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Gallucci Carlo, L'Espresso - 30 luglio 1989
Droga legale: cento buone ragioni
Carlo Gallucci

SOMMARIO: Cento personaggi della politica, della cultura, dell'arte, delle scienze, dello spettacolo, spiegano i motivi per i quali si può essere a favore di una legalizzazione della droga.

(L'Espresso del 30 luglio 1989)

In giugno, a Montreal, più di un terzo dei partecipanti alla Conferenza mondiale sull'Aids si sono dichiarati favorevoli alla distribuzione dell'eroina attraverso le strutture sanitarie pubbliche. Fra gli italiani e gli inglesi, i consensi hanno registrato addirittura la maggioranza assoluta.

Ma già in altre occasioni e in altri ambienti, dai discorsi e dalle dichiarazioni, era emerso un crescente interesse nei confronti della proposta di legalizzare tutte le droghe, leggere e pesanti: un'idea lanciata in Italia prima dai radicali e poi cresciuta negli ultimi mesi fino a coinvolgere una fascia sempre più ampia e variegata di intellettuali, politici, magistrati, medici e uomini di spettacolo. Al di là dell'inaspettato exploit elettorale della Lista antiproibizionista alle elezioni europee, è forse questo il risultato più significativo della recente campagna contro la droga, che "L'Espresso" ha seguito dall'inizio con attenzione.

Come spiega il neo-parlamentare europeo Marco Taradash, nell'intervista a pagina 32, la via della legalizzazione è scandita da numerose tappe intermedie: la liberalizzazione dell'hashish, la distribuzione gratuita delle siringhe, il trattamento con eroina dei tossicodipendenti. Si tratta di una strada nuova, difficile e per tanti aspetti ancora ignota, su cui vale la pena comunque di approfondire il discorso e discutere.

E' con questo spirito che abbiamo raccolto, e in alcuni casi stimolato, le dichiarazioni di cento sostenitori della strategia antiproibizionista. Sono personaggi che esercitano la loro attività nei campi più diversi. Alcuni manifestano convinzioni maturate con gli anni, altri esprimono le ragioni di un più recente convincimento. Tutti offrono un'interessante base per la riflessione.

RENATO ALTISSIMO, segretario del Partito liberale: "Sono favorevole alla distribuzione controllata dell'eroina dal '79, quando avanzai la proposta come ministro della Sanità."

EDOARDO AMALDI, fisico: "Do il mio pieno sostegno alle iniziative degli antiproibizionisti. La legalizzazione è l'unico modo per interrompere il narcotraffico internazionale."

GIANFRANCO AMENDOLA, eurodeputato verde: "Sono d'accordo sulla legalizzazione delle droghe. Questa ipotesi andrà però realizzata sotto il controllo delle strutture sanitarie. Legalizzazione non dovrà voler dire liberalizzare."

GEORGES APAP, magistrato francese, procuratore generale di Valence: "La droga non è vietata in quanto è pericolosa, ma è pericolosa in quanto è vietata."

DARIO ARGENTO, regista: "Quella per la legalizzazione degli stupefacenti è una campagna giustissima. Personalmente ho preso parte alla costituzione della Lega Internazionale Antiproibizionista e ho anche votato la lista degli antiproibizionisti alle europee."

FRANCA BASSI, deputato verde (Sole che ride): "Oggi, con il proibizionismo, abbiamo un costante aumento dei tossicodipendenti, il 70% degli incarcerati inquisiti per problemi di droga, una diffusione vertiginosa dell'Aids specie fra i tossicodipendenti, uno scarso rapporto di fiducia fra il tossico e i servizi preposti al suo recupero. Sono perciò antiproibizionista."

CINZIA BARONE, assessore all'Ecologia al Comune di Milano: "Personalmente credo che la legalizzazione dell'eroina sia una delle soluzioni - la più radicale per risolvere la micro-criminalità legata ai tossicodipendenti e la macro-criminalità mafiosa legata al traffico di stupefacenti. Lo Stato si dovrebbe sostituire agli spacciatori, regolamentando e controllando il "mercato" ."

DARIO BELLEZZA, poeta: "Sono antiproibizionista. Questa è l'unica strada che può cambiare il rapporto tra consumatore di droga e venditore, togliendo alle organizzazioni mafiose il monopolio sugli stupefacenti."

MARCO BELLOCCHIO, regista cinematografico: "La legalizzazione ha un senso anche solo come protesta contro l'ipocrisia attuale, contro il metodo di reprimere tutto ciò che si vuol nascondere. Inoltre, dal punto di vista teorico i vantaggi sono evidenti. Ma questo, per me, rimane un aspetto secondario: ciò che mi interessa veramente sono le cause, il perché tanti ragazzi fanno questa scelta autodistruttiva. Soprattutto su questo vorrei che si intervenisse."

