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Reuter Peter - 1 febbraio 1989
La politica antidroga degli Stati Uniti: passato infelice, futuro incerto
Peter Reuter

U.S.A. - Laureato in economia, nel 1981, dopo un periodo di insegnamento universitario, è entrato come senior economist nella Rand Corporation di Washington, una delle maggiori organizzazioni americane di analisi dei fenomeni sociali e si è specializzato in ricerche sulle attività delle organizzazioni criminali. Dal 1983 lavora assiduamente sui problemi relativi alla politica della droga e ha pubblicato numerose relazioni sull'argomento. Nel 1986 ha realizzato uno studio sui meccanismi economici del traffico clandestino di cocaina e negli scorsi mesi ha diretto, per conto del Dipartimento della Difesa del Governo U.S.A., uno studio sugli effetti che un inasprimento della repressione ai confini avrebbe sulla diffusione della cocaina nel paese.

SOMMARIO: Bisogna legalizzare la droga? La legalizzazione della droga incoraggerà la consumazione? La legalizzazione non presenta solo dei vantaggi per la società. L'autore espone le conseguenze positive e quelle negative della legalizzazione della droga. Egli confronta inoltre i costi sociali e monetari della attuale politica americana sulla droga con quelli che deriverebbero da una scelta di legalizzazione.

("I costi del proibizionismo sulle droghe" - Atti del colloquio internazionale sull'antiproibizionismo, Bruxelles 28 settembre - 1 ottobre 1988 - Ed. Partito Radicale)

INTRODUZIONE

Negli ultimi cinque anni si è assistito ad una crescita dell'interesse verso i problemi della droga negli Stati Uniti. Nel 1988 i sondaggi di opinione hanno mostrato che la droga era considerata dal pubblico come il problema di maggiore importanza e, addirittura, secondo alcuni sondaggi era considerata come il tema principale della politica estera (1). E nonostante che gli esperti abbiano notato come un certo numero di fattori, quali quelli della diffusione dell'uso dell'eroina e della marijuana, si stiano muovendo in senso positivo, la consapevolezza della rapida crescita del problema della cocaina ha dominato la stampa.

Un elemento nuovo nell'opinione del pubblico consiste nel porre l'attenzione non solo sull'uso della droga in se stesso, ma anche sulle conseguenze negative dei programmi attualmente esistenti per imporne la proibizione. La violenza per le strade, i crimini commessi dai tossicodipendenti, il reclutamento per lo spaccio di persone sempre più giovani e la nascita di vaste ricchezze di origine illegale, che sono la causa di gran parte dello scontento esistente, non sono semplicemente la conseguenza dell'uso della droga, ma anche dei programmi altamente repressivi che cercano di diminuirne il consumo (2). Il dibattito, benché solo agli inizi, indica che alcuni non libertari credono che il costo sociale della nostra attuale politica antidroga possa essere più alto di quello che comporterebbe la legalizzazione, anche se quest'ultima dovesse causare un uso sostanzialmente più esteso di droga.

Questa relazione comincia descrivendo l'evoluzione della politica antidroga degli Stati Uniti a partire dal 1970. Benché verso la fine degli anni Settanta vi sia stato un cambiamento che metteva l'accento più sul trattamento e la prevenzione, e verso la fine degli Ottanta, ancora maggior enfasi retorica sia stata posta sulla prevenzione, il disegno generale è stato di un continuo aumento della repressione, particolarmente rivolta agli spacciatori piuttosto che ai consumatori. La seconda parte della relazione esamina brevemente alcune delle forze politiche che hanno influenzato queste decisioni. Si suggerisce che la continua accentatura della repressione sia scaturita in parte dal non sapere che cos'altro potesse ridurre l'uso di droghe e da una preoccupazione sulle conseguenze politiche di apparire non abbastanza ``duri contro la droga''. La terza parte della relazione analizza alcune delle scelte che sono oggi davanti al paese, con particolare attenzione sui due estremi dello spettro di possibilità sui

quali è centrato gran parte del dibattito, la legalizzazione della droga da una parte e un'ulteriore inasprimento delle attuali politiche repressive dall'altro. In questa parte viene messa in rilievo la difficoltà di discutere di legalizzazione a causa dell'incertezza su quello che potrebbe accadere se cocaina ed eroina fossero in libera vendita, e quindi di poter fare una scelta veramente informata.

TENDENZE POLITICHE RECENTI

Tutti gli osservatori della politica antidroga sono stati colpiti dal suo carattere ciclico (p.e. Musto,1988). Ci sono state molte oscillazioni tra una forte intolleranza per qualsiasi tipo di uso, accompagnata da severe misure repressive, e una politica più permissiva, che accettava distinzioni tra le droghe e dava più peso alla prevenzione e alla cura che alla punizione. In questa sezione esaminiamo la storia della politica antidroga , soprattutto a livello federale, a partire dal 1968. Persino a quell'epoca era possibile registrare questo tipo di oscillazione.

Prima del 1980.

L'uso dell'eroina ha cominciato a porsi come un problema negli Stati Uniti verso la fine degli anni Sessanta, per la prima volta dall'inizio del secolo. Durante gli anni Sessanta c'era stata una certa preoccupazione per l'espandersi dell'uso della marijuana, specialmente nei college, ma fu il rapido incremento dell'uso dell'eroina nelle città che portò alla ribalta il problema della droga. L'assuefazione all'eroina fu considerata come una delle cause principali di quella crisi urbana che divenne una componente essenziale del dibattito politico per la campagna presidenziale del 1968. Contemporaneamente il metadone apparve come una droga terapeutica che poteva offrire risultati significativi nella ``cura'' della dipendenza da eroina o perlomeno nello spezzare il legame tra eroina e crimine.

I fondi federali stanziati per programmi contro la droga salirono dagli 81 milioni di dollari del 1969 a 760 milioni di dollari nel 1974 (Drug Abuse Council, 1980; p. 25). Inizialmente buona parte dell'aumento fu dedicato a programmi di cura e prevenzione. Le spese per queste iniziative crebbero da 54 milioni di dollari nell'anno fiscale 1970 a 147 nell'anno fiscale 1971, mentre le spese per la repressione crebbero solo da 43 a 66 milioni di dollari. Grazie ai fondi federali i trattamenti di mantenimento col metadone divennero sempre più disponibili, ma dopo il discorso del giugno 1971 del presidente Nixon, nel quale proclamava la ``guerra'' al problema droga, si tornò a mettere l'accento sulle iniziative di repressione. Per l'anno fiscale 1975, su un bilancio federale antidroga di 684 milioni di dollari, a questi programmi era destinato il 45%, in confronto al 30% del 1971.

