di Luigi Del GattoSOMMARIO: Il testo della lettera inviata da Luigi del Gatto, fondatore della Lega Internazionale Antiproibizionista al quotidiano del Partito Socialista Italiano "Avanti" sul problema della droga. La lettera non è stata pubblicata.
(Notizie Radicali n.175 del 14 agosto 1989)
Chi sa e capisce ha un po' il dovere di far sapere e far capire e non cavarsela con un "Non capite niente!", come fa Cardella sull'Avanti del 28 luglio. Bisogna pur dirlo: da intellettuale senza dubbi, cacasenno.
Gli antiproibizionisti l'hanno gridato - letteralmente - ai quattro venti. E' inutile spendere le risorse nel sistema repressivo, legge penale in testa. Con quelle risorse, sommate a quelle ricavabili dalla tassazione, in proporzione del danno che ciascuna droga può provocare, ipotecando costi a venire che la società dovrà coprire, si può, si deve fare tutto il necessario sul piano preventivo e riabilitativo, a cominciare dalla buona informazione.
E Cardella e la Roveri potrebbero adeguatamente essere attrezzati per portare vanti, anche con piglio ironico, la loro lezione di vita, la loro esperienza d'amore, una sacrosanta campagna di tolleranza. Anche nei confronti del proprio figlio che dovesse fare una così sciocca scelta o mettersi in condizione di fare - per ignoranza, ma anche per facile alibi - uno scivolone del genere della tossicodipendenza.
Ma no, gli antiproibizionisti dell'Espresso sono solo degli utili idioti e, per giunta poco omogenei, tanto che alcuni sono liberalizzatori e altri legalizzatori; eppure esprimono un bisogno, un desiderio, la convinzione che qualcosa bisogna fare per uscire dallo stato attuale.
Uscire dal proibizionismo. Ecco il primo significato dell'antiproibizionismo e non solo e semplicemente per un diritto di libertà, ma perché le libertà civili, i diritti umani, i fondamenti stessi delle nostre istituzioni democratiche e legali sono messe in pericolo grazie al proibizionismo. Basta l'affermazione, rinviando alle notizie quotidiane per la documentazione?
L'infastidito proibizionista è, però, un deluso antiproibizionista.
Legalizzate, legalizzate. Tanto la mafia non la sconfiggete e va oltre, a farci preoccupare della prossima occupazione della mafia. Ma perdinci! E' vero o non è vero che, attorno all'alcool e al tabacco non c'è - non c'è più - Al Capone?
Suvvia, ragioniamone.
Gli antiproibizionisti, attraverso la loro proposta di regolamentazione e legalizzazione, con eventuale tassazione, propongono un piano di normalizzazione, come dire di riduzione a merce di mercato ordinario quello che, nel mercato proibito e quindi clandestino, diventa merce d'infinito valore.
A volerli capire, gli antiproibizionisti non propugnano guerre di religioni come sembra fare il Dr. Stella della comunità "fenice": "Noi vogliamo estirpare questa mala pianta che sta piantando radici dappertutto."
Per lui gli antiproibizionisti altro non fanno "che il tentativo di secolarizzare il fenomeno droga."
No, caro Avanti, se vuoi pubblicarmi, ti mando questo invito a parlarne con la necessaria serietà, perché alla gogna ci sono 25milioni di tossicodipendenti in tutto il mondo e i milioni e milioni di cittadini che pure vorrebbero vivere nell'onestà, con un po' di sicurezza... che non guasta.