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Japeli Venceslav - 27 dicembre 1988
ZAGABRIA (57) IL CONGRESSO DEL PR

I radicali e i non radicali

COSA ABBIAMO IMPARATO?

PRIMORSKE NOVICE - 27 dicembre 1988 - Pagina 2

SOMMARIO: La vicenda del congresso radicale a Zagabria ha avuto il pregio di dimostrare che l'apertura delle autorità iugoslave verso l'Europa, sulle riforme, in economia, sulla democratizzazione sono solo fumo negli occhi, inganno, promesse che saranno dimenticate non appena la pressione diminuirà.

(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)

Il previsto congresso del Partito Radicale transnazionale a Zagabria ha aperto certe questioni di principio che si possono dividere in due categorie: che faccia mostra la Jugoslavia al mondo e che faccia mostra a noi jugoslavi. Alla prima questione possono rispondere adeguatamente gli osservatori dall'estero, infatti per loro la decisione del nostro Governo non è stata sorprendente, poiché corrispondeva esattamente all'immagine che abbiamo mostrato al mondo negli ultimi tempi. Anche la maggior parte degli jugoslavi non è stata sorpresa per la decisione del governo e per il suo comportamento, perché si sono abituati e non perdono tempo a pensare che forse si sarebbe potuto agire diversamente. Però la gente jugoslava che abita vicino alla frontiera occidentale (ma anche quella che abita altrove) è stata di nuovo delusa, perché intravvedeva già una possibilità di guadagnare nuovi punti sulla scena internazionale e per mitigare un po' l'immagine disastrosa della Jugoslavia. Oltre a ciò, riguardo gli spergiuri su

quanto sia necessario l'aggancio allo sviluppo mondiale, il congresso radicale arrivava a proposito per agevolare la strade verso l'Europa del 1992.

E' impossibile negare che non avessimo avuto già da prima un'opinione pessima del nostro governo, adesso però abbiamo avuto un'ulteriore conferma della quale non possiamo discutere per decenza e per le severe leggi vigenti. In ogni casa brutta c'è qualcosa di buono; cerchiamo di trovare un profitto piccolo, ma di grande valore, anche in questa vicenda.

Adesso ci è perfettamente chiaro che valore avevano le dichiarazioni delle autorità jugoslave sull'apertura verso l'Europa, sulle riforme in economia, sulla democratizzazione e via dicendo. Fumo negli occhi, inganno, promesse che saranno dimenticate non appena la pressione delle masse diminuirà.

Perché, se si verificasse veramente un'apertura, un confronto con il mondo dove esistono altre misure e altre regole del gioco, questi nostri esperti insostituibili delle autorità perderebbero la loro forza, sarebbero spazzati via, diventerebbero inutili.

VENCESLAV JAPELI

 
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