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Valcarenghi Andrea - 16 gennaio 1989
Consiglio federale del PR di Bohinj (2-6 gennaio 1989)
Dichiarazione di Andrea Valcarenghi

SOMMARIO: La chiusura del PR è una decisione concreta e unilaterale per giungere alla riforma del sistema dei partiti e della politica. Ma devono essere precisate le ragioni, gli obiettivi e gli elementi della nostra diversità rispetto agli altri partiti. Altrimenti si corre il rischio di non essere capiti dalla gente. Inoltre l'autore affronta il problema del finanziamento pubblico.

(Notizie Radicali n.7 del 16 gennaio 1989)

Abbiamo poche cose chiare da giocare in questi cinquanta giorni da qui al Congresso, per un congresso rivolto all'esterno che consenta una presenza forte alle europee.

La situazione attuale che vede la grossa difficoltà di rivolgersi agli iscritti radicali, ancorati nel loro orgoglio di partito per dirgli "questo partito ha da morire, dateci fiducia per qualcosa che nascerà, più adeguato alle nuove esigenze". Non è facile. Ma questa difficoltà è speculare a una maggiore disponibilità che si dovrebbe avere nell'area di simpatizzanti non tradizionalmente iscritti al partito. Il messaggio che il Pr manda con la sua chiusura , con il sacrificio di sé stesso è "noi facciamo questo perché altri facciano lo stesso". Una decisione concreta unilaterale che indica una strada per la riforma del sistema dei partiti, per una sua semplificazione in una politica di schieramenti, di rinuncia alla logica di bottega. In tanta parte di opinione pubblica democratica c'è curiosità in queste evoluzioni del Pr ma non c'è abbastanza comprensione. Dobbiamo fare campagna politica per rendere chiare le ragioni e gli obiettivi, fare emergere la diversità dagli altri partiti. C'è oggi una disponibilit

à della stampa che fino a poco tempo fa ci sognavamo, utilizziamola per far capire che cosa vuol dire transpartitico rispetto alle europee, utilizziamola per fare emergere il fronte laico-verde-socialista da cui Craxi si è tirato fuori. E' questo un momento in cui la campagna politica fatta in Italia paga anche per il transnazionale. Per le elezioni europee siamo disponibili a rinunciare al nostro "ego di partito" per schieramenti diversi?

Facciamo iniziative pubbliche per stanare gli altri partiti, obbligandoli a un confronto pubblico. Dobbiamo far vedere chi nel concreto è disposto a rinunciare al proprio orticello e chi no. Il rischio che corriamo adesso è quello di non riuscire a farci capire, a dare l'impressione di astrattezza, di sogni irrealizzabili.

Due parole sul finanziamento pubblico. In Consiglio federale non ho percepito rilevanti differenze di opinione fra Pannella e Stanzani. Diciamo che Stanzani e Vigevano hanno portato a logica conseguenza il pensiero di Marco. Sulla perplessità di Emma di fronte a inconsuete ipotesi di finanziamenti privati io credo che, se precedute da una forte campagna-appello all'opinione pubblica, alle imprese, ai privati, alle fondazioni e alle associazioni di ogni parte politica e del mondo che condividano la nostra piattaforma transnazionale e transpartitica, noi possiamo accettare qualsiasi tipo di finanziamento privato.

 
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