Il presidente Nixon fece della droga un elemento fondamentale anche dalla sua politica estera, dando molta importanza al programma turco per il controllo dell'oppio. La sua amministrazione fece pressione perché si rafforzasse il principale dei trattati internazionali, la Single Convention Narcotics, aggiungendo le droghe psicotrope all'elenco di quelle controllate dall'accordo. Nel 1973 Nixon affermava: ``Negli Stati Uniti abbiamo voltato pagina sulla tossicodipendenza'' (Drug Abuse Council, 1980; p. 42). Questa affermazione rifletteva il calo di alcuni degli indicatori del problema dell'eroina.

Durante la presidenza Ford ci si accorse che gli sforzi precedenti non avevano tenuto conto delle differenze tra le varie droghe. Nel 1975 un Libro Bianco sull'abuso di droga affermava: ``Non tutte le droghe sono ugualmente pericolose e non tutto l'uso della droga è ugualmente distruttivo''. Il presidente Carter fece ulteriori cambiamenti nella forma, se non nella sostanza, della politica antidroga. Egli approvò la depenalizzazione del possesso di piccoli quantitativi di marijuana per uso personale, ``Le pene per il possesso di droga non possono essere più nocive per un individuo dell'uso stesso della droga''. Carter allargò il concetto di droga aldilà di eroina, cocaina e marijuana, estendendolo a droghe lecite, ma in grado di provocare assuefazione. In pratica le sue dichiarazioni suggerivano una maggior volontà di trattare la tossicodipendenza come un problema sociale cronico che non una mentalità di tipo bellico.

A livello locale per tutto il periodo la tendenza predominante fu verso la repressione, persino per la marijuana; gli arresti per possesso di marijuana crebbero dai 18.000 del 1965 ai 188.000 del 1970 fino ai 350.000 nel 1975, una cifra che restò stabile per il resto del decennio. L'uso dell'eroina appariva così legato con il crimine che sembrava ragionevole trattare la droga principalmente come un problema di inasprimento legale. Si poneva l'accento sull'arresto degli spacciatori; i consumatori erano generalmente affidati a programmi di disintossicazione. In alcuni stati passarono leggi che comminavano pene durissime per gli spacciatori di droga.

Lo sforzo principale tra i vari stati lo fece quello di New York, che nel 1973 emanò una legge che condannava al carcere dai 15 ai 25 anni chi vendesse più di un'oncia di eroina (28 g. circa). Persino ai piccoli spacciatori di strada era possibile comminare una pena che andava da un anno di prigione ad otto anni e quattro mesi. La New York City Bar Association commissionò una ricerca per valutare gli effetti della nuova legge dalla quale risultò che essa non aveva provocato alcun calo nè nell'uso di eroina nè nei delitti ad esso associati (Joint Committee on New York Drug Law Evaluation, 1977).

Durante tutto questo periodo ci fu un interesse scarsamente sistematico per la prevenzione della droga o per la sua cura, a parte il mantenimento con il metadone. Essendosi stabilizzato l'uso dell'eroina intorno alla metà degli anni Settanta, i governi locali sentirono meno l'esigenza di tentare trattamenti disintossicanti su vasta scala.

I programmi federali dal 1980.

Il 1980 ha visto negli Stati Uniti una massiccia crescita degli stanziamenti in materia di droga a livello di governo federale. Le spese federali per programmi di repressione, cura e prevenzione sono cresciute da 1,1 miliardo di dollari nel 1981 a 3.3 miliardi nel 1988: anche dopo aver calcolato l'inflazione, resta una crescita del 125% in 9 anni.

Nel corso degli anni Ottanta i programmi di repressione sono cresciuti più velocemente di tutti gli altri settori di intervento. Anzi, dal 1981 al 1986 c'è stato un calo costante negli stanziamenti in dollari per i programmi di cura, benché in questi ultimi due anni ci sia stata una ripresa repentina; dal 1986 gli stanziamenti per la prevenzione hanno avuto un modesto incremento. Questo recente aumento (almeno nel caso degli interventi di disintossicazione) sembra essere causato dalla paura del contagio dell'AIDS tramite lo scambio di siringhe. Il presidente della commissione sull'AIDS del presidente Reagan ha richiesto l'apertura di 3.300 centri di disintossicazione per un costo annuale stimato sui 2.5 miliardi di dollari, ma il presidente non ha accolto l'indicazione (New York Times, 25 Febbraio, 1988).

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Tavola 1-Stanziamenti per la politica federale antidroga in milioni di dollari (dollaro del 1982*)

Anni fiscali 1981-1988

1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988

Repressione 863 982 1138 1315 1498 1538 1943 2043

Cura 221 162 176 171 171 166 313 303

Prevenzione 125 124 132 140 157 163 270 372

TOTALE 1209 1268 1446 1626 1826 1867 2526 2718

* calcolati usando i deflattori impliciti forniti dall'Office of Management and Budget; Fonte: National Drug Policy Board 1987.

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Il ritorno di interesse per i programmi di prevenzione come il rimedio a lungo termine più plausibile e non nocivo, è stato causato dal pessimismo sull'efficacia della repressione contro la droga. La prevenzione, però, ha ancora una fetta modesta del totale degli stanziamenti federali. Nel 1988 la cifra era di 454 milioni di dollari, cioè il 14% del totale. (3)

Il Congresso ha anche stabilito pene più gravi per gli spacciatori di droga giudicati nelle corti federali. Questa nuova legislazione, come prevista dalle prime indicazioni della U.S. Sentencing Commission, prevede periodi di carcerazione dai 20 ai 40 anni per chi sia ritenuto colpevole di vendere grandi quantità di droga. Le indicazioni non consentono la libertà su parola e la Sentencing Commission prevede che la popolazione delle prigioni federali, già ora composta per un terzo da colpevoli di delitti legati alla droga, sarà almeno del 38% superiore nel 1997 come risultato appunto di queste sentenze (U.S. Sentencing Commission, 1987).

Programmi statali e locali dal 1980.

I cambiamenti di accentuazione tra i vari programmi sono più difficili da seguire a livello statale e locale: i dati sulle spese locali e statali per cura e prevenzione della droga sono disponibili solo insieme a quelli sulle spese su simili programmi per l'alcool. La tavola 2 mostra una stima di queste spese per il 1985 e 1986. Va sottolineato che le cifre locali e statali comprendono alcuni finanziamenti federali per questi programmi: in realtà gran parte degli stanziamenti federali per cura e prevenzione consistono in blocchi di sovvenzioni e programmi locali.

Per quanto riguarda le spese locali e statali abbiamo a disposizione un solo studio che esamina le cifre del 1985 e 1986. Godshaw, Koppell e Pancoast (1987) hanno esaminato un campione di centri locali e statali: il risultato è una stima di 4,9 miliardi di dollari nel 1986 dai 4,1 del 1985. La cifra del 1986 rappresenta il 18,2% del totale delle spese statali e locali per i servizi di polizia, rafforzando così la sensazione che la repressione contro la droga sia diventata una delle attività principali della polizia in tutto il paese.

