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AA.VV. - 25 marzo 1989
Tibet: la mozione presentata alla Camera dei deputati

SOMMARIO: Il testo della Mozione sul Tibet presentata il 15 marzo 1989 alla Camera dei deputati italiana da parlamentari di diversi gruppi politici

(Notizie Radicali n· 66 del 25 marzo 1989)

La Camera, premesso che,

- il 10 aprile del 1950 le truppe della Repubblica popolare cinese invasero il Tibet, iniziando da allora una politica di occupazione e di progressiva restrizione delle garanzie di autonomia inizialmente previste per la popolazione tibetana;

- il Governo della Repubblica popolare cinese ha attuato da tempo una politica di trasferimenti massicci di popolazione cinese in Tibet e di "assimilazione" forzata, tanto che oggi sono già sette milioni e Mezzo i coloni cinesi in Tibet, rispetto ai sei milioni di tibetani;

- oltre l'ottanta per cento delle foreste tibetane è stato raso al suolo, senza alcun piano di rimboschimento, per ottenere legname da esportazione;

- La Repubblica popolare cinese progetterebbe di usare il Tibet, che già ospita depositi di scorie nucleari a deposito delle scorie prodotte anche in altri Paesi;

- In seguito a tale situazione, il popolo tibetano vede gravemente minacciata la propria cultura, le proprie tradizioni religiose, la propria lingua;

- Amnesty International, l'associazione internazionale per i diritti dell'uomo, l'Asia Watch di New York e altre autorevoli organizzazioni internazionali hanno denunciato, supportate da numerose testimonianze, le violazioni dei diritti umani fondamentali compiute in Tibet dalle autorità cinesi;

- il Dalai Lama, capo del governo tibetano in esilio, ha presentato nel corso del 1988 in diverse sedi internazionali e in particolare al Parlamento Europeo un "piano di pace" in cinque punti, che prevede:

1) la trasformazione di tutto il Tibet in una zona di pace, con conseguente ritiro delle truppe cinesi e con l'impegno del governo indiano a ritirare le proprie truppe e a smantellare le installazioni militari al confine del Tibet;

2) l'abbandono da parte della Repubblica popolare cinese della politica di "assimilazione";

3) il rispetto dei diritti umani fondamentali e della libertà autodecisionale a darsi un Governo basato su libere elezioni;

4) il ripristino e la protezione dell'ambiente naturale;

5) l'avvio di serie trattative sul futuro del Tibet e sulle relazioni tra il popolo cinese e quello tibetano;

- la situazione del Tibet minaccia di aggravarsi ulteriormente, mentre le autorità cinesi hanno ammesso recentemente di avere più volte ordinato di sparare sulle folle di manifestanti nell'antica capitale, Lhasa, e nei giorni scorsi a seguito di gravi incidenti si sono registrate centinaia di vittime tra la popolazione civile; in Tibet esiste una cultura maggioritaria pacifica e nonviolenta, ma non passiva, di tibetani che chiede con forza il diritto a esistere e a essere rispettata, ma che rischia di essere scavalcata da elementi estremisti in seguito all'assenza di sviluppi realmente positivi della situazione;

impegna il Governo

1) ad intraprendere ogni azione possibile perché cessino le violazioni dei diritti umani e le compromissioni dell'ambiente in Tibet e perché attraverso il dialogo si pervenga al più presto a una soluzione pacifica del problema tibetano, nel rispetto delle caratteristiche di necessaria autonomia dell'area e nella contestuale salvaguardia degli interessi di Pechino quanto alle esigenze della politica estera e di difesa della Repubblica popolare cinese;

2) ad intervenire per risolvere tale delicatissima questione non solo nelle sedi internazionali competenti, ma anche nel quadro delle relazioni politiche, economiche e di cooperazione bilaterale tra l'Italia e la Repubblica popolare cinese.

I FIRMATARI

Rutelli, Partito radicale; Sarti, Democrazia Cristiana; Marri, Partito Comunista Italiano; Boniver, Partito Socialista Italiano; Ronchi, Democrazia proletaria; Andreis, Verde; Pellicanò, Partito repubblicano; Facchiano, Partito socialista democratico italiano; Battistuzzi, Partito liberale; Caria, Partito socialista democratico italiano; Scalfaro, Democrazia Cristiana; Cristoni, Partito Socialista Italiano.

 
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