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Roche Jean-Pierre - 5 settembre 1989
ARTE POLITICA
Jean-Pierre Roche

SOMMARIO: Documento di Jean Pierre Roche presentato al Consiglio Federale di Roma del 1·- 5 settembre 1989.

1) Il problema della crisi finanziaria è un falso problema.

2) Transpartitismo radicale o transpartitismo dissoluzione?

3) Che cos'è un partito federale?

Strutture locali, regionali, nazionali, transnazionali e tematiche. Esigenze di democrazia.

4) Il Partito Radicale deve partecipare alle elezioni.

Bilancio delle europee.

5) Gli stati Uniti d'Europa, democrazia viva e sistema elettorale misto.

6) Nonproibizionismo, nonviolenza, Gandhi, Voltaire e le donne.

Aspetti tattici, congettura, concetti e immagine del Partito radicale.

7) Arte politica, ecologia e società non materialista.

8) Conclusione.

Il Partito radicale deve definire un'arte politica, un'arte di organizzare la polis.

1) IL PROBLEMA DELLA CRISI FINANZIARIA E' UN FALSO PROBLEMA.

Il problema della crisi finanziaria è un falso problema. E' l'albero che nasconde la foresta. La crisi del PR è una crisi politica. Più di 11 mila iscritti nell'86 e nell'87 e oggi appena 2 mila! Appena 2 mila dopo trent'anni di attività! Dove sono andati a finire gli iscritti? Chi altro che il gruppo dirigente ne è il contabile e può risponderne? Perché il PR è e rimane un partito colabrodo che delude e non sa trattenere i suoi militanti? Tale è la questione nel cuore della crisi.

La situazione finanziaria segue la situazione politica. Non la precede! Il partito non può spendere quello che incassa. C'è qui un limite che conoscono tutti i partiti. Solo lo sviluppo politico del PR può fare indietreggiare questo limite. La questione politica primeggia sulla questione finanziaria.

La questione della chiusura è liquidatrice.

Non è possibile prevedere la chiusura forzata o volontaria del PR. E' impossibile raccogliere adesioni significative prevedendo una dissoluzione. Non si aderisce a un partito moribondo che prevede la sua scomparsa. I compagni ci raggiungono per vivere e non per preparare un funerale. Il partito si morde la coda con questa storia di crisi finanziaria e di chiusura. Così facendo ci si chiude dentro e non può uscirne perché porre così le questioni equivale a non porre le questioni politiche.

Una lotta politica non è mai impossibile per mancanza di soldi.

Una lotta politica degna di questo nome non può essere condizionata dai soldi e neanche dal numero. C'è qui una dimensione etica della politica. Soldi e numero sono necessari e hanno la loro influenza quanto alla tattica e alla durata, ma non si determinano nè la strategia nè l'esistenza di una lotta o di un partito.

Che il Consiglio Federale di Roma esiga che si

bilancino le spese sulle entrate al fine di sanare la nostra situazione finanziaria. Che il Consiglio Federale consideri nulle le questioni di crisi finanziaria e di chiusura eventuale del partito. Che esso richiami il gruppo dirigente e apra un dibattito politico di risollevamento del partito, dibattito non ostruito da considerazioni finanziarie o esistenziali paraventi della crisi politica.

2) TRANSPARTITISMO RADICALE O TRANSPARTITISMO DISSOLUZIONE?

Non è possibile affermare la necessità del carattere transnazionale dei partiti politici e di spingere i nostri compagni a raggiungere i partiti nazionali!

Il transpartitismo deve cessare di essere un'attività antipartito. Siamo ridotti a parlare "non solo di diritto ma anche di dovere di appartenenza ad altre associazioni politiche" come "ci rifiutiamo di entrare in conflitto con gli altri partiti nazionali". Ma che ci hanno fatto i famosi partiti nazionali, oggi sorpassati secondo la nostra propria analisi, per meritare da parte nostra tanta sollecitudine e benevolenza, tali da spingere i nostri militanti a raggiungerli?

