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Signorelli Ferdinando - 13 dicembre 1988
La parola ai politici
Senatore FERDINANDO SIGNORELLI

Movimento Sociale Italiano

SOMMARIO: C'è il pericolo che se noi continuiamo a non dare una normativa all'Omeopatia, potremo avere anche dei guasti perchè si va complicando una attività che non può portare chiarezza alla Omeopatia stessa.

(Atti del Convegno trasnazionale sul tema "Rimedio omeopatico: il non farmaco. Una proposta di riconoscimento" - Roma, 12 e 13 dicembre 1988).

Mi dovrei sentire un estraneo, un intruso, perchè sono un primario medico internista ospedaliero. Quindi si potrebbe dire che sono un allopata perfetto, ma tutto questo mi deve portare sia come scienziato, sia come uomo politico a guardare le realtà per quelle che sono. A ciò non tolgo quella componente di fantasia e di curiosità, che come essere umano ritengo di dover avere in ogni momento dell'esistenza, intesa, appunto, come un andare insieme.

D'altra parte, io non mi sono avvicinato a questo congresso per poter contestare, contrastare o spinto da una volontà trasgressiva, come forse qualche volta qualcuno assume difese o assume parti per qualche cosa che non è ancora parte stessa della nostra normativa, ma piuttosto per avere un confronto con una realtà, ed una condizione che esiste e con la quale noi medici viviamo.

Forse ciò che sto per dire potrebbe essere trasgressivo, ma lo dico con molta serenità e con molta onestà, nel mio reparto ho un medico, un mio assistente che pratica l'Omeopatia. Per questo io non l'ho cacciato via anzi, lo tengo molto caro, e debbo dire con molta chiarezza e con molta onestà, che quando qualche volta c'è qualcosa che non funziona con la mia medicina ufficiale, ricorro al suo aiuto e lo metto in cartella. Le chiusure non possono esistere.

Ma voglio entrare in quello che è l'aspetto politico, perchè abbiamo una proposta di legge, e quindi bisogna avere la coerenza di arrivare fino in fondo; e sinceramente dico che questo disegno di legge è stato presentato con l'onestà culturale che io riconosco ai Radicali.

Debbo dire che le due attività terapeutiche sono ormai complementari, fino alla loro integrazione per ottenere in fondo l'effetto richiesto alla terapia: guarire il malato o concorrere comunque alla sua guarigione. Questo è lo scopo per il quale siamo qui in questa aula, non per dividere ma per arrivare, appunto, a questa conclusiva condizione a cui la medicina comunque deve portare.

D'altra parte c'è il pericolo che se noi continuiamo a non dare una normativa all'Omeopatia, potremo continuare ad avere anche dei guasti perchè si va complicando una attività che non credo possa portare chiarezza alla Omeopatia stessa.

Come atto di coerenza e di onestà quindi debbo obbedire a quello che ho detto ed obbedirò fino in fondo chiaramente, certo discutendo, certo cercando di arrivare a concordare un testo di legge che possa rapidamente portare a questo riconoscimento che ormai è alle porte ed è necessario. D'altronde io obbedisco ad un concetto etico del diritto alla salute che è un concetto naturale.

Abbiamo la stessa cultura, quindi io mi adopererò per questo allineamento normativo tra l'Allopatia e l'Omeopatia, per un riconoscimento che in effetti già esiste. Non è ipocrisia l'atteggiamento con il quale si accetta la presenza concomitante di quest'altra medicina, che di fatto già viene prescritta da colleghi medici, viene adoperata dall'utente, viene comprata in farmacia. Certamente la regolamentazione significa arrivare a depurare una medicina, che non avendo una normativa, può avere e rappresentare degli aspetti a volte anche antipatici e discutibili, e forse è per questo che la Medicina Omeopatica viene tenuta ancora nel ghetto.

D'altronde, il primo millennio dell'umanità si concludeva tra epidemie, ignoranze, superstizioni, e c'erano pochi Rimedi per potersi curare aldilà della fede. Il secondo millennio si sta chiudendo con una terrible epidemia, e questo ci fa pensare come ancora l'uomo sia veramente debole e sia ancora bisognevole di interventi. Certo non sarà nè una medicina nè l'altra a poter provvedere rapidamente, ma pur si dovrà arrivare a vincere questa terribile epidemia l'A.I.D.S., in crescita esponenziale; come anche a rendere a rendere migliore l'umanità, la sua vita, in vista del terzo millennio che sta per incominciare.

Per l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'anno 2000, sarà l'anno della salute per tutti. Questo è un augurio che dobbiamo farci, in modo che questa salute, uguale per tutti, non sia soltanto così una espressione etica ma possa rappresentare anche una condizione normativa e collaborativa.

Certamente si è voluto ricordare opportunamente che esiste qui in Italia una legge di riforma sanitaria che non ha fatto il suo dovere, non ha portato a quella trasformazione che si prefiggeva, ma tuttavia non va rifiutata e deve semplicemente essere applicata per raggiungere lo scopo comune che tutti ci prefiggevamo, tutti insieme per la vita.

 
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