LA SFIDA RADICALE E IL NOSTRO ``FINGERE DI NON SAPERE''
TELEKS - 22 dicembre 1988 - Pagina 4
SOMMARIO: Il deputato sloveno Jasa Zlobec critica duramente il comportamento delle autorità federali a che hanno impedito lo svolgimento del congresso radicale a Zagabria. Dalle dichiarazioni bizantine secondo cui non esiste una legge che possa vietare il congresso ma neanche una che lo autorizzi, alle accuse di Sekulovic secondo cui i radicali sarebbero degli anticomunisti che vorrebbero destabilizzare la Iugoslavia. Ribadisce che l'Europa comunitaria è l'unica opzione possibile per la Iugoslavia e che ai suoi standard è necessario adeguarsi e non viceversa. Annuncia infine la sua decisione di iscriversi al Partito radicale.
(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)
Sto seguendo il Partito radicale con interesse già da dieci anni. Anche se come vecchio militante della sinistra sto col cuore dalla parte del Partito Comunista Italiano, non ho potuto non rendermi conto che neanche il Partito Comunista Italiano (per non parlare di altri ad est e ovest che con la loro miopia corrono verso l'autodistruzione) non ha potuto scrollarsi di dosso certe essenziali goffaggini e preconcetti sulla base programmatica e su quella organizzativa. Per questo ho prestato molto interesse alle vedute, ai progetti e alle filosofie degli altri partiti di sinistra e laici. I socialisti, con a capo Craxi e la sua volgare prassi, erano noiosi; i socialdemocratici con il corrotto Pietro Longo erano disgustosi, la Democrazia Proletaria disperatamente impolverata e anacronistica, per non parlare delle Brigate Rosse.
I radicali erano gli unici a impegnarsi e a porsi continuamente delle domande tra le quali m'interessava maggiormente la problematizzazione del ruolo classico dei partiti politici. Erano, giustificando il proprio nome, radicalmente diversi. Pagavano cara questa loro diversità. Tutti gli altri dalla destra e dalla sinistra li deridevano ritenendoli non seri e soprattutto inadatti a qualsiasi combinazione politica. Ma i radicali hanno lo stesso rispolverato la scena politica italiana con la loro immediatezza e la loro non convenzionalità. Le loro mosse sono gradatamente diventate qualcosa di scontato mentre una grande quantità di tabù si dissolveva nell'aria; alle loro domande si sono cominciati a preoccupare anche altri. Così si potrebbe tirare una linea parallela tra il ruolo dei radicali in Italia e dei verdi in Germania. Non partecipano al potere, ma conformano sostanzialmente una nuova area e un nuovo modo di pensare. I partiti che sono al potere non possono più ignorarli.
Dei radicali e del loro carismatico capo Pannella si è già scritto abbastanza per cui non devo riportare le notizie elementari. In questo momento sono più interessato all'immagine della Jugoslavia che si riflette nello specchio delle sollecitazioni radicali.
Da quando i radicali hanno deciso di diventare un partito internazionale (o meglio dire un movimento) devono essere presi in considerazione, anche dalla Jugoslavia, non più come un partito italiano di media grandezza ma come una sfida da accettare. Più di 200 cittadini jugoslavi fanno già parte del Partito Radicale, ma le autorità continuano a ficcare la testa nella sabbia. Più di sei mesi fa, i radicali hanno chiesto il permesso per poter fare il congresso a Zagabria, hanno ricevuto la risposta soltanto pochi giorni fa ed il divieto è stato mascherato e non molto chiaro, com'è del resto nel nostro stile. Vorrei citare come esempio la dichiarazione di Ivo Vaigel (il portavoce ufficiale del ministero degli esteri): ``Non esiste una base di legge che vieterebbe il congresso ma non esiste neanche una che lo renderebbe possibile''.
Tutto questo ``far finta di niente'' mantiene lo status quo e lo sentiamo sulla nostra pelle dove di sta portando.
Com'è possibile credere la Jugoslavia vorrebbe entrare a far parte dell'Europa se Aleksander Sekulovic (il responsabile nella Lega dei Comunisti per i rapporti internazionali) dichiara a sangue freddo che i radicali sono degli anticomunisti e che vorrebbero destabilizzare la Jugoslavia. Insomma, non è che non abbia ragione. Le attività del partito transnazionale stanno sicuramente destabilizzando quella parte delle autorità jugoslave che vorrebbero conservare i loro privilegi politici ed economici, nascosta dietro la maschera delle frasi ideologicamente vuote.
E' proprio molto spiacevole ripetere verità delle quali cinguettano già tutti gli uccelli sui tetti, ma che le autorità non riescono ad accettare. Che l'Europa sia la nostra univa opzione è chiaro come il sole, ed è chiaro anche che dovremo essere noi ad adeguarci alle misure europee e non il contrario. Il tentativo del partito transnazionale è la prima pietra della prova. E se già questa ci stringe tanto da farci gridare dal dolore dell'offesa, allora non esiste più un aiuto per noi. Nel programma del Partito transnazionale non c'è un solo punto di partenza che non sia concorde con i nostri dichiarati punti sulla politica estera e interna.
Ma basta con i piagnistei sull'insopportabilità della nostra politica ufficiale arcaica e ritardata. Riguardo al Partito transnazionale è interessante un'altra questione. Vi si sono iscritti 200 dei nostri cittadini, le Notizie Radicali escono in croato e sloveno, il partito le manda a innumerevoli indirizzi, quindi non si tratta di un partito politico classico e l'adesione a questo non contrasta con l'appartenenza a nessun partito (nemmeno con l'appartenenza al PCI o alla Lega dei Comunisti Jugoslavi). La prudenza è di sicuro l'effetto della paura per i provvedimenti con i quali le nostre autorità si sono messe in mostra parecchie volte. Ma credo che la causa principale per la non adesione sia che la gente è disgustata dalla politica e delle iscrizioni a qualsiasi partito nel senso: Ne ho abbastanza di un partito per tutta la vita, io così non ci gioco più''. Questa noia e riluttanza sono comprensibili, però, bisognerà liberarsi anche di questi preconcetti se vorremo entrare a far parte dell'Europa. Per que
sto farò anch'io una trasgressione simbolica della promessa fatta anni fa e aderirò pubblicamente al Partito Radicale. E questo, con il cuore molto leggero perché questo partito non conosce una propria disciplina e non ha delle sanzioni, questo è quello che mi è piaciuto da sempre.
Perché questo articolo abbia almeno un'informazione utile, aggiungo l'indirizzo delle sede del partito a Trieste: PARTITO RADICALE VIA MAZZINI 30 34121 TRIESTE ITALIA.
Se però volete risparmiare potere scrivere al PARTITO RADICALE 66210 SESANA
JASA L. ZLOBEC