Affermiamo come federalisti europei che l'Europa è il quadro principale della nostra azione politica transnazionale. E nostra azione federalista centrata sull'Europa implica un'azione determinata e decentralizzata su le istanze locali, regionali, nazionali di questa entità europea che non è fatta di una transnazionalità astratta ma che cova al contrario il federalismo degli Stati Uniti d'Europa. Non siamo i nuovi giacobini di un'Europa astratta fuori dalla realtà dei popoli, nazioni, stati e regioni, siamo dei federalisti radicali, umanisti e libertari.

Nella dialettica storica del passaggio della politica dal livello nazionale al livello transnazionale dobbiamo congratularci dell'aggregazione al nostro partito di compagni venuti da altre aree politiche. La loro adesione deve avvenire senza rinnegamenti e senza rinunce, ma come un superamento e un arricchimento del loro impegno nazionale. Per contro non sapremo incoraggiare i nostri compagni radicali a raggiungere le altre aree intaccando così le carenze del PR. Al contrario, il Pr deve colmare queste carenze con un insediamento locale, regionale, nazionale senza il quale l'insediamento transnazionale non è altro che illusione, senza peso nè senso. Che non si temi e non si eviti mai di rispondere alla domanda decisiva:

Radicali! Quanti battaglioni?

Davanti a un tale progetto va da sè che dobbiamo orientare i nostri militanti verso questa opera di ampiezza considerevole piuttosto che di fare della nostra rinuncia un soggetto di soddisfazione; piuttosto che di domandare ai nostri compagni di cercarci altrove!

Questo non impedisce assolutamente il transpartitismo radicale e dobbiamo organizzarci con i nostri compagni membri dei partiti nazionali senza che questo orientamento non diluisca il nostro partito ma, al contrario, lo rafforzi.

Come, per esempio, per essere ecologista bisognerebbe aderire a un partito ecologico, socialista ad un partito socialista, liberale ad un partito liberale, libertario ad un partito libertario, radicale ad un partito radicale, francese ad un partito francese, europeo ad un partito europeo! Ma aderiamo al Partito radicale perché è ecologista, socialista, liberale, libertario, radicale, europeo e transnazionale!

Sarebbe dannoso che i soli radicali eletti lo siano dalle liste socialiste o ecologiste, debbano la loro elezione alla loro appartenenza agli altri partiti. I nostri militanti più capaci di essere eletti, i più atti a rappresentare il partito, sarebbero costretti a iscriversi e a dedicarsi ad altri partiti. Non elemosineremo allora a questi partiti una rappresentazione radicale sulle loro liste! Che sperpero! Che gli eletti di altri partiti ci raggiungano e diventino così dei radicali è una cosa eccellente che costringerà questi partiti a riconoscerci dall'interno. Ma che la rappresentazione radicale sia mediata da altri partiti, costretta e ridotta alla molto teorica e molto illusoria prospettiva di una arlecchinata politica, evidenzia lo smarrimento e la confusione, ci pietrifica nella dipendenza e l'impotenza.

Che cosa temere dalla competizione politica con gli altri partiti? Nulla! E' garanzia di democrazia, ci stimola, ci mette alla prova, ci fa conoscere. Che cosa ci guadagnamo nel rifiutare di partecipare alle elezioni? Il rispetto e la benevolenza dei partiti nazionali? NO. QUESTI PARTITI NON CI RISPETTERANNO CHE IN RELAZIONE ALLA NOSTRA FORZA ELETTORALE ED A QUELLA SOLA! SOLO LA NOSTRA FORZA ELETTORALE COSTRINGERA'' QUESTI PARTITI A RICONOSCERCI E AD ALLEARSI CON NOI, AD ASCOLTARE E AD ADOTTARE LE NOSTRE TESI. SOLO QUESTO CONDURRA'' I LORO MILITANTI VERSO DI NOI.

Questo comporta che noi per primi si abbia fiducia nel nostro partito e nella sua capacita' di diventare una forza elettorale.

LA VITA DEL PARTITO RADICALE RISIEDE NELL'AFFERMAZIONE DEL PARTITO COME FORZA ELETTORALE E DI GOVERNO. Dopo un anno che giriamo attorno al discorso della dissoluzione, che ci sia risparmiato un altro anno perduto attorno al discorso astratto del transpartitismo, il transpartitismo neo-dissolutorio, del transpartitismo antipartito.

