Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 22 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Bonino Emma - 22 dicembre 1988
ZAGABRIA (50) IL CONGRESSO DEL PR

Emma Bonino, radicale

"NON CI SONO MOTIVI PER NON ANDARE A ZAGABRIA"

TELEKS - 22 dicembre 1988

SOMMARIO - Intervistata dal quotidiano sloveno Teleks, Emma Bonino respinge le motivazioni con le quali è stato impedito il congresso radicale a Zagabria, in particolare quelle che si riferisco all'impossibilità di consentire una riunione di un "partito straniero": "noi radicali siamo stranieri dappertutto, nel senso che abbiamo iscritti in tutti i paesi europei, inclusa la Iugoslavia".

(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)

T: Roma ho avuto un'intervista in esclusiva per Teleks con la nota parlamentare radicale Emma Bonino. Andreotti l'ha descritta, scherzando, come ``la collega tempestosa''. Perché proprio a Zagabria - chiedo ad Emma - ma noi jugoslavi non abbiamo già da soli abbastanza problemi?

B: Sono tentata di dire, e perché no? Quest'anno abbiamo avuto dei Consigli Federali in Israele, in Spagna e in Francia. I 36 membri del Consiglio Federale s'incontrano ogni due mesi per prendere le decisioni. Una volta all'anno eleggiamo gli organi amministrativi del partito e stabiliamo le linee direttrici della nostra politica. Il 25% dei nostri iscritti non sono italiani, ogni mese collaboriamo alla sessione del Parlamento Europeo.

Non vogliamo intrometterci nella politica interna della Jugoslavia, l'abbiamo provato quest'anno in Israele, dove abbiamo tenuto il nostro Consiglio Federale due settimane prima delle elezioni. L'ambasciata israeliana e le autorità israeliane ci hanno addirittura dato una mano. Lo stesso vele per Madrid.

T: Il congresso di Zagabria significa per molti in Jugoslavia soltanto una provocazione politica.

B: Questo succede soltanto a causa della poca conoscenza delle nostre idee. Noi radicali ci consideriamo da tempo amici della Jugoslavia. Allora siamo non-amici dell'Italia? Che cosa devono pensare gli italiani, quando alla seduta del Consiglio Comunale di Trieste Marco Pannella comincia il suo discorso con: ``Io sono sloveno'' che ha tradito la propria nazione? Non volgiamo obbligare nessuno ad essere d'accordo con le nostre idee, ma sono convinta che bisogna aprire con le autorità jugoslave un dialogo. Per adesso le autorità non sembrano essere interessate, il che rende più difficile tutta la vicenda.

T: Il governo jugoslavo dice in via non ufficiale che vi ha sconsigliato in modo chiaro il Congresso di Zagabria.

B: Dal governo jugoslavo non abbiamo ancora ricevuto una risposta ufficiale. All'ambasciata di Roma e dalla autorità jugoslave a Belgrado, ci siamo imbattuti in un muro di silenzio. E' noto soltanto che è stata mandata una notifica all'agenzia Kompas di Lubiana (che sta organizzando la parte tecnica del congresso) nella quale è detto che il congresso non è stato approvato ufficialmente. Le dichiarazioni del governo jugoslavo che si tratta di un partito straniero, non sono vere. Noi radicali siamo stranieri dappertutto, nel senso che abbiamo degli iscritti in tutti i paesi europei, inclusa la Jugoslavia.

Forse il vostro governo non è stato correttamente informato della nostra attività, anche nello statuto del partito è spiegato bene il nostro orientamento politico verso la transnazionalità. Il vostro governo ci definisce come Partito radicale italiano, il che però non è mai stato il nostro appellativo. Le motivazioni del vostro governo sul divieto sono inaccettabili da parte nostra, proprio perché non sono vere.

T: La Jugoslavia è una nazione con sistema politico monopartitico. Teoricamente, voi radicali, diventate il secondo partito con più di 100 iscritti. Può un membro della Lega dei Comunisti jugoslava essere contemporaneamente un membro del Pr?

B: Ma certo! Questo problema viene posto dai partiti politici nei paesi dove noi abbiamo degli iscritti. Nello statuto del nostro partito non c'è nessuna preclusione sull'appartenenza religiose, politica e nazionale dei membri. I partiti di solito controllano le iscrizioni, noi non lo proibiamo in nessun caso e per nessuna ragione. Lo statuto non stabilisce una disciplina interna, nessuno pretende il ritiro della tessera se un iscritto e reso pubblico il proprio credo politico o se ha votato contro le decisioni del partito.

Alcuni iscritti hanno protestato contro la scelta della Jugoslavia come luogo per il congresso, dicendo di aspettare prima l'approvazione del suo Governo. Abbiamo aperto una discussione riguardo a questo subito dopo il Consiglio Federale, ma la proposta di fare il Congresso a Roma è stata respinta. Politicamente guardando, abbiamo sempre seguito la Jugoslavia con molto interesse, e vogliamo provare, proprio a causa del suo orientamento politico, che non vogliamo diventare nessuna alternativa politica in uno stato dove esista un sistema monopartitico.

T: Cosa pensa dell'attuale situazione della Jugoslavia?

B: La seguo molto attentamente e non tiro fuori dalla tasca nessuna verità se dico, che la nostra classe politica sbaglia se pensa che sia bene astenersi dei rapporti economici con la CEE, che non c'è bisogno di pensare a una maggiore democratizzazione, ad un pluralismo politico, che il sistema attuale sia migliore e più stabile. Il governo si è fermato sulle posizioni ereditate. Ho l'impressione che si tratti il dramma politico jugoslavo come una catastrofe economica con qualche problema nazionale e con le richieste per le autonomie locali.

