Lester Grinspoon and James B.BakalarU.S.A. - Insegna psichiatria dal 1973 alla Harvard Medical School di Boston. Fa parte della commissione esaminatrice dell'American Board of Psychiatry and Neurology e unisce all'insegnamento una intensa attività pubblica. Oltre ad essere consulente scientifico della National Organisation for the Reform of Marijuana Laws e membro del Consiglio Consultivo della Drug Policy Foundation, nel 1980 ha fatto parte della Commissione giuridica del Senato U.S.A.. Attualmente è consulente giuridico di alcuni stati americani: New Jersey, Colorado, Washington, New York, Vermont e Massachussetts. Negli ultimi anni ha pubblicato numerosi scritti sugli effetti sociali della legislazione U.S.A. sulle sostanze stupefacenti e sulle modificazioni sociali connesse alla diffusione della cocaina. E' autore di una proposta per la legalizzazione e la tassazione delle droghe.
SOMMARIO: Gli autori propongono di sostituire al sistema proibizionista attuale una politica di legalizzazione e di fiscalizzazione degli stupefacenti. Le tasse realizzeranno un doppio obiettivo: da una parte eserciteranno un effetto dissuasivo sul potenziale consumatore; d'altra parte finanzieranno i programmi di educazione in materia di droghe e copriranno anche le spese sociali determinate dagli abusi di droghe.
("I costi del proibizionismo sulle droghe" - Atti del colloquio internazionale sull'antiproibizionismo, Bruxelles 28 settembre - 1 ottobre 1988 - Ed. Partito Radicale)
All'epoca del Volstead Act, H. L. Mencken, parlando del problema dell'alcool, disse che, tra i distillatori e i proprietari di locali da una parte e i Proibizionisti dall'altra, nessuna persona intelligente poteva pensare che fosse possibile trovare una soluzione. La stessa cosa si potrebbe dire oggi sul problema delle droghe illegali, con i suoi trafficanti e consumatori da una parte e i moralisti e la polizia dall'altra. Solo che il problema è probabilmente più serio perché il panorama di soluzioni accettabili è molto ristretto. Il rapporto della commissione presidenziale sul crimine organizzato e i recenti avvenimenti politici di questo anno elettorale negli Stati Uniti indicano come stanno andando oggi le cose. C'è pochissima opposizione reale al proibizionismo.
La guerra americana alla droga è iniziata con l'Harrison Narcotics Act nel 1914 ed è andata aumentando esponenzialmente negli ultimi venti anni. I governi federale, statali e locali spendono oggi una cifra stimata tra gli otto e i nove miliardi di dollari all'anno per attività antidroga dirette e svariati altri milioni per ospitare e nutrire quegli spacciatori e consumatori di droga che costituiscono oggi circa un terzo dei prigionieri federali e che contribuiscono in modo sostanziale alla necessità di costruire più prigioni.
La droga entra negli Stati Uniti in quantità sempre crescenti, a dispetto della guerra; nonostante che questa faccia alzare i prezzi e renda i profitti degli spacciatori molto lucrativi. Un'altra conseguenza sono il crimine legato alla droga e la violenza, dei prodotti del mercato nero della droga oggi come lo erano del mercato nero dell'alcool negli anni Venti. La minaccia alle libertà civili si fa sempre più forte mentre i bellicisti, che già usano per necessità trappole e informatori, stanno adesso prendendo in considerazione il ricorso all'esercito e ai test casuali antidroga.
Io vorrei fare una proposta utopistica per un approccio completamente differente. Legalizziamo e tassiamo le sostanze attualmente controllate. Le tasse sarebbero usate per l'educazione contro la droga e per pagare i costi sociali e medici dell'abuso di droga. Una commissione dovrebbe essere costituita col compito di decidere questi costi separatamente per ogni droga, e la percentuale di tassazione sarebbe adeguata periodicamente per riflettere questi dati. Così il governo riconoscerebbe l'impossibilità di eliminare del tutto l'uso di droga e impiegherebbe il suo potere di tassare e la sua autorità educativa per incoraggiare un uso più sicuro delle droghe. Le droghe che sono legali oggi, alcool e tabacco, non si distinguerebbero dalle altre.