IL TRANSPARTITISMO BEN ORGANIZZATO COMINCIA DA SE MEDESIMO!

Questa e' la legge un po' dura che ci impone la logica attuale dei partiti nazionali. Accettiamo con entusiasmo la doppia appartenenza e il transpartitismo, lavoriamo con i nostri alleati, ma sappiamo che la condizione della riuscita della nostra impresa dipende dalle nostre proprie forze e dalla nostra capacita' di fare emergere il nostro partito radicale.

CHE COSA E' UN PARTITO FEDERALE?

Dotiamo il partito radicale di strutture locali, regionali nazionali, europee, transnazionali e tematiche.

UN PARTITO TRANSNAZIONALE E' UN PARTITO CHE METTE IN CAMPO UNA STRUTTURA FEDERALE. QUESTA STRUTTURA FEDERA I SUOI INSEDIAMENTI E LE SUE ISTANZE LOCALI, REGIONALI NAZIONALI E TRANSNAZIONALI, COSI' COME LE ASSOCIAZIONI TEMATICHE.

Parlare del partito transnazionale senza insediamento locale, regionale ,nazionale, significa nutrirsi di illusioni.

Vuol dire appagarsi di parole e prendersi gioco del mondo, in particolare dei militanti di questo partito. A meno che non si tratti piu' di un partito ma di un gruppo di pressione di debole influenza; essendo i gruppi di pressione di forte influenza dotati delle necessarie strutture e insediamenti. Non si puo' fare economia nell'edificazione del partito, ne'raschiare le parole se queste sono delle conchiglie vuote. Abbiamo coscienza dello stato di disorganizzazione o piuttosto dell'assenza attuale di organizzazione del partito. Questa significa che attualmente i nostri compagni iscritti non hanno statutariamente il diritto di redigere dei volantini locali a nome del partito radicale, di organizzare una manifestazione a suo nome! Solo il gruppo dirigente si arroga questo diritto! I nostri compagni piu' determinati sono costretti a creare associazioni tematiche (...)

Da nessuna parte il Partito esiste in quanto tale, il vuoto, l'assenza e l'impotenza regnano. Occorre finirla!

A tutti i livelli di insediamento un partito politico partecipa alle elezioni per insediarsi realmente e consolidare la propria esistenza. Al servizio dei cittadini ha la vocazione di gestire la citta' al meglio per l'interesse pubblico e generale. Non farlo vuol dire dissolversi. CREIAMO IL 'PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE MENTRE SI FEDERANO GLI STATI UNITI DI EUROPA ECCO IL NOSTRO ESALTANTE OBIETTIVO, LA NOSTRA ARTE POLITICA CONTEMPORANEA.

4) IL PARTITO RADICALE DEVE PARTECIPARE ALLE ELEZIONI

Il Partito radicale è una realtà che non prescinde dalla sua presenza nelle istituzioni. Senza le tribune parlamentari, senza i fondi che provengono dal Finanziamento pubblico dei partiti e dalle indennità parlamentari, il partito avrebbe delle nuove difficoltà politiche e finanziarie. Ma la questione non è economica. Per il partito del progetto, il partito degli obiettivi e non delle ideologie, la questione deve avere una risposta pragmatica. Non c'è nessuna colpevolezza a essere in Parlamento, questo non porta alla corruzione politica politichese. Le istituzioni democratiche sono il pilastro della vita della polis, e per partecipare al governo e ai destini della cosa pubblica, bisogna esserci. Esserci non per dividere un potere su delle clientele, ma per rendere la gestione della città sempre più conforme ai bisogni dei cittadini e dell'umanità.

Che il Partito radicale partecipi alle elezioni, a tutte le elezioni. L'indipendenza e il successo del Partito radicale, come tutti i partiti politici, passano naturalmente dalla sua partecipazione alle elezioni e alle istituzioni. Diversi eletti radicali sul programma radicale garantiscono la vita, la durata, il serio e l'influenza del partito.

