di Sergio SavianeSOMMARIO: Si tratta di una pagina satirica nello stile proprio a Saviane, in cui si deplora "l'idea balenga" del partito "granturismo" e "da esportazione" con il quale è stato liquidato il partito radicale, che oggi avrebbe potuto puntare sul "quindici per cento" dei voti. Si sostiene che la vera crisi del partito è cominciata con l'astensione parlamentare per il governo Craxi: secondo l'autore, la realtà è che Pannella "si è venduto a Craxi per un piatto di lenticchie (1.900 miliardi per la fame nel mondo)". Anche Radio radicale è oggi in crisi, divenuta una "caricatura" della stampa di regime.
Si chiede infine che fine abbiano fatto i parlamentari radicali, tutti "plagiati" dal loro "leader granturismo". Solo Mellini, secondo Saviane, "si batte contro questa idea fallimentare e bislacca del partito per esportazione". [Rubrica "Identikit"].
(EUROPEO, 25 agosto 1989)
"Con il progetto transnazionale abbiamo impegnato i nostri soldi, tutti quelli che abbiamo e anche quelle che avremo fino a tutto l'anno prossimo. La nostra ditta è virtualmente chiusa. Siamo a un passo dalla bancarotta fraudolenta", ha detto Marco Pannella nell'ultimo seminario dei radicali a Roma. E Francesco Rutelli gli ha risposto: "Avevamo deciso di chiudere? Allora facciamolo. In Italia il nostro destino è un altro. Per l'Europa ci basta un partito, povero, ma questo partito deve finanziare e far politica e finirla di parlarsi addosso".
Parole sante. Ma si è dimenticato di dire che di politica megalomane, purtroppo, il partito, radicale ne ha già fatta in abbondanza e, come per i verdi, che la settimana scorsa si sono finalmente riuniti, è davvero venuto il momento di lavorare, ma qui in Italia, e smetterla con granturismo e il radicalismo per esportazione. Triste destino di un partito che oggi potrebbe raccogliere almeno il quindici per cento dei voti mentre invece è arrivato a un passo dalla bancarotta fraudolenta. Dopo aver vinto alcuni anni fa la lunga, ma logorante, campagna della fame nel mondo, dopo tante battaglie sui referendum, dopo i digiuni a catena a volte sino al limite del ridicolo, dopo l'alleanza deleteria con i socialisti e col travaso di voti al partito di Craxi, oggi i radicali sono quasi alle corde. E' anche vero che sono entrati in crisi altre volte e molte volte hanno parlato di chiudere baracca e burattini. Ma in questo momento, con l'idea balenga di un partito transnazionale o intercontinentale, sono davvero entrati
in un vicolo cieco.
Anche Radio radicale, un'ex emittente gloriosa, è oggi in forte crisi e non si capisce proprio quale sarà il suo destino dopo che gli ascoltatori, i simpatizzanti, gli iscritti o non iscritti al partito hanno dato fondo a tutti i loro risparmi e si sono dissanguati per aiutarla a sopravvivere. Come del resto diceva già qualche tempo fa Giancarlo Arnao: "Radio radicale sta diventando sempre più lo specchio del partito: un vuoto di idee in cui viene amplificato solo il pensiero di Marco-Mao Tse-tung, un bollettino dogmatico e trionfalistico senza alcuno spiraglio di critica e di autocritica o dibattito. E' triste che questa emittente a furia di criticare i mass-media di regime ne stia diventando una caricatura".
Eppure, fino al 1984, i radicali hanno avuto varie occasioni per rinforzare il loro partito. Ma hanno sprecato tempo, denaro, e si trovano oggi a tirare le somme di questi anni sventati, e, quel che è peggio, regalati agli avversari politici, cioè, al nemico. Visto come sono andate le cose, l'inizio della vera crisi è stato proprio l'alleanza con i socialisti. La denunciò fra i primi con forza Mario Capanna che, nel febbraio 1985, accusò di radicali di aver consegnato i loro voti a Craxi. Disse Capanna: "Da forza di punta contro la partitocrazia, i radicali sono diventati punto di forza dell'ammucchiata, strangolandosi così con le loro stese mani. Dalla raccolta dei nostri dati, risulta che l'astensione dal voto dei radicali in parlamento in ben 27 votazioni a scrutinio segreto, tra cui quella scandalosa per la domanda di autorizzazione a procedere contro Andreotti, è stata decisiva. L'astensione dei radicali è solo un trucco. La realtà è che Pannella si è venduto a Craxi per un piatto di lenticchie (il decr
eto dei 1.900 miliardi per la fame nel mondo), altrimenti non si spiegano i ripetuti incontri a palazzo Chigi, questa bicicletta radical-socialista che li fa agire in coppia in tanti convegni, con i giornali, un tempo così feroci con i radicali, che mettono in prima pagina ogni starnuto di Marco Pannella".
Se pensiamo con quale violenza oggi Pannella e Radio radicale sparano addosso agli ex compagnoni socialisti, viene quasi da sorridere, ma per non piangere. Quello che più fa malinconia è il silenzio, anzi, l'assenteismo, pesantissimo, dei parlamentari radicali, ormai tutti plagiati e subordinati dal loro leader granturismo. Dove sono finiti Cicciomessere, Emma Bonino, Adelaide Aglietta, Massimo Teodori, Tessari, Adele Faccio, Spadaccia e gli altri così battaglieri e tempestivi nelle loro coraggiose, sacrosante e documentate denunce, ma anche nei loro appassionati colloqui o fili diretti in Radio radicale? Per non parlare di Rutelli, oggi trasvolato nei verdi, Marco Taradash tra gli antiproibizionisti, Melega, deluso, nelle Americhe, e quell'anima persa di Sergio Stanzani, il più subordinato e plagiato di tutti da Marco-Mao Tse-tung.
L'unico radicale che si batte ancora contro questa idea fallimentare e bislacca del partito per esportazione è Mauro Mellini. Ma cosa può fare da solo questo leale parlamentare e vero radicale in mezzo a una scolaresca di alunni ormai intronati che si dibattono nelle loro stesse contraddizioni? E questi parlano ancora del partito transnazionale, discutono, s'incazzano e rischiano di far saltare il prossimo consiglio solo perché le autorità sovietiche hanno negato il permesso a sei "militanti" moscoviti invitati in gita e baccanali nelle trattorie romanesche. Che malinconica fine.