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Simeone Giovanni - 13 dicembre 1988
IL RIMEDIO OMEOPATICO E LA LEGGE DI GUARIGIONE.
L.U.I.M.O. - Dr. Giovanni Simeone.

SOMMARIO: L'uso del rimedio unico consente di variare la potenza della dinamizzazione, di somministrare potenze differenti e di regolarsi, a seconda delle variazioni, con la legge di Hering.

(Atti del Convegno trasnazionale sul tema "Rimedio omeopatico: il non farmaco. Una proposta di riconoscimento" - Roma, 12 e 13 dicembre 1988).

Autorità, Signore e Signori, cari colleghi.

L'esperienza di medico di campagna, quale sono, mi ha portato a fare delle brevi riflessioni che voglio con semplicità comunicarvi.

Se nell'universo esistono degli ordini e delle leggi che li governano, anche nella guarigione di un individuo malato deve esistere una legge che valga per tutti e che governi in qualche modo la guarigione.

Questa semplice osservazione fu portata avanti e studiata da un medico omeopatico molto noto: il Dr. Costantino Hering che enunciò, in modo molto semplice e facilmente comprensibile e non solo al medico, come avviene la guarigione di un individuo malato.

PRIMA DIAPOSITIVA

La prima diapositiva riguarda l'enunciazione della legge.

La legge di Hering dice: la guarigione procede dall'alto in basso, nel senso fisico del termine e dall'interno all'esterno, dagli organi più importanti a quelli meno importanti e comunque nell'ordine inverso di apparizione dei sintomi.

Per dimostrare ciò, vi voglio raccontare di un caso che ho vissuto inizialmente nella mia esperienza di giovane medico, un caso difficile e che come tutte le cose difficili della vita, ha cambiato molto la mia vita di medico e forse anche di uomo.

Vi voglio parlare di un caso di "LES, lupus eritematoso sistemico". Andato a buon fine, perchè ve ne sono anche altri che magari mi appartengono, purtroppo direttamente, che non sono andati allo stesso modo ma nei quali lo stesso l'Omeopatia ha recitato chiaramente la sua parte.

Fui sollecitato da un amico, ad intervenire per dare una mano, se questo fosse stato possibile, ad una giovane donna trentaduenne, affetta da molti anni da "LES". A 17 anni ella venne colpita da dolori articolari che prima furono curati come reumatismo articolare acuto e poi dopo un anno di terapie si decise per un ricovero presso il più vicino nosocomio. Dopodichè questo nosocomio, rendendosi conto della gravità del male, portò la nostra giovane donna ad un ricovero in ambiente più specializzato presso l'Università di Napoli e successivamen-te, solamente per deliberata scelta della paziente, presso l'Università di Roma.

Quindi la malattia fu accertata sotto tutti i punti di vista anche con esame bioptico.

Da 17 a 32 anni, seguirono molte terapie, ma mi preme farvi notare che la nostra ammalata scelse di condurre una vita da sepolta viva, direi, perchè si rinchiuse in casa ed usciva unicamente per andare dai medici.

Questo che cosa comportò anche nella sua personalità nelle sue relazioni sociali? Una chiusura completa, un autismo infantile che ebbe la massima espressione quando si rifiutò di colloquiare con il nostro illustre Prof. Negro, addirittura, in modo che mi rese imbarazzato. Lei aveva, cioè, interiorizzato, non solo la patologia fisica, ma aveva portato con sè tutte le problematiche associate all'uso di certe sostanze e alla malattia stessa.

Vi voglio raccontare come iniziai a trattare questo caso, perchè mi sembra molto importante. Usai cioè un prodotto omeopatico complesso, e l'ammalata migliorò. Siccome l'ammalata presentava già i segni della insufficienza renale cronica, anche se lieve, oltre che un'ipertensione di grado elevato, con dolori articolari, io pensai di usare appunto un "complesso". L'ammalata migliorò, lo vedemmo dagli esami ematoclinici, lo vedemmo dai vari parametri che venivano da me tenuti in grande considerazione, rilevati presso l'Università dove ella mentendo diceva che stava in terapia convenzionale.

Questa mia paziente giunta al nostro Centro di Medicina Omeopatica per essere studiata, quindi si presentava già migliorata nel corpo. Però non nel carattere. Già vi ho detto dell'aspetto e del modo di comportarsi, non volle entrare tra l'altro in aula, per poter essere interrogata dai colleghi. Eppure era migliorata e le analisi lo testimoniavano.