CARLO BERNARDINI, fisico: "Se c'è un modo di stroncare la mafia, è questo. Dunque, dovrei sostenere la linea antiproibizionista con calore. Ma l'argomento è troppo drammatico per lasciarsi entusiasmare. Dunque, sì alla legalizzazione, ma senza trasporto."

MARIE ANDREE BERTRAND, criminologa dell'università di Montreal, presidente della Lega Internazionale Antiproibizionista: "Occorre assolutamente instaurare, in luogo della proibizione che è inefficace e ha provocato effetti perversi, un nuovo sistema di controllo statale sull'approvvigionamento, la qualità e la circolazione delle droghe oggi vietate."

GIORGIO BOCCA, giornalista: "Sono d'accordo con gli obiettivi della legalizzazione. Personalmente sono contro ogni tipo di proibizionismo."

FRANCO BRUSATI, regista cinematografico: "Sono favorevole alla legalizzazione delle droghe per un semplice e banale motivo: credo che questa sia l'unica strada percorribile per togliere da sotto i piedi della criminalità organizzata mondiale i lautissimi guadagni generati dal proibizionismo. La legalità, beninteso, dovrà essere regolamentata e garantita dal controllo delle strutture sanitarie e dei farmacisti."

MARIO CAPANNA, gruppo Arcobaleno: "Innanzitutto vale la regola del proibito proibire. In secondo luogo la prosperità della mafia si basa sul mercato clandestino. Ci sono dunque due ragioni per dire sì all'antiproibizionismo."

MANUELA CARMENA CASTRILLO, magistrato spagnolo: "Credo che una legislazione proibizionista non soltanto sia negativa, ingiusta, crudele e leda i diritti umani, ma sia fondamentalemnte e soprattutto inutile."

JUAN LUIS CEBRIAN, fondatore e consigliere delegato del quotidiano spagnolo "El Pais": "Ritengo che la legalizzazione delle droghe sarebbe un efficace sistema di lotta contro il predominio della mafia dei narcotrafficanti."

GABRIELE CERMINARA, presidente di sezione al tribunale penale di Roma: "E' una pura illusione pensare di poter risalire alla testa del narcotraffico per via giudiziaria. Sarebbe, invece, molto più utile liberalizzare del tutto gli "spinelli", e passare a una graduale distribuzione controllata delle droghe pesanti."

LAURA CIMA, deputato verde (Sole che ride): "Sono per la legalizzazione delle droghe leggere e pesanti perché la vita dei tossici non deve più essere sottoposta alla violenza, ai ricatti e alla miseria a cui l'attuale sistema l'ha ridotta. Perché bisogna saper risalire alle cause dei fenomeni e non emarginare chi fa paura perché denuncia uno stato di disagio."

PETER COHEN, direttore del programma di ricerche sulla tossicodipendenza del comune di Amsterdam: "Sulla base della nostra esperienza risulta chiaro che la disponibilità e l'accesso relativamente facile a droghe come la cannabis, l'eroina e la cocaina non ne determina i livelli di diffusione. Il consumo della droga è comunque molto meno importante del modo in cui avviene. Solo a causa dell'illegalità delle droghe si creano seri rischi nella sfera sociale. E sono questi rischi a creare la massa di vittime della droga."

ROBERTO D'AGOSTINO, giornalista: "Dato il carattere degli italiani non credo che il proibizionismo sia la strada giusta. Farei piuttosto una legge a tempo determinato. Sperimentiamo la "Saub-ero" per anno e poi si vedrà. E' come per l'atomica: dobbiamo fare una specie di test nucleare. E poi chiamare un comitato di super esperti a verificare i risultati."

FABRIZIO DE ANDRE', cantautore: "Non ho notizia di giovani mescaleros morti di overdose da mescal. Lo stesso discorso vale per i ragazzi peruviani e la cocaina. Sono favorevole alla liberalizzazione delle droghe, con la speranza che nel frattempo i meccanismi dello Stato permettano ai nostri genitori di occuparsi maggiormente dei figli. Più che lo Stato, devono essere le famiglie a occuparsi di questo problema."

ANDREA DE CARLO, scritore: "Già solo i vantaggi che si avrebbero sul piano dell'ordine pubblico giustificherebbero la legalizzazione di tutte le droghe. Ma non credo neppure che l'eroina sia più pericolosa dell'alcool dal punto di vista sanitario, anche se forse lo è da quello sociale."

