificato in forme precarie, oppure violente, senza una chiarezza teorica e storica adeguata. Da una parte c'è ad esempio (o c'è stata, prima del suo esautoramento da parte degli USA a vantaggio della sua politica delle intese bilaterali) la spinta degli organismi sovranazionali quali l'ONU, ecc., che ha cercato di appropriarsi sia pure vanamente, a livello formale, di quote di sovranità degli Stati membri; dall'altra ci sono atti violenti attraverso i quali l'una o l'altra superpotenza è venuta riaffermando di fatto, nella sfera di propria egemonia, il principio - la realtà pura e semplice - della (altrui) sovranità limitata, grazie esclusivamente all'impiego della forza.

In nessuna delle sue manifestazioni il principio della sovranità limitata gode di una codificazione e istituzionalizzazione rigorosa. Tale stato di cose - come lo veniamo descrivendo - ha reso la condizione europea in particolare (ed è di questa che vogliamo occuparci soprattutto) pressoché incomprensibile, confusa, inadeguata ad essere razionalmente messa a fuoco. I governi europei si sforzano di applicare palliativi e formule approssimative, come quando progettano l'istituzione di una Banca Centrale Europea senza dotarla, a monte, di una autorità politica europea che ne indirizzi e regoli la politica generale.

 
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