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Tavola 2 - Spese locali e statali per servizi contro l'abuso di alcool e droga, secondo le fonti di finanziamento, in milioni di dollari

Anni fiscali 1985 e 1986

1985 1986

Centri statali per alcool e droga 659,1 751,7

Altri centri statali 59,4 95,5

Sovvenzioni contro alcool e droga 236,8 256,9

Altro dal governo federale 25,4 43,5

Altre fonti 294,6 339,9

TOTALE 1364,6 1641,0

Nota: Rappresenta solo i programmi che ricevono finanziamenti dai centri statali contro alcool e droga Fonte: Butynski et al, 1987.

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Le stime di Godshaw, Koppell e Pancoast non comprendono i costi sostenuti successivamente all'arresto dai pubblici accusatori, dal settore giudiziario e dal sistema correzionale. Se si stabilisce che queste componenti del sistema della giustizia statale e locale hanno raggiunto nel 1985 un costo totale di 20,4 miliardi di $ (4) e che una percentuale sempre più alta degli arresti per droga si conclude con un processo e una condanna, è ragionevole ritenere che i costi aggiuntivi dell'inasprimento della repressione antidroga per la componente non poliziesca siano notevoli, probabilmente di 3,7 miliardi di $.

Risulta così chiaro anche a livello locale e statale, oltre che federale, che la recrudescenza della repressione costituisce la maggior parte delle spese del governo in materia di droga. Nel 1985, l'unico anno per cui possiamo fare dei paragoni, le spese statali e locali legate alla repressione ammontavano a 7,8 miliardi di dollari circa, contro 1,1 miliardi di dollari destinati alla cura e la prevenzione dell'abuso di alcool e droga. (5)

Le cifre relative agli arresti mostrano che l'espansione delle misure di repressione a livello non federale ha avuto come obiettivo gli spacciatori piuttosto che i consumatori e soprattutto i mercati dell'eroina e della cocaina. Tra il 1981 e il 1986 il totale degli arresti per droga a livello non federale è salito del 50%. Gli arresti per vendite o distribuzione di cocaina ed eroina sono comunque cresciuti almeno cinque volte, dai 23.500 del 1981 ai 104.000 del 1986. (6) Gli arresti per possesso di marijuana, che costituivano il 72% di tutti gli arresti per droga nel 1976, hanno cominciato a calare alla metà degli anni Ottanta; nel 1986 sono stati 279.000 (36% del totale di arresti per droga), il 20% in meno dell'anno precedente.

Non abbiamo dati nazionali sugli arresti, ma i segmenti disponibili suggeriscono che la severità delle sentenze è aumentata. Per esempio, nel Distretto di Columbia la pena media comminata ai condannati per offese relative alla droga è cresciuta dai 5,5 mesi del 1981 ai 25,5 mesi del 1986 (Reuter, Haaga, Murphy and Praskac, 1988). Nello Stato della California, dal 1981 al 1986, il numero di arresti ``per fellonia'' (7) perseguiti per violazioni di droga, in opposizione a quelli ``per cattiva condotta'', è cresciuto del 140%, da 17.000 a 41.000. Tra tutti gli imputati nel 1981, il 73% è stato condannato a qualche forma di detenzione; nel 1986 sono stati incarcerati il 95% dei processati. (8)

In conclusione, le cifre mostrano tutte un rapido incremento dell'impegno nella repressione antidroga e nell'inasprimento delle misure punitive. Il complesso delle spese a livello nazionale per le misure di repressione nel 1985 arrivava intorno ai 10-12 miliardi di dollari mentre alle misure di cura e prevenzione erano destinati meno di 2 miliardi.

INFLUENZE SULLE RECENTI POLITICHE ANTIDROGA

Prima di dedicarci all'analisi delle attuali opzioni politiche può essere di aiuto considerare quali forze hanno determinato la politica antidroga degli Stati Uniti. In particolare, perché, pur di fronte ad una crescente evidenza dei limiti dell'efficacia delle misure di inasprimento legale, il governo federale ha continuato ad espandere queste misure?

La rapida crescita delle spese federali per la repressione dell'abuso di droga riflette un'attenzione crescente verso l'argomento espressa ad ogni livello governativo. Il presidente Reagan e il ministro della Giustizia Edwin Meese hanno tenuto vari discorsi molto pubblicizzati sui pericoli dell'abuso di droga e sulla necessità di incrementare lo sforzo nazionale per sconfiggerlo. Anche il Congresso ha espresso la seria preoccupazione che l'esecutivo non stesse facendo abbastanza per risolvere il problema.

Queste forze si sono unite nel 1986 per il passaggio dell'Omnibus Drug Control Act dello stesso anno, promettendo un ulteriore massiccio aumento degli stanziamenti per ogni genere di programma per il controllo della droga. Il Congresso ha persino cercato di trasformare l'esercito nello strumento principale della lotta: un progetto di legge approvato alla Camera richiedeva che l'esercito ``sbarrasse le frontiere'' alla droga entro 45 giorni. Il Senato ha bocciato il progetto, obiettando che si trattava di una richiesta assolutamente irragionevole che avrebbe danneggiato la capacità dei militari di svolgere la loro funzione primaria. (9)

Il Congresso ha comunque ampliato in modo consistente le iniziative federali contro la droga. La presentazione della proposta di legge era determinata in gran parte da due morti per cocaina che avevano fatto molto parlare, quelle di due dotati, giovani atleti (Len Bias e Don Rogers), e dalla vicinanza delle elezioni.

Nell'anno elettorale 1988 il Congresso è tornato sull'argomento. La Camera dei Deputati ha nuovamente votato un progetto di legge che dava il ruolo principale nella battaglia alla droga ai servizi militari (Washington Post, 6 maggio 1980), e il Senato ha nuovamente respinto il progetto, ma ha accordato l'ampliamento dei poteri repressivi dell'esercito. Attualmente il Congresso sta mettendo insieme un pacchetto di proposte che i legislatori sperano di far approvare prima delle elezioni di novembre.

Queste recenti decisioni del Congresso hanno suscitato poche discussioni, con l'eccezione di quanto riguardava le condanne a morte e il coinvolgimento dei militari. A causa della grande attenzione del pubblico sul problema, nessun politico può rischiare di sembrare debole in materia di droga. Questo rende molto difficile combattere le proposte di destinare ulteriori risorse a iniziative di tipo repressivo, non importa quanto poco efficaci per ridurre il problema della droga. All'epoca dell'approvazione dell'Omnibus Drug Control Act molti giornali hanno parlato, impietosamente, ma realisticamente, di una ``smania di cibo'' di vari legislatori che non volevano assolutamente apparire meno appassionati dei colleghi nella crociata contro il traffico di droga. Riguardo al progetto di legge del 1986, la Camera dei deputati approvò qualsiasi emendamento che prevedesse l'ampliamento dei programmi esistenti e autorizzasse maggiori stanziamenti per la battaglia contro la droga. Tutti gli emendamenti che minacciava

no dei tagli vennero respinti. (Congressional Quarterly Almanac, 1985).

