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Ventre Riccardo - 13 dicembre 1988
Omeopatia: Tavola rotonda
Prof. Riccardo Ventre

Docente Diritto Sanitario dell'Università di Napoli

SOMMARIO: Disciplinare compiutamente l'esercizio della Medicina omeopatica; riconoscere la formazione dei medici omeopatici già legittimamente avvenute; prevedere l'istituzione di ospedali omeopatici; mutualizzare il rimedio omeopatico.

(Atti del Convegno trasnazionale sul tema "Rimedio omeopatico: il non farmaco. Una proposta di riconoscimento" - Roma, 12 e 13 dicembre 1988).

Il Prof. Sciaudone, con rigore scientifico ha sviluppato la situazione dell'esercizio, dell'attività medico-omeopatica nel nostro Paese e l'ha sviluppata con grandissima competenza ma soprattutto con rigore giuridico, da giurista e non da medico perchè è arrivato a dimostrare la legittimità dell'esercizio di questa professione da parte del medico chirurgo abilitato ed iscritto al relativo albo professionale.

Cercherò di sviluppare, certamente non con lo stesso rigore, non ne sarei capace, la situazione de jure condendo, come usiamo dire noi giuristi.

Siamo qui in un'aula annessa al palazzo dove si fanno le leggi, siamo qui per commentare una proposta di legge presentata dal Movimento Federalista a cui va il merito ancora una volta di aver saputo cogliere un momento delle esigenze, di tentare di dare delle risposte da parte dello Stato, da parte del legislatore nazionale a domande sempre più pressanti da parte di strati sempre più numerosi della popolazione italiana.

Cercherò di partire da una considerazione, io non medico, ho recepito da Hahnemann un concetto basilare che mi ha colpito particolarmente, il fatto che esistono due diversi sistemi terapeutici: quello della Medicina Allopatica e quello della Medicina Omeopatica.

Questi due sistemi sono affatto diversi tra loro, sono assolutamente incompatibili tra loro.

Forse vi sembrerà scontata questa considerazione, perchè voi siete gli addetti ai lavori.

Ma se questa è la situazione, cioè una assoluta differenziazione tra le due branche, se, come dice il Prof. Negro queste due "medicine", se così si può dire, parlano due linguaggi del tutto differenti, se c'è un modo assolutamente differente di porsi dell'uno e dell'altro sistema di fronte alla sofferenza: l'uno, al malato; l'altra, alla malattia, allora significa che ci troviamo di fronte a due mondi affatto diversi.

Ci troviamo di fronte a due realtà che in via assolutamente transitoria, in via assolutamente surrogatoria possono essere unificate, così come ci ha detto il Prof. Sciaudone, sulla base di una normativa esistente perchè vi sia almeno una risposta parziale a questa domanda di assistenza di Medicina Omeopatica. Auspichiamo che il legislatore si possa trovare in una posizione corretta di fronte a questa come ad altre domande di interesse scientifico diverso rispetto alla scienza medica dominante.

Se partiamo dalla premessa che la Medicina Omeopatica è cosa affatto diversa dalla Medicina Allopatica, e se partiamo dall'altra considerazione che siamo qui per discutere una proposta di legge che riguarda, sia pure parzialmente la Medicina Omeopatica, allora dobbiamo individuare nella maniera più completa possibile, la risposta che il legislatore nazionale, o regionale dovrebbero dare a riguardo.

La relazione introduttiva della Dottoressa Di Lascia, alla fine volutamente dice che i proponenti hanno tralasciato la parte relativa alla formazione del medico, perchè in effetti la proposta di legge è relativa al riconoscimento dei Rimedi Omeopatici.

Io plaudo in maniera esplicita alla iniziativa del Gruppo Federalista che ancora una volta ha colto in maniera concreta, chiara e tecnicamente perfetta, questo momento, questa necessità. Ma perchè vi sia un contributo di chiarezza all'intero assetto della attività Omeopatica nel nostro Paese, è necessario completare queste cose.

La Medicina Omeopatica è diventata un fatto. E' diventata il fatto da cui deve nascere il diritto, è diventato un fatto con i suo 600 e più operatori medici, è diventato un fatto col suo milione circa di pazienti che si servono di questo Rimedio nel nostro Paese, delle centinaia o forse migliaia di farmacie che vendono il Rimedio e quindi è diventato un grosso business, ed è diventato purtroppo un momento, in alcuni casi, di mistificazione, o "medicina di portafoglio", con alterazioni concettuali, che si discostano nettamente dalla Vera Medicina Omeopatica Hahnemanniana come si è venuta a delineare oggi in questo Convegno.

