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Gramaglia Mariella - 13 dicembre 1988
Omeopatia: La parola ai politici
On.le MARIELLA GRAMAGLIA

Sinistra Indipendente.

SOMMARIO: I tempi, in relazione a quello che accadrà nel 1992 con una nuova Legislazione Europea, non sono lunghissimi se vogliamo che gli omeopati italiani abbiamo uno statuto e una dignità nel nostro Paese.

(Atti del Convegno trasnazionale sul tema "Rimedio omeopatico: il non farmaco. Una proposta di riconoscimento" - Roma, 12 e 13 dicembre 1988).

Franca Bassi ha parlato di alcuni piccolissimi successi che abbiamo raggiunto nel corso di un anno e vi ha riferito che li abbiamo raggiunti sia in Commissione Affari Sociali che in aula, con la passione e la convinzione di persone che avevano pensato e studiato sull'Omeopatia, e che in alcuni casi, per esempio nel mio, erano stati a loro volta pazienti omeopatici. Da questa relazione con il medico omeopatico e con la cultura omeopatica abbiamo ricevuto un arricchimento complessivo di salute e di visione dell'uomo e del rapporto fra medico-paziente, cosa che ha influito certamente anche sui nostri tentativi molto minoritari che pure hanno provocato un piccolo effetto di breccia nel nostro lavoro Parlamentare.

Subito dopo il ritorno dalla sospensione natalizia, è prevista in Commissione Affari Sociali una relazione che il Presidente della Commissione, Bogi, mi ha chiesto sullo stato della Legislazione Italiana, del merito e sul dibattito in corso. Naturalmente non si tratta di una relazione scientifica, ma di una relazione funzionale al lavoro legislativo sulla base della quale, il Presidente Bogi metterà presto all'ordine del giorno, le proposte di legge che già sono sul tappeto: quelle relative alla regolamentazione della fabbricazione, della distribuzione, della vendita dei farmaci ed eventualmente altre che vi si affiancassero.

I tempi, anche in relazione a quello che accadrà nel 1992 con una nuova Legislazione Europea, non sono lunghissimi se vogliamo che gli omeopati italiani abbiamo uno statuto, una dignità nel nostro Paese e rispetto a tutti i cittadini e non solo davanti ad una comunità scientifica o di pochi appassionati.

Credo che alcuni dati culturali dovrebbero essere ricordati, soprattutto a noi legislatori, credo che è molto importante tenere conto di una trasformazione del comportamento degli italiani in grandi masse e non più in piccole élites culturali in relazione alla propria visione del corpo e della salute. Ormai lo dice il rapporto Censis, il rapporto cioe' sulla spesa privata degli italiani per la salute, quattro milioni di italiani si rivolgono alle medicine che io preferisco chiamare non convenzionali piuttosto che alternative, per una spesa che risulta essere di circa 300 miliardi all'anno, anche se i dati sono naturalmente da verificare, e l'80% dei cittadini italiani, anche se non si rivolge alle medicine non convenzionali, non ha alcun pregiudizio culturale o ideologico nei confronti della medicina non convenzionale e desidera soltanto, eventualmente, che gli sia offerta, desidera sperimentarla, incontrarla, discuterne, ecc..

Quindi ci troviamo di fronte ad una trasformazione della cultura dei cittadini che è una trasformazione epocale e che è legata ad alcune variabili culturali che si sono instaurate nel rapporto medico-paziente. Per esempio il disagio e il senso di estraneazione che comunemente si ha nella relazione con il medico allopatico. E' una relazione troppo fredda, troppo breve, legata all'organo, al luogo del dolore e non alla persona, e quindi questo è il primo problema che si pone, un desiderio culturale di trasformazione del rapporto fra il medico e il paziente. Io che credo alla medicina integrata, ritengo che voi Omeopatici potreste dare una lezione alla medicina per trasformare anche il costume e il modo di essere del medico allopatico.

Il secondo problema è il problema della iatrogenicità.

Il terzo problema è il problema ambientale a cui già faceva riferimento la collega Bassi: via via che l'industrialismo, il modo in cui le nostre città sono organizzate modificano la relazione fra uomo ed ambiente. Anche il corpo, anche le patologie si modificano e non è un mistero neanche per i non specialisti che l'aumento delle allergie tra i bambini è davvero allarmante e inquietante.

E' indispensabile tentare il possibile proprio per dare dignità e peso alla Medicina Omeopatica, anche se io credo importante lavorare soprattutto per una medicina integrata.

Sono attratta dal linguaggio di un uomo come Benveniste, che fa un tentativo di oggettivare il messaggio della Medicina Omeopatica, cercando di leggerne gli effetti anche al livello di cellule, al livello di relazioni infinitesimali fra parti di materia, perchè questo aiuterà voi omeopati a progredire nella ricerca e aiuterà di conseguenza noi pazienti a capire l'effetto concreto della Medicina Omeopatica per non essere tormentati dal dubbio che è sempre presente, di facile suggestionabilità o di dipendenza psicologica dal medico, di incapacità di impostare con l'omeopata un rapporto paritario, tutti facili appigli che servono agli allopati per screditare la Medicina Omeopatica.

Quindi qualsiasi ricerca che dà un significato oggettivo al metodo Omeopatico, va molto rispettato, apprezzato e valorizzato compresa la sperimentazione, infatti non paragonerei la somministrazione sperimentale di una piccola dose di Baryta Carbonica a un topolino alla vivisezione.

Ma tornando a quello che mi compete come Parlamentare, credo che il problema per noi Legislatori non sia quello di inserirci in conflitti fra scuole. Semplicemente dobbiamo prendere atto che oggi esiste una medicina che è l'Omeopatia, ed una tecnica medica che è l'agopuntura che hanno un notevole sostegno di letteratura clinica alle spalle e questo ha valore. Esiste poi una miriade di altri approcci che rispettiamo ma che vanno visti in un'altra dimensione, perchè non hanno il medesimo statuto clinico, che come Legislatori dovremmo esigere.

Infine per quel che riguarda il lavoro Legislativo futuro, sono daccordo con Mainardi, che questo discorso sui farmaci sia il primo passo, ma dobbiamo pensare, rispettando la specificità del percorso Omeopatico, anche a come garantire una specializzazione adeguata e a che relazione stabilire tra Medicina Omeopatica e il Servizio Sanitario Nazionale, senza una omologazione troppo meccanica, fra questi due poli che entrano in un rapporto nuovo, mai sperimentato in precedenza dalla medicina allopatica e che perciò dovranno essere regolamentati in forme diverse.

 
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