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Paci Gabriele - 25 agosto 1988
A Praga, vent'anni dopo
di Gabriele Paci

SOMMARIO: la cronaca dettagliata di una azione nonviolenta di militanti a Praga nell'anniversario dell'invasione sovietica.

(Notizie Radicali n· 180 del 25 agosto 1988)

Giovedì 18 agosto, dieci del mattino. Siamo seduti ai piedi della statua di S. Venceslao in attesa che scatti l'azione. Un centinaio di metri avanti una decina di altri radicali sono pronti ad aprire un altro enorme striscione, largo oltre 20 metri: attorno all'immagine di un carro armato la scritta in cecoslovacco »Insieme per la democrazia-Fuori le truppe sovietiche-Libertà e diritti civili per i detenuti politici . Sul nostro, largo 70 centimetri e lungo dieci metri, che cercheremo di aprire dall'alto del monumento di San Venceslao, c'è scritto »Svoboda , libertà.

I primi di noi sono a Praga ormai da sei giorni per preparare questa manifestazione senza precedenti per durata ed incidenza.

Sabato 13 agosto

Jean Luc Robert e George Van Gassen, belgi, sono arrivati per primi. Hanno prenotato delle stanze al Kolej Hotel, un enorme alloggio per studenti alla periferia. D'estate funzione come ostello per gli stranieri in visita: hanno prenotato per otto persone ma si registrano solo in tre; alcuni di noi potranno così dormire senza segnalare la propria presenza.

Domenica 14 agosto

In aereo sino a Vienna e poi in treno sino a Praga: in nottata Giovanni Negri ed io arriviamo all'albergo. Attendiamo con Jean Luc il ritorno di George che all'aereoporto doveva prelevare due ragazze, Begonia Rodriguez (spagnola) e una polacca. Alle tre torna da solo: non è riuscito a trovarle.

Lunedì 15 agosto

Stiamo per recarci in città per un sopralluogo a piazza San Venceslao e per telefonare a Roma e Bruxelles, punti di riferimento per scambiare le informazioni tra i vari gruppi.

Arriva Begonia: la polacca che era con lei è stata fermata e rimpatriata per problemi di visto. Era già nota come legata a noi e Solidarnosc: che stiano già per individuarci?

Nel corso della giornata contattiamo la stampa presente a Praga: ci incontriamo per strada, sono gli stessi giornalisti a dirci di stare molto attenti quando telefoniamo, tutto è sotto controllo, davanti alla sede delle grandi agenzie stazionano poliziotti in borghese, spesso c'è un centro di controllo nell'appartamento dirimpetto. Quando esco dalla casa di un giornalista italiano c'è un poliziotto in divisa. Vengo a sapere che sono stati richiamati di rinforzo per l'occasione oltre 1.500 poliziotti dal resto del paese: e si vedono!

Il controllo sulla piazza e intorno alla statua è imponente: girando ed osservando ci accorgiamo della marea di poliziotti in borghese: un camion blu staziona stabilmente sul retro con il pretesto di lavori in corso: è lì da un mese; da una finestra sulla sinistra della statua una telecamera la inquadra in continuazione; quando si entra nella hall dell'hotel Yalta, uno dei più belli, a metà piazza, una telecamera entra in funzione. L'albergo, ci informano, è direttamente gestito dal Ministero degli Interni.

Cominciamo a delineare le linee d'azione, impressionati da uno schieramento così massiccio; ma siamo convinti che il perfetto stato di polizia non esiste e che riusciremo ad organizzare il nostro scherzetto.

Martedì 16 agosto

Comincia la distribuzione di decine di migliaia di volantini in quattro zone della Cecoslovacchia: Brno (Massimo Fraticelli, Monica Cozzi, Andrea Tamburi), Bratislava (Vincenzo Donvito, Antonio Lalli, Antonia Brown, cittadina americana), Ceske Budejowitze (Paola Caravaggi, Giuseppe Lorenzi, Oliviero Noventa), Praga (Massimo Fraticelli e Begonia Rodriguez, spagnola).

I volantini sono arrivati in parte nella macchina di Josè Arias, spagnolo, in parte in una specie di grossa fasciatura attorno al torace di George e Jean Luc. Vi si ricorda quanto è accaduto vent'anni prima, si chiede libertà e democrazia per la Cecoslovacchia: sotto c'è il nuovo simbolo del Pr, con la scritta »Partito radicale in diciotto lingue.

In serata arriva il compagno belga che dovrà riprendere le immagini dell'azione finale su piazza San Venceslao e telefonare in Italia immediatamente una breve cronaca attraverso "Radio Radicale".

