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del gatto luigi - 14 agosto 1989
Antiproibizionismo: senza Partito radicale non ce la facciamo
di Luigi Del Gatto

SOMMARIO: L'autore delinea gli obiettivi e le linee d'azione del Coordinamento Radicale Antiproibizionista.

(Notizie Radicali n.175 del 14 agosto 1989)

All'indomani del 1· Congresso del CO.R.A e dinanzi alla ponderosa e poderosa mozione approvata, avverto più che mai la necessità non solo di continuare ma anche ampliare il dialogo tra noi. In sede di segreteria ci siamo subito posti il problema di trovare una via di comunicazione, una Newsletter per esempio. E' tuttora un progetto, mentre, intanto, non siamo riusciti a spedire una lettera ordinaria nella quale riportavamo uno schema dei verbali di discussione della segreteria stessa.

Potete immaginare con quanto piacere colga quest'occasione per riprendere e rilanciare tutto il nostro programma, con le opportune riflessioni sulle difficoltà organizzative e, ancor più, con tutte le incertezze legate agli esiti del Consiglio federale del Partito radicale.

A partire dalla consapevolezza della comunanza di destino con il Partito radicale, vorrei dire come in più di una lettera ho dovuto affrontare l'obiezione della clausola della contemporanea iscrizione al Partito radicale per accedere al privilegio di elettorato attivo e passivo. Di questo principio voglio assumermene la paternità, essendone un assertore sin dagli anni '60. Esprime il fatto che vogliamo seguire il metodo (nel suo senso etimologico di itinerario) radicale, dalla disubbidienza civile alla nonviolenza; che ci colleghiamo alla migliore pratica azionista e alla più intransigente affermazione delle libertà dei diritti civili ed umani. Su queste basi, il principio è rigorosamente democratico e meravigliano non poco argomenti contrari, palesemente fondati su preoccupazioni, forse democraticistiche, degli equilibri dei poteri. In termini più prettamente politici, la nostra campagna è tutta "radicata" nelle esperienze radicali, sol che si vedano le "schegge storiche"; è sostenuta da tutti i radicali, g

iustappunto l'approvazione a maggioranza qualificata dell'emendamento riguardante le droghe nella mozione di Bologna. Infine tutte le iniziative antiproibizioniste fino adesso sono state sostenute politicamente e finanziariamente dal Partito radicale.

Oggi, dopo le prime fondamentali e fondanti iniziative, sappiamo di non rappresentare solo singoli ed isolati cittadini ma una più ampia e diffusa opinione pubblica, distribuita trasversalmente nella società, accomunata dall'esigenza di trovare una risposta diversa da quella proibizionista al "problema droga". Ne deriva la grande responsabilità, per ciascuno e per tutti, di presentare una politica antiproibizionista, compiuta e realizzabile, a fronte di un'offensiva da "zar della droga", invero molto più pubblicizzata sulla stampa italiana di quanto non sia stata su quella americana.

Messa a punto la politica sanitaria sulle droghe, l'abbiamo presentata sia al Ministro della Sanità che a vari ministri del Governo-ombra, sottolineandone l'urgenza in presenza di un'epidemia di SIDA che vede l'Italia tra i primi posti. Non escludiamo di doverla difendere con iniziative più vigorose, ma intanto non esitiamo a ricercare su di essa il consenso più largo possibile. Spero che in questo senso ci si muova nei diversi luoghi, con iniziative che possono andare dalla petizione popolare al coinvolgimento dei Sindaci, almeno i più responsabili e sensibili. A questo proposito rivelo la mia idea che l'appello alle liste antiproibizioniste nei comuni possa incentrarsi sulla politica sanitaria.

Ancora sparuto appare il consenso da parte dei tossicodipendenti e ancor più dei sieropositivi e degli ammalati di SIDA. Nei diversi colloqui avviati, ci siamo trovati dinanzi a giustificatissime diffidenze: "Noi ammalati di SIDA, tesi alla sopravvivenza, non abbiamo potuto impedire a questi specialisti eloquenti di sottrarci la parola, di spogliarci dell'unico bene che ci fosse rimasto: la nostra malattia." Così scriveva A.E. Dreuilhe qualche anno fa; così sembrano ripetere i nostri amici di oggi. In una società come la nostra, dove il dialogo con la morte o almeno la riflessione sulla morte sono stati allontanati, sembra molto difficile rendere politica e quindi pubblica una così reale esperienza, così straordinariamente effettuale. Bisogna andare avanti perché "io parlo d'armonia. Checché questa sia, restituiscila ai musici!"

La politica d'informazione sulle droghe è tornata spesso in discussione attorno a questa o quella iniziativa, tesa innanzitutto a rispondere alle esigenze degli utenti e consumatori e poi a contrapporsi alla marea degli opinionisti. Di concreto per ora c'è la decisione di tenere una serie di tavole rotonde o Forum, i cui risultati potrebbero essere pubblicati sugli istituendi "Quaderni o Argomenti Antiproibizionisti." Un'iniziativa autonoma, stante la chiusura della stampa quotidiana dove non trovano spazio nostre lettere o articoli, vuoi per rispondere ironicamente a Cardella sull'Avanti o paradossalmente a Cancrini sull'Unità. Tuttavia credo che ciascuno debba fare lo sforzo di essere presente sui giornali locali, procurando d'inviarcene copia per leggerlo al "Notiziario Antiproibizionista", possibile con cadenza settimanale, grazie alla collaborazione di radio radicale, dall'inizio di settembre.

Debbo prevedere un'assemblea entro la fine di settembre, per confrontare le diverse esperienze, nel frattempo esperite, per decidere l'impostazione e la convocazione del Congresso di autunno.

Da Congresso a Congresso dobbiamo decidere le iniziative da portare avanti, sulla base dei risultati ottenuti; questa nostra antica esperienza mi fa parlare spesso di una teoria dell'organizzazione aperta, come accade nella sperimentazione, nella quale dalla serie di risultati raggiunti, si scelgono quelli considerati più idonei a raggiungere i successivi. Di volta in volta, nelle riunioni di segreteria, ci siamo posti le domande organizzative, sollevate del resto, in sede di congresso. Al presente, ciascun iscritto che vuol prendere un'iniziativa può anzi deve o dovrebbe farlo; se, però, vuole coinvolgere il CO.R.A., allora sarà opportuno che prenda contatto o con il Tesoriere per iniziative di tavoli e di sollecitazioni di iscrizioni: sarà così il "corrispondente di tesoreria" per un dato luogo; oppure con la segreteria, per iniziative come petizioni, contatti con altri gruppi politici ecc...: sarà così il "corrispondente di segreteria."

Il lavoro c'è; in parte è avviato. Bisogna darsi un modo di comunicazione più regolare; bisogna attivare una palestra di elaborazione politica e, soprattutto, di azione politica. Molto dipenderà dai destini dello stesso Partito radicale, molto di più dalla volontà di ciascuno di noi.

 
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