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Spadaccia Gianfranco - 26 giugno 1989
L'effetto Pannella sul polo laico
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: In relazione alla "sconfitta" del polo laico sostenuto da Pannella, fa una analisi della situazione delle forze liberali in tutta Europa, sconfitte (con l'eccezione dell'Udf di G. D'Estaing in Francia) "in relazione alla contemporanea avanzata delle liste verdi"...cosicché "è difficile non riconoscere che il voto d'opinione liberaldemocratico è stato la prima vittima dell'ondata verde". Per la verità La Malfa e Altissimo avevano avvertito per tempo il pericolo, e avevano avviato una certa apertura ai radicali e agli ambientalisti. Ma oggi, dopo la sconfitta elettorale, volerne attribuire le cause - come essi fanno -all'"effetto Pannella" è solo un tentativo di esorcizzarla, di non comprenderla. Secondo l'a., occorrerebbe esaminare almeno l'ipotesi che l'esperimento ha incontrato il fallimento "non perché si è fatto, ma perché si è fatto tardi e male", con poco coraggio e poca convinzione, concependo liste sbagliate, ecc.

Ugualmente sbagliato è l'accusare i radicali di non aver portato voti. Il voto radicale, sostiene Spadaccia, il trasferimento dei voti, può essere solo effetto di una forte e convincente iniziativa politica, che in questa occasione è invece mancata.

(IL GIORNO, 26 giugno 1989)

Fra "espulsioni" di Pannella, recriminazioni sulla sconfitta del "polo laico", e grande furia di liquidare prima che possa nascere la federazione liberaldemocratica, quasi nessuno ha mostrato di accorgersi che quella sconfitta non è un fenomeno solo italiano ma europeo. La stessa sorte delle liste liberalrepubblicane è toccata in Gran Bretagna al nuovo partito socialiberaldemocratico, che è sceso dall'11 al 6%, ai liberali olandesi e belgi, al Centro democratico spagnolo di Suarez, alle liste di Simone Veil in Francia, mentre nella Repubblica Federale il partito di Genscher, che riesce di nuovo a superare il quorum del 5% e a mandare propri rappresentanti a Strasburgo, passa tuttavia in pochi anni da terzo a quinto partito dello schieramento politico, superato non solo dai verdi ma anche dal nuovo partito repubblicano di estrema destra. Fa eccezione in questo quadro l'Udf di Giscard d'Estaing, che si avvantaggia della crisi gollista e della stasi socialista. Ma l'Udf assolve in Francia la funzione di grande

partito centrale e moderato.

Questo calo pressoché generalizzato dei liberal-democratici non può non essere messo in relazione alla contemporanea avanzata delle liste verdi. Ed è difficile non riconoscere che il voto d'opinione liberaldemocratico è stato la prima vittima dell'ondata verde.

In Italia per la verità sia Giorgio La Malfa sia Renato Altissimo avevano avvertito per tempo questi pericoli, dimostrando di intuire ciò che era sfuggito ai commentatori dei mass-media che sono troppo occupati a occuparsi dei potenti per accorgersi di ciò che accade nella società civile. L'apertura ai radicali (e personalmente a Pannella) da una parte e dall'altra agli ambientalisti derivava proprio da questa consapevolezza e dal tentativo di dare una risposta coraggiosa e creativa con una iniziativa che non era solo difensiva ma aveva in sé prospettive più ambiziose di riforma dello schieramento politico.

Oggi, dopo la sconfitta, può risultare più facile all'interno del pri e del pli ricercarne nel cosiddetto "effetto Pannella" le cause. Ma è solo un tentativo un po' goffo di esorcizzarle. Intanto perché è inconfutabile che lì dove l'effetto Pannella ha avuto la possibilità di dispiegarsi, nel Sud dove è stato candidato sia pure al secondo posto, la sua presenza ha prodotto un aumento e non una diminuzione di voti. E poi perché, se le aperture di La Malfa e altissimo avevano un senso, era proprio nel cercare di rafforzare il "laicismo istituzionale" di pri e pli con quello che la "Voce repubblicana" ha definito in maniera dispregiativa "movimentismo", ed è stato invece nell'arco ormai di un ventennio straordinaria capacità di lotta politica laica e riformatrice.

A me sembra che pri e pli, superando le prime comprensibili reazioni emotive, dovrebbero almeno prendere in esame l'ipotesi che il primo esperimento elettorale di questa convergenza politica abbia incontrato un insuccesso non perché si è fatto tardi e male, con poco coraggio e poca determinazione, seminando per ogni dove dubbi politici e facendo liste che sembrano concepite non per sommare e magari moltiplicare ma per dividere e respingere una parte dei consensi elettorali che potevano riconoscersi in ciascuna delle tre componenti. Altro che effetto Pannella, che allontanerebbe i voti moderati! Si leggano bene i risultati e ci si accorgerà che fin dall'84/85 pri e pli avevano cominciato a estraniarsi il voto giovanile e ambientalista. Che vale allora lamentarsi di una "disseminazione" radicale che si conosceva e che era coerente con le scelte compiute dal partito radicale di trasformarsi in partito transpartitico e transnazionale? Ma anche se fosse stato possibile, nessun protezionismo del partito radicale a

vrebbe potuto garantire trasferimenti automatici di voto radicale. Per un elettorato mobile e critico questi trasferimenti possono essere solo il prodotto di una forte iniziativa politica. Su questo fronte (che caso mai stato favorito dal partito radicale, non penalizzato), l'iniziativa politica, non certo per colpa di Pannella, è stata inadeguata o addirittura inesistente.

Guardare indietro non ha senso. E sarebbe suicida dare ascolto ai miopi consigli provenienti da certi interessati tutori del pri. Oggi più che mai c'è bisogno di una forza liberaldemocratica consistente e autorevole, che comprenda e non espella il patrimonio politico radicale. A tanto maggiore ragione ce n'è bisogno se si ingrosserà ulteriormente l'ondata verde. A tanto maggior ragione è necessaria se si apriranno prospettive di alternativa politica. Bisogna dunque guardare avanti e andare avanti.

 
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