Gianfranco SpadacciaSOMMARIO: La discussione al Senato e l'accusa di ostruzionismo ad una legge sbagliata nella sua impostazione e nei suoi principi, per l'impatto nefasto sulla giustizia, sul mondo dell'emarginazione, sulle comunità terapeutiche. Bisogna alzare il tiro e, di fronte al fallimento di 30 anni di proibizionismo, cercare soluzioni radicali, a cominciare dalla questione della punibilità-non punibilità del consumatore di droga.
(Atti del Convegno "No alla legge governativa sulla droga, repressiva, illiberale, ingiusta", Roma 14 febbraio 1989)
Nei giorni scorsi abbiamo dovuto approvare nel giro di poche ore al Senato un decreto assai importante e delicato che la Camera aveva tenuto per cinquantotto giorni, ed era il decreto su Montalto di Castro. Quel giorno erano anche convocate, per la prima volta, le Commissioni Giustizia e Sanità in seduta comune per l'inizio della discussione sulla droga, sulla nuova legge Jervolino-Vassalli.
Poiché eravamo impegnati in aula, Boato, o Corleone ha chiesto la sconvocazione delle commissioni perché il Senato non poteva contemporaneamente affrontare il dibattito sulla fiducia e la discussione del decreto legge, così delicato ed importante, in poche ore. Nel pomeriggio, dopo aver ricevuto la notizia che le commissioni erano sconvocate, la Senatrice Russo Jervolino, che è la firmataria di questo disegno di legge governativo, ha denunciato un ostruzionismo; non ha fatto nomi, ma ha denunciato un ostruzionismo. Si annuncia qui - ha detto, in pratica - un tentativo non di voler discutere, ma di voler fermare con tutti i mezzi del regolamento questa legge. Abbiamo protestato con il Presidente del Senato in aula per questa dichiarazione che è offensiva nei confronti, non soltanto di chi aveva chiesto la sconvocazione nell'esercizio dei propri diritti, ma del Senato e dello stesso Presidente del Senato che l'aveva concessa. Fra l'altro, questa dichiarazione era anche falsa, perché l'avvio del dibattito sull
a droga era stato dato in deroga alle nuove norme sulle sessioni parlamentari che assegnavano quella settimana ai lavori dell'assemblea, e quindi le commissioni su questioni che non fossero strettamente correlate al lavoro d'assemblea non avrebbero dovuto in quella settimana lavorare.
Domenica è intervenuto con un grande articolo sull'"Avanti", il nuovo teorico del Partito Socialista Italiano, in merito a questioni riguardanti i diritti civili; una volta chi si occupava dei diritti civili era Loris Fortuna, oggi è Gennaro Acquaviva.
Gennaro Acquaviva a un certo punto di questo articolo dice: "Poi voglio dare un avvertimento a radicali e compagnia, cioè i principali oppositori alla nostra legge e delle nostre posizioni: noi non contestiamo il loro diritto di fare opposizione - bontà sua, bontà di Gennaro Acquaviva - ma li mettiamo in guardia dal far ricorso agli strumenti regolamentari quali l'ostruzionismo, nei quali sono maestri, per frenare o rallentare il corso della legge".
Io non so cosa dirà questa mattina il segretario del Partito Socialista Italiano, Bettino Craxi, che è andato al Senato a convocare i suoi senatori socialisti, evidentemente per galvanizzarli in questa grande battaglia contro la droga; ma, certamente io mi aspetto che si voglia cavalcare la battaglia, la campagna estremamente pericolosa che è quella di stringere i tempi di questo dibattito e di porre il Parlamento di fronte all'alternativa prendere o lasciare, e prendere o lasciare in blocco questa legge.
Devo dire che di fronte a questa legge, nelle due commissioni riunite saremo rappresentati dal senatore Corleone per la commissione Giustizia e dal senatore Boato per la commissione Sanità. Per quanto mi riguarda, personalmente, credo che a questa legge - come ha detto ieri Ingrao - bisogna dire "no" con grande fermezza, perché questa legge è sbagliata nei suoi principi e nelle sue impostazioni, per le ragioni che sono state qui dette e che io non ripeterò.
E' una legge molto preoccupante, perché rischia di cristallizzare il mondo dell'emarginazione, un mondo che dovrebbe finire per barcamenarsi fra criminalità, nelle intenzioni del legislatore, carcere e comunità terapeutiche a cui si affida un compito vicario del carcere e non di recupero e di risocializzazione del tossicodipendente.
E' una legge di cui non si è calcolato minimamente l'impatto nefasto che avrà sulle strutture della giustizia, di cui ha parlato Ippolito, e io aggiungo sulla struttura dell'ordine pubblico già critica in Italia, sulle questure, sulle caserme dei carabinieri.
E' una legge di cui non si è calcolato minimamente l'impatto sulle stesse comunità terapeutiche, perché una comunità terapeutica che diventa succedanea per legge del carcere, rischia di essere una comunità terapeutica nella quale - e credo che Ciotti lo abbia spiegato con parole molto più chiare delle mie - si rischia di rompere il rapporto di fiducia in un momento critico, nel calvario del tossicodipendente, con chi gli tende la mano, perché la legge spinge a trasformare chi gli tende la mano in un potenziale surrogatore del carceriere.
Sono lieto che su questo si siano trovate convergenze insospettabili: ho sentito Picchi in televisione che ha detto cose che io non devo ripetere dal momento che le ha dette certamente meglio di me, e so che questa è una convinzione molto diffusa fra coloro che con grande merito sociale, fra tanti che parlano con democrazia di questo problema, che si impegnano su questo terreno e conoscono di quanti successi, ma anche di quanti fallimenti questo cammino è costellato.
