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Bassi Franca - 13 dicembre 1988
Omeopatia: La parola ai politici
On.le Franca Bassi

Gruppo Verde

SOMMARIO: L'Omeopatia potrebbe essere una chiave che apre le porte di un mondo di antica tradizione: quella che ha più esperienza, che é più riconosciuta dai pazienti e più interessi da un punto di vista commerciale.

(Atti del Convegno trasnazionale sul tema "Rimedio omeopatico: il non farmaco. Una proposta di riconoscimento" - Roma, 12 e 13 dicembre 1988).

Ringrazio gli organizzatori per questo momento di confronto e di discussione poichè il problema dell'Omeopatia deve essere posto nel nostro Paese e nel Parlamento.

Ritengo che il parlamentare debba fare da tramite e da portavoce di quello che succede nel Paese, da informatore per i cittadini nei confronti di quello che accade nel palazzo nel tentativo di rompere le barriere che si creano tra Parlamento e istituzioni. Ciò permesso, si è visto che nel Paese reale cresce una concezione ed un approccio nei confronti della salute molto diverso da quello che ufficialmente si ritiene. Un rapporto del Censis dimostra, appunto, questo mutamento.

Mi ricordo che con la finanziaria dello scorso anno, era stato posto il problema dell'Omeopatia con due proposte, quella della detrazione fiscale e dell'inserimento dei farmaci Omeopatici nel Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.), (farmaci o prodotti, sarebbe un discorso molto interessante da appronfondire nel dibattito).

Era una provocazione e per questo si era scatenato un fortissimo dibattito in aula che non fece concludere nulla. Quest'anno c'è stato un mutamento: il Governo ha accolto nella Commissione Affari Sociali un ordine del giorno, che abbiamo presentato, in cui si chiede di non penalizzare la medicina non convenzionale sia da un punto di vista della ricerca che da un punto di vista della applicazione e della vendita.

Questo mi sembra un dato molto significativo anche se è stata accolta come raccomandazione e non come ordine del giorno, le sfumature di parole sono significative nella politica istituzionale. Alla Camera è passato anche uno stanziamento quantitativamente ridicolo nell'ambito della Finanziaria che dovrà essere confermato al Senato, per l'elaborazione di una legge per l'Omeopatia.

Lo stanziamento seppure esiguo, è significativo perchè testimonia che il Parlamento è convinto della necessità e dell'urgenza di varare una legge a riguardo.

Questa è già una tappa, una base da cui partire che indubbiamente segnala un mutamento rispetto ad un anno fa anche se qui le cose si muovono molto lentamente.

Penso che ci sia un'istanza di libertà e di approccio diverso nei confronti della medicina non convenzionale. L'Omeopatia potrebbe essere una chiave che apre le porte di un mondo di antica tradizione quella che ha più esperienza, che ha più riconoscimento ufficiale e più interessi oggi da un punto di vista commerciale.

Per quanto riguarda l'approccio diverso alla salute, questa visione unitaria con la natura, èimportante per me che sono Verde, ribadire l'importanza di considerare l'uomo inserito nell'ambiente.

Riguardo alla sperimentazione di cui ha parlato la Dottoressa Rodriguez e in maniera diversa il Dottor Benveniste, io avrei delle riserve sull'uniformare i metodi di ricerca e sperimentali dell'Omeopatia coi metodi tradizionali della scienza ufficiale, anche se è indispensabile che la sperimentazione in Omeopatia sia condotta con criteri assolutamente rigorosi.

Infatti per esempio la sperimentazione animale che non è contemplatata nella procedura dell'omeopata costituisce un vero errore di base.

Ritengo che un primo passo sia quello del riconoscimento dei prodotti Omeopatici e delle norme di buona fabbricazione, ma mi preoccupsava che non si vada più oltre, perchè il problema effettivamente è molto complesso: va dalla formazione alla distribuzione, al S.S.N..

I tempi necessitano di un intervento rapido: sono maturi per le norme di buona fabbricazione, per il riconoscimento, ma penso che bisognerà assolutamente andare oltre.

Noi del Gruppo Verde stiamo pensando da tempo ad un progetto di legge, ma il problema della formazione del ruolo del medico e del ruolo del farmacista non sono di facile soluzione.

Purtroppo in assenza di una regolamentazione si verifica il fiorire di tante cose a volte con aspetti positivi a volte negativi.

Riguardo al ruolo del medico e l'esclusività del medico come omeopata mi piacerebbe discutere ed approfondire: ci sono all'estero, per esempio in Inghilterra, una serie di figure che hanno ricevuto una adeguata formazione pur senza essere medici. Allora si potrebbe fare una ipotesi di terapista omeopata che è diverso dal medico omeopata. Secondo me il problema non è tanto di proibire delle cose ma di essere molto chiari e di dare delle garanzie agli utenti molto precise: un conto è il medico omeopata, un conto è il terapista omeopata.

Un altro problema è quello della formazione. Bisogna avere delle garanzie perchè io mi fiderei molto di più di una persona non medico che ha fatto tre anni di scuola seria di Omeopatia che di un medico laureato di cui non conosco il tipo di studi fatti.

Esiste anche il problema del farmacista La vendita in farmacia va benissimo, e si potrebbe prevedere una rivalutazione del suo ruolo con eventuale produzione del farmaco Omeopatico non soltanto nei laboratori industriali ma anche in farmacia che permetterebbe un recupero di una professionalità antica.

Per questo motivo ho qualche perplessità sul demandare a un decreto all'Istituto Superiore di Sanità il problema della definizione delle procedure di produzione, ecc.. Mi sembra che la legge in questione demandi e dia un po' troppo potere all'Istituto Superiore di Sanità.

Quindi il ruolo del medico e la sua formazione e il problema del S.S.N. sono a mio avviso i punti fondamentali. Non credo che sia possibile immettere il medico omeopata all'interno del S.S.N. perchè il rapporto che ha con il paziente è molto diverso (non a livello di catena di montaggio, come fa il medico normale) ed ha bisogno di tempo sicchè il suo badget finanziario non può essere stabilito sul numero di pazienti.

Si potrebbe ipotizzare un'Assistenza Sanitaria indiretta e considerarla come una branca specialistica, anche a convenzione. Una cosa è certa il tutto andrebbe fatto auspicando una forma di partecipazione dello Stato finalmente anche nei confronti dell'Omeopatia.

 
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