Penso che si dovrebbe meditare sui problemi reali. La miopia politica certe volte finisce con sbagli tragici. E questo non è gratis, purtroppo.

T: Da nessuna parte, neanche in Jugoslavia, vi prendono sul serio. Qual è in realtà il peso politico dei radicali?

B: Di non essere presi sul serio ci succede anche in Italia, dove siamo ufficialmente riconosciuti come partito e dove abbiamo i nostri rappresentanti in Parlamento. Ci dicono: la vostra lotta è giusta, sono i vostri metodi ad essere sbagliati e poco seri. In verità il nostro problema è su come vincere le cause per le quali ci battiamo; non siamo interessati ad essere presi sul serio, per non morire di serietà. Siccome non abbiamo il potere, non abbiamo neanche motivo per essere prudenti.

T: Scusa, ma mi pare incredibile che tu come politicante non sia interessata al potere.

B: Perdio, certo che non sono interessata. Ogni politicante desidera avidamente il potere. Nel caso contrario io avrei fatto parte di Amnesty International. Vorrei governare nel paese, ma non voglio finire nella trappola del sottopotere. Guarda, in Italia il PCI sta all'opposizione però si lascia condurre alla situazione assurda di barattare i posti direttivi negli enti pubblici; e gli ottiene anche! Questo gli impedisce di svolgere correttamente il proprio gioco alternativo. Capisci? Noi non siamo interessati a questo genere di potere. Non è solamente volgare, finisce con una sconfitta!

T: Come ti difendi dai tentativi di corruzione?

B: La politica è compromesso, baratto, Come tutti anch'io sono in vendita ma, intendiamoci, non un svendita. Le mie idee hanno un certo valore e non sono adeguate per i saldi di Natale. A causa della struttura specifica del nostro partito, è molto difficile corromperci con i soldi, però se qualcuno si presenta con la valigetta che contiene 100 milioni mi incazzo. Vogliamo molto di più.

T: Il vostro leader carismatico, nel dibattito sulla droga, vorrebbe una legge che consentisse una libera vendita della droga. Nelle provocazioni voi siete veramente puntuali!

B: Marco si batte per una vendita delle droghe controllata. Purtroppo l'attuale regime del proibizionismo non funziona. E' permesso prendere droghe però illegale venderle e comprarle, il che è completamente ipocrita. Per questo le droghe sono molto costose. La società non è più in grado di controllare la situazione. Nei tribunali l'ottanta per cento dei casi è collegato con la droga, ma lo stesso le droghe sono dappertutto anche se proibite. Abbiamo bisogno di una grande campagna contro di loro, uguale alla campagna contro il fumo in America. Lì nessuno fuma più in effetti, ma non perché le sigarette siano troppo care, ma perché si sono resi conto che fumarle fa male alla salute. Dobbiamo convincere la gente che le droghe sono nocive, che non sono vitaminiche, che non fanno bene al cuoio capelluto. Ma se qualcuno vuole proprio commettere un suicidio, che vada a comprarle in farmacia.

T: Dal 1979 al 1984 sei stata deputato la Parlamento Europeo. Che esperienza hai?

B: Sono andata a Bruxelles con tanto entusiasmo e tante illusioni. Poi ho scoperto che il tanto ambito mercato europeo non è altro che un grande supermarket. Questo mi ha giovato molto. Quando Sergio Stanzani mi ha richiamato in Italia son ritornata con molto piacere. Sono convinta che possiamo costruire di più di un forum europeo ufficiale. Per la realizzazione dell'Europa Unita abbiamo bisogno di un partito di cittadini, altrimenti ogni istituzione perde d'importanza e lavora esclusivamente per il proprio interesse.

T: Come sono i rapporti con i parlamentari europei ed il Partito radicale transnazionale?

B: Logicamente sono loro i nostri più grandi sostenitori. Dalle esperienze passate sappiamo che niente più è strettamente nazionale. Già i treni sono internazionali e la politica dei trasporto deve tener conto di ciò. L'unica struttura ad essere ancora nazionale è la classe politica. I miei colleghi europei capiscono la transnazionalità molto meglio dei partiti politici nelle nazioni della CEE.

T: Noi, in Jugoslavia, abbiamo ``scoperto'' di recente il nazionalismo. Che ne pensi del carismatico leader delle masse popolari Milosevic?

B: Demagogo come dicono! Il concetto ``leader'' spesso viene confuso con la demagogia. La storia conosce molto casi. Ma i tempi cambiano. Oggigiorno è difficile prendere la patria, la famiglia come dei valori assoluti. Vi capiamo perfettamente, ma vorremmo dirvi che il concetto della patria è un pochino sorpassato. Negli ultimi cinquant'anni, il nazionalismo, come l'art pour l'art, non ha dato grandi risultati. Per la dimensione politica ed economica del mondo del duemila è molto più adatto il federalismo. In Jugoslavia avete una struttura di tipo feudale, vi manca però il pluralismo politico e le elezioni libere.

T: Cosa farete se il congresso a Zagabria sarà definitivamente respinto?

B: Gandhi ci ha insegnato che non tutte le nonviolenze sono buone per tutte le occasioni. Per raggiungere i nostri obiettivi, dobbiamo prendere in considerazione certe iniziative. Non vogliamo uno scontro con l'autorità jugoslava, ma non abbiamo nessun motivo per non andare a Zagabria.

 
Argomenti correlati:
zagabria
teleks
intervista
stampa questo documento invia questa pagina per mail