Mercoledì 17 agosto

In tarda mattinata abbiamo la certezza che i primi gruppi che distribuivano volantini sono stati individuati: dovevano telefonare ogni tanto ad un punto di riferimento a Bruxelles e non l'hanno fatto; sapremo poi che sono stati fermati, ed espulsi, i gruppi di Brno e Praga.

Nel pomeriggio riunione organizzativa per definire gli ultimi particolare dell'azione: è fissata alle 18 ma fino alle 21 non rientrano né Arias né Maddalena Traversi con la figlia diciottenne Siras Alas. Abbiamo la certezza che li hanno beccati quando arriva in albergo Donvito: reduce da Bratislava, passando per il centro di Praga li ha visti accanto alla loro macchina mentre la polizia li interrogava. Arias alloggiava nelle stesse nostre stanze, potrebbero quindi facilmente risalire a noi: ci trasferiamo tutti nelle nuove stanze che Donvito ha prenotato, stendendo sul pavimento i piumoni per quelli che non hanno letto.

Alle due di notte arriva Arias: con attenzione, convinto che sia seguito dalla polizia, lo incontro fuori dell'albergo. Sono stati fermati perché la macchina di Maddalena, targata Milano, risultava sul foglio di ingresso di uno dei fermati. Portati in questura assieme a decine di altre macchine targate Milano, li hanno perquisiti trovando i volantini. Ora li hanno espulsi, devono uscire dal paese entro le nove di mattina. Andiamo a dormire più tranquilli, mentre Lucio Bertè, che con cura incredibile ha preparato gli striscioni, finisce di approntarli.

Giovedì 18 agosto

Ed eccoci qui, pronti a scattare.

Giovanni Negri, Antonio Lalli ed io siamo seduti ai piedi della statua. Cento metri davanti a noi, pronti ad aprire il grande striscione sono in otto: Robert Van Gassen, Bertè, Donvito, Brown; sono arrivati anche la Caravaggi, Lorenzi e Noventa da Budejowitze e sono accanto allo striscione. Alle 10 e 5 lo aprono; Giovanni Negri, sulla sinistra della statua si alza come per osservare cosa sta avvenendo e si sposta su un lato. Al centro Lalli e io con due capi dello striscione tra le mani. La polizia è distratta dallo striscione aperto in mezzo alla piazza, Giovanni ne approfitta e sale sul monumento: quando lo vedo alle mie spalle scatto all'indietro reggendo un capo del nostro striscione mentre Antonio va in avanti per distenderlo completamente. Glielo passo e salgo con lui. Dall'alto vediamo i nostri con lo striscione aperto e una folla attenta e incuriosita che si accalca per vedere cosa sta succedendo. La polizia non è proprio un granchè: riflessi lentissimi, ci lascia su per due minuti prima di invitarci

a scendere e poi strapparci lo striscione con la scritta »Svoboda . Salgono poliziotti in borghese che tirano giù Giovanni: io comincio a giocare a rimpiattino a tre metri da terra attorno al monumento con un altro poliziotto in borghese. Finalmente mi becca, sul davanti della statua, mi mostra il distintivo e mi invita a scendere: »Non posso, gli dico in inglese, »sono qui perché aspetto una persona . Quando realizza che lo sto prendendo in giro si arrabbia di brutto, mi torce il braccio, un altro mi tira da sotto, mi caricano sulla macchina con Negri e Lalli, ci portano in una celletta di un commissariato lì vicino. Interrogatorio e scena stalinista della ripresa televisiva di noi che apriamo lo striscione: sapremo poi che l'hanno fatto anche con gli altri e che la sera hanno trasmesso alla televisione le immagini dei »pericolosi terroristi occidentali che hanno aperto striscioni e distribuito volantini in tutta la Cecoslovacchia e nel cuore della capitale. Dopo qualche ora ci ricongiungono agli altri f

ermati. Jean Luc ha subito un trattamento duro, ma il peggio deve ancora venire: rientrati in Italia sapremo che dopo la comunicazione dell'ordine di espulsione (a gruppetti di due o tre verso diverse frontiere), Jean Luc e George, che chiedevano un regolare processo e non una semplice comunicazione di polizia, sono stati picchiati, George fatto rotolare per le scale.

Viene comunicato a tutti l'ordine di espulsione »a vita dal paese per avere violato il codice penale cecoslovacco. Non ci hanno fatto nessun processo, non ci hanno fatto firmare niente. Ci accompagnano fuori dal paese. Su piazza San Venceslao, dove domenica hanno manifestato i giovani cecoslovacchi, continua a campeggiare un'enorme scritta: »Duri eterna l'amicizia e la collaborazione tra il popolo cecoslovacco e il popolo russo .

Sino a quando?

 
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