Quindi cerchiamo di dare un contributo di positività con l'obiettivo di disciplinare, per evitare gli abusi.

Il contributo di positività deve partire innanzitutto dalla formazione dell'operatore Omeopatico. Questo è il punto di partenza essenziale, indiscutibile perchè in una situazione transitoria come questa è doveroso ricercare come ha fatto brillantemente il Prof. Sciaudone, gli strumenti giuridici che consentono l'esercizio della professione. Una cosa è la legittimità e la conformità di un comportamento alla legge, una cosa è che il legislatore interpreti ciò che è meglio per il cittadino.

Nel nostro Paese esiste il principio del valore legale del titolo di studio, il valore legale dell'abilitazione professionale, cioè oggi il cittadino ha legittimo affidamento, nella circostanza che il medico sia medico chirurgo abilitato. All'esercizio professionale indipendentemente dal fatto, come diceva il Prof. Negro nel caso dell'Omeopatia, che parli un linguaggio diverso da quello che gli è stato insegnato nell'Università dello Stato.

Io ritengo che nell'attuale sviluppo, nell'attuale crescita, nell'attuale importanza che ha assunto sul piano qualitativo e quantitativo l'Omeopatia nel nostro Paese, ciò non risponda alle esigenze di una paese civile.

Allora come porre rimedio? I rimedi ve li ha indicati, quale situazione di fatto esistente già negli altri Paesi Europei e non, Prof. Sciaudone. Sono i più diversificati, vanno dalla istituzione di una facoltà o di un Corso di laurea in Medicina Omeopatia all'inserimento di esami in un Corso già esistente, alla creazione di una specializzazione in Medicina Omeopatica.

Io ritengo che partendo da questa premessa di diversità, della Medicina Omeopatica l'optimum consisterebbe nella creazione, di un corso di laurea in tale medicina che faccia affrontare allo studente fin dall'inizio lo studio della medicina da quella ottica, da quell'angolo di visuale.

Ma naturalmente il legislatore deve porre un problema di compatibilità, con un retroterra culturale e con delle tradizioni, e probabilmente, l'istituzione di un Corso di laurea autonomo in Medicina Omeopatica oggi non risponderebbe in maniera equilibrata, alla nostra tradizione culturale.

Io vedrei, in questa fase, piuttosto l'istituzione di una specializzazione in Medicina Omeopatica o comunque la creazione di un indirizzo Omeopatico nell'ambito della Facoltà di Medicina e Chirurgia.

E vi dico questo anche perchè l'esperienza della istituzione di altri Corsi di laurea non operanti nel campo della sanità e non rispondenti alla nostra tradizione culturale, mi riferisco al Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria, ha fatto sì che l'odontoiatra laureato in questa specifica disciplina fosse considerato, dalla scienza medica dominante, quasi al livello di operatore paramedico, di operatore sanitario non medico, quasi un operatore professionale di serie B.

E quindi ritengo sulla base di queste esperienze pregresse, che andrebbe individuato un sistema di formazione del medico compatibile con il nostro sistema di studio universitario e post-universitario, compatibile con la nostra tradizione scientifica, compatibile con la nostra tradizione culturale. Questa compatibilità potrebbe essere a mio avviso individuata in un Corso di specializzazione.

Ma naturalmente e realisticamente i proponenti dicono nella relazione che questo è un problema più complesso, e che in una società statica, come la nostra, è importante gettare una pietra nello stagno nella speranza che l'altro verrà dopo. Ma noi stiamo dicendo che l'altro non potrà venire dopo, deve venire necessariamente ora perchè non possiamo affidare la gestione di questa medicina, a chi parla, come dicevamo prima e come diceva il Prof. Negro, un'altra lingua, a chi legge in una chiave musicale diversa.

E allora che cosa possiamo prevedere? Tutti quanti siamo qui oggi per iniziativa del Gruppo Federalista e dell'Associazione per la Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica, che opera egregiamente. Ne abbiamo avuto la prova oggi dalla relazione dei medici allievi di questa Scuola che con padronanza e competenza hanno illustrato casi clinici secondo la precisa metodologia Omeopatica.

Quindi nel nostro Paese abbiamo una struttura privata che forma questi medici, e il nostro sistema costituzionale, come voi sapete, accanto alla scuola pubblica riconosce l'insegnamento privato.

