Ethan A. NadelmanNadelmann è professore presso l'Istituto Woodrow Wilson di Affari internazionali della Princeton University. Il suo articolo è stato pubblicato sul Los Angeles Times, e poi riportato dall'International Herald Tribune dell'8 settembre, da cui lo abbiamo tratto.
SOMMARIO: la persecuzione dei consumatori occasionali è un obiettivo stupido, costoso, controproducente e immorale. Credere che più polizia e più prigioni siano la risposta al problema droga significa ignorare la lezione della storia. L'autore sostiene che ci sia bisogno di una politica su due fronti: la legalizzazione controllata della droga e più grandi risorse finanziarie da destinare al trattamento e alla prevenzione dei drogati.
(Notizie Radicali n.224 del 17 ottobre 1989 - International Herald Tribune dell'8 settembre 1989)
Il piano strategico nazionale per il controllo della droga dello "zar della droga" William J. Bennett, annunciato dal Presidente Bush questa settimana, richiede lo stanziamento di maggiori somme di denaro per il trattamento e per la prevenzione del consumo di droga.
Questa è una buona cosa. Riconosce che le droghe illegali non possono essere tenute fuori dal paese mediante più rigide misure di proibizione. Ammette che gli sforzi per sradicare la droga negli altri paesi possono far poco per tenere la cocaina e l'eroina fuori dai confini degli Stati Uniti. Ed ammette che il perseguimento di tali iniziative può essere un arma nelle mani delle forze anti-americane dei paesi produttori di droga.
Bennett non è il primo rappresentante ufficiale del governo federale a riconoscere questi limiti. La sua buona volontà nel riconoscere questi aspetti - anche se continua a gettar denaro in quella stessa direzione - lascia qualche speranza per il futuro.
Ma Bennett vuole anche perseguire i consumatori occasionali, specie di marijuana, con una forza mai vista negli ultimi due decenni. Questo rappresenta una grossolana - e costosa - negazione della lezione offerta dalla storia delle droghe.
Diciassette anni fa la Commissione Shafer, istituita dal Presidente Nixon, raccomandò la depenalizzazione della marijuana. Nello stesso anno, la Commissione Le Dain del governo canadese faceva la stessa cosa. Dieci anni più tardi, un gruppo di studio costituito presso l'Accademia delle Scienze giunse alla stessa conclusione.
Negli undici stati che, nel corso degli anni '70, depenalizzarono la marijuana, i livelli di consumo sono stati equivalenti a quelli relativi agli stati che non depenalizzarono. Uno studio del 1988 effettuato dal Michael Aldrich e Tod Mikuriya per il Journal of Psychoactive Drugs rileva che la legge di depenalizzazione della California del 1976 ha fatto risparmiare allo stato mezzo miliardo di dollari per spese di arresti. Nei Paesi Bassi, dove la cannabis è stata depenalizzata nel 1976, il consumo tra i giovani è diminuito.
Tutti i fatti dimostrano che prendere come obiettivo e punire i consumatori di marijuana non è solo stupido ma anche costoso, controproducente e immorale. La maggior parte dei consumatori di marijuana non sono tossicodipendenti ma cittadini responsabili che lavorano nella legalità, pagano le tasse e amano le loro famiglie. Eppure sono quelli che più probabilmente risulterebbero positivi ad un test sulla droga. Ed essi sono passibili di arresto da parte della polizia che si presume abbia molte cose più importanti da fare.
Bennett sembra anche credere che più polizia e prigioni siano la risposta principale per i problemi di droga delle nostre città. Ancora una volta, sembra ignorare la lesione della storia. Durante lo scorso decennio le spese per la repressione della droga sono grosso modo triplicate e il numero degli americani in prigione è raddoppiato. Le spese per la costruzione e il mantenimento del sistema carcerario rappresenta la voce in più rapida crescita per molti bilanci statali. Nessun altro paese del mondo occidentale (eccetto il Sud Africa) ha una percentuale più alta di cittadini dietro le sbarre. Eppure nonostante questo incremento nella repressione, molti aspetti del problema droga nelle città statunitensi stanno peggiorando.
L'esperienza delle città americane durante gli anni 80 suggerisce che pene più severe e maggiori azioni di polizia non dissuadono i ragazzi dall'intraprendere lucrose attività connesse al traffico di droga. La maggiore repressione non diminuirà la guerriglia tra bande di trafficanti - anzi la potrebbe alimentare. Maggiori azioni di polizia non convinceranno le donne incinte che l'uso di crack sta causando gravi danni ai loro bambini.
Ciò di cui c'è bisogno nelle città è una differente politica su due fronti.
1. Il governo ha bisogno di minare la vitalità del mercato illegale di droga e di abbattere le distorte strutture di incentivazione che adescano tanti ragazzi nelle nostre città iniziandoli al mondo della droga. Decenni di tentativi per ottenere questo con misure penali hanno provato il fallimento di tale approccio. L'unica soluzione è ora una politica controllata di legalizzazione della droga. Il governo deve regolamentare e sottoporre a tassazione. Ma deve anche rendere disponibili persino le droghe più pericolose per quegli adulti che ne vogliano far uso. Non esiste altro modo per allontanare i trafficanti da questo tipo di affari.
2. Risorse finanziarie molto più grandi, derivanti sia dalla tassazione delle droghe che oggi sono illegali e esenti da tasse, sia dai miliardi risparmiati per non aver sperperato denaro in ulteriori misure di giustizia penale, dovrebbero essere destinati al trattamento dei drogati ed alla prevenzione. Con il crescente coinvolgimento dei tossicodipendenti nella diffusione della Sida, tutto ciò appare ancora più necessario.
E' altrettanto importante, comunque, una pianificazione per il futuro che preveda investimenti in misure di prevenzione - non tanto informazione sulla droga quanto programmi Head Start e cure prenatali e neonatali. Tutte le esperienze mostrano che un dollaro investito in misure di prevenzione come queste garantisce interessi molto più elevati di un dollaro investito per incarcerare ancora un altro trafficante o consumatore.
Gli Stati Uniti non hanno bisogno di un'altra crociata contro la droga o contro i tossicodipendenti, e neanche di uno zar della droga. Ciò di cui si ha bisogno è di un leader coraggioso, uno che sia pronto a rinunciare alle prese di posizione retoriche e a perseguire la politica più sensibile.