PIERA DEGLI ESPOSTI, attrice: "Trovo che sia necessario mantenere intatta una visione globale dell'uomo e della sua individualità contro il mercato e la commercializzazione. E' il mercato clandestino che arricchisce i pochi e poi strozza la libertà individuale. E' per questo che sostengo la campagna antiproibizionista."

FRANCESCO DE GREGORI, cantautore: "Sono antiproibizionista. In questo ho cambiato idea. Credo che la legalizzazione possa impedire che i consumatori si trasformino in piccoli spacciatori. Chiarisco però che io sono personalmente contrario all'uso di qualsiasi droga."

LUIGI DEL GATTO, medico, presidente del COmitato Radicale Antiproibizionista: "Se il medico potesse prescrivere liberamente le droghe si avrebbero i seguenti effetti terapeutici: calo del numero dei morti; riduzione della morbilità; risanamento degli atteggiamenti del tossicodipendente; freno al mercato clandestino. Quest'ipotesi, dunque, si presenta ancora come una valida via d'uscita dal proibizionista."

GIORGIO DI MAIO, ordinario di Chimica organica, università La Sapienza di Roma: "Non esistono ragioni per punire chi consuma sostanze stupefacenti, anche perché i tossicodipendenti sono dei malati e come tali vanno trattati. Anzi, con le leggi punitive, lo Stato cerca un alibi per la sua inerzia. Per questo sono antiproibizionista."

GIANFRANCO DIOGUARDI, imprenditore e saggista: "La posizione dello struzzo è la peggiore che si possa assumere. Sono favorevole a una liberalizzazione delle droghe controllata dallo Stato. A questa nuova disciplina si dovrebbe accompagnare una campagna permanente contro l'abuso delle sostanze stupefacenti."

GIULIO EINAUDI, editore: "Legalizzare la vendita degli stupefacenti allevierebbe senz'altro i problemi legati alla droga. Naturalmente, la nuova disciplina dovrà essere studiata con attenzione. Per esempio, alcuni controlli saranno indispensabili, come l'obbligo della ricetta medica e la distribuzione esclusivamente attraverso le farmacie. Anche se questi comporteranno la permanenza di una quota di mercato nero."

ELIO FIORUCCI, stilista: "Sono convinto che il proibizionismo accresca la criminalità. Un provvedimento che legalizzi le droghe leggere e pesanti può essere risolutore, purché sia la sanità pubblica a garantire la distribuzione dell'eroina."

GOFFREDO FOFI, saggista: "Sono profondamente convinto della giustezza di una politica antiproibizionista."

MILTON FRIEDMAN, teorico del libero mercato, premio Nobel per l'economia: "I danni provocati dalla droga sono in misura predominante causati dal fatto che è illegale. Non avremmo avuto l'invasione del "crack" se esso fosse stato legalizzato".

GIORGIO GABER, cantautore: "L'idea è interessante perché può portare all'arginamento della mafia e della diffusione della droga, senza penalizzare il consumatore. La parola "antiproibizionismo", però, suona come uno slogan, e quindi è orrenda."

LESTER GRINSPOON, psichiatra della Harvard medical school di Boston, consulente dei governi di numerosi Stati americani: "Anche se l'uso della droga aumentasse dopo la legalizzazione, le esperienze dell'Oregon e dell'Alaska con la depenalizzazione della marijuana indicano che l'aumento non sarebbe affatto quello temuto."

MARGHERITA HACK, astrofisico: "Con la legalizzazione chi si vuol drogare continuerebbe a drogarsi, ma entrerebbero in crisi i grandi guadagni della mafia. Inoltre, verrebbe meno anche una delle cause scatenanti della piccola criminalità. Per questi motivi sono favorevole."

NICK HARMAN, editorialista del settimanale britannico "The Economist": "La legalizzazione delle droghe comporta seri rischi, è vero, ma questi vanno pesati con la situazione attuale che vede una criminalità internazionale legata alle droghe illegali, con enormi quantità di denaro a disposizione, tali da poter corrompere poliziotto, doganieri, sindaci, ministri, giudici di ogni paese, tali da poter sovvertire interi governi."

LINDSAY KEMP, ballerino: "E' un piccolo passo verso il cambiamento su scala internazionale dell'atteggiamento prevalentemente errato verso le droghe. Questo, in primo luogo per togliere la distribuzione della droga dalle mani di spietate organizzazioni criminali, privandole così della possibilità d'indurre le persone a passare dalle droghe leggere, come la marijuana, a droghe pericolose come l'eroina."