La stessa accentuazione sulle misure di repressione si è manifestata alla Conferenza della Casa Bianca per un America Libera dalla Droga che si è tenuta nel marzo del 1988. Nonostante che tra i relatori vi fossero vari membri del Congresso critici verso l'amministrazione, non si è discussa nessuna strategia che prevedesse una politica meno repressiva. Le discussioni sono state solo su come punire.

Coloro che vogliono cambiare la strategia del paese devono confrontarsi con un problema fondamentale, la mancanza di opportunità alternative per spendere quelle grandi somme di denaro che danno risalto alle decisioni politiche. La mancanza di fondi di cui hanno sofferto nel passato i programmi di prevenzione significa che ci sono pochi modelli funzionanti a cui far riferimento quando si prende in considerazione una massiccia espansione degli sforzi per la prevenzione. Non ci sono programmi che siano stati sperimentati su vasta scala e sono molto pochi i professionisti disponibili a sviluppare o mettere in atto programmi per sistemi scolastici specifici. Quando, nell'anno fiscale 1987, è stato chiesto al governo federale di spendere 200 milioni di dollari per la prevenzione, i vari programmi hanno trovato molte difficoltà per trovare obiettivi ragionevolmente opportuni per assorbire quel danaro. La rapida espansione di nuovi programmi è sempre difficile, come è già dimostrato in altri campi.

Il trattamento di disintossicazione viene trascurato per ragioni diverse. I programmi pubblici di cura, almeno fino alla metà degli anni Ottanta, avevano un tipo di clienti politicamente poco allettanti. I consumatori di eroina erano in grande maggioranza maschi, appartenenti a minoranze, ed entravano ed uscivano continuamente dalla cura. Benché i dirigenti delle comunità di minoranza avessero chiesto con forza l'aumento dei fondi per la disintossicazione, neanche per loro questi programmi avevano la massima priorità: la riduzione dei fondi per la cura in favore dei programmi di sovvenzione nel 1981 suscitò scarse reazioni. I risultati positivi dei trattamenti in termini di minore uso di droga, criminalità e infezioni sono difficili da quantificare e comunque sono vissuti abbastanza indirettamente dalla comunità.

Così, in presenza di un imperativo a fare qualcosa, c'è stata una forte spinta a dare più risorse alle misure di repressione che hanno risultati immediati e visibili, vale a dire più spacciatori in galera e più droga sequestrata. Finché più repressione darà più arresti e più sequestri sarà difficile obiettare che una maggior repressione non serve a niente, in particolare visto l'alto livello dei trafficanti arrestati dai federali. Noi siamo convinti che queste ragioni abbiano provocato un pregiudizio significativo nella divisione dei fondi tra i vari tipi di iniziative.

SCELTE POLITICHE

C'è una grande insoddisfazione rispetto all'attuale situazione nei confronti della droga. La politica degli Stati Uniti appare inefficace e costosa, sia per le spese direttamente sostenute dal governo che, ancor di più, per i costi indiretti che impone alla società. Nonostante sia possibile notare alcuni segni di un cambiamento positivo, quali il numero ridotto degli adolescenti che fanno un uso pesante della marijuana, le cifre risultano sempre molto alte se paragonate con altri paesi ed altri anni.

In questa parte della relazione esaminiamo i due estremi della gamma di scelte che si presentano ai politici. La legalizzazione dell'uso e delle vendite della droga, che è il più drammatico cambiamento di politica sociale possibile in materia di stupefacenti, ha improvvisamente attratto molto interesse. Dall'altro lato c'è la tendenza verso sforzi ancora maggiori per identificare e punire i consumatori di sostanze illecite.

Legalizzazione.

Agli inizi degli anni Settanta molti stati compirono significativi cambiamenti nelle loro leggi rispetto al possesso di marijuana. Il semplice possesso di piccole quantità di marijuana per uso personale venne considerato come un reato minore, pari ad infrazione al codice della strada: essere condannati per questo tipo di reato non comportava più un precedente criminale. Il movimento di depenalizzazione aveva avuto le sue origini nel Rapporto della Commissione Nazionale sulla Marijuana e l'Abuso di Droga (1973), che aveva raccomandato un cambiamento di questo tipo. Il Rapporto, benché rifiutato dal presidente Nixon perfino prima della pubblicazione definitiva, ebbe molta influenza.

In alcuni stati questo cambiamento fu drammatico. In California, ad esempio, negli anni immediatamente precedenti all'approvazione della legge Moscone nel 1974, i reati per marijuana costituivano il 20-25% degli arresti con pene superiori a un anno. Il numero degli arrestati per marijuana con questo tipo di pene dopo il 1974 crollò del 75%, da 99.600 a 19.300 nel 1976. Nello stesso periodo crebbero gli arresti per cattiva condotta collegati alla marijuana, da 3.500 a 34.100, ma il numero totale e la ``severità'' media nei processi per marijuana declinò drammaticamente. (Aldrich e Mikuriya, 1988; Bronwell, 1988).

Tra il 1973 e il 1978 undici stati, per un terzo approssimativo della popolazione, cambiarono in modo simile le loro leggi. I dati disponibili indicano che la depenalizzazione ha avuto pochissimo peso nella prevalenza dell'uso di marijuana (Bronwell, 1988). Dopo il 1976 il movimento per la depenalizzazione si fermò. Nessuno stato ha abrogato la legge di depenalizzazione, ma l'appoggio del pubblico per questa misura è calato. Negli ultimi dieci anni la percentuale dei favorevoli a pene severe per il possesso di piccole quantità di marijuana per uso personale è cresciuta, secondo i sondaggi Gallup, ed in tutte le fasce di età; è particolarmente interessante notare che l'aumento più marcato è nella fascia tra i 13 e 29 anni, dove la percentuale sale dal 29% del 1977 al 44% del 1985 (Gallup, 1986).

Nonostante questo, di recente è nato un interesse alla discussione di cambiamenti più radicali nelle leggi sulla droga. Benché nessun politico importante abbia preso posizione favorevole sulla legalizzazione, molti hanno chiesto che si esaminasse questa possibilità. (10) La loro posizione è basata, più che sull'entusiasmo per la legalizzazione, sulla costernazione per i costi della politica attuale.

La difficoltà di discutere di legalizzazione sta nel fatto che per il momento non siamo in grado di descrivere neanche approssimativamente quello che accadrebbe se le droghe fossero legalizzate.

Quando si discute di legalizzare droghe come cocaina ed eroina non si entra in un territorio vergine. Non c'è una linea di demarcazione che separa l'alcool e alcune delle droghe proibite.(11) Per molta gente l'alcool dà un'altissima dipendenza ed è pericoloso per la salute; per alcune minoranze etniche (p. es. le tribù di indiani d'America), che lo metabolizzano male, l'alcool costituisce la prima causa di morte per i giovani maschi. Ancor di più, quasi metà dei colpevoli di reati ammettono di aver assunto alcool subito prima di commettere il crimine.

