Giancarlo Arnao
SOMMARIO: Intervento alla Conferenza della Drug Policy Foundation, a Washington, D.C., Novembre 1988.
La Conferenza Internazionale Antiproibizionista ha avuto luogo a Bruxelles dal 29 settembre al 1 ottobre di quest'anno. E' stata promossa dal Partito Radicale italiano e dal CO.R.A. (Coordinamento Radicale Antiproibizionista).
Obiettivo della conferenza era la raccolta delle esperienze di varie nazioni nella ricerca di strategie alternative all'attuale politica sulla droga, che si basa sul proibizionismo.
Le nazioni presenti alla Conferenza erano: Belgio, Canada, Francia, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Spagna e Stati Uniti.
Come sappiano, il problema della politica sulla droga investe vari aspetti:
- legali e etici (diritti costituzionali)
- medici (salvaguardia della salute dei consumatori di droghe e di tutta la popolazione)
- sociali (problemi creati nei consumatori di droga dall'illegalità: microcriminalità ed emarginazione sociale)
- politici (traffico internazionale di droga)
- finanziari (costi della repressione legata al funzionamento della legislazione).
Nella Conferenza di Bruxelles sono stati presi in esame soprattutto gli aspetti sociali, politici ed economici.
Marco Pannella (deputato al Parlamento italiano e a quello Europeo) ha sottolineato la natura "criminogena" della legislazione proibizionista: in Italia abbiamo una microcriminalità endemica dei tossicodipendenti, che provoca almeno il 50% dei reati contro la proprietà; inoltre, molti giovani vengono incarcerati per il possesso di piccole dosi di droga (anche cannabis) e in prigione spesso vengono introdotti a una carriera criminale. Il mercato della droga, ha detto Pannella, è oggi "libero", dato che è possibile acquistare droga dovunque: se fosse legale, sarebbe regolamentato e controllato.
In Italia abbiamo anche un fenomeno di macro-criminalità in continua espansione: il mercato dell'eroina è nelle mani della Mafia, quello della cocaina è dominio della "camorra" (un organizzazione criminale che ha le sue basi a Napoli). Ambedue le organizzazioni hanno rilevanti coinvolgimenti politici e stanno praticamente creando un contropotere fuori della legge in due regioni d'Italia: Campania e Sicilia. Ogni anni esse hanno ucciso centinaia di persone - e gran parte di questi delitti non è mai stata punita. Secondo il sociologo Amato Lamberti, il mercato illegale della droga a Napoli è aggressivo ed efficiente: in altre parole, il mercato dell'eroina è diffuso in un contesto di illegalità endemica; la sua promozione si basa sul fatto che molti dei tossicodipendenti sono obbligati a spacciare droga agli altri per poterne affrontare l'acquisto.
Gli aspetti politici del problema sono stati analizzati da André Bertrand (Canada), il quale ha affermato che
"tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, almeno una dozzina di nazioni ha creato comitati o commissioni per investigare il problema della droga... Nessuna di queste commissioni ha raccomandato di mantenere lo status quo... Eppure, in nessuna nazione, i rapporti di questi organismi hanno avuto alcun effetto sulla legislazione"
Giancarlo Arnao (Italy) e Wijnand Sengers (Olanda, fondatore del Movimento Europeo per la Normalizzazione della Politica sulla Droga) si sono occupati delle linee di condotta dell'ONU e dell'OMS, le cui basi scientifiche sono chiaramente dubbie, in quanto influenzate da considerazioni politiche. La politica dell'OMS è stata illustrata anche da Gino Del Gatto (Presidente del CO.R.A.), che ha rivendicato il diritto di "libertà terapeutica" per i medici.
I problemi legali sono stati sottolineati dal magistrato francese Georges Apap, il quale ha affermato che, paradossalmente, "le droghe non sono proibite in quanto pericolose, ma pericolose perché proibite" e ha parlato delle illegalità delle azioni poliziesche antidroga in Francia.
Thomas Szasz ha inviato un intervento scritto, nel quale ha affrontato alcuni aspetti filosofici del problema. Uno di essi è il problema posto dalla "tentazione": "alcune droghe ci offrono dei nuovi generi di tentazione a cui dobbiamo imparare a resistere o a goderne con moderazione." Egli ha concluso che
"proprio mentre vediamo la libertà di parola e di religione come diritti fondamentali, dovremmo anche vedere la libertà di auto-medicazione come un diritto basilare... La guerra alle droghe è la più lunga e protratta delle guerre formalmente dichiarate di questo secolo turbolento... Infatti, dato che questa guerra è una guerra al desiderio umano, non può essere vinta in alcun senso proprio del termine".
L'esperienza olandese è stata descritta da Peter Cohen. Nonostante la ben nota tolleranza politica olandese, la prevalenza dell'uso di cocaina e eroina nella cosiddetta "capitale europea della droga" (Amsterdam) è piuttosto bassa: i consumatori abituali di cocaina sono il 5,6% e di eroina, che ha un prezzo più basso, sono il 9,9% e quelli saltuari, a cadenza mensile, dello 0,9%.
