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Pengov Nadia - 28 dicembre 1988
ZAGABRIA (35) IL CONGRESSO DEL PR

O SIGNORE, SALVACI DAI RADICALI

Quanta incoscienza e miopia politica c'è nella politica europea della Jugoslavia

DNEVNIK - 28 dicembre 1988 - Pagina 8

SOMMARIO: L'inviato a Roma del quotidiano sloveno "Dnevnik" presenta una quadro della maggiori campagne politiche del Partito radicale e ironizza sulla vecchia abitudine delle autorità federali di vedere dovunque nemici, anche nel Pr.

(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)

ROMA, 20 (Dal nostro inviato) - ``Questa è la politica dei tempi passati da un bel po' e non ha niente in comune con le attuali tendenze dell'Europa''. Ha dichiarato Marco Pannella quando è tornato a Roma da Belgrado dove gli è stato detto, in un colloquio quasi estorto, che non c'è consenso politico affinché il congresso si possa fare.

Pannella non ha risposto dettagliatamente di cosa si è parlato a Belgrado, però è impossibile dedurre dalle notizie (per altro inesaurienti) che i motivi per il divieto sono, secondo lui, tirati per i capelli. Per questo i radicali non intendono abbandonare i progetti sul loro congresso, ossia sono pronti a fermarsi soltanto se le spiegazioni da parte degli jugoslavi saranno soddisfacenti.

Che si fa adesso?

L'unica cosa chiara è che è finito il periodo della finzione reciproca, quando non si sapeva bene nemmeno quale dei due struzzi sta spingendo la testa più in basso. Per la parte jugoslava il dialogo, in verità inesistente, è terminato. Non è detto però che anche l'altra parte abbia esaurito il tema e che non ci saranno più contrarietà.

Bisogna sapere che le mosse del Partito Radicale (adesso Partito transnazionale) sono senza pretensioni politiche, a volte imprevedibili e che è riuscito con il proprio metodo provocatorio a fare scalpore anche in Italia dove la democrazia politica è molto sviluppata. Molte volte ha avuto successo.

I radicali in Italia in verità non sono mai stati considerati come un partito vero e proprio, né 33 anni fa all'inizio, né più tardi: per il numero degli iscritti e per la reale influenza sulle strutture parlamentari. Sono stati sempre un po' strani, e anche se contro la violenza, a volte violentemente provocatori, in molte cose degli anarchici che non accettavano un ordine prestabilito e ancor meno i meccanismi delle istituzioni burocratizzare. Nella loro storia ci sono almeno due vittorie clamorose e per l'Italia tradizionalista storiche: i referendum sul divorzio e sull'aborto.

Più tardi hanno ampliato la loro attività, si sono rivolti verso problemi dell'uomo come l'ecologia, la lotta contro l e armi nucleari, contro la fame nel mondo, per una società civile e, negli ultimi tempi, si sono rivolti alla domanda sull'Europa unita, contro le ristrettezze imposte dei limiti degli stati nazionali. Si tratta insomma di un'Europa libera, unita, con nazioni e nazionalità a diritti uguali, nella quale ognuno potrà sviluppare i propri potenziali materiali e spirituali.

Utopia? Fanatismo? L'idea, attuale da un anno, ha attirato l'attenzione di molti nomi altisonanti del mondo intellettuale europeo occidentale e orientale. Non è più solo la Cicciolina a rappresentare il Partito Radicale e le sue idee. Per questo risulta irragionevole e politicamente miope, chi, sentendo il nome dei radicali, fa una smorfia e li manda via come scocciatori.

Non è necessario che noi siamo d'accordo con tutti i loro metodi e con tutte le loro idee. Ma possiamo essere sicuramente d'accordo con il loro impegno profondamente umanitario che non è certo una parata politica. Già riguardo a questo dovrebbero essere presi in considerazione come interlocutori del nostro stesso livello, ci sarebbe sicuramente più amicizia anche non essendo d'accordo su tutti i punti.

E riguardo a noi?

Noi vediamo intorno sempre più nemici, accettiamo l'estorto ``colloquio personale'' soltanto quando è impossibile sottrarsi e cantiamo la vecchia litania ``... salvaci o Signore dalla fame, dalla peste... e dei radicali!''

NADIA PENGOV

 
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