Quando sottoposi al mio Illustre Maestro, il Prof. Negro, il caso, lui mi sorrise in modo paterno e poi mi fece capire che anche di fronte a "LES" valeva la legge dell'Omeopatia, la legge dei simili e che non dovevo aver paura di una malattia grave, perchè la malattia grave si esprime in un unico organismo che è irriproducibile, unico dal punto di vista genetico, dal punto di vista psichico, dal punto di vista sociale.

Questa per me è stata una grande fortuna, perchè cominciai ad usare il Rimedio Omeopatico Unitario.

Rispetto alla legge di guarigione, la mia ammalata ebbe un che di rivoluzionario: mentre prima erano solo gli indici ematochimici a modificarsi, ma il suo malessere rimaneva invariato, finalmente dopo la somministrazione del Rimedio Omeopatico Unitario Arsenicum Album, cominciammo a veder ricomparire delle sintomatologie che erano state precedentemente soppresse e che non erano più presenti da anni.

Naturalmente, questo impressionò molto la mia malata, che temette una riacuttizzazione, ma non preoccupò i medici della nostra Scuola. Cominciarono a ripresentarsi dei dolori articolari, prima presenti in special modo al rachide, e quindi cominciarono a spostarsi a dirigersi verso le articolazioni più periferiche e riapparve la mascherina al volto del classico "Lupus eritematoso sistemico". Vennero fuori altri sintomi minori comunque persistenti, compresa la febbre che io registrai ed annotai accuratamente.

Dunque, la nostra malata stava andando verso un peggiora-mento o un miglioramento? Rispetto alla legge di Hering, stava andando verso un miglioramento. Vediamo perchè. Prima di tutto perchè c'era uno spostamento dei sintomi articolari dall'alto in basso, e cioè i dolori passarono a segmenti articolari più distali rispetto al centro. Secondo perchè dal rene, organo nella gerarchia certamente più nobile, si trasferì alla pelle, ultima ruota del carro, se così si può dire nella gerarchia degli apparati e dei sistemi del corpo umano.

Ed allora, questo cosa significa? Significa che il medico ha in mano la possibilità prognostica e terapeutica di stabilire cioè se il farmaco è giusto, se la prognosi è buona o cattiva. Vi parlo di una patologia grave etichettata comunemente come non guaribile.

Inoltre, in questa malata si verificò anche la terza condizione, cioè si presentarono vecchi sintomi, nell'ordine inverso con cui erano apparsi. Non sempre i sintomi compaiono in questo modo, ma per poter formulare una adeguata prognosi basta che una sola di questa condizione si verichi.

SECONDA DIAPOSITIVA

Nella seconda diapositiva ho cercato di gerarchizzare gli organi: al centro vediamo il cervello, poi il cuore, l'ipofisi, il fegato, i polmoni, i reni, i testicoli e le ovaie, le ossa, i muscoli, la pelle.

Come vedete, nel nostro caso passammo da una patologia che interessava i reni a una patologia invece che interessava la pelle e le ossa. Cioè procedeva da un organo più importante ad uno meno importante, dall'interno verso l'esterno.

Perciò posso senza dubbio affermare che il Rimedio Unico mi ha dato la possibilità di valutare l'evoluzione della sintomatologia, la possibilità di poter dire alla mia malata di sopportare anche disturbi temporanei.

Siamo giunti ad un problema di metodologia, io stesso posso affermare che somministrare più sostanze può dare un giovamento, ma il metodo non esiste più. Quindi il Rimedio Unico è indispensabile per rispettare una metodologia scientifica.

Dopo due anni di terapia il caso è evoluto positivamente e abbiamo trattato questa nostra malata fino al 1986. Da allora non ha avuto più ricadute, e da allora non abbiamo più sommini-strato farmaci, come giustamente diceva l'illustre Dottor Kent: "Non bisogna andare a frustare un organismo che non ha bisogno di essere trattato come tale".

Quindi che cosa è successo dopo questa evoluzione sintomatica positiva? La malata ha avuto un riequilibrio pressorio sotto l'aspetto clinico, ha avuto un miglioramento documentato dell'insufficienza renale che si è ridotto a valori normali. La proteinuria è scesa normalmente, è scomparsa l'ematuria, ma soprattutto il suo atteggiamento nei confronti della vita si è modificato completamente. Lei che voleva rimanere sola in casa ed aspettare la morte, e aveva persino rinunciato ai beni ereditati dai genitori in favore dei fratelli, si trovò migliorata in un mondo che non le apparteneva più, che non sentiva più suo, grazie all'aiuto del medico omeopatico attraverso un farmaco e a quello morale di amici.

