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Randall Robert - 25 marzo 1989
Gli effetti terapeutici della marijuana
Intervista a Robert Randall di Laura Cesaretti

SOMMARIO: Robert Randall, cittadino americano, è docente di sociologia a Washington. Affetto da una grave forma di glaucoma è riuscito alcuni anni fa - con una battaglia legale - a farsi riconoscere il diritto a fumare ogni giorno, a fini terapeutici, un certo numero di sigarette di marijuana. La marijuana infatti ha effetti curativi o comunque benefici rispetto ad alcune malattie: non solo il glaucoma ma anche la sclerosi e i dolori da trattamento chemioterapico per cancro. Randall, che è arrivato in Italia per partecipare ai lavori del congresso di fondazione della Lega Internazionale Antiproibizionista, aveva inviato una lettera al Ministro della sanità Donat Cattin per chiedere che il Governo italiano lo autorizzasse a portare con sé la sua medicina, essendo in Italia fuorilegge l'uso di marijuana. La risposta è stata negativa e al suo arrivo all'aeroporto romano di Fiumicino Randall è stato fermato alla dogana perché aveva dichiarato il possesso, fra gli altri farmaci, di marijuana. Dopo circa un'ora i

funzionari della dogana - peraltro molto cortesi come lo stesso Randall ha precisato - lo hanno rilasciato sequestrandogli però tutta la marijuana. Randall ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione del congresso della Lega Internazionale Antiproibizionista e Radio Radicale lo ha intervistato.

(Notizie Radicali n· 66 del 25 marzo 1989)

Signor Randall, al suo arrivo in Italia le hanno sequestrato le sigarette di marijuana che lei usa per curare il glaucoma. Tra quanto comincerà ad avere bisogno di assumere questo farmaco?

Fumo dieci sigarette di marijuana al giorno, ogni giorno. In un tempo molto breve, un giorno, forse un giorno e mezzo, comincerò ad avere delle difficoltà. Ho portato con me altre medicine, che di solito non uso e che non hanno gli stessi effetti: almeno però, assunte in dosi massicce, mi danno qualche sollievo. Devo vedere cosa succederà, giorno per giorno, ora per ora, ma se le cose dovessero peggiorare dovrò tornare di corsa negli Stati Uniti perché non voglio diventare cieco per vedere l'Italia.

Cosa pensa dell'esasperarsi delle politiche proibizionistiche negli Stati Uniti così come in Italia?

Mi sembra folle che l'Italia cerchi di imitare gli Stati Uniti nella politica della war on drugs. Una delle cose che sono venuto a dire è che la fobia, l'isteria che si sta sviluppando attorno al problema droga sta veramente cominciando a minare quelli che abbiamo sempre considerato diritti democratici fondamentali dei cittadini. L'accusa di uso di droga sta diventando un mezzo per impedire od ostacolare il diritto delle persona a viaggiare o a parlare. Le nostre società rischiano di diventare controllate dalla polizia e questo è molto pericoloso.

Lei ha fondato negli Stati Uniti l'associazione per l'uso terapeutico della marijuana. Come è riuscito a ottenere dal Governo il riconoscimento di questo diritto e quanti, dopo di lei, l'hanno ottenuto?

Altre tre persone sono autorizzate: una ha il glaucoma, le altre il cancro e la marijuana in questo caso è usata per i dolori. Sono stati autorizzati dopo di me che ho ottenuto questo diritto dal '76. Fui arrestato e spiegai che usavo marijuana su consiglio medico, mi dissero: »Ok, provacelo , e io mi procurai tutta la documentazione medica sugli effetti terapeutici della marijuana. Una delle cose che durante il processo ho scoperto è che il governo federale degli Stati Uniti coltivava marijuana fin dal 1970 in una piantagione nel Mississippi per scopi di ricerca. Con quella marijuana confezionano delle sigarette che hanno l'aspetto di normali sigarette senza filtro e sono proprio quelle che la polizia di dogana italiana ha sequestrato oggi. 116 sigarette di marijuana prodotte dal governo degli Stati Uniti e contenute in barattoli di vetro scuro. Su questi barattoli vi sono delle etichette che spiegavano il contenuto e i suoi scopi terapeutici; una vera e propria ricetta medica. La cosa che non sono riuscito

a spiegare agli ufficiali italiani è che se arrivi negli Stati Uniti da un altro paese e porti con te delle medicine che gli Stati Uniti non riconoscono o sono fuorilegge, se ti sono state prescritte dal medico le autorità americane ti consentono di usarle e anche di averne una scorta per sei mesi. Tutto quello che ho chiesto al governo italiano è stato di garantirmi questo stesso diritto. Ma questo diritto per qualche ragione mi è stato negato.

Per quale ragione ha aderito alla Lega Internazionale Antiproibizionista?

Da cinquant'anni gli Stati Uniti tentano di proibire l'uso di marijuana e altre droghe, e ogni anno le cose peggiorano: sempre più persone si accostano alla droga, sempre più persone la usano senza alcun controllo, e l'impero criminale si arricchisce e si rafforza sempre più. Ogni anno i vengono a dirci: non abbiamo combattuto fino in fondo la lotta alla droga, ma quest'anno ci riusciremo.

Forse è ora che si cominci a pensare se non sia totalmente sbagliata quest'impostazione politica e questa è una delle cose che la Lia discuterà in questo congresso. Credo che la maggior parte delle persone pensi che se qualcuno ha problemi di droga, se è un tossicodipendente da alcool, da eroina o da altro, il governo ha la responsabilità e il dovere di assicurargli cura e assistenza e trattamenti di disintossicazione. La cosa da chiedersi è se il miglior modo di affrontare il problema droga sia quello di considerare il drogato un criminale anziché eventualmente un drogato da curare.

A che punto è la sua battaglia per il riconoscimento dell'uso terapeutico della marijuana?

Il governo americano è sempre molto rigido su questo. Abbiamo ottenuto la decisione di una Corte distrettuale in nostro favore in cui il giudice affermava che era dimostrata l'efficacia terapeutica della marijuana. Ora il Governo sta esaminando la questione e dovrà dare una risposta a breve termine. Speriamo che risponda dando ragione al giudice e decidendo che la marijuana debba poter essere usata dai malati e che dicano: anche se siamo convinti sostenitori di un regime proibizionista dell'uso sociale della marijuana, non vogliamo certo danneggiare quelle persone che hanno una necessità legittima di farne uso. Spero che il governo riconosca che ci sono persone come me malate di glaucoma o persone con il cancro o altre malattie che possono avere benefici dalla marijuana, e sarebbe criminale non usarla.

 
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