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Pannella Marco - 8 dicembre 1988
JUGOSLAVIA: IL PARTITO RADICALE E IL CONGRESSO IN JUGOSLAVIA: UN'INTERVISTA DI PANNELLA AL SETTIMANALE JUGOSLAVO "MLADINA": "NON SIAMO UN 'PARTITO STRANIERO'; CHIEDIAMO CHE LE AUTORITA' DI BELGRADO E LUBIANA RIFLETTANO E ASSUMANO POSIZIONI PIU' ADERENTI ALLA VERITA' E ALLA REALTA'."

SOMMARIO: Il settimanale iugoslavo "Mladina" (pubblicato a Lubiana) ospita nel prossimo numero una lunga intervista a Marco Pannella sul Partito Radicale, l'organizzazione del XXXV· Congresso che è stato convocato a Zagabria nei giorni 4/8 gennaio 1989. Pannella rivendica la natura trasnazionale del Pr e respinge la definizione di "partito straniero" sulla base dalla quale le autorità federali iugoslave intenderebbero vietare lo svolgimento del congresso radicale.

(NOTIZIE RADICALI, 8 dicembre 1988)

In queste ultimi giorni sono giunte al Pr alcune informazioni ufficiose che potrebbero risultare - se confermate - molto gravi. Si afferma che la Presidenza della Repubblica federale non riterrebbe ammissibile né il congresso né alcuna attività in Jugoslavia di un Partito straniero, del Partito radicale. La Presidenza della Repubblica federale della Slovenia si è limitata a recepire la decisione e a trasmetterla agli operatori turistici sloveni incaricati dell'organizzazione del Congresso.

Non conosco le leggi e i codici jugoslavi o le competenze federali e quelli di ciascuna repubblica. Se una decisione amministrativa di questo tipo fosse presa da qualsiasi altro governo europeo, sono certo che potrei impugnarla presso le competenti autorità giuridico-amministrative e vincere. E, anche, in sede di lesioni dei diritti alla propria immagine e alla propria identità, che è un bene in genere tutelato anche in sede penale. Nel caso studieremo subito il da farsi in difesa dei codici e delle leggi jugoslave. Infatti affermare che il Partito radicale è un "partito straniero" è falso. Il Partito radicale è invece un partito transnazionale sia per il suo Statuto, sia per la sua composizione, sia per la sua attività, e non ha nulla a che vedere con i partiti nazionali, se non per la sua presenza residuale in alcune istituzioni parlamentari italiane (Camera dei deputati e Senato) dove però di "radicale" non hanno più nemmeno il nome.

In secondo luogo se noi accettassimo senza reagire questa definizione e questa falsità creeremmo le premesse per la criminalizzazione dei nostri iscritti jugoslavi, che sarebbero così militanti di un partito "straniero"; una sorta di traditori, dunque, al servizio di un altro Paese!!!

In terzo luogo devo constatare che ci si preoccupa addirittura non solamente del Congresso, ma di ogni attività del partito.

Scherziamo? Quando, anni fa, ho tenuto un comizio a Belgrado, per iniziativa di organizzazioni giovanili ufficiali; oppure quando ho per molte ore parlato o discusso da e su radio croate o slovene; oppure quando scrivo, o concedo interviste a giornali jugoslavi, cosa faccio: attività proibite? Quando combatto in Italia per i diritti dei cittadini sloveni cosa sono, un traditore dell'Italia al servizio del regime jugoslavo?

Da anni e da anni con i miei compagni lotto perché in tutta Europa e i tutto il mondo questo carattere della Jugoslavia, europeo, civile, con spazi di democrazia che non ci sono altrove, sia riconosciuto ovunque e la Cee si apra sempre di più, inviti la Jugoslavia ad avere i diritti e i doveri che si riconoscono alla germania, alla Francia, all'Italia o alla Gran Bretagna, a far parte a pieno titolo degli Stati Uniti d'Europa; o, anni fa, quando difendevo il vitellone jugoslavo che sembrava costituire il maggior dramma di Belgrado con la Comunità europea, cosa facevo, l'agente provocatore?

Il Primo segretario del Partito radicale, Sergio Augusto Stanzani Ghedini nei giorni scorsi aveva pur fatto sapere che il nostro essere nonviolenti e amici non ci consentiva di fare nessun "braccio di ferro" sul nostro Congresso, che eravamo e siamo pronti a far nostre le buone ragioni di opportunità che ci venissero fatte conoscere che potrebbero sconsigliare la tenuta a gennaio del nostro Congresso a Zagabria, ma che non possiamo accettare motivazioni e provvedimenti falsi e diffamatori.

Mi auguro che malgrado le tante cose da fare Belgrado e Lubiana (anche il governo croato, ci pare, dovrebbe esprimere la sua opinione) riflettano e assumano posizioni più aderenti alla verità e alla realtà.

Bruxelles, 8 dicembre - N.R. -

 
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