BENITO JACOVITTI, disegnatore: "Guardando all'esempio olandese, ritengo che con la legalizzazione si possano ottenere risultati maggiori di quelli finora ottenuti nella lotta contro la droga. Ai giovani tossicodipenenti bisogna pur dare la possibilità di drogarsi, se credono di doverlo fare, senza per questo costringerli a fare agli altri più male di quello che già fanno a se stessi."

ENZO JANNACCI, medico e cantautore: "La maggior parte dei tossici vorrebbe uscire dalla droga, perché stanno male come cani. Se per la dose si rivolgessero a un farmacista, invece che a uno spacciatore che ha tutto l'interesse a mantenerli nel giro, questo potrebbe anche aiutarli. Perciò penso che sia giusto legalizzare la vendita degli stupefacenti. Ci vorrà gente specializzata e nuove strutture: ma di sicuro ai tossici si farà un gran bene."

CARLO LESSONA, prefetto di Padova: "Ma perché deve sempre e comunque essere considerato reato se un medico prescrive eroina a un tossicodipendente cronico? Non si dà la morfina a chi è malato di tumore?"

AMATO LAMBERTI, direttore dell'Osservatorio sulla camorra, sociologo dell'università di Napoli: "Della diffusione del consumo di droga non sono responsabili i fattori individuali e sociali, quanto le operazioni di commercializzazione delle droghe pensate, organizzate e realizzate dalle organizzazioni criminali, sotto l'ombrello protettivo del proibizionismo."

IDA MAGLI, antropologa: "A parte ogni legittima considerazione sulla libertà personale del cittadino, mi sembra che la legalizzazione delle sostanze stupefacenti sia l'unico modo valido per interrompere lo sviluppo del mercato criminale. Potremo sempre cercare ci indurre i giovani a una maggiore responsabilità attraverso il dialogo e l'informazione: i "freni etici" si possono solo, per così dire, sovrapporre, non imporre per legge."

MILO MANARA, disegnatore di fumetti: "La devastazione morale, causata dagli infimi compromessi - i furti, la prostituzione - a cui i ragazzini e le ragazzine devono sottostare per procurarsela è certamente più grave delle conseguenze della droga in sé. Per questo sono favorevole a legalizzarne la vendita."

LUIGI MANCONI, sociologo: "Preferisco pensare che l'eroina stia nei cassetti delle farmacie piuttosto che dietro un cespuglio, dentro un portone, nelle tasche degli spacciatori in piazza."

GIANFRANCO MANFREDI, scrittore e cantautore: "Sono favorevole per due motive: per stroncare la mafia e per evitare l'identificazione della figura del tossico."

DACIA MARAINI, scrittrice: "Di fronte a un sentimento così profondo, come il desiderio della morte che accompagna chi fa uso di droghe pesanti, il proibizionismo, l'intervento poliziesco sono inutili. Bisognerebbe, e lo dico senza retorica, rendere più vivibile il nostro paese, più piacevole la vita. E questo non si ottiene con le manette."

GIOVAN BATTISTA MARICONDA, magistrato del tribunale di Brescia: "Già 15 anni fa proposi la legalizzazione delle droghe, per ragioni di praticità, perché con la linea repressiva non si è ottenuto nulla."

ANTONIO MARTINO, economista liberale: "Credo che legalizzando la vendita e l'uso delle sostanze stupefacenti la maggior parte dei problemi sociali creati dalla droga scomparirebbero."

GIACOMO MARRAMAO, filosofo: "Nessuno mi potrà negare che l'alcol è una droga che dà assuefazione e che in Europa provoca più morti dell'eroina. Dunque, basta con questo moralismo. Sono favorevole a forme di legalizzazione rigorosamente controllata. La distribuzione della droga da parte delle strutture sanitarie, per come l'intendo io, dovrebbe avere la forma di un graduale recupero del tossicodipendente."

GIANNI MATTIOLI, deputato Verde (Sole che ride): "Esiste oggi un meccanismo feroce che parte dal traffico illegale e che alimenta pressioni sui giovani. Li spinge verso l'uso della droga e li ingabbia: per questo sono antiproibizionista."

ALBERTO MORAVIA, scrittore: "Sono favorevole alla legalizzazione. L'Italia, però, non può agire da sola: la scelta antiproibizionista andrebbe fatta anche dagli Stati Uniti."

ALBERTO OLIVIERO, direttore dell'Istituto di psicobiologia del Cnr: "Con l'eroina in farmacia scomparirebbero gli additivi nocivi e le dosi imprevedibili. Dal punto di vista sanitario si tratterebbe dsi una razionalizzazione. Inoltre, il crinale fra l'abuso di farmaci, legale, e quello di droghe, illegali, è molto meno netto di quanto si ritenga. Per questi motivi, e per abolire il mercato criminale, ritengo giusto legalizzare gli stupefacenti."

