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Stanzani Sergio - 1 febbraio 1989
Droga: Il Partito radicale e l'iniziativa contro il traffico clandestino delle droghe
di Sergio Stanzani

Segretario del Partito Radicale

SOMMARIO: L'impegno del Partito radicale contro il proibizionismo delle droghe.

("I costi del proibizionismo sulle droghe" - Atti del colloquio internazionale sull'antiproibizionismo, Bruxelles 28 settembre - 1 ottobre 1988 - Ed. Partito Radicale)

Signore e signori partecipanti al colloquio internazionale sull'Antiproibizionismo, permettetemi di darvi il saluto del Partito Radicale che, in collaborazione col Cora, Coordinamento radicale antiproibizionista, ha promosso questo incontro. Un incontro che è forse la prima occasione mai data, a un livello scientifico così elevato di analisi multidisciplinare, per investigare con gli strumenti della conoscenza e della volontà umana quali possano essere le vie per sconfiggere, o quanto meno ridurre entro limiti ragionevoli, una patologia planetaria che ci appare sempre più minacciosa per la vita, le libertà, e le potenzialità di sviluppo di un numero sempre crescente di individui o regioni del mondo.

All'ordine del giorno di questo colloquio sono, insieme agli effetti diretti più deleteri della diffusione di alcune droghe, la potenza della criminalità organizzata internazionale e la ferocia della delinquenza che ha invaso ugualmente le metropoli e le piccole città. Criminalità e violenza che sappiamo essere frutto non della droga, di nessuna droga particolare, ma della risposta sociale e legislativa che è stata data al problema droga.

Io vengo dall'Italia, un paese che nei giorni scorsi ha assistito, esterrefatto per la ferocia dei crimini ma non sorpreso perché ormai appartengono alla normalità di certe regioni italiane, all'assassinio di un alto magistrato del Tribunale di Palermo, ucciso insieme al figlio da killer mafiosi lungo l'autostrada fra Caltanissetta, la cittadina siciliana di cui era originario, e Palermo. E poche ore dopo all'esecuzione mafiosa di un uomo molto amato negli ambienti della sinistra alternativa, un leader del Sessantotto italiano, che dopo alcuni anni passati in India era tornato in Italia, in Sicilia precisamente, dove aveva fondato una comunità aperta agli emarginati, ad ex terroristi, a tossicodipendenti; una comunità libertaria dove a nessuno veniva chiesto di uniformarsi a comportamenti prescritti, dove neppure veniva richiesto di rinunciare all'eroina, ma all'interno della quale si combatteva, attraverso anche una piccola emittente televisiva, contro il ricatto che la mafia della droga faceva incombe

re su tutta la zona, fino a controllare se non determinare le principali attività politiche ed economiche.

Un magistrato, un uomo delle istituzioni, dunque, e un personaggio da sempre ribelle al mondo delle istituzioni, eliminati a distanza di poche ore l'uno dall'altro. La mafia, o le varie organizzazioni che vanno sotto il nome di mafia, non ha evidentemente un progetto politico da affermare. Però, permettetemi di esprimere subito una convinzione, di una cosa sono sicuro: che la mafia, siciliana o no, un progetto politico particolare lo difende, lo sostiene e forse anche lo finanzia, ed è quello della repressione penale del commercio delle droghe, del Proibizionismo. Perché, tolta la proibizione, la ricchezza, e quindi la potenza, delle organizzazioni criminali è destinata irrimediabilmente a decrescere fino ai livelli in cui, finalmente, lo scontro con le forze dell'ordine potrà volgere a favore di queste.

Il Partito radicale ha una lunga storia in relazione alla politica sulle droghe. Prendemmo le prime iniziative all'inizio degli anni Sessanta, contro la criminalizzazione dei giovani che fumavano hashish o marijuana, e venivano imprigionati per questo. Nel 1975 il nostro compagno Marco Pannella venne arrestato proprio perché decise di sfidare pubblicamente la legge e fumò davanti alle autorità di polizia uno spinello. Altri seguirono il suo esempio, negli anni successivi.

Grazie a queste azioni di disobbedienza civile, il Parlamento italiano approvò una legge che, quanto meno, non punisce il consumo personale delle droghe, conservando purtroppo un sistema di repressione penale generale che ha favorito, come già vent'anni fa e poi dieci anni fa avevamo preconizzato, il crescere di fenomeni sociali che hanno da tempo superato per noi la soglia dell'allarme. Soltanto qualche anno fa, infine, il nostro compagno dr. Luigi Del Gatto, oggi presidente del Cora, è stato arrestato, condannato, poi assolto, poi di nuovo condannato, ma con sospensione della pena per il valore morale dei suoi atti, per aver assistito con una terapia a base di morfina alcuni suoi pazienti tossicodipendenti.

In questi ultimi anni, e in particolare a partire dal 1984, Marco Pannella ha ripetutamente proposto, attraverso interventi politici e giornalistici, dibattiti televisivi e mozioni parlamentari, anche a livello europeo, la prospettiva antiproibizionista, denunciando il flagello planetario che si è venuto a determinare intorno al traffico clandestino delle droghe, e dunque grazie a una politica folle e incapace di correggere i suoi errori. E' su queste basi che è nato soltanto pochi mesi fa il Cora, Coordinamento radicale antiproibizionista.

E' stato dunque naturale per noi inserire questo tema, il superamento della politica proibizionista sulle droghe, nel novero degli impegni politici essenziali del nuovo Partito radicale nato dal congresso di Bologna dello scorso gennaio, quando è stata sancita la trasformazione del Pr in partito transnazionale. Questa evoluzione del nostro partito ci ha consentito di sfuggire definitivamente - ci auguriamo - alla riproposizione di modelli statuali che oggi, di fronte alla globalizzazione delle scelte essenziali, non ci appaiono avere più alcun senso e soprattutto nessuna efficacia.

E allora per un partito di questo genere, che ha nel suo stesso emblema raffigurata la scelta nonviolenta, non può non essere cruciale l'iniziativa contro la politica internazionale di guerra alla droga, il suo fallimento, le degenerazioni che essa induce nel sistema delle garanzie liberal-democratiche e dello stato di diritto, l'enorme quantità di violenza che ne è il sottoprodotto.

Oggi noi attendiamo da voi, signore e signori partecipanti al colloquio, il vostro determinante contributo - non diciamo di esperti - ma di gente esperta e al tempo stesso impegnata sul piano civile e sociale, per iniziare insieme un lavoro di riflessione e di azione che ci consenta di arrivare, nel più breve tempo possibile - e sappiamo

che il tempo non sarà breve ma contiamo che non dovrà essere troppo lungo - alla riforma, sul piano internazionale, delle politiche sulla droga.

Signore e signori, un grazie di nuovo per essere convenuti qui a Bruxelles e auguri, di cuore, di buon lavoro.

 
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