Con mia grande soddisfazione non più di 30 giorni fa mi chiamò al telefono e mi riferì che desiderava sposarsi e avere figli e mi chiese rassicurazioni su una sua eventuale gravidanza. Fui molto contento di sapere che non solo aveva superato la malattia fisica ma che aveva superato essenzialmente quell'autismo infantile, quel modo di essere chiuso nei confronti della vita e della società.

Questa non è una trattazione con elementi strettamente tecnici, e che tra l'altro ho a disposizione. Ma è interessante perchè riassume in modo semplicistico quello che la legge di Hering pone all'attenzione di ogni mente omeopatica e direi all'attenzione di ogni mente guidata da buon senso.

Mentre la medicina ufficiale va verso lo specifico, verso la ricerca mirata dell'antibiotico, verso il monitoraggio farmacologico, verso la scelta sottile del quantitativo di farmaco da somministrare, noi adesso ci stiamo accapigliando e ancora discutiamo su un concetto che mi sembra superato, superato dalla scienza sotto tutti i punti di vista, cioè quello di stabilire se è meglio somministrare qualche cosa di altamente mirato o più cose messe assieme il cui effetto sinergico poco si conosce. In questo caso, verrebbe meno un altra asse portante dell'Omeopatia che è la Sperimentazione Pura, e cioè a dire non esistono sperimentazioni di farmaci complessi.

Allora si devono eliminare questi farmaci dal commercio? Io dico di no. Possono essere etichettati sotto altra forma, omotossicologia, per esempio: perchè anche se produca dei risultati questi sono limitati. Se alla mia malata, io avessi continuato a somministrare il mio complesso, ella ad un certo punto avrebbe avuto il fenomeno della assuefazione, cioè il risultato si sarebbe stabilizzato e mano mano il caso mi sarebbe sfuggito.

L'uso del Rimedio Unico mi ha consentito invece di variare la potenza della dinamizzazione, di somministrare potenze differenti e quindi di ben regolarmi a seconda delle variazioni con la legge di Hering. Scompariva una manifestazione cutanea e tornava un sintomo che era più profondo. Per il medico omeopatico era un linguaggio clinico che indicava la somministrazione di una potenza più alta. Questo è impossibile farlo con un farmaco che contiene potenze già precedentemente registrate dal Ministero della Sanità e dalla casa farmaceutica che l'ha prodotto. In modo semplice, credo, che non abbiamo dubbi nel difendere il metodo rigoroso. L'utenza deve essere garantita dallo Stato, e lo Stato non può prestarsi a delle pressioni corporativistiche di interessi specifici, ma deve prestarsi alle pressioni della scienza autentica come il Professore Negro praticamente ha detto.

Uno degli insegnamenti, che ho ricevuto dal Prof. Negro, consiste nell'agire in ogni caso, perchè non esistono casi o patologie che l'Omeopatia non possa trattare, per cui affermare: "l'epilessia sì, o il LES no, o viceversa, l'insufficienza renale acuta no, e la febbre melitense sì", non fa parte del nostro retaggio culturale e tecnico dal punto di vista clinico e medico e quindi dobbiamo abbandonare questa concezione psicologica di inferiorità rispetto a metodologie che se hanno determinato scoperte importantissime, e sono meritari non hanno avuto comunque merito di prevenire e curare senza nuocere.

Mi avvio alla conclusione pensando a chi per primo, come statista, ebbe il coraggio di accettare, istituzionalizzare e di rendere pubblica la Medicina Omeopatica.

TERZA DIAPOSITIVA

Mi riferisco al grande Gandhi, ad un uomo che ha fatto della non violenza e del buon senso il cardine della propria vita.

"L'Omeopatia", diceva Gandhi "è l'ultimo raffinato metodo di cura dei pazienti, economico e non violento, il Governo lo incoraggia molto, patrocinandolo pertanto nella nostra nazione".

E' questa la speranza che anche noi, medici omeopatici italiani, abbiamo nei confronti della nostra classe politica. E' questa la speranza che tutti i malati che hanno ricevuto beneficio nel corpo e nello spirito dall'Omeopatia, hanno nei confronti del futuro della Medicina Omeopatica.

 
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