Che in questa nazione l'uso di alcool sia legale e delle altre droghe proibito, è in larga parte un accidente storico. In molte società mussulmane accade esattamente il contrario: l'hashish è legale e l'alcool proibito, talvolta con pene severissime per il suo possesso.

Le esperienze del Proibizionismo e della sua Abrogazione forniscono un'analogia molto discussa con la legalizzazione della droga. Ci sono pochi dubbi che il consumo d'alcool durante il Proibizionismo sia calato notevolmente (Aaron e Musto, 1981; Burnham, 1968); si calcola che il consumo procapite sia calato tra la metà e i due terzi. E' interessante notare anche che i fattori medici dell'uso pesante di alcool, come la cirrosi epatica, calarono in modo anche più vistoso (Aaron e Musto, 1981). Non fu il bevitore occasionale ad essere scoraggiato dal proibizionismo.

Nonostante questo l'Abrogazione fu approvata, solo 13 anni dopo il Proibizionismo, con pochissima opposizione (Kyvig, 1979). Il costo evidente del Proibizionismo, la corruzione politica, la violenza e il crimine organizzato (in particolare la moderna Mafia Americana) che esso produceva, venne considerato troppo alto. La Wickersham Commission, presieduta da un ex ministro della Giustizia, preparò il terreno con un dettagliato rapporto sul fallimento della repressione. Può anche essere importante il fatto che l'efficacia riconoscibile della repressione proibizionista era calata dalla fine degli anni Venti.

Prendendo in considerazione l'importanza dell'Abrogazione, dobbiamo prima sottolineare che non abbiamo ragione di pensare che la nazione abbia preso la decisione giusta. Nel 1932 si sapeva molto meno sui danni dell'alcool nè si sapeva che il Proibizionismo ne aveva ridotto così drasticamente l'uso. La corruzione, la violenza ecc., causate dal Proibizionismo avrebbero sempre potuto avere un costo sociale inferiore all'aumento del consumo di alcool seguito all'Abrogazione. Ma la corruzione e la violenza erano costi immediatamente visibili, facilmente scambiabili con il costo meno visibile e a più lunga scadenza dell'aumento del consumo.

In secondo luogo, i costi ed i benefici della proibizione delle droghe hanno contesti specifici. Infatti, benché il mercato illegale delle sostanze stupefacenti abbia causato in alcune città una corruzione rilevante, questa corruzione è meno sistematica e ha raggiunto il processo politico meno in profondità di quanto è accaduto durante il Proibizionismo. Allora i contrabbandieri controllavano letteralmente la scelta del sindaco in varie città; l'influenza di Al Capone sulle elezioni municipali di Chicago negli anni Venti è solo l'esempio più clamoroso. Nè la corruzione era a livello esclusivamente locale: si estendeva apertamente fino al nucleo proibizionista del Dipartimento del Tesoro e persino ai pubblici ministeri e ai giudici federali. Le bande cresciute durante il Proibizionismo durarono per decenni dopo la sua fine e riuscirono allora a costruire i legami politici che svilupparono in seguito.

Le conseguenze della corruzione legata all'attuale proibizionismo per la droga non hanno mai raggiunto quel livello in gran parte del paese. Dagli inizi degli anni Settanta nelle agenzie investigative federali ci sono stati solo casi isolati di droga legata a corruzione (12) e ancor meno tra pubblici ministeri e giudici, nonostante siano state fatte ricerche accurate. In alcune città, Miami in particolare, c'era una corruzione diffusa all'interno della polizia; in quella città la squadra omicidi fu coinvolta nell'assassinio di alcuni spacciatori per rivendere la droga sottratta alle vittime. Ma c'era una assenza totale di prove che la corruzione si fosse estesa dalla polizia alle strutture politiche in generale.

Alcune delle differenze tra i due tipi di corruzione derivano dalle diverse caratteristiche della droga e dei suoi consumatori. L'alcool, se paragonato alla cocaina o anche alla marijuana, occupa per ogni dose molto spazio e molti consumatori preferiscono assumerlo in compagnia, di amici o di estranei. Tutti e due questi fattori resero necessario ai contrabbandieri di assicurarsi una protezione regolare. Gli stessi grossisti non potevano spostare la merce senza farsi notare, dato che richiedeva trasporti pesanti. I dettaglianti dovevano trovare dei luoghi fissi di vendita dove i clienti potessero andare regolarmente, fermarsi per un po' e sentirsi relativamente sicuri dalle retate della polizia. Tutto questo non era possibile pagando solo un singolo poliziotto, ma richiedeva la corruzione di tutto il dipartimento di polizia, dato che praticamente ogni agente poteva essere un rischio per lo spaccio clandestino.

Al contrario la cocaina occupa poco spazio e può essere trasportata in veicoli privati senza dare nell'occhio. I consumatori la comprano irregolarmente, in quantità relativamente grandi (come numero di dosi), e generalmente la usano in luoghi privati. Nè lo spacciatore nè il grossista di cocaina hanno bisogno di comprare protezione in modo esteso. Possono cercare di corrompere il singolo agente che li coglie sul fatto, o di pagare un poliziotto per avere informazioni sulle retate, ma in questo modo possono avere una protezione relativamente debole. La crescita dei centri federali e statali per la lotta alla droga ha ridotto ulteriormente la protezione che può essere offerta da singoli poliziotti. La corruzione dovuta alla droga è un problema, ma non può essere paragonato a quella generata dal Proibizionismo.

Non è possibile generalizzare le somiglianze del Proibizionismo con tutta la politica contro la droga. Gli attuali divieti per la marijuana appaiono abbastanza inefficaci. La droga è ampiamente disponibile, almeno per i giovani; ogni anno più dell'80% dei liceali all'ultimo anno di scuola affermano che la droga è a loro disposizione o facilmente reperibile. Inoltre, benché sia presumibilmente molto più costosa di quanto non sarebbe se fosse legale, resta comunque un modo piuttosto economico di procurarsi euforia, qualcosa come 1 dollaro e mezzo per un viaggio che dura due ore o più. Se fosse in vendita libera, il suo uso aumenterebbe certamente, ma forse non in modo eccessivo.

Ma, se pur abbastanza inefficace, il divieto della marijuana è anche poco costoso. Non è certamente a causa dei profitti dovuti alla marijuana che le strade delle città americane sono diventate insicure e ci sono pochissimi motivi per ritenere che l'uso della marijuana sia di per se stesso criminogeno. Alcuni potranno obiettare che l'arresto di varie centinaia di migliaia di persone per il semplice possesso di marijuana è un costo sociale importante, dato che criminalizza un'attività che ha poche differenze con l'uso consentito dell'alcool.