Questo programma potrebbe essere realizzato in modo graduale, in maniera che sia possibile correggere ed imparare di più prima di impegnarsi pienamente. La prima fase potrebbe coinvolgere l'alcool, il tabacco e la cannabis. L'alcool e il tabacco perché sono già legali, la cannabis perché è probabilmente la meno pericolosa delle droghe assunte per diletto. Potrebbero essere vendute tutte attraverso punti di distribuzione con speciali licenze a prezzi stabiliti dalla commissione. La pubblicità sarebbe proibita. All'inizio potrebbero essere mantenuti i prezzi attuali, poi, via via che la commissione raccoglie più informazioni, il prezzo potrebbe cambiare in relazione ai costi sociali. Se questo sistema darà i risultati sperati, i dati dovrebbero mostrare che queste droghe causano sempre meno danni. A questo punto sarebbe possibile introdurre nel sistema altre droghe.
Il vantaggio sarebbe nel non avere più le spese, la corruzione, il caos e il terrore provocato dalla guerra tra trafficanti di droga e squadre narcotici. Uno degli effetti delle guerre antidroga è, come saranno d'accordo molti dei partecipanti a questo colloquio, una minaccia alle libertà civili. Attualmente la corrente di pensiero dominante è attratta dalla proposta della Commissione sul Crimine Organizzato di sottoporre a test casuali delle urine gli impiegati federali e i dipendenti di compagnie che abbiano contratti col governo federale.
Si può così sviluppare un ciclo di auto-repressione, con le operazioni antidroga che si ripagano con i fondi confiscati ai trafficanti antidroga le cui operazioni sono rese enormemente vantaggiose dalla repressione. Il sistema utopistico di tassazione che viene qui suggerito creerebbe un tipo diverso di ciclo di entrate, nel quale la società pagherebbe i costi dell'abuso di droga prendendo i fondi dai consumatori di droga in proporzione all'ammontare del loro contributo al problema. La commissione di supervisione di questo sistema di tassazione servirebbe anche come educatore e guida della società, un educatore non legato dall'attuale irrealistico presupposto, costruito all'interno della legge penale, secondo cui ogni uso di certe droghe deve essere per forza nocivo e pericoloso, mentre altre droghe possono avere una gamma di usi benefici o cattivi. Diventerebbe possibile un'onesta educazione sulla droga.
E' ragionevole pensare che questo sistema funzionerebbe? Sarebbe possibile tassare le droghe tanto che queste paghino per i costi che causano? E anche se fosse possibile, l'abuso di droga non aumenterebbe tanto da farci pagare un prezzo troppo alto in termini di sofferenza personale e sociale? E l'elasticità della domanda è abbastanza grande che la tassazione influenzerebbe sostanzialmente la quantità di droga consumata, specialmente da chi ne fa un forte uso? Dare una risposta a tutto questo è molto incerto, anche nel caso di alcool e tabacco, su cui sono state fatte molte ricerche.
C'è un'ampia letteratura sulla curva di distribuzione del consumo di alcool tra i singoli nella società, gran parte della quale conclude che qualsiasi politica destinata a tagliare il consumo totale ridurrebbe almeno proporzionalmente l'uso di alcool tra i bevitori problematici e di conseguenza i costi medici e sociali dell'alcoolismo. Il che significa che la domanda è abbastanza elastica, anche tra i consumatori di alcool che sono causa di problemi, da risentire di un aumento di prezzi. In realtà c'è qualche prova che in paesi dove il costo dell'alcool è relativamente più alto ci sono meno problemi di etilismo e la stessa cosa accade per stati all'interno degli Stati Uniti.
