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Pannella Marco - 7 agosto 1989
PANNELLA A ITALIA RADIO: PUBBLICHIAMO ALCUNI STRALCI DALLA INTERVISTA DI MARCO PANNELLA A ITALIA RADIO, EMITTENTE DEL PARTITO COMUNISTA, IN ONDA QUESTA MATTINA DALLE ORE 11 ALLE 12 IN COLLEGAMENTO CON RADIO RADICALE.

SOMMARIO: Stralci dell'intervista a proposito di Ugo La Malfa, le riforme elettorali, la transparticità e trasnazionalità del Pr, i rapporti con il Pci.

(NOTIZIE RADICALI, 7 agosto 1989)

Su Ugo La Malfa

"Con Ugo la Malfa ho una storia del tutto particolare. A volte lo ho accusato di essere un grande mafioso: gli contestavo di essere nei miei confronti di una parzialità indecente, indecorosa, scherzosamente gli dicevo, quasi mafiosa. Avevamo a volte dei grandi conflitti, ma non abbiamo mai avuto un rapporto di conflittualità. Ci si intendeva molto. Nell'ultimo lustro avevamo non solo strategie ma anche metodi diversi, e gli rimproveravo una scarsa attenzione ai mezzi, che per noi prefigurano sempre i fini. Anche in Giorgio ritrovo un pò quell'eccessiva attenzione al tatticismo più che alla strategia.."

Rapporti con PSI e PCI.

"Dopo gli anni del compromesso storico e del centro-sinistra, nei quali il blocco laico e quello comunista si facevano concorrenza nell'avere un rapporto privilegiato con la DC, oggi tutti sono 'partitocrazia'. L'alternativa dunque deve essere 'di sistema', l'idea di 'alternativa di sinistra' in quanto tale è interna allo sfascio, cambieremmo poco e perderemmo presto".

Su riforma elettorale

"Dall'inizio degli anni sessanta sono per l'uninominale. Sono convinto che le regole della democrazia, per essere laiche, devono essere chiare e popolari. Nelle elezioni anglosassoni le regole sono chiare: uno contro uno, chi vince prende tutto. Non mi piacciono le proposte di piccole manipolazioni sofisticate, da intellettuali, alla Pasquino o alla Bassanini, che propongono un pò di riforma alla tedesca, un pò alla francese e così via. La cosa che ritengo essenziale è che il più analfabeta, il più imbecille di noi possa imparare ad appassionarsi alla regola politica, a quello che succede con il voto.

Non ho dogmi, ritengo che magari ai paesi anglosassani, adesso, farebbe bene un pò di proporzionalismo. Ma qui da noi il problema fondamentale è quello del rapporto tra 'democrazia reale' e democrazia."

Su transpartiticità, transnazionalità

"Siamo un partito che, in quanto tale, contrariamente a tutti gli altri non ha come obiettivo il potere, nè tutto, nè una parte. L'abbinamento della 'statua della Libertà' (rivoluzione americana, La Fayette e Toqueville, democrazia anglosassone, l'America') con Gandhi è la quintessenza della nostra storia, di un partito transnazionale, transpartitico, nonviolento. Ed è quello che abbiamo ritrovato a Pechino...

Ora abbiamo convocato a settembre il Consiglio Federale del PR. Molto probabilmente dovremo constatare che siamo stati chiusi, non che vogliamo chiudere noi. Siamo l'unico partito al mondo che mette al centro del proprio dibattito politico il problema del bilancio, delle risorse, delle entrate e delle uscite, e che lo fa per garantire l'autogoverno di sè e quindi la capacità di governo dell'esterno. Abbiamo fatto i conti, avremmo bisogno di 30.000 iscritti. Una sciocchezza, chi non li ha? Eppure, ad oggi, siamo 2700. Perchè, per esempio, a voi non viene neanche in mente di prendere questa tessera, come un biglietto d'autobus, per fare un tratto di strada comune, per raggiungere obiettivi comuni, e poi eventualmente scendere."

Rapporti con PCI

"Per alcuni anni, tra il '78 e l'81, ci sono stati due partiti in Italia: il PCI e il PR, avversari negli anni dell'emergenza, del compromesso storico, dei referendum. Oggi i rapporti sono mutati, resta mi sembra una sola divergenza di fondo che è quella sulla politica della giustizia (quella reale, non quella ufficiale che, il PCI ha in parte corretto), la contrapposizione tra garantisti ed efficentisti. Eppure, in questo nuovo clima di amicizia, viene sottovalutata l'importanza di quanto è scritto nel comunicato congiunto di Stanzani ed Occhetto, e rischiano di non essere colte, di divenire irrilevanti quelle potenzialità...",

 
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