di Eros BicicSOMMARIO: Il Consiglio federale di Bohinj ha rappresentato un passo significativo verso la trasformazione del PR in partito transnazionale e cioè verso una reale integrazione di politiche, culture e lingue diverse. Secondo l'autore il punto debole del CF sta nel non essere riuscito a proporre un programma o un obiettivo più preciso per il "dopo-trasformazione", cosa che rende più difficile l'abbandono della certezza e della storia del vecchio partito a favore del nuovo partito.
Dichiarazione di Eros Bicich sul Consiglio federale del Pr di Bohinj (2-6 gennaio 1989)
(Notizie Radicali n.7 del 16 gennaio 1989)
Sono convinto, ma credo si tratti di un'opinione praticamente unanime, che il Consiglio federale di Trieste-Bohinj, sia stato una tappa importante, forse storica per il partito, al di là del fatto che in parte si sia svolto in territorio jugoslavo e che probabilmente per la prima volta nella sua storia il Partito radicale si è inserito nel tessuto politico di un paese non italiano, diventando un fattore reale della scena politica e sociale jugoslava e quindi andando oltre la presenza manifestativa. Il consiglio mi sembra infatti importante in primo luogo per aver fatto un significativo passo verso una reale trasformazione in partito transnazionale: La consapevolezza della necessità di chiudere, di interrompere "magari per un secondo" - come dice Pannella - la continuità, poiché, pare che questo strumento, questo arnese, che sarebbe il vecchio partito, non è più adatto per affrontare le nuove sfide.
Si è anche consolidata la consapevolezza che la scelta transnazionale è un processo irreversibile, anche se mi pare che i consensi su questo punto siano molto inferiori a quanto si possa dedurre dal dibattito.
Per quanto mi riguarda, queste scelte mi trovano completamente d'accordo. Io stesso ho sottolineato più volte la necessità di una trasformazione effettiva del partito in movimento transnazionale il che significa l'integrazione, in un discorso politico unico, di realtà, concetti, esperienze, culture, lingue diverse. Certamente la mia scelta è facilitata dal fatto di vivere la transnazionalità fin dalla nascita e dal fatto che mi trovo nel partito da poco e dunque non ho né memoria storica né nostalgia dei vecchi tempi gloriosi. Una cosa fondamentale però mancata a questo consiglio federale: l'abbozzo almeno, se non proprio un progetto preciso, del "dopo", una base sulla quale avviare il dibattito precongressuale. E' difficile fare una scelta se davanti a noi c'è soltanto l'incertezza, il buio, mentre alle spalle c'è tutta una serie di grandi battaglie, molte delle quali vinte. Ecco, temo che questa mancanza di chiarezza possa appiattire la partecipazione e la presenza di alcuni di noi e non vorrei, anzi penso
sarebbe tragico, se il prezzo del passaggio al transnazionale fosse quello di privarsi dell'insostituibile contributo, in particolare di alcune delle menti più acute e preparate del partito. Senza il loro contributo attivo sarebbe difficile e anche stupido continuare.