Esiste anche qualche segnale sull'elasticità della domanda da parte degli eroinomani. Molti studi indicano che i tossicodipendenti adeguano le loro abitudini al prezzo dell'eroina. Un'autorità del controllo di eroina ha dichiarato che la repressione avrebbe un effetto, sul ribasso di uso di eroina se riuscisse ad alzare il tempo necessario ad ottenere una dose di eroina da cinque minuti a due ore. Questa è la ``tariffa del crimine''. La polizia rende rischioso fabbricare e distribuire droga. Questo ne aumenta il prezzo per il consumatore, il quale ha quindi bisogno di più tempo per guadagnare o rubare abbastanza denaro per procurarsela, e ne restringe l'accessibilità, in modo che il consumatore deve impiegare più tempo a scoprire dove ottenerla. Il problema è se attraverso una tassazione possiamo imporre una, imitazione simile a questa alla tariffa del crimine, solo più efficiente e con effetti collaterali meno disastrosi.
La mancanza di elasticità nella domanda è maggiore nel caso del tabacco, dato che la nicotina è una delle sostanze che danno più assuefazione. Ciononostante è chiaro che anche in questo caso l'aumento del prezzo grazie alle tasse ha effetti notevoli sull'uso. Le ricerche indicano che per ogni 10% di aumento del prezzo delle sigarette si ha una diminuzione del consumo del 4%. Alcuni studi suggeriscono anche che il prezzo colpisce principalmente la decisione di cominciare a fumare regolarmente piuttosto che la quantità di sigarette fumate da un fumatore già assuefatto. Così l'impatto della tassazione extra sarebbe limitato a breve scadenza e ridurrebbe il consumo di sigarette solo sulla lunga distanza. Altri studi hanno mostrato che all'aumento del costo medio delle sigarette corrisponde un aumento dell'elasticità dei proventi della domanda: questo significa che chi è più povero è più trattenuto dal fumo dei più ricchi.
E' stato stimato che i costi dell'assistenza sanitaria diretta più le perdite indirette in produttività e guadagni dovuti alle sigarette ammontino ad un totale di poco superiore ai due dollari per ogni pacchetto: 22 miliardi di dollari in cure mediche per malattie causate dal fumo e 43 miliardi di dollari in perdite di produttività. Questo è solo un esempio del tipo di calcolo che sarebbe utilizzato per cercare di stabilire una politica fiscale. Una scelta politica di questo genere potrebbe essere considerata come un modo per far comprare alla gente delle polizze assicurative per i rischi propri e di terzi dovuti al loro uso di droga. Le compagnie di assicurazioni sulla vita offrono già sconti sostanziali sui loro premi ai non fumatori e queste preferenze si stanno lentamente estendendo alle polizze antincendio e ad altre forme assicurative.
Un problema sempre legato ad ogni sistema di vendita autorizzata è il mercato nero. La tassa non dovrebbe essere tanto alta da rendere vantaggioso il contrabbando. E' possibile raggiungere questo risultato e ridurre comunque la domanda per la droga in modo rilevante, come mostra l'esempio dell'alcool. D'altra parte non è chiaro se una tassa abbastanza bassa da prevenire un vero mercato nero sarebbe abbastanza alta da pagare i costi sociali e medici dell'uso della droga. Certamente le tasse attuali sull'alcool sono ben lontane da questo. Può darsi che si riveli impossibile creare un sistema che faccia pagare a chi abusa di una droga, o anche al consumatore casuale, i pieni costi dell'abuso stesso. Può darsi che questo problema sia praticamente insolubile. E' certo che l'approccio della criminalizzazione non offre nessuna soluzione.
