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Quinto Danilo - 1 febbraio 1989
Un'avventura unica
Danilo Quinto

SOMMARIO: La "rottura di continuità" nella vita del Pr darebbe nuovo slancio per "per proseguire, più liberi e più forti, un'avventura che è stata ed è unica e che potrebbe continuare ad essere affascinante".

(Notizie Radicali n· 21 del 1· febbraio 1989)

Un famoso romanzo americano si apre con un apparente nonsense: il narratore si chiede quale sia la differenza tra chi viaggia in motocicletta sapendo che la moto funziona e chi non lo sa. In altri termini, la domanda è: in che misura ci si deve occupare della manutenzione della propria motocicletta?

Dopo aver scelto di essere transnazionale, questo partito ha dovuto e voluto conoscere se stesso, ha compreso che era importante conoscere a fondo lo strumento del suo viaggiare. Ma c'è voluto un anno molto difficile - e non poteva non esserlo - perché l'analisi dei numeri e delle cifre, scritta nelle relazioni, stampata su questo giornale e detta per radio dal segretario e dal tesoriere, diventasse patrimonio della consapevolezza comune.

E questo è avvenuto al Consiglio federale di Trieste/Bohinj: l'analisi tecnico-finanziaria, e quindi politica, di Stanzani e Vigevano ha coinciso con quanto in quella sede ha detto Marco Pannella. Dodici anni di presenza parlamentare non sono trascorsi invano: hanno prodotto la dipendenza di questo partito dalle istituzioni. I radicali entrarono nelle istituzioni proclamando di non voler farsi cambiare; ora, questo partito, così come esso è, non potrebbe vivere senza il finanziamento pubblico.

Questo determina la necessità di una rottura, di uno iato, di una rappresentazione visibile di un recupero di identità, già peraltro sancita a Bologna con la decisione di non presentare più il Pr in quanto tale alle elezioni.

Abbiamo 60 giorni di tempo, per fare poche cose, essenziali:

1. sul piano transnazionale, tentare di organizzare un Congresso che consenta il massimo della partecipazione e che rappresenti un altro dei momenti della rappresentazione transnazionale di quest'anno politico radicale (Bruxelles, Madrid, Gerusalemme, Jugoslavia);

2. ancora sul piano transnazionale, coltivare quelle aree geografiche - Jugoslavia, Ungheria, Polonia - che hanno dato segni tangibili di aver recepito il messaggio del Partito radicale;

sul piano transpartitico, operare, da singoli radicali - avendo nel partito un "sicuro punto di riferimento e luogo di confronto" come recita la mozione di Bologna - perché sia alle elezioni amministrative sia a quelle europee ciascuno, che possa e che lo voglia, con la sua presenza in altre liste o con la promozione di nuove liste insieme ad altri, rappresenti la continuità, nella durata, di un "segmento della prassi", come dice Marco, che ci ha indotto, in questi anni, a votare in Congresso una risoluzione come quella di Firenze '85, oppure a deliberare, come nell'80, la non presentazione del partito in quanto tale alle elezioni amministrative, a chiedere il "non voto" nell'83, a dire e a proclamare - e poi le cose dette devono necessariamente avere, prima o poi, una conseguenza - che in questo paese non c'è agibilità democratica e neanche politica.

Quest'analisi, compiuta con rigore, che induce oggi, ad esempio, il Pci - col quale per anni abbiamo duramente polemizzato - a mostrare attenzione nei nostri confronti, ci ha fatto acquisire un patrimonio di credibilità che dobbiamo ora "spendere" con prudente ragionevolezza; questo patrimonio ci consente di essere interlocutori di un assai vasto e composito schieramento politico.

Questo è, a questi obiettivi potremo realizzarli, in questi 60 giorni, solo se riusciremo a farli diventare, nelle nostre azioni quotidiane, una priorità, solo se tutti diventiamo consapevoli del fatto che le iscrizioni '89 su questi obiettivi sono fondamentali; altrimenti, di sicuro, falliremo.

Poi c'è il problema della chiusura, dello iato. Sono convinto che il Pr potrebbe continuare a garantirsi, per qualche altro decennio, una presenza nelle istituzioni del 2-3%: se questo significa continuare, meglio chiudere, se per chiusura s'intende un momento di slancio, di "chiamata a raccolta" di nuovi "volti transnazionali" per questo partito, capaci, come hanno fatto i "volti" radicali di oggi, negli anni '60 e '70, e insieme a questi, e a chi lo voglia tra questi di essere radicali con entusiasmo, e di condividere con Pannella, iscrivendosi a questo partito che ha nell'annualità il suo punto di forza (annualità che non consente "dialettiche interne" come avviene per gli altri), meglio chiudere per proseguire, più liberi e più forti, un'avventura che è stata ed è unica e che potrebbe continuare ad essere affascinante.

Un'ultima considerazione: nessuno oggi è in grado di prevedere quando e se questo partito riuscirà a chiudere. Ci sono dei passaggi obbligati da rispettare, legali, tecnici, finanziari: potremo, secondo me, superarli, se costruiremo un vero dibattito, pubblico, sui problemi reali di questo partito e se non coltiveremo una sterile querelle tra continuisti e non.

 
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