Al contrario, la repressione del mercato dell'eroina è sia efficace che costosa. La droga è carissima (2000 dollari al grammo, paragonato a 10 dollari al grammo in farmacia in Inghilterra) e difficile da trovare. I consumatori devono cercare la droga in ambienti pericolosi ed esporsi a seri rischi di rapina e violenza. Il numero dei consumatori non sembra avere subito aumenti dalla metà degli anni Settanta e non sembra che da allora vi siano stati reclutamenti rilevanti: il problema è essenzialmente confinato ad un gruppo di maschi appartenenti a minoranze, che vivono in città e la cui età media è in aumento.

Molti dei pericoli a cui sono esposti oggi i consumatori di eroina sono chiaramente conseguenza delle condizioni create dalle misure repressive piuttosto che dalla droga di per se stessa. La repressione stringente ha anche portato ad ampie variazioni nella purezza di quello che è in vendita nelle strade e quindi all'aumento delle overdose. Dosaggi incerti, possibili diluenti tossici ed aghi sporchi sono rischi simili a quelli a cui andavano incontro i clienti dei contrabbandieri durante il proibizionismo. I consumatori di eroina tendono in gran parte ad avere comportamenti criminali quando sono sotto l'effetto della droga; una percentuale significativa del crimine urbano può essere ragionevolmente attribuita al fatto che gli eroinomani hanno bisogno di forti somme di denaro per il loro vizio. L'uso di eroina è anche strettamente connesso con la diffusione dell'AIDS dato che la stringente repressione ha spinto gli eroinomani di varie città a dividere l'uso delle siringhe. Se l'eroina fosse legalmente rep

eribile potrebbe essere distribuita in modo da rimuovere questi rischi.

I costi e i benefici della legalizzazione sono quindi specifici per ogni droga. La legalizzazione dell'eroina può ridurre notevolmente i crimini nelle strade e la mortalità tra gli eroinomani, ma può anche aumentare il numero dei tossicodipendenti. (13) La legalizzazione della marijuana può non far crescere il costo sociale che deriva dall'uso della droga in se stesso, ma non farà neanche guadagnare molto in termini di ridotta corruzione, violenza e potere gangsteristico.

Alcune delle conseguenze negative dell'uso di droga non sono facilmente eliminabili. I consumatori di cocaina raccontano oggi (14) di avere difficoltà a controllare la depressione, o ``crash'', che segue l'apice di euforia della droga. Il 68% di un campione di telefonate arrivate ad una Linea Calda per la cocaina riferiva di fare uso di alcool, marijuana, eroina o tranquillanti per ridurre gli effetti stimolanti della droga o avere sollievo da alcuni dei postumi (Gold, Mashton e Dockis, 1985). Un risultato della legalizzazione della cocaina potrebbe essere un serio aumento dell'uso pesante di alcool, con le conseguenze immaginabili in termini di salute e crimine.

Come per molti altri aspetti della legalizzazione, c'è quindi molta incertezza sulle conseguenze di un aumento dell'uso della droga. Anche se alcuni degli effetti negativi del consumo di cocaina, eroina e marijuana sarebbero eliminati, altri resterebbero e sarebbero forse esasperati.

Né certamente si può difendere la legalizzazione di ogni tipo di droga. La feniciclidina (PCP), una droga comune in poche città, è estremamente pericolosa anche per un'unica volta; come l'LSD può provocare reazioni psicotiche, comportamento violento e bizzarro e danni permanenti al cervello. Essendo inoltre particolarmente difficile da controllare, dato che è prodotta nazionalmente e richiede una scarsa competenza tecnica, è altrettanto difficile immaginare uno scenario in cui il governo potrebbe permettere la diffusione legale di una droga così pericolosa. Data la natura del nostro sistema di responsabilità civile, infine, è impossibile che emerga un sistema di distribuzione legale. La responsabilità potenziale dei distributori verso le vittime di comportamenti violenti le impedirebbe.

Non pretendiamo di avere fornito un'analisi completa della scelta della legalizzazione. Si sa troppo poco su quanti nuovi consumatori ci sarebbero se alcune specifiche droghe fossero reperibili legalmente, su quanto sarebbero in grado di controllare il proprio uso della droga e su come i loro comportamenti sarebbero cambiati dall'uso della medesima. E' comunque chiaro che si tratta di un'opzione che deve essere esplorata con grande cura. Dato il problema posto dalla nostra politica attuale, essa non può essere semplicemente eliminata; dati i pericoli di una rapida espansione dell'uso della droga, non può essere facilmente approvata. E non può essere trattata come una scelta singola: si possono legalizzare alcune droghe e non altre.

LE SCELTE REPRESSIVE

Mentre i difensori della legalizzazione chiedono un cambiamento di politica che mitighi le pene per uso di droga, altri hanno suggerito di muoversi nella direzione opposta. Discuteremo ora due di queste scelte politiche.

Tolleranza zero.

L'inasprimento della politica governativa in materia di repressione contro i consumatori è spesso sintetizzato dalla frase ``tolleranza zero''. Questa è l'etichetta che è stata data ad iniziative come i sequestri di costosi battelli eseguiti dalla Guardia Costiera alla ricerca di piccole quantità di marijuana. Per esempio, la Guardia Costiera sequestrò un battello oceanografico del costo di 60 milioni di dollari perché vi aveva trovato la cicca di una sigaretta alla marijuana. Il battello fu poi restituito, come molti altri sequestrati sotto questo regime, e la politica resa anche più restrittiva. Nonostante questo, esiste ancora dell'entusiasmo per pene pesanti contro coloro che sono trovati con piccole quantità di droga per uso personale. (15)

La tolleranza zero va ben oltre il sequestro di panfili o di aeroplani. Essa comprende anche controlli sui luoghi di lavoro e serie penalità per quelli trovati in possesso di piccole quantità di droga per uso personale. Alcuni hanno proposto il ritiro della patente o la sospensione dei prestiti federali per gli studenti in seguito ad una condanna per possesso (Washington Post, 26 luglio 1988).

E' difficile trovare qualcosa di esplicito sulle basi della politica di tolleranza zero, ma in essa sembra vi siano due componenti. Una è simbolicamente riassunta da un'affermazione di Mrs. Reagan durante la Conferenza della Casa Bianca per un'America Libera dalla Droga del marzo 1988: il consumatore è direttamente coinvolto nel crimine organizzato (16) perché lo spacciatore non può esistere senza il consumatore. L'imposizione di pene severe intende rendere chiara questa responsabilità. Il secondo elemento è deterrente. I nuovi consumatori possono essere molto sensibili al rischio di perdere la patente, ecc., e così non diventare consumatori abituali.

