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Pannella Marco - 30 agosto 1989
Un emigrato che ci ha fatto molto onore
Un articolo di Pannella: esule della Politica, all'estero ha dato il meglio di sé

di Marco Pannella

SOMMARIO: Commemorazione di Lorenzo Natali, abruzzese, Primo Vicepresidente della Commissione Esecutiva europea. In disaccordo con la politica che rappresentava, Pannella dà atto che il suo impegno nei compiti che gli erano affidati è tale da far onore a lui e alla sua terra d'origine.

(IL CENTRO, 30 agosto 1989) p73

(Marco Pannella, abruzzese, padre del partito radicale, deputato in Italia e in Europa, ha scritto per il Centro questo articolo su »Lorenzo , ma anche su »Remo , cioè su Natali e sul suo avversario di sempre, Gaspari.)

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Non sarò ad accompagnarlo alla sua ultima dimora, fisicamente. Ho da essere proprio lì, e per le stese ragioni, dove solo ha potuto dare il meglio di se stesso, come tanti abruzzesi: all'estero; e - noi - a Bruxelles, poco lontano da Marcinelle. Mi dico che sarebbe d'accordo, con il suo sorriso un po' triste, timido e buono.

Ci siamo incontrati, davvero, per le strade del mondo, del Terzo mondo, fra quegli immensi »cimiteri sotto la luna cui le barbarie della »democrazia reale , e non solo del »comunismo (o nazismo) reale , la barbarie nostra, ha ridotto tanta parte del pianeta.

Primo Vicepresidente della Commissione esecutiva (cioè, per gran parte del mondo, ministro degli Esteri d'Europa) arrivava puntuale, negando, se gliela si faceva notare, l'evidenza della sua stanchezza, alle Assemblee parlamentari dei 78 paesi d'Europa, Africa, Caraibi, Pacifico, dove non di rado rappresentavo l'opposizionepiù dura; cioè la più aperta anche (come lui ripeteva: »generosa e utopica , facendomi regolaremente arrabbiare e sapendolo).

Mi scrutava, a volte, con il suo pudore, per »pesare l'impatto del digiuno che stavo conducendo »contro lo sterminio per fame nel mondo : »Sta attento, con la salute non si scherza, Marco! .

Ed ora lui che, già malato, stava per ripartire, da migliaia di chilometri, verso migliaia di chilometri. Era accolto con tutti gli onori, adulato, da gente la cui adulazione era senza peccato: da un suo gesto potevano scaturire pane e acqua per centinaia di migliaia di persone agonizzanti. O, con loro per alibi, poteva rendere più feroce la dittatura, far comprare e usare più armi, per così collaborare allo sterminio dei loro stessi popoli.

Non dirò, dinazi alla sua tomba, la menzogna che gli ho sempre negato e per la quale mi avrebbe tolto la sua stima e - mi illudo - anche una punta di affetto. Non approvavo, non approvo la politica che rappresentava. Ma gli davo atto, e vorrei che oggi, nella nostra terra, i nostri conterranei sappiano, che unanime è sempre giunta da ovunque e da tutti, la convinzione che la sua saggezza, la sua onestà, la sua dedizione, la sua capacità nel compito così alto che era il suo, il suo coraggio, sono stati tali da fargli e farci grande onore.

Ogni tanto lo minacciavo: »Sta attento. Se no presento una mozione e ti rimando da Remo! . Sorrideva. Ma la punta di dolore provato quando dovette scegliere anche lui il lavoro nell'esilio, da emigrato, tornava a brillargli negli ochhi per un lento attimo. Gli parlavo in abruzzese, lui mi rispondeva in italiano. Come Remo, d'altra parte.

Ma il dolore insopportabile dello scorso anno, dinanzi alla stupida, ottusa, inutile ingiustizia (peggio, all'errore) di non confermerlo nell'incarico, come chiedeva, pur sapendo di essere allo stremo delle forze, per portare avanti i difficilissimi negoziati per »Lomè 4 , non può, senza fare offesa alla verità e ad una vita, esser oggi taciuto. Lo compresi, allora. E, concorrente allo stesso incarico, cercai pubblicamente di scongiurare quell'errore, lo deprecai con parole (che valgono ancor più oggi) quando fu definitavamente compiuto. Oggi dirò quel che giustizia chiede: se fosse toccato a Remo di dover sciegliere l'esilio, e nessuno sarebbe stato anche con lui meno »cattivo , probabilmente anche lui avrebbe ben meritato, lì, come l'altro.

Onoro anche l'avversario di lorenzo, per meglio onorarlo. Per onorare tutto il partito che fui il suo, attraverso di lui.

Ma ora, senza più nemmeno la sua ombra lontana, mi si consenta di dire che tutto deve cambiare radicalmente; anche perché nessuno più sia costretto a dolori ed errori così intensi e inutili. Ho grande rispetto per tutti coloro che oggi l'accompagneranno. Come persone. Ma il mio posto, a ben pensare, non avendo la fortuna e lo strazio di essere uno dei congiunti, cui invio qui tutto il mio cordoglio, non è oggi fra quei suoi »amici , dai quali l'ha guardato davvero solo Iddio. Ciao Lorenzo. Da Bruxelles.

 
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