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Ciccarelli Tina - 14 febbraio 1989
Droga: Gli "operatori scalzi".
Tina Ciccarelli

Associazione famiglie padovane contro l'emarginazione e la droga

SOMMARIO: La legge governativa è una legge perversa e iniqua: perché "si fa morale sulla pelle degli altri", perché non si tiene conto del giudizio degli operatori e perché la penalizzazione non ha senso. E' necessario un osservatorio permanente sul disagio giovanile. Il proibizionismo non ha mai condotto alla libertà e al rispetto dell'individuo.

(Atti del Convegno "No alla legge governativa sulla droga, repressiva, illiberale, ingiusta", Roma 14 febbraio 1989)

Non è facile parlare dopo interventi di grande qualità come quelli che ho sentito; cercherò in qualche modo di trasferire quella che è stata la nostra esperienza: assieme a una trentina di altri collaboratori e da circa vent'anni operiamo in qualche modo nella tossicodipendenza, all'inizio come osservatori, e da circa dieci anni come operatori. Vorrei aggiungere, come operatori scalzi, con la modestia e con l'umiltà di chi si mette ad osservare e non a pontificare, perché ci siamo resi conto abbastanza presto che interventi costrittivi, restrittivi, penalizzanti, moralizzanti non servivano a niente, per cui da circa dieci anni gestiamo questa associazione di pronto intervento per la tossicodipendenza in maniera molto silenziosa, perché abbiamo capito che l'umiltà deve essere il filo conduttore del nostro operare, in piccoli interventi, in piccoli passi.

Chiaramente, quando è uscita questa legge ci siamo sdegnati tutti, credo, in quanto è una legge perversa per molti motivi: da un lato ci indigna che si faccia morale sulla pelle degli altri; dall'altro, penalizzare, restringere non ha assolutamente senso. Perciò noi diciamo che questa legge a nostro avviso è iniqua per molti versi: primo, perché non è stato tenuto mai conto, in maniera serena, del giudizio e delle valutazioni di chi da sempre opera.

Gli interventi, è vero, sono belli, parlare fa bene, riflettere sulla situazione va benissimo, però, come dato reale abbiamo che nessuno vuole questi tossici; ce ne occupiamo noi, qualche altra realtà, gente che opera tra mille difficoltà, soprattutto quando non ha una etichetta né politica, né di altro tipo. Noi, come laici, in una città come Padova, abbiamo avuto delle grosse difficoltà per poter operare in una maniera diversa: abbiamo aperto una cooperativa integrata, perché una parola che mi interessa moltissimo è la parola "integrazione", per quanto riguarda la tossicodipendenza.

Partiamo dal concetto che il tossicodipendente non è una persona diversa dagli altri, è una persona qualsiasi con dei bisogni in più, con delle situazioni diversificate, con un tessuto sociale talmente distrutto che non è facile poter intervenire, per cui abbiamo scelto la posizione dell'osservazione, di camminare con loro, di interventi piccoli, microscopici, ma mirati, seri e silenziosi.

Non vogliamo avere la presunzione che passa attraverso la colpa, il recupero del tossicodipendente; forse oggi come oggi non crediamo neanche più nel recupero, dopo vent'anni di percorso; noi stiamo tentando di aprire un osservatorio permanente sul disagio giovanile, per due motivi: il primo è culturale, perché la nostra linea, la nostra tendenza è di dare sempre una risposta culturale alle esigenze di queste persone; il secondo è, non un bisogno di numeri, perché numeri ne sono stati scritti fin troppi, buoni o meno buoni, falsati o reali, ma capire qual è il vero intervento che si possa fare senza prevaricare.

Quindi, al di là di ogni prevaricazione, ritornando al discorso della legge, noi diciamo di no a una legge assurda, una legge punitiva, una legge proibizionistica che ha solo un frutto, quello di aumentare il prezzo di mercato, perché ricordo perfettamente che a Padova, quando si cominciò a parlare di questa legge anche dal tossicodipendente per sentito dire - perché appare strano, ma lui è sempre l'ultimo a interessarsi di quello che lo riguarda - abbiamo notato immediatamente un rialzo del mercato, e questo è molto indicativo.

Un'altra cosa: la punibilità, la non punibilità, la modica quantità, la liberalizzazione, sono temi molto profondi e molto difficili da affrontare. Però, credo che la risposta sia sempre unica: il proibizionismo non ha mai condotto alla libertà dell'individuo, e soprattutto al suo rispetto.

 
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