Noi semplicemente ignoriamo la quantità dell'uso di droga e la serietà dei problemi della droga che ci sarebbero in questo tipo di regime, non sappiamo se un sistema di tassazione legale avrebbe o no lo stesso effetto della tariffa del crimine da questo punto di vista. Anche se l'uso della droga aumentasse dopo la legalizzazione, le esperienze dell'Oregon e dell'Alaska con la depenalizzazione della marijuana indicano che l'aumento non sarebbe affatto quello temuto. E per intraprendere una strada così coraggiosa, la società dovrebbe decidere che la privazione di libertà e i danni causati dal proibizionismo sono maggiori dei danni che potrebbero derivare da un aumento del consumo di droga; come accadde quando fu deciso di abrogare il Volstead Act. Un modo per approfondire l'argomento sarebbe lo studio degli effetti dell'istituzione di lotterie di stato in alternativa a quelle illegali sul gioco d'azzardo.
Esistono già modelli a disposizione per la legalizzazione o la quasi legalizzazione. Ad Amsterdam esiste una sorta di sindacato dei consumatori e dei tossicodipendenti che consiglia le autorità. Gli eroinomani ottengono liberamente il metadone e i consumatori di marijuana possono acquistarla liberamente in rivendite di cannabis tollerate apertamente. L'Alaska permette la coltivazione di marijuana per uso personale. E vari altri stati hanno ridotto le pene per il possesso a multe simili a quelle per le infrazioni automobilistiche. Uno di questi stati è il Maine. Una ricerca fatta lì ha mostrato che trecentomila dollari di stanziamenti per iniziative di tipo repressivo si sono trasformati in ventimila dollari di entrate in multe senza che vi sia stato aumento dell'uso di marijuana.
Un approccio di questo genere richiede soprattutto la consapevolezza di complessità ed ambiguità e di un compromesso tra la realtà sociale e l'idea utopica di una società libera dalla droga. Può addirittura essere necessario riconoscere che oltre ai pericoli esistono nell'uso di droghe e alcool anche dei benefici. Ma esiste un grave ostacolo anche al solo pensare a questa come un'alternativa praticabile: nessuno del governo vuole abbandonare quei simboli della legge penale e della lotta che sono stati usati negli ultimi 70 anni, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo, per trattare la droga come un problema criminale. E' stato affermato talvolta che il pendolo della pubblica opinione sul controllo della droga ondeggia avanti e indietro tra mano forte. Se c'è stata una tendenza verso l'indulgenza agli inizi degli anni Settanta, oggi le cose sembrano andare dalla parte opposta, come indica il rapporto della commissione presidenziale.
Ma per quel che riguarda questo argomento c'è anche molta ambivalenza del pubblico, o, per dirla meno gentilmente, molta ipocrisia. Il consenso morale sulla nocività delle droghe è spesso appassionato, ma a volte superficiale. Si pretende che l'eliminazione del traffico di droga sia come l'eliminazione dello schiavismo o della pirateria. Qualche volta se ne parla come se si trattasse di debellare il vaiolo o la malaria. Ma chi potrebbe suggerire la legalizzazione come metodo per risolvere il problema della pirateria o proporre di abbandonare ogni sforzo per debellare le malattie infettive? A dispetto di ogni retorica, il controllo della droga non è una questione risolvibile nella stessa maniera, o piuttosto, la necessità della retorica è il segno che non lo è. Da un lato, nei discorsi pubblici si dà per scontato che sia stato fatto tutto il possibile per impedire a chiunque di fare mai uso delle sostanze controllate, d'altro canto esiste una tradizione informale di uso della droga che è più tollerante.
A un certo punto è sembrato che le forme di queste pubbliche affermazioni e dei discorsi privati stessero per coincidere, ma oggi sembra che si stiano nuovamente allontanando. Un tipo di funzione che è stata abbandonata da tempo nel caso dell'alcool è ancora ritenuta l'unica posizione rispettabile per quello che riguarda le droghe. Una politica di legalizzazione o tassazione cambierebbe questi atteggiamenti ambivalenti (ipocriti)? L'ambivalenza (per esprimersi gentilmente) o l'ipocrisia (per dirla più rudemente) sono sempre stati una tendenza nascosta negli atteggiamenti pubblici mentre il sistema di controllo criminale si assestava in modo apparentemente stabile. E' questa tendenza nascosta che lascia spazio per le possibilità di un cambiamento.