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Rutelli Francesco - 30 novembre 1988
La diarchia
di Francesco Rutelli

SOMMARIO: L'iniziativa della candidatura di Pannella a Commissario Cee ha rappresentato uno dei più importanti ostacoli alla strategia concepita da Bettino Craxi: creazione di una diarchia di potere Dc-Psi ed emarginazione o assorbimento dei partiti laici e del Psdi.

(Notizie Radicali n· 262 del 30 novembre 1988)

La campagna a favore della candidatura di Marco Pannella a Commissario Cee è stata una singolare e importante campagna democratica ed europeista; essa ha avuto uno sviluppo per molti versi imprevedibile; è destinata a pesare politicamente in misura rilevante.

Proviamo a immaginare cosa sarebbe avvenuto se non avessimo aperto questo fronte di iniziativa: nessuno in Italia si sarebbe neppure accorto del rinnovo delle nomine alla Cee, che sarebbero rimaste inchiodate al rango delle nomine per una banca, per le Usl, per un ente di Stato.

Invece, abbiamo aperto un conflitto importante, raccogliendo uno straordinario consenso di personalità della cultura, della scienza, della politica su uno sbocco non lottizzato, ma qualificato in chiave europeista, della procedura di designazione; abbiamo fatto emergere un nodo politico che esiste, ma veniva semplicemente taciuto o ignorato: ovvero che lo sviluppo della politica del Governo e della maggioranza è sempre più uno sviluppo a due, "diarchico", in cui i protagonisti De Mita-Craxi tendono progressivamente a emarginare e cancellare tutti gli altri soggetti.

La forza di "rivelazione" di questa realtà, garantita dalla campagna per Pannella Commissario è destinata ad avere vasti risultati diretti e indiretti. Non è un caso se proprio in questi giorni sta esplodendo in modo aperto l'operazione socialista di annessione del Psdi, strettamente legata alla scadenza delle elezioni europee.

Facciamo un passo indietro, e proviamo a tracciare quello che secondo noi era l'itinerario politico che Craxi si era prefisso per questi dodici mesi: comprenderemo così l'importanza e la rilevanza dell'iniziativa radicale.

FASE 1. Saldatura di un patto ferreo con De Mita per una non-belligeranza di almeno un anno, una puntigliosa spartizione di potere, la reciproca copertura negli scandali di vertice (esempio: caso De Mico e caso Gava). In questo contesto, rottura completa con i radicali, che debbono essere marginalizzati in quanto forza attiva e "scomoda", e comunque non vanno minimamente accreditati come possibile forza con responsabilità dirette di governo. La rottura si consuma, dopo il NO al "governo a sette", con l'infame legge sulla responsabilità civile dei magistrati, ma soprattutto con la totale bocciatura del disegno pannelliano di costruire una grande area laica, riformatrice, ambientalista.

FASE 2 del "progetto craxiano". Successo Psi alle amministrative di primavera-estate; abolizione del voto segreto; grande avanzata nelle parziali di Trento e Bolzano; nuova legge per le elezioni europee (da adottare a voto palese, semmai forzando le resistenze dei "laici minori"), "campagna acquisti" sulla base della nuova legge elettorale (che prevede il Collegio unico nazionale e l'elezione certa di personaggi esterni al partito), con assorbimento del Psdi, possibilmente del Pli, di esponenti di "area radicale", di ex comunisti e relativa messa in crisi definitiva del Pri.

Come si vede, questo disegno (apertamente delineato e previsto dai radicali, e da Pannella persino analizzato negli atti parlamentari della Camera...!) ha trovato due intoppi considerevoli: la resistenza dei partiti laici e del Psdi alla riforma per le elezioni europee, che è stata accresciuta proprio a causa dell'arrogante condotta socialista nella vicenda della nomina dei Commissari alla Cee, e sollecitata da una incisiva denuncia di parte radicale, incontrata sul fatto che è inammissibile una modifica delle regole del gioco a partita praticamente iniziata (a sei mesi dal voto, la strumentalità dell'iniziativa di Craxi per lo sbarramento del 5%, l'ampliamento del numero dei collegi e la creazione del Collegio unico nazionale è chiara ed evidente): Secondo intoppo: il risultato delle elezioni di Trento e Bolzano, dove il Psi ha addirittura perso voti rispetto alle politiche e l'alleanza verde-radicale ha conseguito un forte successo.

In questo quadro, la "fase nera" dell'iniziativa craxiana (ovvero la permanenza sulla scena italiana, accanto alla Dc, del solo Psi, il quale avrebbe ormai fagocitato tutte le forze circostanti, e di un Pci in crisi verticale, oltre a forze ritenute minoritarie e residuali) rischia di non poter avere luogo. La totale indifferenza socialista nei confronti della candidatura Pannella (che è stata in realtà l'apparenza esterna per un'infastiditissima difficoltà) si spiega innanzitutto con la capacità di quest'iniziativa di aggregare tutte le forze indisponibili alla realizzazione del disegno craxiano. La prepotenza e la cafonaggine per cui il Psi non neppure preso parte al dibattito della Commissione esteri e ha considerato pubblicamente l'iniziativa radicale come il tentativo di "soffiare" al Psi una poltrona (!) già acquisita al garofano, la dicono lunga in questo senso. E l'accelerazione del tentativo di annientamento del Psi tradisce le difficoltà di percorrere in discesa la strada prevista.

Ecco: questo è il quadro effettivo in cui la campagna per un diverso modo di concepire e realizzare le designazioni nell'importantissima Commissione esecutiva Cee ha preso consistenza. Non è stata, la nostra, né una provocazione astratta, né un'azione di disturbo. E non è stata neppure soltanto l'iniziativa per affermare un principio pulito e sacrosanto (e, in quanto tale, votato alla sconfitta per mano dei diarchi della partitocrazia). Abbiamo aperto gli occhi a molti, abbiamo conquistato un grande riconoscimento per le idee e le battaglie radicali e personalmente per Marco Pannella, abbiamo quanto meno introdotto un freno in un processo che non porta certo alla costruzione di una politica riformatrice, ma a produrre attorno al Partito socialista lo stesso deserto che oggi purtroppo è divenuto il Partito socialista.

 
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