FRANCA ONGARO BASAGLIA , psichiatra e senatore della Sinistra indipendente: "Sono d'accordo sulla distribuzione delle droghe pesanti attraverso le strutture sanitarie pubbliche. Questa scelta comporterà, fra l'altro, una giusta assunzione di responsabilità da parte dei medici."

MAURO PAGANI, musicista: "Hanno consegnato ai giovani un mondo terrificante, violento e senza prospettive, e adesso pretendono che i giovani si costruiscano un futuro: ma come? Intanto, iniziamo con il legalizzare le sostanze stupefacenti."

MAURO PAISSAN, giornalista: "Sono antiproibizionista, perché di proibizioni è lastricata la via dell'inferno; perché ho cominciato a fumare tabacco per dispetto verso chi me lo voleva proibire; perché gli attuali divieti sono il paravento di un libero mercato di morte; e perché, in questa fase, pensare il contrario di Bettino Craxi significa azzeccare il giusto."

MARCO PANNELLA, leader radicale: "Milioni di scippi, di violenze, di furti, migliaia di morti e assassinati rappresentano una tassa atroce che il proibizionismo impone alla massa degli innocenti."

LELE PANZERI, pubblicitario: "Sono perfettamente d'accordo con Marco Taradash. Se con il proibizionismo siamo arrivati a questo livello, l'antiproibizionismo non potrà certo peggiorare la situazione. Facciamo almeno la prova."

GIORGIO PARISI, fisico: "Sono favorevole alla legalizzazione di eroina e cocaina per due motivi. Primo, per combattere il narcotraffico. Secondo, perché penso che alla lunga il rendere lecito l'uso di sostanze tossiche in piccolissime dosi, come le droghe pesanti, non avrà conseguenze molto diverse dalla attuale liberalizzazione di alcool e tabacco (tossiche a grandi dosi). Si tratta solo di organizzare il passaggio in modo che la gente si abitui a utilizzarle e a limitarsi."

NILLA PIZZI, cantante: "Ritengo che l'antiproibizionismo sia l'unico tentativo ancora possibile contro la droga, dopo che tutti glia altri si sono rivelati inefficaci."

GIORGIO PIZZOL, senatore socialista: "Lo stato dovrebbe farsi carico della somministrazione ai tossicodipendenti delle sostanze stupefacenti di cui hanno bisogno, qualsiasi esse siano. Questo per rispondere alle esigenze dei tossicodipendenti, che altrimenti si rivolgono al mercato nero e si assoggettano al circuito criminale. Aprendo così la porta al tossicodipendente ritengo si faciliti anche la strada del suo recupero."

COCHI PONZONI, attore: "Il proibizionismo crea inevitabilmente il mercato nero. Nel caso della droga i guadagni ed i capitali che ne derivano creano una ricchezza enorme, che viene riciclata per la maggior parte nella produzione della droga stessa. Distruggendo il mercato nero, si assisterebbe successivamente alla sparizione di tanti spacciatori e produttori che non avrebbero più le attuali motivazioni."

REMO PRIMIERI, capo della sezione narcotici della questura di Firenze: "Dobbiamo avere il coraggio di legalizzare la vendita delle droghe, è l'unica strada percorribile per interrompere il legame selvaggio fra la malavita e il tossicodipendente."

SERGIO QUINZIO, filosofo: "Il mio è un disperato assenso: a questo punto non ci è rimasto null'altro da provare. Tutti i tentativi di eliminare la droga sono falliti. Non mi aspetto comunque grandi risultati. Forse la criminalità organizzata subirà un colpo, forse spariranno i piccoli furti e certa prostituzione. Ma un pensiero mi angoscia: cancellato il mito della droga, i nostri giovani come riempiranno il loro vuoto?"

GIOVANNI RABONI, poeta: "Per fortuna, non tutti si sono lasciati fuorviare dalla crociata anti-droga. Vedo per esempio che l'ipotesi dell'eroina di Stato" - che potrebbe mettere drasticamente in crisi la speculazione ossia la molla, la fonte, l'"anima" del mercato della droga - comincia a riaffiorare da più parti."

RENATO RASCEL, attore: "Sono d'accordo con una politica antiproibizionista sulla droga affinché questa venga controllata e gestita dallo Stato e non da organizzazioni criminali che alimentano l'attuale mercato clandestino."

ERMETE REALACCI, presidente della Lega per l'Ambiente: "Sono per la legalizzazione, non per la liberalizzazione. In qualche modo dobbiamo continuare a far capire che si tratta comunque di sostanze che fanno male."