Allora, di fronte a questa questione, questa uscita, questa campagna di autunno - e io voglio ricorrere a chi oggi ci spinge a fare in fretta, ad accettare così com'é il pacchetto, a non modificarlo, a non accettare il confronto fra chi delinea alternative - voglio ricordare che le cose non sono state pacifiche: la campagna d'autunno è partita dopo un viaggio in America a settembre; sono passati settembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio; il governo ha avuto cinque mesi di tempo prima di arrivare, peraltro, a un brutto compromesso, dopo che la legge era partita da posizioni diametralmente opposte.
Nessuno può pretendere che, di fronte ad un governo che ci ha messo cinque mesi a convertire i suoi ministri a un compromesso cattivo, il Parlamento possa essere chiamato di fronte a problemi così difficili a dire un sì o un no con un dibattito strozzato.
Per quanto mi riguarda, io credo, di fronte a questa impostazione, che sempre più chiaramente bisogna alzare il tiro di un'alternativa che è quella di Amato Lamberti: noi siamo di fronte a una situazione sempre più evidente di liberalizzazione criminale del mercato dell'eroina, la droga oggi è libera e, con una nuova legge, i trafficanti saranno ancora più liberi, ancora più libere saranno le grandi holding che forniscono la droga e controllano le raffinerie e poi rastrellano dagli sportelli bancari, che sono i punti di vendita della droga, immense quantità di denaro e le riciclano e le reinvestono, perché si tratta di denaro pulito, che viene direttamente dal consumatore.
Sarà sempre più libero il traffico della droga, sarà sempre più libero il mercato criminale della droga e saranno sempre meno liberi i consumatori della droga.
Di fronte a questo, bisogna dire che non è che siamo arrivati alla lotta al proibizionismo senza travagli: prima avevamo cercato anche noi, faticosamente, di immaginare come si poteva intervenire, nel Terzo Mondo, nella conversione delle culture.
Forse, allora, quello era ancora un momento in cui sarebbe stato possibile una comunità internazionale che fosse intervenuta con decisione, ma oggi la questione della conversione è un'altra grande truffa, perché è evidente che con i profitti che ci sono in gioco, si rischia di lucrare due volte: si lucra dalla comunità internazionale da cui si ricevono i soldi per convertire, si converte, e poi con gli stessi soldi si vanno ad acquistare altrove altri terreni, perché comunque la remunerazione che di quelle culture danno il proibizionismo, la liberalizzazione del mercato criminale della droga, il monopolio criminale della droga è senza pari.
Mi rendo conto che di fronte al fallimento di trent'anni di proibizionismo, delle soluzioni radicali si impongono: Craxi le è andate a cercare in America, non andando ad ascoltare il Premio Nobel Fridman e gli altri che cominciano a ragionare e a riflettere sul fallimento del proibizionismo, ma andando a cercare la risposta nelle posizioni spregiudicate di due candidati che si combattevano a colpi di chi doveva essere il più antidroga possibile, perché erano a corto di altri argomenti.
Ci troviamo di fronte a un colpo di coda del proibizionismo che ci riporta indietro, che ci ripropone tutte le illusioni della politica repressiva da parte di un partito che fino a ieri aveva combattuto la politica dell'emergenza, in diverse forme, più o meno accentuate, ma aveva combattuto la politica dell'emergenza prima nei confronti del terrorismo, e poi nei confronti della criminalità organizzata. Oggi quel partito ci ripropone la politica dell'emergenza nei confronti del mercato della droga, ma in realtà con un taglio che fa della politica dell'emergenza soprattutto una politica rivolta alla grande massa, purtroppo, dei consumatori. Rispetto a questo credo che la nostra impostazione debba essere portata avanti, innanzitutto su un terreno immediato: questa questione della punibilità - non punibilità, questa questione dell'atteggiamento rispetto ai consumatori, al mondo dei consumatori della droga, è una questione su cui, invece, più larghe convergenze oggi sono possibili, perché comunque è un approccio
diverso rispetto ai problemi della società così come sono, perché la droga non nasce dal nulla e non nasce soltanto dal mercato criminale.
Certo il proibizionismo è il grande alleato della mafia e della criminalità, è quello che crea la base dei profitti, ma questa società crea disagi, crea disperazione, crea mancanza di speranza, e questa legge, con la sua illusione dell'emergenza antidroga, allontana l'attenzione da questi problemi per fornire all'opinione pubblica ancora una volta delle illusioni, e ancora una volta l'avallo di alcuni tabù: il drogato viene riproposto così come è stato proposto dai telegiornali nei giorni scorsi lo squalo cattivo che ha ammazzato un subacqueo.
Questo è il drogato, e ancora si ripropone all'inconscio collettivo l'immagine del drogato sotto l'effetto degli stupefacenti come quella di un alieno che impossessatosi della droga assalta i bar, ruba alle vecchiette eccetera; sappiamo che è esattamente il contrario: che è la mancanza dei soldi che sono necessari per acquistare la droga a rendere criminale il consumatore e il tossicodipendente.
Evidentemente i problemi di emarginazione, i problemi sociali sono alla base di questi gravi fenomeni di disperazione, di emarginazione che ci sono nella nostra società. E io parlo di questi, perché l'altro pericolo che c'è in questa legge è che, come sempre accade, ci sarà il tossicodipendente di classe che avrà o i suoi Muccioli o le sue famiglie o le sue tolleranze, e poi ci sarà il massacrato di classe a cui sarà riservato il carcere e la disperazione di questa società.