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Pannella Marco - 30 aprile 1989
"Il polo laico come io lo vedevo"
di Marco Pannella

SOMMARIO: La politica di alternativa possibile: nel 1976, nel 1987, era quella alla Democrazia cristiana. Oggi è la riforma delle istituzioni e del regime partitocratico. I rapporti con il Pci: per vent'anni i radicali combattuti come i peggiori nemici. Non vogliamo un Pci "francesizzato". Il mondo liberale non ha bisogno della mediazione socialista per unirsi in dialogo col mondo comunista. In politica estera, la forza dei radicali è stata quella di esser sempre stati "amerikani". Necessario costituire un polo laico, che possa anche contare sul rinnovamento del Pci. Offriamo la presidenza della Federazione laica a Indro Montanelli. Un patto di unità d'azione tra repubblicani e liberali.

(LA REPUBBLICA, 30 aprile/1 maggio 1989)

("Pubblichiamo la lettera aperta che Marco Pannella ha inviato al Segretario del Pli, Altissimo, nell'ambito del dibattito sul polo laico".)

CARISSIMO Renato, se le difficoltà a sottoporre insieme al voto degli elettori del 18 giugno la proposta e la realtà nascente della federazione laica sono quelle che indichi, non sono difficoltà; ma motivo aggiunto di intesa e di unità.

Si trattava, e si tratta, infatti, di dare forza e valore europei, oltre che italiani, ad una nuova prospettiva politica e elettorale; di dare rappresentanza d'antagonista storico al nostro federalismo liberale, repubblicano, riformista e radicale, ma anche quello britannico, che è maggioritario nell'opinione pubblica, ma che non sarebbe rappresentato nel Parlamento europeo; di rivendicare la centralità politica, storica, della proposta, ma anche della forza, di Riforma liberaldemocratica, ad Ovest come ad Est, nel Nord come nel Sud del mondo.

Vengo ora alle tue richieste di chiarimento.

1) POLITICA DI ALTERNATIVA - L'alternativa che mi pare oggi necessaria, possibile ed auspicabile non è ormai più quella della Sinistra e dei laici alla Democrazia cristiana. Era possibile e necessaria nel 1976, e nel 1987. Non se ne fece nulla: "parce sepulto". L'alternativa da ricercare è nella riforma delle istituzioni e del regime partitocratico; radicalmente democratica, liberale, classica, ambientalista.

STATO di diritto; Stati Uniti d'Europa (centrale, anche del Mediterraneo e di parte dell'Africa) fondati sull'esaltazione dei diritti umani, sociali, politici; priorità ambientalista, coerente con il nuovo umanesimo che presuppone.

In questo, come vedi, sono molto più a »destra non solamente di Occhetto, di Craxi e di Cariglia, ma anche di La Malfa e di te. A me sembra semplicemente dissennato pensare che la volontà di riforma democratica e ambientalista, federalista e nonviolenta, non passi trasversalmente ovunque, anche nella Dc. Non la penso; e non lo voglio. Sarebbe dissennato pensare che anche all'interno del mondo laico non vi saranno resistenze ed ostilità insuperabili. L'unità delle forze laiche, per me, dovrebbe prefigurare l'unità laica delle forze per rispondere ai problemi del nostro tempo e della nostra società.

2) RAPPORTI CON IL PCI - Il Pci sta compiendo la sua Bad Godesberg. Altro che partito »francesizzato ! Non lo penso; e non lo voglio. Ne vedremo l'approdo. Lotto perché sia liberaldemocratico, anglosassone piuttosto che socialdemocratico tedesco o austro-continentale. Per vent'anni, sono e siamo stati,noi radicali, considerati e combattuti come i peggiori e più indegni dei nemici. Noi, non altri. Con cognizione, quindi, di causa e di interlocutore, lo spero ragionevolmente. No stiamo a »guardare , né a Roma, né a Budapest o a Belgrado, né a Bruxelles, né a Ouagadougou o Varsavia, da internazionale federalista e ambientalista quale stiamo cercando di diventare, e divenendo. Noi siamo all'attacco, in nome dei comuni ideali con il Pli e Pri; e non solo con essi. L'intervento di Occhetto a »Linea diretta dovrebbe interessarci più manifestamente, se i nostri ideali e idee ci interessano davvero. Spero che, sul suolo americano, il leader del Pci si richiamerà a Martin Luther King, ai grandi movimenti nonviolenti