E' ora che il pensiero libertario s'innalzi al potere. Potere come

capacità di fare e di agire. Non indietreggiamo più davanti alle responsabilità e il dovere sacro del politico di organizzare la polis.

CHE IL PARTITO RADICALI SI IMPEGNI A CONSOLIDARE LA SUA PRESENZA NELLE ISTITUZIONI E A PRESENTARSI A TUTTE LE ELEZIONI: LOCALI, REGIONALI, NAZIONALI, EUROPEE.

5) STATI UNITI D'EUROPA, DEMOCRAZIA VIVA E SISTEMA ELETTORALE MISTO.

La LEGGE ELETTORALE MISTA per l'EMERGENZA della DEMOCRAZIA VIVA.

Non siamo noi che imponiamo questo dibattito sul modo di scrutinio. Noi rispondiamo soltanto alla "riforma anglosassone" proposta da Pannella. Compagni italiani, vi esortiamo a non accettare di pensare le contraddizioni della politica europea partendo solamente dalla situazione italiana. Rigettate con noi il proporzionalismo, il bipartitismo e il partito unico e formulate il sistema misto della democrazia viva. C'è molto da fare: unificare i sistemi elettorali europei, creare delle regioni

dotate di parlamenti regionali e di poteri esecutivi reali dei paesi centralisti, permettere ai cittadini europei di presentarsi a tutte le elezioni ovunque in Europa, accelerare il passaggio dell'Est alla democrazia viva, accelerare il passaggio dell'Ovest alla transnazionalità, forgiare il concetto generale DI STATI UNITI D'EUROPA e di DEMOCRAZIA VIVA, ridare vita alle nostre vecchie democrazie e strapparle alle potenze dei soldi e allo spettacolo mediatico.

LA LEGGE ELETTORALE MISTA

La legge elettorale mista presenta due preoccupazioni: garantire le maggioranze e rappresentare le minoranze. Essa permette il voto preferenziale del primo turno e il voto decisivo del secondo. Essa è contemporaneamente un sistema di maggioranza a dose proporzionale, e un sistema proporzionale a dose di maggioranza.

Il voto preferenziale del primo turno proporzionale garantisce la rappresentazione delle minoranze. Gioco democratico, regole eque, competizione leale, sistema aperto. Ogni voce conta, ogni corrente è rappresentata. Chi rispetta la democrazia esige legittimamente che questa gli permetta di esistere. Ridiamo gusto e interesse alla competizione politica, attiviamo e valorizziamo il prezioso voto del cittadino. Al primo turno egli vota la sua preferenza.

Il voto decisivo del secondo turno di maggioranza garantisce l'esistenza di una maggioranza stabile e consente un premio al vincitore: la maggioranza assoluta dei seggi. Il sistema elettorale democratico deve dare questi mezzi al gruppo vincente per permettergli di trarne una maggioranza governativa. Si evitano così gli effetti perversi di una rappresentazione proporzionale integrale.

CHE IL NOSTRO PARTITO RADICALE SI IMPEGNI:

- a promuovere la democrazia viva fondata sulla transnazionalità europea, il pluralismo e il sistema elettorale misto per ottenere: l'esistenza di elezioni libere e indipendenti dai soldi, il finanziamento pubblico dei partiti politici e la trasparenza dei loro conti. L'unificazione progressiva e federale delle istituzioni e dei modi di scrutinio, l'esistenza di maggioranze stabili, la rappresentazione delle minoranze. Le alternative democratiche e le emergenze nuove;

- a rifiutare il monopartitismo totalitario, il bipartitismo anglosassone e il multipartitismo all'italiana.

6) NONPROIBIZIONISMO, NONVIOLENZA, GANDHI, VOLTAIRE E LE DONNE...

