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Matvejevic Predrag - 15 ottobre 1988
ZAGABRIA (15) IL CONGRESSO DEL PR

A proposito dell'intervista con Marco Pannella

Da ``PANORAMA SUBOTOM'' del 15 ottobre 1988

SOMMARIO: Intervento del prof. MATVEJEVIC sul quotidiano croato "VJESNIK" del 15 ottobre 1988 a proposito dell'intervista di Marco Pannella dell'1 ottobre 1988. "E' ora di deciderci a stabilire se sia opportuno e utile per la Jugoslavia entrare nella Comunità Europea. E qui, crediamo, non vi siano dubbi. Bisogna però creare le condizioni relative, operare affinché esse siano soddisfatte. Sarebbe ben triste se, per pregiudizio o per inerzia, ci lasciassimo sfuggire l'occasione decisiva".

(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)

Radicali italo-europei

Nel numero di ``Panorama del sabato'' (1.10.88) del ``Vjesnik'' è stata pubblicata un'intervista con Marco Pannella, uno dei capi del Partito radicale italo-europeo. Ancor prima, intorno a giugno, è apparsa un'intervista - sempre su ``Il Panorama del sabato'' del Vjesnik - con Giovanni Negri, deputato radicale al Parlamento Europeo.

L'estate scorsa ho partecipato a un convegno svoltosi a Roma e organizzato dal partito radicale italiano ed europeo, transnazionale e transpartitico, dal titolo: ``1992: Europa dei popoli, al di là dei confini, dei partiti e degli stati nazionali''. Vi hanno partecipato appartenenti a vari partiti (socialisti, liberali, comunisti e altri), come previsto dallo statuto di questo inverosimile partito. Hanno deciso di tenere il loro prossimo congresso a Zagabria all'inizio del prossimo anno, aspettandosi che sia ugualmente possibile, come per esempio in Francia o in Spagna, dove i socialisti sono al potere. Gli iscritti al PR e i loro rappresentanti al Parlamento europeo insistono nel chiedere l'adesione della Jugoslavia alla CE. Cito come integrazione dell'informazione data dal ``Vjesnik'' la bozza di appello collegato a questa richiesta, scaturita dal convegno tenutosi a Roma nell'estate '88.

E' giunto il momento di ripensare la collocazione della Jugoslavia in Europa e di riflettere sulla possibilità di farla entrare nella Comunità Europea. Gli amici del nostro paese al Parlamento Europeo hanno manifestato la loro disponibilità a sostenere tale richiesta. Alla stessa Jugoslavia, purtroppo, è mancata l'audacia di formularla ed esporla pubblicamente. Ciononostante l'idea non è rimasta senza eco nella nostra vita culturale e politica, in particolare fra gli intellettuali liberi dal conservatorismo nazionale ed ideologico. Il timore che una tale decisione possa essere intesa come un abbandono della propria ``via'' o del proprio progetto sociale risulta del tutto infondata. Il pragmatismo politico o ideologico non offre un'alternativa migliore. La crisi che logora la società jugoslava dura troppo tempo. E non si tratta solo di una crisi economica. Riforme superficiali non possono intaccarne né cause né effetti. Sono necessarie iniziative più risolute e svolte più radicali.

La storia degli Slavi del Sud fa parte della storia europea. I popoli che costituiscono oggi la Jugoslavia, in passato hanno resistito alle pressioni esterne e fermato gli attacchi e le minacce all'esistenza e sicurezza dell'Europa, pagandone un pesante tributo. Gli sforzi per far risorgere il paese su nuove basi non hanno dato purtroppo i risultati che ci attendevamo. Il socialismo per cui abbiamo optato ha conosciuto gravi prove. Tenendo pur ferme le nostre conquiste più valide - la resistenze al fascismo ed allo stalinismo - ci portiamo dietro una zavorra utopistica.

Nel momento in cui si pensa agli stati uniti d'Europa non è utopia prospettare la presenza del nostro paese tra questi. I disaccordi particolaristici sono sempre risultati improduttivi e negativi; in qualche caso - come nel nostro - tragici e fatali. I contrasti tra nazioni possono venir risolti solamente mediante ampi e democratici processi d'integrazione a livello di stato e continente. Non possiamo né intendiamo abbandonare o sacrificare il nostro paese sia come comunità di fronte al mondo.

La posizione di non-allineamento, che pare attraversare una crisi, non esclude una più diretta partecipazione all'interno del proprio spazio geografico e storico ad una maggiore cooperazione economica e culturale europea.

La stessa Europa nel suo assieme dovrebbe assumere una propria e specifica posizione nei riguardi dei paesi non-allineati, per diventare forse anch'essa non-allineata.

L'esperienza jugoslava potrebbe essere utile a condizione di un suo riesame critico. Alcune di queste considerazioni generali s'impongono in maniera lampante ed indifferibile.

E' ora di deciderci a stabilire se sia opportuno e utile per la Jugoslavia entrare nella Comunità Europea. E qui, crediamo, non vi siano dubbi. Bisogna però creare le condizioni relative, operare affinché esse siano soddisfatte. Sarebbe ben triste se, per pregiudizio o per inerzia, ci lasciassimo sfuggire l'occasione decisiva. Nonostante tutte le differenze che ci separano, naturali o altre pretendiamo che, nel rispetto del diritto alla diversità come una delle conquiste essenziali della nostra epoca, vengano esaminate tutte le possibilità per una tale decisione e che di richieda senza indugi né ambiguità, il consenso ed il sostegno di coloro da cui essa dipende.

Predrag Matvejevic

 
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