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Teodori Massimo - 19 agosto 1988
Pronto, chi mente?

SOMMARIO: Il caso Cirillo è storia di menzogne. Grandi e piccole menzogne atte a coprire, depistare, scaricare responsabilità. Hanno mentito il ministro dell'interno Rognoni, il sottosegretario ai servizi Mazzola, il Presidente del Consiglio Spadolini, il Ministro della Giustizia Darida, il Comitato parlamentare dei servizi, i democristiani... Il risultato, oggi, è che il Ministro dell'Interno Gava può a sua volta rinverdire la serie di menzogne.

(L'Europeo, del 19 agosto 1988)

Per sette anni il caso Cirillo è stato strage di uomini e storia di menzogne. I protagonisti ed i testimoni della più sporca vicenda della Repubblica sono stati tutti fatti scomparire, morti ammazzati, suicidati ed incidentati: l'agente del Sismi Titta (1981), il brigatista che trattò nelle carceri Luigi Bosso (1981), il capo della Mobile napoletana Ammaturo (1982), il criminologo Semerari e la sua segretaria Fiorella Carraro (1982), il pivot della trattativa esterna Casillo e la sua confidente Giovanna Matarazzo (1983), Salvatore Imperatrice depositario di documenti (1985), Nicola Nuzzo luogotenente di Cutolo (1986), suo fratello Raffaele (1987) ed ultimo, per ora, Francesco Vincino, medico e confidente di Nuzzo (1987).

Grandi e piccole menzogne hanno fatto da normale contrappunto alle morti violente: per coprire, depistare, scaricare responsabilità. Il ministro dell'Interno, Rognoni, mente alla Camera il 23 marzo 1982: "Non risulta il coinvolgimento della Camorra; non sono stati abbandonati i criteri della fermezza". Il sottosegretario ai servizi, Mazzola, nega che fosse stato dato ordine a Sismi e Sisde di intervenire, e poi viene clamorosamente smentito. Anche Spadolini, Presidente del Consiglio, fu fatto mentire allorché il 5 luglio 1982 riferì che non c'era stata collaborazione tra servizi, Camorra e BR, né riscatto né ricompense, e che i servizi segreti distruggono i documenti del passato. Il ministro della Giustizia, Darida, mente il 22 febbraio 1983 rassicurando la Camera che Pazienza non aveva mai collaborato con i servizi e mai partecipato alla trattativa per Cirillo.

Chi confonde le carte in tavola invece di chiarirle è il Comitato Parlamentare dei Servizi presieduto da Gualtieri (Pri) con vice Gitti (Dc) e Pecchioli (Pci), mescolando ricostruzioni veritiere con interpretazioni addomesticate. La relazione al Parlamento del 10 ottobre 1984 sul caso tace completamente, pur avendoli agli atti, i nomi dei politici coinvolti, accredita la tesi truffaldina di una Dc vittima e non protagonista della trattativa ("tutte e tre le parti coinvolte - BR, Camorra e Sismi deviato - avevano interesse ad aumentare il peso della Dc" a cui si voleva "far perdere la faccia") e inventa un "Sismi deviato" controllato dalla P2 che avrebbe montato l'affare Cirillo per ricattare la Dc. Menzogne a getto continuo sono state usate a piene mani dai democristiani durante tre anni per impedire che la Camera discutesse l'inchiesta parlamentare proposta dai radicali con la scusa del rispetto dell'istruttoria in corso. Il risultato, oggi, al termine dell'istruttoria, è che il ministro dell'Interno Gava p

uò degnamente coronare rinverdendola la serie delle menzogne rivendicando l'estraneità alla trattativa nonostante la opposta evidenza documentata (certo troppo tardi ma probabilmente parziale per difetto quanto alle responsabilità dei politici) nell'ordinanza del giudice Alemi.

 
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