per i diritti civili e sociali, americani e/o fabiani; al New Deal di Roosevelt; al Tennessee Valley Autority, alla grande tradizione democratica anglosassone che è la sola a non aver prodotto i mostri del secolo, la sola collaudata, da superare nella fedeltà e continuità, con urgenza assoluta dinanzi ai nuovi problemi del pianeta e dell'umanità, di giustizia e libertà. Se queste saranno le parole, come è lecito immaginare, saranno fatti, non bubbole. Resterebbe solamente che il Pci mostrasse di saper proporre un governo dell'economia, non populistico, corporativo, demagogico, o astratto come è sempre stato.

Il mondo liberale non ha bisogno della mediazione di quello socialista per unirsi in dialogo, in dibattito, in lotta o in unità con quello »comunista italiano e non solo italiano. Ma quale »mondo socialista , poi? Il socialismo liberale dei Rosselli, il socialismo umanistico e cristiano di Silone, quello riformista di Salvemini e Ernesto Rossi, il socialismo libertario di Calosso, quello di sapore fabiano dei Massarenti, il socialismo democratico di Saragat, il liberalsocialismo di Calogero e Capitini, l'»azionismo di Omodeo, di De Ruggero, di Dorso (e lo stesso patrimonio politico dei Don Sturzo, dei Ferrari, Jemolo e Ruffini), fanno parte del nostro mondo e della nostra ispirazione, ben più di quello di Pietro Nenni, o di Francesco De Martino, e, da un anno, di quello di Craxi.

In politica »estera occorre rafforzare, anche come facciamo noi, con il nostro impegno militante, gandhiano, a suon di arresti e di digiuni in mezzo mondo, oltre che in modo classico, la nostra vecchia, comune infamia: l'esser stati e l'essere »amerikani , Mossad-israeliani, senza nessuna intenzione di ammorbidire la forza e la fedeltà ai valori ed alle considerazioni per i quali lo siamo. Ma spero che la federazione laica (c'è, vero?) e le liste (comuni? non ti pare?) alzino ora ben alta la bandiera degli Stati Uniti d'Europa contro il caos, la giungla ed il fallimento che l'Atto Unico del Lussemburgo, e l'Internazionale socialista che ne è la più decisa custode, stanno per determinare. Basta, anche fra di noi, con la sottovalutazione della questione.

3) RAPPORTI CON IL PSI - Suvvia, caro Renato! La bubbola dell'antisocialismo radicale non va più smerciata. Ancora tredici mesi fa insistevo perché mi fosse data, secondo pubblici impegni, la tessera del Psi. Chiedi, piuttosto, ai miei compagni socialisti, a Bettino, di piantarla, loro, con l'uso arrogante, trasformistico, crispino, minaccioso, avventurista del potere, del sottopotere, della Rai-Tv, con il sapore ricattatorio della loro protezione ostentata e intermittente di Silvio Berlusconi, con l'opera di loro »redattori al »Corriere della Sera , e dintorni; di smetterla con la politica sistematica del deragliamento applicata al governo, abbandonando ogni pur elementare senso dello Stato. Dieci ministri, trattati - scusami - a pesci in faccia, con tutto il governo del quale fan parte. Un raptus sfascista. O no?

Nell'»alternativa alla quale io credo, tutti siamo utili nessuno indispensabile. L'»alternativa di Sinistra e laica alla Dc, rende invece indispensabili sia coloro che vivono dicendosi di essere »aghi della bilancia sia quanti non ricordano la favola della rana che vuole esser bue.