L'affermazione della responsabilità del singolo consumatore, elemento ricorrente in molti discorsi politici sulla droga nel 1988 (vedi anche la dichiarazione della Senate Democratic Task Force on Drug Policy del giugno 1988), è molto diversa dalle iniziative repressive contro i consumatori degli anni Sessanta e primi Settanta, che portarono al movimento di depenalizzazione della marijuana. E' in parte lo sforzo di trovare delle pene che costino poco al governo ma molto al consumatore. Non si sente più parlare di prigione e pene severe per chi viene trovato in possesso di poca marijuana per uso personale. E' impossibile dire qualcosa del generale effetto deterrente di queste politiche, sono troppo nuove e le nostre valutazioni sull'uso della droga non sono abbastanza raffinate da registrare gli effetti di alcun cambiamento di politica. I consumatori che saranno più facilmente scoraggiati saranno, come sempre, quelli che usano la droga meno spesso. I regolari, anche se non dipendenti, saranno più coinvolt

i nell'uso: è più facile che abbiano un giro di amici che usano regolarmente droga, che si aggiunge al loro coinvolgimento. Lasciare la droga può significare cambiare amici e stile di vita.

Questo significa che questa scelta politica può sembrare inefficace a breve termine, dato che non riduce il numero dei consumatori abituali. A lunga distanza può essere efficace, dato che meno consumatori occasionali diventerebbero abituali. L'uso regolare della droga è stimolata dal contatto con altri consumatori regolari.

L'uso regolare di droga è un'abitudine sviluppata nell'adolescenza, spesso sui 16 anni; è importante avere una serie di pene che possano apparire gravi a questo gruppo di età. Il ritiro o la proibizione di avere la patente è una di queste pene. Altre misure suggerite, quali il ritiro dei prestiti governativi agli studenti, possono anche colpire abbastanza vicino a quell'età, anche se richiedono il coinvolgimento dei genitori.

Un lato positivo delle sanzioni contro i consumatori è che, a differenza di quelle contro gli spacciatori, riducono senza dubbio le entrate dei trafficanti. Lavorano direttamente sulla richiesta di mercato; le misure contro gli spacciatori possono invece aumentarne le entrate, dato che il prezzo dipende dalla domanda e dal rischio dello spacciatore per trovare la droga.

Un problema importante, però, è l'equità di queste sanzioni. Benché siano di natura più civile che penale, impongono ai consumatori misure molto severe. Esiste una giustificazione per agire in questo modo, oltre alla speranza di scoraggiare?

E' sempre difficile trovare la pena appropriata per ogni reato. Il punto di vista comune chiede che essa risponda a tre caratteristiche: che sia severa in modo comprensibile, che agisca da deterrente, che metta in grado di non nuocere (p. es. la riduzione del pericolo per la comunità dovuta all'incarcerazione del singolo). L'uso occasionale di marijuana è visto oggi come un reato minore, paragonabile più a un eccesso di velocità che al furto o alla violenza. Le prove che punire i consumatori abbia un effetto deterrente non ci sono: la grande diffusione dell'uso della marijuana, nel 1960-75, coincide con le pene più alte per il possesso.

L'argomentazione a favore di queste misure deve appoggiarsi al contributo che i consumatori danno all'ampliamento del fenomeno. Questo deriva da uno solo o da entrambi i seguenti motivi. Primo, l'acquisto mantiene una lunga catena di attività criminali, dalla coltivazione nei paesi d'origine al contrabbando negli Stati Uniti fino alla distribuzione tra la gente. Quindi il consumatore deve pagare la sua parte del costo sociale di queste attività. Secondo, il consumatore ha qualche probabilità di convincere altri all'uso: senza questa forma di reclutamento l'uso cesserebbe, anche per scopi sociali anziché finanziari. Le sanzioni contro i consumatori sarebbero quindi basate sul rischio che ognuno di loro possa ``infettare'' altri, tanto per usare il modello epidemiologico fino agli estremi.

Noi esponiamo queste ragioni senza sostenerle. E' chiaro che rappresentano giudizi di valore controversi che molte persone rifiuteranno. Noi riteniamo comunque che questo tipo di giudizi debbano essere avallati se si deve giustificare la politica della tolleranza zero.

I controlli sui posti di lavoro.

Insieme alla politica di tolleranza zero è avanzata la pressione per controlli antidroga sui posti di lavoro. In alcuni settori è piuttosto facile trovare le giustificazioni per questi test: il meccanico di un aeroporto sotto gli effetti della droga può mettere a rischio la vita di molte persone e distinguere gli effetti della marijuana sembra più difficile che distinguere quelli dell'alcool.

C'è però un forte movimento che preme per avere controlli più ampi, diretti non alla protezione dei terzi, ma a scoraggiare l'uso di droga tra la popolazione lavorativa. Per esempio, il ministro degli Interni, nel 1988, ha imposto esami casuali a 17.000 dipendenti del ministero: tra di loro c'erano manovratori di carrelli elevatori e assistenti ricreativi.

Dobbiamo tornare a chiederci se questi controlli sono efficaci o equi. Chiaramente molto dipende da come sono condotti i test e dalle conseguenze di un risultato positivo per il singolo esaminato. E' stato detto che in alcune aziende i controlli sono stati usati dalla direzione per colpire membri del sindacato che si volevano cacciare. Se i controlli antidroga nei posti di lavoro dovessero essere accettati da tutti, bisognerebbe provvedere perché siano condotti correttamente. Allo stesso modo la reazione all'esito positivo di un test dovrebbe essere appropriata: è probabile che licenziare sulla base di un singolo esame non seguirebbe questo criterio. Piuttosto, si dovrebbe inviare il lavoratore a un centro antidroga, anche se i centri potrebbero non volere lavorare con persone che vedono il loro problema non tanto di droga quanto di lavoro.

I test antidroga vengono eseguiti oggi, almeno per le richieste di impiego, in molte grandi aziende, e c'è chi spinge perché siano estesi anche ai dipendenti già assunti. Quale effetto potrebbe avere tutto questo sull'uso di droga?

Dato per scontato che gli esami non possono trovare tracce di uso di droga per un periodo superiore a poche settimane precedenti il test, è difficile che possano avere molto effetto sui consumatori che vanno ancora a scuola. Potrebbero piuttosto colpire l'uso tra la popolazione lavoratrice adulta. I dati generali non permettono di calcolare con precisione la distribuzione dell'uso di droga in questa popolazione, ma sembra possibile che una parte rilevante dei consumatori abituali ricada in questo gruppo. Quindi, se sottoporsi a controlli antidroga dovesse diventare una condizione per continuare a lavorare in un ampio numero di settori, potrebbe avere un effetto sostanziale sulla prevalenza dell'uso della droga.

E' però possibile che si verifichino grandi vuoti nella copertura dei controlli antidroga nei posti di lavoro. All'estremo più alto della scala sociale professionisti come avvocati e fiscalisti probabilmente si opporrebbero al controllo come lesivo della loro integrità. All'altro estremo, i lavoratori stagionali e quelli che hanno lavori sottopagati in piccole aziende potrebbero non essere sottoposti ai test perché i loro datori di lavoro non avrebbero interesse a sostenerne il costo, i cui risultati non potrebbero in nessun caso essere usati per una cura o una sanzione. Il controllo resterebbe così limitato ai dipendenti di grandi aziende e del governo federale, (17) che non sono necessariamente gruppi ad alto rischio.

