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Friedman Milton - 13 marzo 1989
Proibizionismo: una tassa di violenza, corruzione, illegalità per tutti i cittadini
di Milton Friedman

SOMMARIO: Milton Friedman, premio Nobel per l'economia, sostiene che oggi lo Stato, con la legislazione proibizionista, impone una pesante tassa su tutti i cittadini: una tassa di violenza, disordine, corruzione e illegalità, senza d'altra parte risolvere minimamente i problemi dei tossicodipendenti.

(Notizie Radicali n· 55 del 13 marzo 1989)

"Nel considerare le ragioni della legalizzazione, è necessario fare una distinzione netta fra i tossicomani, che fanno del male a sé stessi, e un apparato legale come il proibizionismo che conduce ai gravi danni per un numero molto maggiore di non tossicomani. Legalizzare le droghe ridurrebbe innanzitutto e sostanzialmente il numero delle vittime del fenomeno droga che non sono tossicomani: gente che viene aggredita, gente che viene corrotta, ad esempio. La legge violata, l'ordine pubblico messo a repentaglio dalla corruzione delle forze di polizia, la concentrazione di tutto l'apparato repressivo e delle risorse finanziarie su quest'unico settore di attività, questo è il risultato del proibizionismo. Ci sono milioni di persone che non sono tossicomani e subiscono danni a causa del sistema vigente, per non parlare del danno ai sistemi politici nazionali di paesi come la Colombia e il Perù. I costi del proibizionismo sulle droghe per i non tossicomani, così come il rischio crescente di subire aggressioni, son

o l'equivalente delle tasse: sono costi imposto dallo stato. Una volta legalizzate, le droghe potrebbero essere messe in vendita attraverso i normali circuiti di vendita al dettaglio. Ad esempio, nei drugstore. Non ci dovrebbe essere nessuna tassa o altri controlli sulle droghe. Però dovrebbero esistere delle restrizioni per la vendita ai minori. Quanto alla limitazione sulla pubblicità, mi trovo in imbarazzo su entrambe le posizioni. Rabbrividisco al pensiero di una TV dove una graziosa fanciulla mi dice: "La mia roba ti darà un'ebbrezza come mai hai sperimentato", ma d'altra parte sono sempre stato molto incerto sulle restrizioni della libertà pubblicitaria per ragioni generali di libertà d'espressione. Ma, al di là delle mie esitazioni, non ho dubbi che la legalizzazione non sarà possibile senza sostanziali restrizioni alla pubblicità.

E' quasi impossibile prevedere con certezza quali saranno gli effetti della legalizzazione sulle modalità di uso. Alcuni fattori della legalizzazione tendono a ridurre il numero dei tossicomani, altri ad accrescerlo. Non ho idea di quale fattore prevarrà. Attualmente, ad esempio, per un venditore di droga un investimento essenziale è la creazione di un nuovo tossicomane. Così gli conviene regalare in paio di dosi d'assaggio a un non consumatore, per trasformarlo rapidamente in un suo cliente fisso, una specie di ostaggio. Dato che la droga è illegale, il cliente non lo perderà di vista. Dopo la legalizzazione, questo tipo d'investimento sulle persone scomparirà. E questo, senza dubbio, farà diminuire il consumo. Non c'è dubbio comunque che la legalizzazione farebbe scendere drasticamente il prezzo sul mercato. Oggi il costo di produzione delle droghe, si tratti di cocaina, marijuana o altro, è molto basso. I trafficanti vendono le sostanze a un prezzo così alto per i costi della corruzione di funzionari ad a

lto livello, e per rendere attraente questo mercato per gente che corre il rischio di essere ammazzata o di finire in galera, eccetera. E così ridurre il costo a monte delle sostanze si tradurrebbe in prezzi più bassi al dettaglio, il che svilupperebbe indubbiamente una certa tendenza all'incremento della domanda. Ma vi sarebbe anche un effetto opposto sull'offerta, e così è quasi impossibile dire che cosa ne risulterebbe. Potrebbero esserci più tossicomani, e questo risultato mi dispiacerebbe. Credo che le droghe producano un enorme danno, ma non esiste alcuna legge che abbia un effetto negativo zero. Per giudicare qualsiasi legge bisogna mettere sulla bilancia le conseguenze positive e quelle negative. Noi imponiamo oggi costi così pesanti sui non consumatori, nell'errata convinzione che in questo modo aiutiamo i tossicomani. Ma questo non lo sarebbe neppure dopo la legalizzazione, tuttavia.

E così, sebbene i tossicomani dovrebbero ricevere lo stesso trattamento di tutti gli altri cittadini - lo stesso servizio medico assicurato a ogni altra persona - non credo che dovrebbero avere una cura speciale, paragonabile alle vittime di altri problemi medici. Non credo infatti che sia giusto imporre delle tasse speciali sui non tossicomani per farne beneficiare i tossicomani stessi. Questo sarebbe compito non del governo, ma di organizzazioni private e volontarie, che abbiano lo scopo di recuperare i tossicodipendenti. Non del governo, non più, almeno, di quanto non sia funzione del governo gestire le assicurazioni sulla salute. D'altra parte se lo stato ha un sistema di sicurezza sociale (welfare), o una forma di tassazione negativa, essa sarebbe a disposizione dei tossicomani come di qualunque altro cittadino. Noi infatti non dobbiamo imporre sui tossicomani uno stigma sociale più forte di quello che imponiamo ad altre vittime.

Come ho scritto in un mio articolo sulla droga su Newsweek, sedici anni fa, io credo che gli adulti, e con questo intendo gente che riteniamo responsabile, e in pratica ciò significa tutte le persone che non abbiano particolari malattie e non siano al di sotto di una certa età, devono essere responsabili delle loro vite. Io sono un libertario - un libertario che crede nei limiti dello stato, non un anarchico - e il mio obiettivo fondamentale è la libertà di ciascuno di prendere le proprie decisioni.

 
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