MARC REISINGER, antropologo, ricercatore dell'ospedale universitario "Brugmann", di Bruxelles: "La giustificazione del progetto antiproibizionista sta nel fatto che i giganteschi profitti del traffico di droga ne rendono impossibile il controllo."

PETER REUTER, criminologo, esperto della Rand corporation di Washington: "Se la storia recente ci ha insegnato qualcosa, è certamente lo scetticismo sull'efficacia della repressione come metodo per controllare il traffico di droga. La prospettiva della legalizzazione deve essere esplorata con grande cura."

ANTONIO RICCI, autore televisivo: "Abbiamo la televisione in ogni casa e vogliamo proibire le altre droghe? Non c'è giustificazione. Su un fatto, però, non sono d'accordo con gli antiproibizionisti: dicono che affidando la vendita dell'eroina allo Stato si toglierà alla mafia una delle sue principali fonti di guadagno. Come se fossero due organizzazioni diverse..."

FRANCO MARIA RICCI, editore: "Dal punto di vista poliziesco la legalizzazione sembra un toccasana. Se fossi il ministro dell'Interno non desidererei altro. Si capisce con il buon senso che conviene legalizzare, per togliere il business alla mafia. E' l'uovo di Colombo: la droga legale diventa come il Chivas, come la schiuma da barba. Il tossicodipendente diventa tale perché all'inizio la polvere gli viene venduta a bassissimo prezzo o addirittura regalata. Poi, dopo questo primo investimento "pubblicitario", pian piano gli spacciatori stringono il laccio. Ma con la droga in farmacia vengono meno le motivazioni allo spaccio. Che sarebbe l'"Olà" senza marketing, senza Carosello e senza forza di vendita? Nessuno lo comprerebbe."

NANNI RICORDI, editore musicale: "Confermo la mia posizione antiproibizionista: questa strada è l'unica che fa piazza pulita di tutte le attuali posizioni demagogiche."

MARCO RISI, regista cinematografico ("Soldati", "Mery per sempre"): "Penso che sia giusto organizzare una distribuzione legale di dosi accettabili. Potrebbe servire, se non altro, a evitare che i figli scannino le madri per procurarsi i soldi, o che i tossici scappino di casi con il televisore per comprarci l'eroina. Sono personaggi odiosi, che mi lasciano sempre molto contrariato: ma dobbiamo lasciarli liberi di suicidarsi, se è questo che vogliono."

EDO RONCHI, deputato del gruppo Arcobaleno: "Il proibizionismo trasforma il tossicodipendente povero in emarginato e piccolo spacciatore e, quindi, in una delle cause fondamentali della diffusione capillare e promozionale delle droghe pesanti."

FRANCESCO RUTELLI, deputato del gruppo Arcobaleno: "L'antiproibizionismo è una battaglia di civiltà, è l'unica risposta non emotiva ma razionale alla tragedia della droga che sta inquinando società e Stati."

ENRICO MARIA SALERNO, attore: "Sono inorridito per le punizioni che si vorrebbero infliggere ai tossicodipendenti,. Credo che dietro il fenomeno droga ci siano movimenti economici enormi e che su questo nessuno, meno che mai i governi, abbia intenzione di fare realmente qualcosa. Lo Stato, invece, deve cominciare ad assumersi le proprie responsabilità al riguardo."

RALPH SALERNO, già capo della "narcotici" di New York, consigliere della "Casa bianca" per i problemi di polizia: "Le artiglierie dei governi devono essere puntate contro il vero obiettivo: non i singoli trafficanti, non i corrieri, ma il prezzo della droga, che rende tutto questa attività conveniente. E il prezzo è alto solo perché l'eroina e la cocaina sono illegali."

SALVATORE SAMPERI, regista: "Sono antiproibizionista per mia madre e per mio figlio. Perché un alcolista non va a strappare catenine o a vendere bottiglie di alcolici davanti alle scuole. Invece si legge della madre che spara al figlio tossicodipendente che vuole sempre più soldi e la riempie di botte. E tutto per colpa del proibizionismo."

JOSE' MANUEL SANCHEZ GARCIA, funzionario della polizia spagnola, editorialista di "El Pais" e "Cambio 16": "Sulla base della mia esperienza posso affermare e dimostrare con semplici considerazioni personali, la necessità della depenalizzazione totale sia del traffico sia del consumo di qualsiasi sostanza stupefacente."

LUIGI SARACENI, magistrato: "Un decennio di esperienza giudiziaria sulla grande e piccola criminalità - che trova origine nel commercio illegale e nel consumo delle droghe - mi hanno convinto che l'unica via d'uscita è la liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere (soluzione che a me pare già matura), e la legalizzazione delle droghe pesanti. Questa, certo, coinvolge problemi di coordinamento a livello internazionale e di creazione di idonee strutture istituzionali e sociali nel nostro pese, ma costituisce, ad onta della sua apparente utopia, l'unica prospettiva realistica per la soluzione del problema."