BATTERE IL FASCISMO CHIMICO, LA MAFIA E L'AIDS:

"Antiproibizionismo" designa i proibizionisti come il nemico principale. Ma i proibizionisti sono i nostri futuri alleati se sappiamo convincerli nella lotta contro il fascismo chimico che sono le droghe dure e i mascalzoni che sono i trafficanti. Il concetto di antiproibizionismo può irrigidire i campi e dividere. La sua capacità non è meglio di quella del "nonproibizionismo" che noi potremmo adottare. Sosteniamo le posizioni coraggiose e realistiche degli olandesi, conduciamo una campagna per la legalizzazione e la tolleranza delle droghe leggere, alcool e tabacco compreso, tolleranza implicante il monopolio di diffusione di stato, proibizione di fare pubblicità e di incoraggiarne il consumo - del quale le corse automobilistiche sono un esempio sbalorditivo - conduciamo una campagna per frenare il consumo delle droghe dure, consumo da suicidio. Sosteniamo la messa a disposizione delle droghe e delle siringhe ai drogati, sotto controllo e nella prospettiva di spezzare la mafia e il mercato, di trovare dei p

rodotti di sostituzione e di disintossicazione, di sconfiggere l'AIDS. Non dobbiamo mai essere alleati del fascismo chimico, anche se siamo, alfine di limitare la diffusione e il consumo, per la vendita "libera". Conduciamo infine una lotta più

attiva contro l'AIDS e per l'utilizzo sistematico dei preservativi. Campagna per tests volontari, campagna contro i puritani, e per la libertà sessuale. Dobbiamo essere dalla parte della vita e dell'amore.

NONVIOLENZA O DOGMA?

Il Partito radicale non deve condannare la violenza in caso di legittima difesa. Non deve dare lezioni agli oppressi e alle vittime. Si deve guardare dal condannare le grandi rivoluzioni come la Rivoluzione francese, la Comune di Parigi, l'insurrezione di Cronstadt o la resistenza. Il Partito radicale si rivolge alla nonviolenza rispettosa della vita e con forme nel senso generale della sua lotta umanista. Laico, si rifiuta al culto e non considera la nonviolenza come un dogma.

GANDHI, VOLTAIRE E LE DONNE

Laico, radicale, il Partito radicale una effige umana particolare, anche se onorevole, come simbolo. Questa pratica ha qualcosa del culto e della setta. Laico radicale, il partito radicale non può considerare Gandhi come un riferimento assoluto perché la sua lotta è religiosa e retrograda sulla questione delle donne. Gandhi è un riferimento e non il riferimento. Un riferimento come Voltaire o la lotta delle donne lo sono. E' sorprendente e spiacevole dover ricordare che il nostro partito è laico, radicale e femminista. Inoltre il simbolo Gandhi è un simbolo di divisione già che divide in due il nostro partito come lo indicano i voti di Bologna e di Budapest. In definitiva quale interesse la metà del partito potrebbe avere di imporre un simbolo all'altra metà?

7) ARTE POLITICA, ECOLOGIA E SOCIETA' NON MATERIALISTA

Il Partito radicale opera per una società non materialista, per la priorità dell'essere nella politica, nell'organizzazione della polis. Alla priorità dell'essere sull'avere, l'immagine e l'apparenza. Laico opera per una nuova entità del cittadino ad una spiritualità civile.

Il PR considera la politica come l'arte di organizzare la polis, l'arte politica.

Il PR considera l'esistenza come un'opera d'arte da condurre e da rispettare. La preoccupazione della priorità dell'essere nell'organizzazione della polis pone il politico al servizio del cittadino nell'adempimento della sua esistenza, della sua opera, della sua rivoluzione esistenziale.

Il PR afferma che la sua motivazione principale è l'amore della vita, della terra e dell'umanità.

Il PR opera per la libertà, per l'uguaglianza e la fraternità effettive tra gli esseri umani. Afferma la poesia, l'amore e l'arte come valori superiori alla scienza, all'economia e allo stato, valori necessari.

Il PR opera per la giusta spartizione del lavoro e degli introiti e delle risorse dell'umanità.

Il PR propone la creazione di banche associate e dello stato a scopo non di lucro e per uso di servizio pubblico.

Il Pr afferma il diritto all'emancipazione dei cittadini, alla creatività e al nonlavoro. Si pronuncia per l'abolizione del lavoro salariale, forma contemporanea della schiavitù.

Il PR fonda la sua politica sull'ecologia.

Jean-Pierre Roche

ART POLITIQUE

23, Saint Laurent

33000 Bordeaux

FRANCE

T. 56440931-56440943

 
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