di Giancarlo ArnaoSOMMARIO: Intervento al Congresso di fondazione della Lega Internazionale antiproibizionista - ROma, 30 marzo-1 aprile 1989 - Journal of Drug Issues, 1990.
Esiste un effetto involontario della politica sulla droga che fino ad ora è stato scarsamente esaminato: la repressione, invece di eliminare il narcotraffico, ne promuove indirettamente l'evoluzione.
Partiamo da due premesse di base:
1) L'uso di sostanze psicoattive è una necessità per molti, forse la maggioranza, degli esseri umani (vedi: Governo del Canada, Commissione di Inchiesta sull'uso non terapeutico della Droga: "Interim Report", 1971, par.322). DI conseguenza, se essi vengono scoraggiati in qualche maniera dall'uso di una sostanza specifica, è probabile che si rivolgano ad un'altra.
2) L'obiettivo del narcotraffico, come di ogni altra iniziativa finanziaria, è di ottenere l'equilibrio più favorevole tra rischi e benefici.
Il nostro assunto è che l'equilibrio rischi-benefici varia a seconda delle diverse sostanze. Come esempio, faremo un confronto tra le droghe illegali più diffuse: da una parte la marijuana, dall'altra cocaina ed eroina (che chiameremo impropriamente "droghe pesanti"). Faremo riferimento alla situazione italiana, che probabilmente non è molto diversa da quella delle altre nazioni occidentali.
In Italia, eroina e cocaina hanno un prezzo al dettaglio di circa Lit. 250.000 al grammo, e la marijuana di circa Lit. 5.000 al gm. Questo significa, per i trafficanti, un profitto per unità di peso circa 50 volte superiore per le droghe pesanti. Il rapporto 1 a 50 è stato registrato anche negli Stati Uniti: secondo Reuter, il profitto dei contrabbandieri di droga dalla Colombia agli Stati Uniti è 50 volte più alto per la cocaina che per la marijuana (vedi: Reuter P. "Can the borders be sealed?" RAND 1988,Santa Monica, p.63). In Canada la Royal C. Mounted Police segnala un rapporto 1 a 100 (cit. da Whitaker, D.: "The Global connection", J.Cape, London 1987,p.187).
I rischi principali del narcotraffico sono legati al proibizionismo. Nella maggior parte delle nazioni le pene legate al traffico sono forti sia per la marijuana che per le droghe pesanti. In realtà la Single Convention (Artt. 2, 5) nega implicitamente qualsiasi distinzione legale tra il controllo di marijuana e di eroina e cocaina. In Italia, la pena minima per lo spaccio di piccole quantità è di un anno di prigione per la marijuana e di due per le droghe pesanti; per la produzione e il trasporto , due anni per la cannabis e quattro per le droghe pesanti.
Possiamo quindi stabilire che le pene per le droghe pesanti sono in genere il doppio di quelle per la marijuana. Pero', la bilancia rischi-benefici non può essere fissata solo in base al livello delle pene, ma anche secondo la probabilità di essere catturati dalle forze dell'ordine.
Partendo dal presupposto che il profitto derivato dal traffico di mariujana è di 1 a 50 rispetto a quello delle droghe pesanti, per ottenere un profitto uguale dovremmo vendere 50 volte l'ammontare della sostanza, rischiando così 50 volte di più di essere presi. Quindi, anche se le pene per lo spaccio di droga pesante sono doppie, la reale vulnerabilità alle iniziative della legge è molto più alta per la marijuana.
Questa vulnerabilità è legata a un'altra importante variabile: le proprietà fisiche delle sostanze.
Le droghe pesanti sono polveri solubili che hanno le seguenti qualità:
a) possono essere facilmente mescolate con addittivi poco costosi: per l'eroina l'adulterazione raggiunge il 95%, per la cocaina il 50%; in questo modo i profitti possono essere aumentati fino a 20 volte;
b) possono essere facilmente nascoste dai contrabbandieri con metodi vari ed efficaci (p.e., sciogliendole in composti liquidi o in tessuti);
c) nel caso di un'incursione della polizia, possono essere eliminate facilmente, p.e. gettandole in qualsiasi lavandino.
Invece la marijuana è venduta in foglie, che sono difficili da contrabbandare, nascondere o eliminare. Di conseguenza la bilancia rischi-benefici diventa molto più favorevole dal lato del traffico di droghe pesanti.
I risultati pratici di questa dinamica si sono visti negli Stati Uniti, dove la strategia della "guerra alla droga" è diventata una repressione dura e discriminata verso ogni genere di traffico e uso di droga, compresa la marijuana, che durante l'amministrazione Carter era stata trattata in maniera più tollerante.
In realtà, la "guerra alla droga" ha determinato alcuni cambiamenti fondamentali nel mercato illegale:
a) minore disponibilità e maggior costo della marijuana;
b) maggiore disponibilità e minore costo della cocaina;
c) stabilizzazione di costi e disponibilità per l'eroina.
