di Marco PannellaSOMMARIO: La Dc si prepara a scegliere Oscar Luigi Scalfaro come capolista per elezioni capitoline: se la notizia risponde a verità, sarà una novità importante. A fronte di questo, un Pci del quale non si riesce più a comprendere cosa voglia.
(PAESE SERA, 14 settembre 1989)
Se, come pare, la Dc sceglie come capolista e candidato sindaco di Roma. Oscar Scalfaro, essa pone in essere una mutazione ed una riforma della politica (della Dc) romana di tutto riguardo, che non potrà non trovare un positivo riscontro nell'attenzione dell'elettorato della capitale.
Quale Vice Presidente della Camera, quale Ministro degli Interni, quale semplice deputato, quale cittadino. Scalfaro ha con un crescente vigore e rigore posto il problema dello Stato del diritto, del rispetto delle regole, della tolleranza e dell'onestà non omissiva, ma solamente passiva, al centro del suo impegno. La sua fede non è la mia, per molti aspetti. Ma quel che conta, nella vita civile, è quel che si fa della propria fede, ben più, a mio avviso, che quel che di per sé importa come concezione del mondo, di questo mondo o dell'altro per chi ci crede.
L'enfatizzazione dell'equiparazione Dc-Giubilo, (o del governo passato della città ancora, uguale Giubilo) è di fatto menzognera e pericolosa, oltre che inintelligente ed intollerante. E' invece vero che il governo della città è stato democristiano, tanto quanto - a livello di corresponsabilità - socialista, socialdemocratico, repubblicano, liberale.
L'atto conclusivo, scandaloso e penalmente rilevante, fondato su un falso truffaldino (la effettiva loro rituale e valida approvazione), delle 1.300 delibere urgenti della Giunta pentapartito dimostra quanto a livello politico, di costume, di cointeressenza partitocratiche e correntocratiche, i cinque partiti devono essere insieme assolti, applauditi, o condannati e in linea di principio affidati alla (inaffidabile ahimé, per tradizioni non smentite) competenza propria della Procura della Repubblica e della magistratura. Ed è altrettanto vero che l'opposizione non ha saputo né all'interno delle istituzioni locali romane e laziali, né sul piano culturale, né su quello popolare, essere altro che subalterna o marginale all'infausta politica della maggioranza.
Mi si consenta di essere fiero e soddisfatto di avere, sin dalla metà di agosto, per dimostrare che una lista »Ernesto Nathan non dovesse essere tanto di schieramento quanto di contenuti e di riferimenti civili ed ideali, avanzato l'impegno nelle elezioni romane di Scalfaro e di Martinazzoli, per sottolineare il carattere fabiano e liberaldemocratico, europeo, del solo governo della città che in questo secolo abbia valso qualcosa.
A fronte della Dc guidata da Oscar Scalfaro, un Partito Comunista del quale non si riesce a comprendere più quel che vuole: è come se la grande paura di prima delle elezioni europee gli avesse aperto gli occhi, e il successo glieli avesse chiusi.
Aver imposto ad Alfredo Reichlin di mettere il cappello su una lista ed una politica informi e vecchie non basta, evidentemente, a togliere il sapore e la natura di una ennesima lista del Pci, peggio di partito e peggio di »apertura che molte altre del passato. A questo non ci rassegneremo che in extremis. Torno quindi, dopo la deludente, insufficiente, inesistente risposta politica alla proposta di una lista non partitica, non frontista, non vecchia, non interpartitica, ma di una unità civile, culturale, politica, storica per un governo alternativo (e non per una alternanza di governo) a rivolgere un nuovo appello al Pci.
Di fronte alla Dc di Scalfaro è ancora immaginabile una risposta politica ampiamente adeguata, anche se minore a quella »Ernesto Nathan .
Penso - per motivi che ho già pubblicamente dato e ribadito e che qui non rievoco - che una lista guidata da Pietro Ingrao, già Presidente della Camera, e la cui tempra morale, civile, non è tanto fiaccata quanto emarginata (fors'anche autoemarginata), che includa al massimo 39 candidati di area comunista, è ancora tentabile. Essa è tale, a mio avviso, da poter suscitare convinzione ed anche entusiasmo, per la sua assoluta novità, in vasti ambienti laici, liberali, cristiani, professionali e culturali. Io stesso sono personalmente disponibile a concorrere alla guida di auna battaglia romana e democratica siffatta. E non vedo perché, francamente, dovrebbero a priori rifiutare di discutere un'ipotesi del genere Carraro, Oscar Mammì, Paolo Battistuzzi, oltre a Bruno Zevi e altre grandi personalità della cultura della città e nazionale.
Altrimenti, di fronte all'evidente involuzione di tutti i partiti, con l'eccezione (almeno in parte) della Dc - e di verdi, antiproibizionisti, demoproletari, del movimento federativo democratico che »partiti tipici non sono - occorrerà che chi comprenda la gravità della situazione non continui o non avvii una politica ponziopilatesca e letteralmente irresponsabile, accetti di scendere in campo, di chiamare a raccolta i democratici non rassegnati di questa città, fornendone l'occasione e lo strumento, gli obiettivi e la bandiera di una vera riforma.