I controlli sui posti di lavoro possono avere qualche effetto sull'uso della droga. Ancora una volta dobbiamo dire che è probabile che colpiscano solo una parte dei consumatori e che il loro impatto dipende dalla politica che sarà adottata nei confronti di chi risulti positivo al test.

CONCLUSIONI

La caratteristica più rilevante della politica antidroga degli ultimi dieci anni è stata la mancanza di flessibilità. La risposta al peggioramento del problema è stata una politica ancora più aspra. Inoltre, nonostante il risveglio di interesse per la legalizzazione, la nota dominante delle critiche è che questa politica non è stata abbastanza dura; troppi contrabbandieri sfuggono alla cattura, troppo pochi dei condannati per spaccio di droga vanno in prigione e quasi nessuno dei consumatori è punito.

E queste critiche non vengono solo dalla destra politica. Durante la campagna per la candidatura democratica alle presidenziali del 1988 il reverendo Jesse Jackson, considerato il più liberale dei candidati, rimarcò la necessità di punire più duramente gli spacciatori. E benché Jackson abbia chiesto un aumento di fondi per i programmi di prevenzione e cura, lo ha fatto nell'ambito di un'inasprimento delle misure repressive. C'è stato un consenso politico molto ampio per punizioni più severe.

C'è una ragione per questo? Abbiamo visto che gli sforzi repressivi sono aumentati a vari livelli, ma, ponendo l'attenzione sulla cocaina, nulla prova che abbiano avuto gli effetti sperati. Non solo il mercato è apparentemente cresciuto, almeno per la quantità consumata, ma il prezzo è caduto ad ogni livello del sistema di vendita. Se la storia recente ci ha insegnato qualcosa, è certamente lo scetticismo sull'efficacia della repressione come metodo per controllare il traffico di droga.

Gli Stati Uniti hanno di fronte non un singolo problema di droga, ma una varietà di problemi ad essa connessi. Allo stesso modo esiste una varietà di strategie e di programmi che potrebbero migliorare questi problemi. Rispetto alla droga il paese non combatte una guerra, piuttosto deve confrontarsi con problemi sociali cronici, che sono legati ad altri, come la povertà, la qualità del sistema scolastico e la forza della comunità. Il progresso si misurerà con gli anni.

Se questo punto di vista è corretto, allora il processo politico attuale è inadeguato. L'immagine di una guerra contro la droga, un luogo comune nei discorsi governativi ad ogni livello, è fuorviante; provoca vaghezza, l'impressione di facili vittorie e la ricerca di nemici. Quello di cui invece c'è bisogno è la creazione di istituzioni stabili capaci di mettere in atto programmi e strategie a lunga scadenza.

Bibliografia

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Note

(1) Nell'aprile del 1988 un sondaggio New York Times-CBS diede un 48% di risposte che indicavano il traffico di droga come il maggior problema internazionale con cui gli Stati Uniti dovevano confrontarsi.

(2) Vedi Nadelmann (1988) per una recente affermazione in difesa dell'argomento.

(3) All'inizio della amministrazione Reagan alcuni funzionari giustificavano informalmente la mancanza di fondi per le spese di prevenzione sostenendo che era più appropriato che fosse il settore privato - chiese o organizzazioni volontarie - a occuparsi di prevenzione e che il governo federale non avrebbe dovuto interferire. Ormai queste tesi non vengono più offerte neanche informalmente.

(4) Questa cifra è la stima del Ministero di Giustizia degli Stati Uniti, Bureau of Justice Statistics (BJS). Bisogna sottolineare che il BJS calcola il totale delle spese giudiziarie statali e locali nel 1985 in $ 19,2 miliardi di dollari, contro i $ 22,5 miliardi di dollari stimati da Godshaw, Koppel e Pancoast.

(5) Abbiamo sottratto dalle spese locali e statali quei punti che costituiscono un passaggio dal governo federale ai governi locali e statali, come le sovvenzioni a blocco per cura e prevenzione.

(6) Lo Uniform Crime Report non distingue gli arresti per cocaina da quelli per eroina; riteniamo che buona parte della crescita del numero totale sia dovuta all'aumento degli arresti per cocaina, ma non esistono dati che permettano di calcolare le cifre separatamente.

(7) Un arresto »per fellonia è un arresto per un'accusa che ha un massimo di pena superiore ad un anno di prigione; tutti gli altri arresti sono classificati come »cattiva condotta .

(8) La percentuale dei processati condannati a un periodo di pena nelle carceri statali è cresciuta dal 6 al 14%. Costoro in genere scontano una pena superiore a un anno, mentre i detenuti nelle carceri locali hanno di solito una pena inferiore.

(9) Il senatore Nunn, della Georgia, ha obiettato che sarebbe stato come »approvare una legge che dicesse che il presidente, entro il giorno del Ringraziamento, deve trovare una cura per il raffreddore .

(10) Fino al momento in cui scriviamo, la lista di costoro comprendeva i sindaci di Baltimora e Washington e deputati del Maryland, di New York e della California.

(11) Il tabacco, l'altra sostanza pericolosa e che dà assuefazione comunemente in uso, può essere distinta dall'alcool e da altre droghe illecite solo perché non altera il comportamento in modo allarmante.

(12) All'epoca investigazioni interne rivelarono che agenti del Federal Bureau of Narcotics (predecessore della DEA) garantivano immunità a spacciatori in cambio di informazioni su altri spacciatori; vedi Epstein (1978).

(13) A breve scadenza l'aumento potrebbe essere abbastanza limitato, dato che i consumatori attuali sono molto più anziani delle potenziali reclute e offrono modelli molto negativi.

(14) Gli effetti psicologici di una droga non sono uniformi. Il numero di consumatori in regime di legalizzazione potrebbe non essere maggiore dell'attuale ma essere completamente diverso nel modo di reagire alla droga.

(15) Queste azioni sono state compiute grazie a una legge federale che permette il sequestro dei beni usati per il trasporto di droghe. In genere si pensa che i pubblici ministeri siano scettici verso quelli che possono essere descritti come casi »a lunga portata , specie contro proprietari che potrebbero non aver saputo di avere droga a bordo delle loro barche.

(16) Riferendosi alla morte di un agente americano antidroga e del Ministro di Giustizia della Colombia, Mrs. Reagan ha detto che i cocainomani »hanno comprato quelle pallottole e che »se sei un consumatore casuale di droga, sei un complice dell'assassinio (New York Times, 1 marzo 1988).

(17) I sindacati degli impiegati federali hanno fatto ricorso contro i controlli governativi; nel momento in cui scriviamo i giudici hanno generalmente dato ragione al governo, ma si aspetta una sentenza della Corte Suprema.

 
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