OCCORRE finirla. Io non rinuncerò al dovere di chiedere il voto alla federazione per prima cosa a coloro che nel 1987 determinarono il nostro comune successo, di radicali e di socialisti, per una alternativa laica, cioè una alternativa istituzionale ed europea.

Non per malanimo, ma perché quei voti oggi possono essere garantiti dalla federazione e dall'unità laica, non dalla separatezza e separazione socialista, che ha mutato obiettivi e strategia di 180 gradi. L'altro ieri, Claudio Martelli, comiziando al Tg2 con Pietro Longo, ha attribuito questa nostra scelta e convinzione al fatto di non aver io occupato la poltrona di ministro o di commissario europeo. Si vede che mi confonde con i suoi motivi vicini, o non pochi altri più antichi. Pazienza. Capisco i suoi problemi. Gli resto amico, come di Craxi. Ma non complice di errori troppo gravi. Lavoro per tornare ad essere uniti.

Conto, quindi, nella vostra politica, nella vostra decisione - tua e di La Malfa - perché la battaglia elettorale ci sia comune come conseguenza di scelte definitive, chiare, comuni. Certo, che io conti sul Pci, come scelgo di contare, per la nostra alternativa della Riforma liberaldemocratica e federalista europea, è un fatto. Cosa significa? Significa che questo »contarci sarà fatto di lotta, di urgenza, di speranza, di rigore, di fedeltà strenua alle idee che dovrebbero essere e sono le nostre, di laici e liberaldemocratici. Senza annacquare, ed è questo essenziale, ma anzi rafforzando il vino liberale, radicale. Come d'altra parte con tutti. Con te. Con me stesso.

Giustamente Giorgio La Malfa, si preoccupa che le posizioni di ciascuno di noi, in particolare le mie, non siano equivocabili da parte degli elettori. Egli ha oggi chiarito che questo è il suo pensiero e la sua preoccupazione. Ben venga il chiarimento, che trova in me consapevolezza e comprensione coerente.

Da parte mia, per concludere, ho una proposta e una esigenza da formularti e formularvi. Chiediamo a Indro Montanelli di presiedere la federazione. So che saprebbe guardare alla realtà italiana, a noi stessi, a tutti, al Pci, con la stessa appassionata e creativa intelligenza con cui da solo seppe leggere nei fatti e nella tragedia ungherese del 1956. Ed è, davvero, il miglior uomo del mondo.

Così La Malfa sarebbe più tranquillo, giustamente. Egli si è limitato, mi pare, ad esprimere un timore, una valutazione di rischio e di opportunità. Ha messo le mani avanti, se la cosa non funzionasse, se la mia presenza ci fosse »ugualmente . Decidiamolo, allora, »ugualmente . Credo che, a questo punto, lui sarà il primo a rallegrarsene.

Veniamo alla condizione: se una crisi di governo dovesse aprirsi, prima o dopo le elezioni europee, i due partiti, (con il comitato così come lo hanno messo in piedi) si impegnino ad affrontarla con posizioni e condizioni comuni, uniti - almeno in questo - da uno specifico patto di unità d'azione. Troppi, infatti, temono che ci si trovi dinanzi al rischio di un »bis , peggiorato, del 1984. Dicono di temere che gli uni se ne andranno »con Craxi , e gli altri »con la Dc . Come dice La Malfa, importa poco se noi ci crediamo, basta che rischino di crederlo gli elettori. Chiedo troppo? Spero di no.

In queste elezioni avevo, e non vorrei tornare ad averlo, l'imbarazzo della scelta. Noi radicali, penso, abbiamo avuto la fortuna di prevedere forse meglio e più lontano di altri, con la forza che abbiamo avuto di »chiudere il nostro partito, in quanto tale, sul piano nazionale. Abbiamo saputo »liberare il campo , con i fatti, e non solo con le parole. Continuiamo insieme su questa strada. La gente ci comprenderà, ci sosterrà. Caro Renato, cominciamo i comizi?

 
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