Abbiamo esempi prestigiosi di Università non statali nel nostro Paese: nella città di Roma abbiamo la LUISS, a Milano e a Roma l'Università Cattolica, l'Università Bocconi. Non vedo perchè malgrado le difficoltà di cui ha riferito in precedenza, non si possa transitoriamente, e questo è un invito specifico ai proponenti, prevedere una qualche forma di normativa (come è avvenuto per l'esercizio della professione di psicologo). Tale normativa dovrebbe riconoscere a chi ha esercitato per un certo periodo di tempo, o a chi in possesso di adeguati titoli, un'abilitazione speciale per l'esercizio della attività di medico Omeopatico affinchè quel legittimo affidamento cui facevamo riferimento precedentemente, abbia un fondamento.

Quello di consentire l'esercizio della pratica della Medicina Omeopatica senza che il medico possa autonomamente pubblicizzare questa attività, è un retaggio bizantino uno dei metodi che nel nostro Paese si riscontrano.

E allora un primo invito ai proponenti: completiamo e cogliamo questa istanza di disciplinare compiutamnte l'esercizio della Medicina Omeopatica e inseriamo un articolo che preveda comunque in via transitoria fino alla riforma del sistema, una norma che riconosca le formazioni di medici Omeopatici gia legittimamente avvenute nel nostro Paese e che sia consentito soltanto a questi medici, cioè a coloro che parlano questo linguaggio, a coloro che con anni di sacrifici, considerati stregoni, considerati alla stregua di non medici, hanno avuto il coraggio di sacrificarsi, di studiare, di apprendere e di praticare una medicina che per certi versi la ghettizzava. Questo è un primo invito.

Un secondo invito. La nostra Costituzione, come voi sapete, consente al cittadino italiano, la più ampia libertà di curarsi: così come desidera là dove vuole, l'ha ribadito la legge 833 del Servizio Sanitario Nazionale, ma a fronte di una astratta previsione legislativa, noi abbiamo una concreta differenziazione ed una concreta compressione di questo diritto.

Perche? Perchè se in Italia non esistono strutture pubbliche a differenza di quanto accade in Inghilterra come riferisce il Dottor Kennedy, o nel continente Indiano, se non esiste nel nostro Paese una possibilità di ospedalizzazione con terapia Omeopatica di fatto si vanifica il dettato costituzionale della libertà di cura.

Perchè se io mi curo omeopaticamente per tutta la vita, e nel momento della ospedalizzazione, sono costretto a servirmi dell'unico tipo di medicina che si pratica in ospedale, che abbiamo detto essere assolutamente diversa da quella Omeopatica, significa che mi si è compresso quel diritto che il costituente mi ha voluto garantire.

E quindi ulteriore invito ai proponenti, quello di prevedere, e probabilmente anche attraverso una pianificazione regionale senza coinvolgere il legislatore nazionale, la istituzione di ospedali Omeopatici o più realisticamente di divisioni omeopatiche nell'ambito degli ospedali esistenti. Naturalmente aventi tutti i servizi collaterali assolutamente autonomi e svincolati dal resto della struttura ospedaliera: laboratorio di analisi, radiologia, servizio di anatomia patologica, ecc.. Questa sarebbe una riforma non costosa, una istituzione da attuare anche soltanto nei capoluoghi di regione, ma sarebbe certamente compatibile con le capacità finanziarie del nostro sistema sanitario.

Ultimo invito. Deriva dalla compressione del diritto alla libertà di farsi assistere perchè il cittadino a tutt'oggi è costretto a pagare i Rimedi Omeopatici. E questo è un disincentivare e uno scoraggiare il cittadino dal ricorrere a questo tipo di terapia, poichè il farmaco allopatico lo ha gratis o con quel modesto ticket che si paga, mentre è costretto a pagare di tasca propria i Rimedi Omeopatici.

Questa diversità che sembra soltanto marginale, si sostanzia, a mio avviso, in una anomala compressione del diritto costituzionalmente garantito della libertà di farsi assistere come si vuole.

Dal dibattito verrano fuori probabilmente altri aspetti importanti, tuttavia io ritengo che questi siano i tre filoni fondamentali sui quali si possa completare la proposta di legge, ripeto ottima, tecnicamente valida, tecnicamente perfetta e politicamente corretta e che coglie esigenze sempre più pressanti della nostra cittadinanza.

 
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