(vedi: NIDA: "Community Epidemiology Work Group - June 1988" USDHHS, p. 1-4)
Sembra quindi che l'inasprimento della repressione abbia indotto il mercato a liberarsi dei beni meno redditizi, ottenendo quella che in un contesto di legalità verrebbe definita una razionalizzazione della produzione. Questa tendenza è stata registrata negli Stati Uniti dalla NIDA, in riferimento al fatto che molti trafficanti di marijuana si sono rivolti al più redditizio commercio della cocaina (vedi NIDA: "Community Epidemiology Work Group Proceedings", USDHHS 1986, p.I-12, II-86, II-99).
La tendenza verso una razionalizzazione della produzione si è delineata anche in contesti differenti. In America Latina, secondo l'ultimo rapporto dell'ONU, i programmi di eliminazione delle piantagioni di marijuana hanno avuto successo in Brasile, Belize, Colombia e Panama, (International Narcotic Control Board: "Report", Vienna 1988, parr. 112, 113, 120, 121, 127), mentre quelli della coca sono falliti completamente (cit., parr. 107, 108, 109, 110, 113). In Pakistan, "il traffico di eroina verso l'Europa è stato facilitato dalle (....) organizzazioni di contrabbandieri di marijuana, molti dei quali sono passati a droghe più lucrative" (Whitaker, op.cit., pp.322-323). Nel Belize, a causa dei programmi di sradicamento della cannabis, gli ex trafficanti di questa droga "stanno usando le abituali vie di distribuzione per trasportare cocaina" (International Narcotic Control Board: op. cit., par. 120). In Colombia "la cocaina ha sostituito la marijuana come principale esportazione illegale del paese alla fine de
gli anni Settanta, facendo arrivare nel paese molto più denaro" ("The Economist", April 4th 1988,p.59)
Questo fenomeno è spiegabile con varie considerazioni.
Una può essere che molta genere che fa traffico di marijuana ha scelto di vendere questa sostanza invece delle droghe pesanti sapendo che il loro commercio non costituisce una particolare minaccia alla salute dei suoi consumatori. Questo approccio "morale" viene facilmente scoraggiato, quando la società reagisce con una repressione indiscriminatamente dura.
D'altro canto, un livello più alto di repressione colpisce più facilmente i trafficanti con meno esperienza che non quelli più organizzati, e quindi stimola indirettamente livelli maggiori di criminalità all'interno del narcotraffico (vedi: Reuter, op. cit.,pp. 59-60, Dorn - South: "A Land fit for Heroin" , Mc Millan, Houndmills 1987,p. 162); di conseguenza i trafficanti di marijuana vengono indotti o a smettere o a rivolgersi a sostanze (come l'eroina e la cocaina) che sono legate a livelli maggiori di criminalità professionale.
Lo sviluppo del mercato illegale è influenzato anche da un altro fattore, legato all'attuale politica anti droga.
In molti paesi i mezzi delle forze dell'ordine sono inadeguati all'attuazione delle leggi anti droga. In Italia le prigioni sono sovraffollate e il sistema giudiziario è sempre più sovraccarico. Negli Stati Uniti la situazione non è diversa. Secondo Mr. Poklemba, Coordinatore della Giustizia Criminale di New York, gli spacciatori di droga spesso vengono rilasciati perchè non c'è più posto in prigione (cit. da"Il Giornale", 8 Dic. 1988). Tenuto conto che negli Stati Uniti un terzo di tutti i prigionieri federali sono colpevoli di reati di droga, e che 2 casi su 3 di processi di droga davanti ai tribunali federali riguardano accuse legati alla marijuana (US Department of Justice, cit. da K. Zeese:"No more drug war", in "The Nation Law Journal", 7 Lug. 1986), esistono prove abbastanza chiare che la repressione della marijuana coinvolge una fetta rilevante delle risorse del sistema giudiziario, che protrebbe essere impiegata contro il traffico di droghe pesanti. Abbastanza bizzarramente, i difensori più radic
ali della "guerra alla droga" sembrano dimenticare una regola bellica fondamentale: quando i "nemici" sono due, una pallottola in più per il primo significa una pallottola in meno per il secondo.
Gli effetti della repressione sulla bilancia rischi-benefici hanno implicazioni anche per i consumatori di droga.
In generale le pene per il possesso di marijuana sono uguali a quelle per le droghe pesanti. Ma sono severamente puniti anche comportamenti strettamente legati all'uso: in Italia coltivare anche una singola pianta di cannabis è un crimine punibile con la stessa pena minima (due anni di prigione) della vendita di eroina.
Inoltre, la possibilità di essere presi è più alta per i consumatori di cannabis per colpa delle proprietà fisiche della sostanza: come abbiamo visto, le droghe pesanti sono più facili da nascondere ed eliminare.
Il vantaggio maggiore per i consumatori di droghe pesanti, poi, viene dai test delle urine: l'eroina e la cocaina sono rilevabili fino a tre giorni dopo l'ultima assunzione, mentre la marijuana può essere scoperta dopo un mese o più.