Un'altra nazione che ha tentato un approccio tollerante è la Spagna. Ma, secondo il giurista spagnolo Jose Diez-Ripolles, questo atteggiamento sta venendo sottoposto a una forte pressione internazionale e sarà riveduto in tempi brevi. Secondo Manuel Sanchez,membro della polizia spagnola, oltre l'80% dei crimini che avvengono nel paese sono legati alla droga.
I problemi economici del narcotraffico illecito sono stati diffusamente analizzati da Peter Reuter (US) e Richard Stevenson (GB).
Secondo Reuter, produrre droga costa poco. Le droghe sono talmente economiche che "sequestrarle in prossimità della fonte provoca un danno molto lieve al sistema di distribuzione". Infatti, il 99% del prezzo della droga di strada negli Stati Uniti è dovuto al pagamento di chi la distribuisce. Quindi, presumendo anche che le organizzazioni di polizia fossero in grado di intercettare il 50% di tutta la cocaina spedita dalla Colombia verso gli Stati Uniti, questo provocherebbe un aumento inferiore al 3% del prezzo al dettaglio della sostanza. Reuter ha concluso che il vero obiettivo consiste nell'ottenere una maggior riduzione dei costi sociali dell'abuso di droga attraverso il trasferimento dei fondi destinati alla repressione (circa 6 miliardi di dollari nel 1986 negli Stati Uniti) ad altri programmi (per esempio la prevenzione, che nello stesso hanno ha ricevuto solo 0.8 miliardi di dollari).
Secondo Stevenson, la struttura delle organizzazioni dei narcotrafficanti funziona in modo che ogni componente possa contattare solo il livello superiore al suo. Questo limita i danni causati dall'arresto di uno dei membri.
Lester Grinspoon (USA) e Bruce Alexander (Canada) hanno proposto delle alternative pratiche al problema.
Grinspoon ha affermato che "tra i trafficanti da una parte e i moralizzatori dall'altra, nessuna persona intelligente può pensare che esista una soluzione". Il governo federale degli Stati Uniti e quelli locali spendono ogni anno dagli 8 ai 9 miliardi di dollari per la repressione poliziesca. Al posto di questo enorme spreco di denaro, Grinspoon ha proposto che le sostanze attualmente controllate siano legalizzate e tassate: le tasse dovrebbero basarsi sul costo attuale di ciascuna droga per la società, ed essere impiegate per l'educazione alla droga e per pagare i costi sociali e medici dell'uso di droga. Nella sua prima fase, questa regolamentazione dovrebbe comprendere l'alcool, il tabacco e la cannabis: questo dovrebbe aumentare il costo di alcool e tabacco rispetto a quello della cannabis. Poi dovrebbe essere la volta della cocaina e poi dell'eroina.
Alexander ha proposto una forma di controllo locale sulla droga. Invece di una legislazione a livello mondiale, ha proposto norme stabilite dalle comunità locali, a seconda delle diverse abitudini e culture.
Queste proposte hanno provocato un vivace dibattito, che è avvenuto l'ultimo giorno della Conferenza. La gradualità dell'approccio suggerito da Grinspoon è stata criticata da quanti chiedono un'alternativa più radicale al proibizionismo: questo ha fatto quindi sollevare l'interrogativo se l'obiettivo del movimento antiproibizionista sia per ora solo la legalizzazione della marijuana, lasciando nell'illegalità le altre droghe. La proposta di affidare alle comunità locali il diritto di legiferare in materia di droga è stata ritenuta rischiosa, dato che mette i diritti civili dei consumatori di droga nelle mani di collettività che possono essere altrettanto piene di pregiudizi dei politici a livello nazionale.
Riassumendo, dalla Conferenza di Bruxelles è possibile ricavare le seguenti conclusioni:
1) Nei paesi europei la strategia proibizionista sembra creare gli stessi problemi del Nord America;
2) In nessun paese questa strategia sembra essere in grado di risolvere i problemi entro un ragionevole futuro;
3) Quasi in ogni nazione, eccetto l'Olanda, i governi stanno pensando di risolvere il problema con leggi ancora più repressive;
4) in molti paesi europei e americani sta crescendo il dibattito sulle alternative all'attuale politica sulla droga; per quanto sappiamo, questo dibattito sta ottenendo ampio spazio dai mass media in Italia, Spagna e Gran Bretagna;
5) 75 anni di politica proibizionista hanno creato una serie di problemi, molti dei quali sono complessi e contraddittori; il movimento antiproibizionista deve adesso elaborare delle proposte fattive in modo da risolvere la maggior parte di essi con il minimo costo sociale;
6) In questo contesto, la cooperazione internazionale è una necessità fondamentale: quindi il CO.R.A. e il Partito Radicale propongono la creazione di una Lega Internazionale Antiproibizionista.