FERNANDO SAVATER, filosofo: "Attualmente vediamo soltanto prosperare l'isteria punitiva, la demonizzazione di prodotti chimici e persone, la disinformazione patologica, lo sfacciato chiacchiericcio pseudoscientifico. Tutto ciò dovrebbe essere sostituito con quest'altro assunto: la nostra cultura, come tutte le altre, conosce, utilizza e assume droghe. E' l'educazione, l'inquietudine e il progetto vitale di ciascun individuo che può decidere quale droga usare e come farlo. Il compito dello Stato non può essere che quello d'informare nella misura più completa e razionale su ciascuno dei prodotti, controllare la sua elaborazione e qualità e aiutare coloro che lo desiderano o si vedano danneggiati da questa libertà sociale."

ERNESTO UGO SAVONA, docente di criminologia all'università di Trento: "I livelli complessivi di criminalità e il danno sociale da esso prodotto, diminuirebbero in un passaggio da un regime proibizionista a uno legalizzato. L'entità di questa diminuizione sarebbe tanto più grande se il provvedimento di legalizzazione fosse accompagnato da un investimento massicci delle risorse disponibili, nel recupero dei tossicodipendenti e nello scoraggiamento della domanda di droghe, attraverso un sistema articolato di disincentivi."

MARIO SCACCIA, attore: "Sono contro ogni proibizionismo. Con la legalizzazione di tutte le droghe si uscirebbe definitivamente da quelle ambiguità legislative che sembrano fatte sempre in favore delle persone o delle cose che intendono combattere."

GIANNA SCHELOTTO, psicoterapeuta e senatrice comunista: "Sono contro tutti i divieti che entrano nella sfera delle libertà individuali. Credo fermamente nella libertà individuale. Quindi sono anche favorevole alla legalizzazione delle droghe. In questo momento, però, mi sembra che sia più urgente batterci per non mandare in galera i tossicodipendenti.

KURT SCHMOKE, sindaco di Baltimora (Maryland, Usa): "Togliendo i profitti al narcotraffico non vedremmo più bambini "spacciare" (su incarico dei pusher adulti) per cento dollari a notte. Perché nella situazione attuale ha più senso smerciare droga, che mettersi a fare un lavoro normale.

GRAZIA SCUCCIMARRA, attrice: "Non credo nella forza coattiva e risolutiva delle norme giuridiche in sé, il problema droga non si risolve con l'autorità. E sono razionalmente antiproibizionista: lo voglio precisare perché è difficile sottrarsi al condizionamento di una cultura repressiva, per cui la droga è innanzitutto l'illegalità da reprimere, da proibire."

WIJNAND SENGERS, psichiatra, funzionario del ministero della Sanità olandese: "Sono convinto che i problemi descritti da tutti gli avversari della droga siano direttamente legati alla messa fuori legge di quelle sostanze e non alla loro composizione. Rendendo illegale il traffico si è reso impossibile ogni controllo sulla qualità e sui prezzi di queste sostanze, si sono incoraggiati profitti enormi, crimini connessi alla droga e tutti gli altri problemi ben noti."

MICHELE SERRA, polemista: "Oggi l'eroina è di fatto libera, si può comprare in qualsiasi giardino. Costa solo dieci volte di più che se fosse legale. Per cui, anche se in un campo così delicato non esistono certezze, ma solo opinioni, penso che sia giusto eliminare il proibizionismo. L'attuale ordinamento repressivo è infatti il primo grande alleato della mafia, e di conseguenza rappresenta il primo grande problema italiano. Mi rendo conto che l'eroina in farmacia continuerà a fare dei morti, ma non credo più di quanto non ne faccia adesso."

SARA SIMEONI, campionessa olimpica di salto in alto: "Concordo con le tesi antiproibizioniste: ritengo che sia meglio dare il controllo delle droghe allo Stato piuttosto che lasciarlo nelle mani di trafficanti clandestini."

ETTORE SOTTSASS, architetto: "Non sono favorevole al proibizionismo, che ingigantisce il problema droga. Continuare a parlare dell'emergenza droga, fa diventare il fenomeno un falso problema: meglio agire, così non se ne parla più. Ci sono tanti problemi ben più importanti dei quali i nostri politici dovrebbero occuparsi: l'esercito, le guerre, l'inquinamento, la velocità delle automobili, la distruzione dell'ambiente."

