di Gianni Baget BozzoSOMMARIO: Analizza i comportamenti, i possibili propositi, la situazione oggettiva in cui si trova Pannella dopo la trasformazione del partito in struttura "transnazionale" - cioè in una "sfera numinosa" - e una campagna elettorale europea nella quale ben quattro partiti - il PSDI, i Repubblicani, i Verdi e i Liberali - si sono, per così dire, "radicalizzati". Quest'ultima "vorticosa avventura politica" transnazionale si apre mentre si accetta e si fa proprio il simbolo di Gandhi, "la figura più emblematica della speranza in un mondo nonviolento". Ma Pannella porta a Strasburgo tanti deputati quanti ne avrebbe col solo Partito radicale. A Strasburgo (dove certo è assai noto) Pannella ha cercato inutilmente e in più occasioni di costituire un suo gruppo. Ma in realtà è a Roma che Pannella guarda, e a Craxi: il contenuto della sua politica è "bloccare ovunque le strade che Craxi ha abbandonato ma in cui potrebbe tornare". Insomma, complessivamente, quella di Pannella è la politica del "cuculo": "ma il cuculo n
on è un uccello di buon augurio".
(LA REPUBBLICA, 28 giugno 1989)
Il Partito radicale è morto come si dice che il seme muore, cioè portando frutto. Esso ci ha lasciato per entrare in una sfera numinosa della politica, quella del partito "transnazionale". Con questa parola, diamo il benvenuto alla proposizione "trans" nel linguaggio politico. Che differenza c'è tra "transnazionale" e "internazionale"? Forse il volto di Gandhi, assunto dal Pr quale sua nuova immagine, indica che il partito vuole agire più nello spazio dell'etica che in quello della politica. E questa sarebbe una intuizione degna di rilievo. Cadute le ideologie e spente le grandi morali collettive ad esse legate, vi è il bisogno di scorgere qualcosa che dia significato e futuro a un vivere frammentario, tutto chiuso nel cammino dall'attimo all'attimo: dal presente al presente. E tuttavia che cosa oggi il Pr "transnazionale" dice sul piano propriamente morale? Non vi è nessun rapporto tra il Gandhi del simbolo e il Pannella reale. Sembra che il Pr abbia assunto come guardaspalle un santo protettore; una immagi
ne che non si articola in un messaggio, nemmeno in quello della non violenza. Il Pr è stato alle sue origini più movimento morale e civile che un partito politico: e di qui ha tratto il suo successo. Ma mai gli uomini del Pr sono apparsi così maledettamente politici e politici italiani come dal momento in cui hanno assunto il loro partito nella sfera degli enti di pura ragione. Nel momento in cui il Pr sceglie a sua insegna la figura più emblematica della speranza in un mondo non violento, esso cessa di produrre discorsi etici e civili e si lancia in una vorticosa avventura politica da cui emergono non uno ma quattro partiti "radicalizzati": il Psdi di Cariglia, l'alleanza dei repubblicani di La Malfa con i liberali di Altissimo, i Verdi arcobaleno e infine gli esponenti della Lega antiproibizionista.
Ha questa quadripartizione la qualità di un disegno politico, un riferimento diretto o indiretto ai problemi reali del paese: da quello della crisi delle istituzioni, della finanza pubblica e della amministrazione e a quello della carenza dei diritti di cittadinanza in tutta la sfera della vita materiale: dalla sanità, al fisco, ai trasporti? La realtà del paese non passa nel discorso di Pannella e non è alla base della sua strategia. Come il cuculo, Pannella ama fare le sue uova nei nidi altrui: liberali, repubblicani e socialdemocratici possono rallegrarsi di aver covato pulcini di un'altra specie, ma questo è la prova di un loro diffusa incertezza genetica.
Rovesciando il proverbio, si può dire che la sconfitta ha qui molti padri ma la vittoria ne ha uno solo: i quadrigemini radicali indicano in Pannella colui che ha vinto in veste socialdemocratica, in veste laico- federalista, in veste Arcobaleno e in veste antiproibizionista.
Si può dire che Pannella è il vincitore soprattutto per il virtuosismo politico di cui ha dato prova: ma in realtà egli porta a Strasburgo tanti deputati quanti ne avrebbe eletto con la lista del Pr. Il parlamento di Strasburgo ha già ammirato le doti di Pannella, certo il parlamentare italiano che è più noto nell'assemblea, capace di stabilire i suoi rapporti politici di là delle linee, pur marcate a Strasburgo, tra destra e sinistra.
Le vicende di Pannella e Strasburgo formerebbero la trama di un racconto. Pannella ha avuto il vantaggio di essere tra i "non iscritti" a gruppi parlamentari, e perciò non vede il suo tempo-parola regolato dal gruppo cui appartiene. Però egli ha cercato disperatamente di entrare in un gruppo. Pure un grande individualista sente, ad un certo momento della sua vicenda umana, un qualche bisogno di appartenenza. All'inizio della passata legislatura, tentò prima con i Verdi poi con il gruppo Socialista. Nulla di fatto. A metà legislatura, cercò di costituire con il Centro democratico sociale di Adolfo Suarez, con un prete eletto nelle liste socialiste fiamminghe e con un conservatore danese un gruppo politico. Chiese allora anche in prestito un deputato al Psi; e quel deputato non fece orecchia da mercante. Credo sia stato un intervento da Madrid di Alfonso Guerra a chiudere la vicenda. Eppure, se Pannella è presente a Strasburgo come lo è in Italia, lo deve appunto al fatto di avere in proprio, e non come delega
di partito, il tempo-parola. Eppure Pannella desidera abitare: prima la casa verde, poi quella socialista, poi quella liberal-repubblicana.
Nato non come radicale ma come liberale di sinistra, egli cerca un ritorno alle origini come un nuovo principio. Ma ora, rinchiuso a Strasburgo in un gruppo diretto da Simone Veil, donna dal polso e dallo sguardo d'acciaio, troverà in questo delle nuove possibilità? Il Parlamento di Strasburgo vedrà l'anello radicale scorrere veloce tra partiti contrapposti di destra e di sinistra: e potrà pensare che la politica italiana è, tra quelle europee, quella che tende meglio verso il modello americano della politica spettacolo.
Tuttavia non è a Strasburgo che Pannella oggi guarda ma è a Roma. E a Craxi. Il contenuto politico della scelta quadrigemina è di bloccare ovunque le strade che Craxi ha abbandonato ma in cui potrebbe tornare.
Nuoce veramente al Psi e a Craxi il quadrigetto di Pannella? Se pensiamo che infine in fondo ai sogni socialisti vi è sempre quello di stabilire la soglia del 5 per cento quale condizione per un partito di avere accesso alla elezione di deputati, si può dire che la somma dei repubblicani, liberali e federalisti è un aiuto dato al Psi, non tanto per i numeri quanto per l'incertezza sul proprio destino di partito che l'alleanza laica ha rivelato in ciascuno dei suoi componenti. Il fatto che la frammentazione radicale abbia coinvolto in sé gli antichi partiti "minori" o "laici", che furono i cardini del centrismo, indica che, perduta la funzione di condizionamento-supporto alla Dc, essi non ne hanno trovato in cambio altra. La Dc degli anni Novanta non è più in grado di sostenere con la sua abbondanza la penuria dei suoi tradizionali alleati.
Fu allora che arrivò Pannella; ma il cuculo non è un uccello di buon augurio.