Quindi, in termini di vulnerabilità alle forze dell'ordine, l'uso di cannabis è molto più rischioso di quello delle droghe pesanti.
In realtà l'evoluzione del mercato negli Stati Uniti ha coinciso con un'analoga evoluzione nelle tendenze del consumo di droga. I dati ufficiali provano che nel corso degli anni Ottanta si sono avuti:
a) un aumento nell'uso di droghe per via endovenosa, nonostante la recente crescita della minaccia dell'AIDS: 1,3 milioni di consumatori per vena all'inizio del 1988, secondo la Commissione Presidenziale sull'AIDS (vedi "US Journal of drug and alcohol dependence", Marzo 1988)
b) un decremento dell'uso di cannabis
c) un forte aumento delle morti per eroina e cocaina: le morti per eroina sono aumentate dalle 492 del 1980 alle 1385 del 1987, quelle per cocaina da 166 nel 1980 a 1494 nel 1987 secondo il Drug Abuse Warning Network (vedi: NIDA: "Statistical Series - Annual data 1987" "Statistical Series - DAWN 1976 -1985", "NIDA Capsules", Agosto 1988).
La bilancia rischi-benefici per l'uso e il commercio di marijuana in confronto a quelli delle droghe pesanti è riassunta nella tabella 1.
Sulla base di queste considerazioni, possiamo tentare di costruire uno scenario di previsione per l'evoluzione futura del fenomeno droga.
In qualche maniera, la suddetta razionalizazzione della produzione è legata ad una tendenza del mercato illegale a spostarsi verso sostanze farmacologicamente più concentrate; una tendenza che può far parte di un più generale orientamento verso le droghe sintetiche.
Questa tendenza si è già realizzata in alcuni paesi produttori, dove la gente ha fatto tradizionalmente uso di foglie di coca o di oppio grezzo per secoli. In questi paesi la politica anti droga imposta dalla Single Convention ha provocato la quasi scomparsa dei prodotti naturali e la diffusione dei loro derivati raffinati chimicamente (morfina, eroina, cocaina). Secondo Bruun e al., la sostituzione dell'oppio con l'uso di eroina in vari paesi è stato uno dei fallimenti storici della strategia di controllo della droga (vedi:Bruun K., Pan L., Rexed I.:"The Gentlemen's Club - International Control of Drugs and Alcohol" - The University of Chicago Press, Chicago-London, 1975, p.275).
In Pakistan la dipendenza da eroina era sconosciuta fino al 1975, quando l'oppio venne proibito dal governo di Zia; adesso colpisce almeno 300.000 persone, ma forse oltre un milione. (vedi: Whitaker, op.cit.,p.322 e Council of Europe, Parliamentary Hearings, Paris, Gen.11-12 1988).
Lo stesso fenomeno era stato registrato a Hong Kong dopo il bando dell'oppio nel 1945 (vedi Whitaker, op.cit, p.68), nel Laos dopo il bando dell'oppio del 1971 (op.cit., p.66), e in Thailandia (vedi: International Narcotic Control Board: "Report", Vienna, 1987,par.45). Più recentemente, è stato registrato un aumento dell'abuso di eroina in India dopo la nuova legge del 1985 (vedi: International Narcotic Control Board: "Report", Vienna 1988,par.49).
La tendenza verso le droghe sintetiche sembra provata dai dati recentemente raccolti dall'International Narcotic Control Board. Secondo il rapporto del 1988, oggi il metaqualone viene prodotto e usato in India e in Africa (vedi: op. cit., parr. 49 148), stimolanti e depressivi vengono esportati dall'Europa nel Medio Oriente (par. 54), i barbiturici sono ampiamente diffusi in Pakistan, dove vengono anche mescolati con l'eroina (par. 60), e nell'Africa Occidentale (par. 149), ed esiste un traffico di anfetamina su larga scala in Costa d'Avorio (par. 150).
Ancor più significativamente, il rapporto dell'INCB riferisce che:
"Ampie disponibilità e prezzi in ribasso di anfetamine prodotte illegalmente nella Germania Federale, la Gran Bretagna e la Scandinavia hanno contribuito alla minore diffusione dell'abuso di cocaina in questi paesi" (par.78).
Una ricerca del NIDA riferisce di una simile tendenza negli Stati Uniti:
"Numerosi dati e fonti indicano che l'abuso di metanfetamine prodotte dai laboratori clandestini è in netta crescita negli ultimi anni. (...) Proprio come è accaduto per la cocaina, introdotta (...) negli anni Settanta prima della sua espansione nella seconda metà della decade e negli anni Ottanta, le metanfetamine (...) si profilano come una potenziale crisi nazionale nella droga per gli anni Novanta".
(J.N.Hall, R.S.Uchman, R.Dominguez: "Trends and patterns of Metamphetamine Abuse in the US - Settembre 1988" NIDA order No 88MO31054801D, p.1)