SERGIO STANZANI, segretario radicale: "La mafia difende un particolare progetto politico, lo sostiene e forse anche lo finanzia: è la repressione penale del commercio delle droghe, cioè il "proibizionismo"."

THOMAS SZASZ, docente dell'università di Stato di New York, fondatore dell'antipsichiatria americana: "La guerra alla droga è la più lunga fra quelle combattute in questo secolo, né si intravvede la sua fine. Dato che si tratta di una guerra al desiderio umano non può essere vinta in nessun senso significativo di questo termine. Parafrasando Voltaire dovremmo adottare come regola questa massima: "Disapprovo ciò che prendete, ma fino alla morte difenderò il diritto che avete di prenderlo"."

LAURA TERRACINI, vedova del senatore Umberto Terracini (Pci): "Bisogna iniziare a fare qualcosa. Non mi sta bene un governo che difende la mafia, non mi sta bene Craxi, che mi terrorizza. L'antiproibizionismo è una decisione che mi costa enormemente, perché sono di tradizione comunista. Ma sono assolutamente certa che sia necessario scuotere tutti su questo tema, anche il Pci."

CHICCO TESTA, deputato del Pci: "Bisogna procedere subito alla completa liberalizzazione delle droghe leggere. E' un crimine lasciare nelle mani della mafia un mercato meno pericoloso di quello del tabacco."

OLIVIERO TOSCANI, fotografo: "Sono assolutamente favorevole alla legalizzazione delle droghe. Non credo che tutti diventerebbero drogati per questo. Si verrebbe semplicemente a creare un mercato controllato, come oggi avviene per l'alcol. Sono convinto che la legalizzazione delle droghe sia l'unica arma efficace contro lo strapotere della mafia."

ENZO TIEZZI, professore ordinario di chimica-fisica presso l'università di Siena e deputato della Sinistra Indipendente: "Basta pensare ai risultati del proibizionismo negli Stati Uniti: aumentarono gli alcolizzati e le organizzazioni clandestine. E' esattamente ciò che avviene sul fronte della droga. Una spirale che si può spezzare solo legalizzando."

SALVATORE VECA, filosofo: "Ho aderito alla campagna della Lega antiproibizionista per tutto ciò che non mi convinceva delle posizioni punitive che venivano e vengono avanzate. L'ho fatto perché, nonostante tutte le perplessità che pure sono necessarie, credo in ciò che sostengono gli esperti: con la legalizzazione si può determinare lo sconquasso dell'impero gestito dalla criminalità transnazionale."

PAOLO VOLPONI, scrittore: "La legalizzazione di tutte le droghe è giustificata in base ai principi di libertà, di correttezza commerciale e di garanzia igienico-sanitaria. Oggi chi si droga è obbligato a diventare un criminale. Inoltre, non ha alcun tipo di assistenza medica. Se la vendita e l'uso dell'eroina fossero riconosciuti dalla legge, invece, i tossicodipendenti potrebbero avvalersi dei consigli e delle cure dei medici, oltre che aver garantita la qualità delle sostanze che si iniettano. In definitiva avremmo una società meno disordinata e angosciosa: il mondo non sarebbe più "proibito" come è oggi."

HENNING VOSCHERAU, borgomastro di Amburgo: "Lo stato deve essere messo in condizione di distribuire stupefacenti sotto rigida sorveglianza e controllo medico, in modo da spezzare il collo al traffico internazionale e criminale di droga. Aiuti, terapie e consulenze sono finora falliti perché siamo subordinati alle strategie di mercato del cartello degli stupefacenti."

DAVID ZARD, impresario musicale: "Sappiamo che un ragazzino di nove anni non beve whisky, mentre può avere la droga da uno spacciatore. Legalizzando gli stupefacenti i pusher non avrebbero più motivo per creare nuovi proseliti e quindi calerebbe la pressione anche sui minorenni. Bisogna, però, pretendere che il denaro ricavato dallo Stato con la droga venga interamente investito per combatterla, creando cliniche specializzate, sponsorizzando campagne dissuasive, finanziando iniziative di recupero."

BRUNO ZEVI, architetto: "Sono profondamente convinto che la tragedia della droga non dipenda dalla droga stessa, ma dal valore aggiunto creato dal proibizionismo. E' quest'ultimo a suscitare la criminalità piccola e media legata al tossicodipendente. E' questa la causa di tante tragedie familiari giunte fino all'inumanità. Non bisogna stroncare le droghe, ma lo sfruttamento criminale di queste sostanze."

FEDERICO ZERI, storico dell'arte: "Sono favorevolissimo a legalizzare ogni tipo di droga. Mi chiedo, però, su quale attività criminale si riconvertirebbero gli spacciatori."

 
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